È morta l'insegnante di 46 anni, Cinzia Pennino, ricoverata venerdì scorso nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Palermo. La donna è morta a seguito delle complicazioni sopraggiunte a una trombosi.
La docente una settimana prima del ricovero aveva fatto il vaccino anti-Covid AstraZeneca. Poi la situazione è degenerata in pochi giorni. Al momento, però, i medici non parlano di correlazione fra la vaccinazione e il decesso.
Il Policlinico di Palermo ha segnalato alla magistratura e all'Aifa la morte della 46enne. "La paziente è giunta al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo il 24 marzo in condizioni molto critiche con trombosi profonda estesa e una storia anamnestica nella quale è presente anche una somministrazione vaccinale. - dice il nosocomio in una nota - Trasferita presso la Terapia Intensiva in disfunzione multiorgano nonostante i trattamenti avanzati e le cure prestate dai sanitari è deceduta questa mattina. Come previsto in tale circostanza - conclude - il caso è stato segnalato all'Aifa e alla autorità giudiziaria".
Cinzia Pennino insegnava Scienze all'istituto Don Bosco di Palermo. Era molto apprezzata da colleghi e studenti e non solo come docente. I colleghi la descrivono come una "persona solare, sempre allegra e disponibile con tutti". "Un vulcano di bontà e amore, che era capace di diffondere ovunque andasse". Da molti anni era impegnata nel volontariato, soprattutto nel centro salesiano Santa Chiara dell'Albergheria e nel Vis, con cui ha partecipato a diverse missioni in Africa, nei villaggi poverissimi del Senegal.
Saman Abbas, l'incredibile silenzio di Letta e dei progressisti. Chi spunta per le elezioni a Roma e Siena
Saman Abbas è scomparsa: di lei si sa che si era opposta ad un matrimonio combinato. Le telecamere la ripresero una prima volta fuggire sola la scorsa estate e una seconda in compagnia dei genitori, qualche giorno prima della sua scomparsa. Dopo un paio d’ore, quelle stesse telecamere riprenderanno i due coniugi rientrare a casa, senza di lei.
L’ipotesi della procura che si fa sempre più concreta è che la sua famiglia l’abbia uccisa, a causa della sua volontà di opporsi ad un matrimonio senza amore. Per lei, la penna di Roberto Saviano non ha vergato il foglio. Le femministe non sono scese in piazza.
Eppure, la sua non è forse una storia della violenza più atroce, dolorosa, squallida? Non è forse lei una martire e un simbolo di quella libertà e autodeterminazione femminile che costituisce il fulcro di anni di battaglie di emancipazione?
E ancora: quante Saman ci sono in Occidente? Quante giovani italiane, francesi, tedesche, di origine straniera, desiderose di vivere come le loro coetanee e invece tenute in stato di coercizione, obbligate a sposare un uomo scelto dalla famiglia, vittime di violenza, mutilate, infibulate o peggio uccise? Eppure, dietro il paravento della necessità di rispettare culture diverse, il pensiero progressista giunge per un paradosso a imporre la difesa di usanze tribali, senza comprendere che gli estremismi hanno tutti come obiettivo la distruzione totale dello stile di vita occidentale.
Uno stile di vita che poggia la sua essenza su diritti e libertà, un sistema fragile che ha garantito, dal dopoguerra, anni di benessere economico, civile e politico come mai era accaduto nella storia dell’uomo ma che necessita proprio per il suo difficile equilibrio una protezione e una difesa nette dall’estremismo del pensiero, politico o religioso che sia. Una società tollerante ha il dovere di difendersi dagli intolleranti e di proteggere chi di tale intolleranza è vittima.
Il libro comico di Toninelli simbolo del fallimento 5s
L'ex ministro è un illuso: ci ha creduto davvero
I Cinque stelle, o quel che ne resta, dovrebbero fare una statua a Danilo Toninelli. Perché la sua lealtà e il suo candore sono la prova che non sempre il potere logora, consuma, cambia le persone.
Basta leggere Non mollare mai per rendersene conto: duecento pagine di pensierini da scuola elementare, un concentrato di ingenuità da far impallidire un libro di fiabe. Vabbè, ma che cosa possiamo pretendere da uno che dice «non so perché mi abbiano fatto fuori dal Conte bis», ma intanto l'ha votato, che si rammarica per l'addio a Casaleggio jr e a Rousseau ma intanto paga le quote, che se la prende con la «reputazione mediatica» che l'ha affossato, rifiutando (si dice) le avances di chi vuole ricandidarlo. La satira contro di lui, a volte ingiusta, è una barzelletta rispetto alla comicità involontaria di certi tweet, post o alcuni meme for dummies tipo «Abbiamo abolito la povertà» - che hanno definitivamente ammazzato l'ideologia M5s in un mare di risate.
Se ti giochi tutto sulla reputazione mediatica, non devi arrabbiarti se ti accusano di andare in giro su un'auto diesel (peraltro di seconda mano, e presa senza ecobonus...) perché diventi tuo malgrado la rappresentazione plastica del cortocircuito tra ambientalismo e ideologia. Ma Toninelli è un sognatore puro, innamorato della realtà dei social da vantarsi di un suo post da «trentaduemila like e un milione e trecentomila visualizzazioni», aggiungendo che «un milione di comuni cittadini sono parecchie volte il numero delle copie de Il Giornale», testata mai tenera con lui, fingendo di farci credere che il gesto del clic valga il disturbo di andare in edicola - ogni giorno, e grazie a chi lo fa - a spendere 1,50 euro.
Mons. Viganò “Covid? Questa farsa finirà”/ “È un piano del Diavolo per distruggerci”
Monsignor Carlo Maria Viganò all’attacco su pandemia Covid: “Questa farsa crollerà. È un piano del diavolo per distruggerci”. Video diventa caso: censurato da YouTube
Prima pubblicato su YouTube e subito dopo rimosso il video dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, in cui spiegava chi si nasconde dietro la pandemia. Un’analisi dei “piani diabolici del Grande Reset contro la vita”. A riportarne i contenuti Byoblu, secondo cui la «censura» è scattata perché «spiegava come oggi il mondo si trovi a combattere una battaglia tra la luce e le tenebre». Quindi, per Viganò bisogna «rivestirvi dell’armatura di Dio», cioè per «fronteggiare le forze del Diavolo che stanno mettendo in atto un piano per distruggere la verità e la vita». Viganò parla di tiranni senza volto al cui confronto George Soros e Bill Gates sono «meri esecutori di ordini».
Sotto di loro ci sono i governanti che impongono restrizioni. Viganò parla di una «narrazione» che deve manipolare la gente. La pandemia è un Grande Reset come la rivoluzione francese e le guerre mondiali, ad esempio. «Oggi si ripropone per attaccare la vita e le libertà». A tal proposito l’arcivescovo si scaglia contro i governi che «hanno preventivamente affossato la sanità pubblica, depotenziato i piani pandemici nazionali, vietato le cure efficaci, somministrato terapie dannose se non addirittura mortali».
Vacanze in Italia, le migliori offerte per il mare
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In Italia abbiamo davvero tutto, si mangia bene, si spende poco (seguendo i nostri consigli!), si parla la nostra lingua, è facile spostarsi...
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Don Curzio Nitoglia: “Resistere di fronte al tentativo di svuotare il cristianesimo”
Don Curzio Nitoglia denuncia con grande fermezza la deriva della Chiesa cattolica. “In primavera si terrà ad Astana, città massonica per eccellenza, un incontro super-ecumenico che mons. Viganò ha già definito un vero e proprio “sabba satanico”. E’ tempo di resistere con coraggio perché tutto ciò che è stato previsto nelle profezie si sta realizzando sotto i nostri occhi”
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Torino, spacciatori africani circondano militante di Fdi: "Trenta contro una", pugni in faccia e tragedia sfiorata
“Massima solidarietà a Verangela Marino, esponente di Fratelli d’Italia, impegnata attivamente nel combattere e denunciare le situazioni di degrado e spaccio sul territorio, che ieri è stata accerchiata e aggredita brutalmente da un gruppo di una trentina di immigrati africani”. Così Giorgia Meloni ha mostrato la sua vicinanza alla militante di Fdi che ha vissuto momenti drammatici in Barriera di Milano a Torino.
“Due degli aggressori - ha aggiunto la leader - sarebbero già stati fermati e identificati. Un grazie va alle forze dell’ordine che sono intervenute tempestivamente evitando una possibile tragedia. Mi auguro che tutte le forze politiche condannino senza se e senza ma questa gravissima aggressione, non degna di una Nazione civile”. In realtà del caso se n’è parlato poco e nulla, nonostante sia molto grave. Alcuni militanti di Fdi hanno fatto uscire di testa il gruppo di africani dedito allo spaccio di droga con la loro sola presenza: erano lì impegnati ad allestire un gazebo elettorale.
“Vuoi mettere le telecamere anche qui”, è una delle frasi rivolte a Verangela Marino e ad altri attivisti di Fratelli d’Italia. Ad avere la peggio è stata proprio la militante, che stava filmando l’aggressione: è stata colpita con un pugno in faccia e ferita al collo. Anche l’auto della donna è stata danneggiata: è conosciuta nel quartiere per le sue battaglie contro gli spacciatori che presidiano gli angoli delle strade.
Si scrive Anpi, si legge “Grande Fratello”: così i comunisti falsificano la storia
È ufficiale: se un giorno uno storico scoprisse che il carteggio Churchill-Mussolini non era una bufala, potrebbe pubblicarlo solo nel caso i documenti ivi contenuti confermassero la vulgata ufficiale sul fascismo e sul suo Capo. Diversamente non potrebbe, perché l’Anpi non vuole. Strano, ma vero, come ben sa chi ha letto la notizia della nascita dell’ennesimo Forum delle associazioni antifasciste con uno scopo tutto suo: «Diffondere la conoscenza della recente storia italiana contro ogni tentativo revisionistico (…)». Se tanto ci dà tanto, da oggi lo storico cessa di essere tale – cioè uno che investiga sul passato al fine di meglio capirlo e interpretarlo – per trasformarsi nel guardiano dell’opinione dominante.
Ennesimo Forum antifascista a guardia della Resistenza
Altrove, una minchiata del genere non se la filerebbe nessuno, tanto essa è antiscientifica e pacchiana, prima ancora che partigiana. In Italia, al contrario, riceve zuccherosi messaggi di saluti dai presidenti Fico e Casellati. E se del primo non ci meravigliamo affatto, l’adesione della seconda un po’ – direbbe Totò – ci sconfinfera. Ma tant’è, e nulla più della sigla “Anpi” basta a mandare in solluchero le nostre cariche istituzionali. Basta la parola, come la réclame del Carosello su un famoso confetto lassativo. Davvero un peccato che Gianpaolo Pansa non ci sia più. A lui l’antifascismo non doveva insegnarlo nessuno, ma non per questo ha esitato ad indagare e ad approfondire tanti risvolti inconfessabili della guerra partigiana.
Barbara Lezzi contro l'espulsione dal Movimento Cinque Stelle: "Mi candido al direttivo"
La mini-scissione nel MoVimento Cinque Stelle è ufficialmente iniziata e Barbara Lezzi, tra i 15 grillini espulsi per aver votato no al Governo Draghi, dichiara guerra. "Il 41% che ha votato contro Draghi su Rousseau deve essere rappresentato" denuncia la senatrice in un post su Facebook. Almeno a Palazzo Madama, ci sono i numeri per costituire un gruppo. L'idea che circolava nelle ore precedenti la cacciata dei dissidenti era quella di tentare una joint venture politica con Italia dei valori, che pur non avendo raggiunto la soglia minima per eleggere parlamentari, aveva presentato il proprio simbolo alle elezioni politiche del 2018. Conditio sine qua non per evitare il "purgatorio" del Misto, secondo il Regolamento della Camera alta.
"Buongiorno. Ho appena letto il post del reggente perpetuo - scrive la Lezzi - in cui comunica l'espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5S (da cui non sono espulsa)”. Così su Facebook la senatrice grillina Lezzi dichiara guerra ai suoi detrattori. “Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati - spiega -. Sono convinta, inoltre, che se il quesito fosse stato riproposto, come lo statuto prevede, quel 41% sarebbe stato più alto. Auspico, quindi, la massima serietà nel percorso che porta alle candidature e l'urgenza necessaria a sbloccare l'azione del M5S. Coraggio”, conclude Lezzi.
"1945 Germania anno zero": Atrocità e crimini di guerra Alleati nel “memorandum di Darmstadt”
Nè revisionismo, né negazionismo: i crimini di una parte non giustificano, né elidono i crimini dell’altra parte: la conoscenza completa e onesta del passato, oltre a consapevolizzarci sull’oscurità che alberga nell’uomo, può impedire l’uso strumentale della storia e quindi il perpetuarsi di spirali di odio, violenza e vendetta per i decenni successivi.
Con questa ispirazione è nato “Germania anno zero” (Italiastorica) l’ultimo libro dello studioso Massimo Lucioli, (già autore di notevoli studi sull’ultima guerra), dedicato al cosiddetto “Memorandum di Darmstadt”. Il volume comprende una sconvolgente raccolta di immagini, di cui molte inedite.
Nel 1946, il campo di internamento americano 91 a Darmstadt, in Assia, contava 24.000 prigionieri tedeschi. Qui, in segreto, durante il processo di Norimberga, un gruppo di avvocati internati raccolse per quattro mesi le dichiarazioni giurate di 6.000 testimoni sulle violazioni delle leggi e delle regole di guerra da parte degli Alleati: dagli eccidi sulla popolazione tedesca etnica in Polonia nel 1939 (che fornirono il casus belli a Hitler), alle uccisioni dei prigionieri di guerra germanici da parte sovietica prima –con casi di torture e mutilazioni – e Alleata poi. Si documentano le violenze sessuali e le brutalità dei soldati Alleati contro i civili tedeschi; gli stupri e i massacri di massa sovietici nelle province orientali della Germania nel 1944-’45; i bombardamenti incendiari sui quartieri popolari e centri storici delle città tedesche.
M5S, divorzio con Rousseau. Roberto Casaleggio lascia il MoVimento: "Neanche mio padre lo riconoscerebbe"
E' divorzio con Rousseau, il Movimento 5 Stelle entra ufficialmente nell'era di Giuseppe Conte. "Siamo finalmente in possesso dei dati degli iscritti - annuncia Conte sui social - Ci siamo rivolti al Garante della Privacy, ottenendo la consegna dei dati entro 5 giorni, per avviare il nuovo percorso su un'altra piattaforma telematica, che terrà vivo il filo diretto con i nostri attivisti. Dopo tanti anni di collaborazione era giusto che tutto si concludesse con un accordo. 'I debiti non si discutono, si onorano': avevo dato la mia parola, ho fatto seguire i fatti".
M5S, scrive il leader in pectore "entra, forte delle sue radici, in una nuova storia. Giugno segna l’inizio del nostro 'secondo tempo'". E a stretto giro arriva anche il commento di Davide Casaleggio che, in un post sul Blog delle Stelle dal titolo 'Il fu Movimenti 5Stelle', si dice "rammaricato" della decisione del Movimento di prendere "un'altra via". Il presidente dell’Associazione Rousseau ricorda che il percorso intrapreso si sarebbe risolto in breve tempo e che l'ingresso del Garante della privacy ha ulteriormente ridotto "sulla base di premesse che ritengo errate e non ha considerato la richiesta di estendere i termini della consegna dei dati, chiudendo di fatto la possibilità di percorrere questa via che avrebbe dato la legittimità statutaria necessaria al percorso".
Casaleggio attacca quel "fu M5S" lungo tratto anche della sua storia e annuncia che si cancellerà del Movimento con parole durissime: "Questo non è più il MoVimento e sono certo non l'avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre". "Se si cerca legittimazione politica in un tribunale, vuol dire che la democrazia interna è fallita", sentenzia.
Roma, Raggi sbaglia il mese del bombardamento su San Lorenzo: "Sindaca ripassa la storia"
Su Facebook la prima cittadina indica maggio e non luglio 1943. Romani indignati: l'episodio, a cui De Gregori ha dedicato una canzone, è ancora vivo nel quartiere. Un altro errore a pochi giorni dalla targa intitolata ad "Azelio" Ciampi
Errare humanum est. Ma perseverare può diventare un'abitudine diabolica quanto "insostenibile" per la Capitale d'Italia. La Città eterna nel giro di pochissimi giorni è diventata la protagonista di sbagli letteralmente storici. Dopo la targa intitolata ad "Azelio" Ciampi ora arriva la data errata del bombardamento sul quartiere romano di San Lorenzo. È la sindaca Virginia Raggi a farlo direttamente sulla sua pagina Facebook dove ieri, 4 giugno, ha ricordato l'anniversario della Liberazione di Roma.
La memoria vacillante
Peccato che la memoria abbia vacillato parecchio: perché il mese in cui è accaduto lo storico evento è luglio e non maggio come la prima cittadina ha scritto. Prima che l'errore venisse corretto, sui social è scoppiata una rivolta. In tanti si sono accorti dell'imperdonabile sbaglio, l'ennesimo, ai danni dell'Urbe. Fra tutti l'attacco diretto e senza peli sul web da parte di "Liberare Roma" che punta dritto alla prima cittadina e ai suoi trascorsi "scolastici: «Virginia Raggi! Piccolo ripasso di storia: il bombardamento di San Lorenzo avvenne a luglio e non a maggio del 1943. Tu, piuttosto, rimandata a settembre in storia e in italiano! Gli esami non finiscono mai!». Dopo la segnalazione lo staff della sindaca, lo stesso che qualche tempo fa aveva scambiato l'arena di Nimes in Francia con il Colosseo, è corso ai ripari. E ha modificato il mese. Ma il web non perdona, e soprattutto non dimentica. E lo screenshot con il "corpo tipografico" del reato ha fatto il giro della rete.
L’Ue collassa sui migranti. E l’Italia ora è lasciata sola
Lo scontro sui migranti non si placa. E l’Unione europea, come sempre più spesso accade, si ritrova spaccata e senza possibilità di arrivare alla definizione di una soluzione condivisa e più o meno concreta.
La mossa della Danimarca di approvare una legge che consente il trasferimento dei richiedenti asilo in uno Stato terzo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che ha messo a nudo le difficoltà europee nel gestire il fenomeno migratorio. L’Italia spinge per una soluzione che sia il più possibile condivisa e tesa alla redistribuzione dei migranti che arrivano sulle coste europee, ma le risposte da parte dei vari governi Ue sembrano andare in direzione contraria o comunque non particolarmente affini a quanto chiesto da Roma.
La verità è che tutti, Italia compresa, pensano a una soluzione che faccia più comodo esclusivamente al proprio governo e al proprio paese. Naturale, verrebbe da dire. Se non fosse però che proprio l’incontro/scontro di desideri nazionali comporta l’inevitabile collasso del sistema Ue, già ampiamente tarlato da anni di mala gestione e incapacità di giungere a un compromesso o soluzione realmente europee. E se su questioni meno importanti tutto viene bypassato dall’idea che qualcuno dovrà pur rimetterci, sul tema migranti la quesitone si fa evidentemente molto più seria, perché in ballo non c’è solo la convivenza e l’ordine pubblico da mantenere nei singoli Stati, ma anche la rea dei conti elettorali che pesa come un macigno sulla sorte degli esecutivi. Qualsiasi leader si gioca probabilmente la sua rielezione anche sulla capacità di gestire o evitare (ancora meglio per molti) l’afflussi di immigrati entro i confini nazionali. E questo impone scelte nazionali a fronte di un’Europa che continuano interrogarsi senza giungere a una risposta.
Esponente FdI accerchiata e aggredita da 30 migranti
Verangela Marino, esponente torinese di Fratelli d’Italia, da tempo attiva contro lo spaccio è stata aggredita da un gruppo di migranti. FdI: "A questi personaggi hanno dato fastidio le nostre iniziative"
Ha subito un linciaggio, nel suo quartiere, Barriera di Milano, a Torino. La furia del branco si è scatenata attorno alle 15 di oggi e l’ha travolta mentre era in auto assieme al marito, Valter, che ha fatto di tutto per liberarla dalla stretta di chi voleva farle del male. Sono stati attimi di tensione.
I fatti si sono svolti in via Montanaro, all’angolo con via Sesia, dove i due si erano appena posteggiati e si stavano preparando ad allestire un gazebo per raccogliere le firme contro delinquenza e degrado nel quartiere. Non è la prima volta che succede, Varangela è molto attiva sul territorio e negli ultimi tempi è stata presenza fissa a presidi anti-spaccio organizzati da Fratelli d’Italia. Il suo attivismo per la legalità le è costato ferite ed escoriazioni che i medici dell’Ospedale San Giovanni Bosco hanno giudicato guaribili in venticinque giorni. Ma andiamo con ordine.
Mentre erano ancora nella loro auto, i due sono stati circondati da una trentina di migranti. "Pu***na, cosa fai di nuovo qui? Vai via. Non scendere, se continui a fare così tu muori", sono alcune delle minacce lanciate all’indirizzo di Verangela dalla banda. La situazione degenera in un baleno. "Quando Vera ha preso in mano il cellulare per chiamare il 113, due stranieri si sono staccati dalla folla, uno di loro gli ha messo una mano alla gola e le sfilato il telefono, poi l’hanno tirata per le braccia, volevano trascinarla fuori dalla macchina", ci racconta Valter, che si è subito lanciato nella mischia per cercare di aiutare sua moglie.
Berlusconi risponde a Salvini: "Sì alla federazione di centrodestra ma non ci appiattiamo sulla Lega"
Un nuovo centrodestra unito sì, ma con dei paletti. Silvio Berlusconi commenta l'"offerta" lanciata da Salvini, alle sue condizioni. «La proposta di una federazione del centrodestra fatta da Salvini sul Giornale la consideriamo con grande attenzione. Non diciamo no: ne parleremo nelle sedi dedicate del partito». Così Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, secondo quanto si apprende nel corso di una riunione via Zoom con dirigenti, capigruppo e squadra di governo del partito.
«I sondaggi premiano il nostro lavoro. Ho sentito qualcuno dire che saremmo appiattiti sulla Lega: ma quando? Siamo il partito-guida del centrodestra e ho sempre trovato in Matteo Salvini un ascoltatore attento: i nostri rapporti sono ottimi» ha aggiunto il Cavaliere.
L'irriducibile Crisanti: "Strage Mottarone colpa delle riaperture". E Salvini lo stronca
«Ieri sera in diretta Tv l’irriducibile Crisanti è arrivato a paragonare le riaperture del 26 aprile alla funivia del Mottarone operata senza freni. Senza vergogna. Senza parole». Lo twitta Matteo Salvini, leader della Lega, commentando le dichiarazioni del virologo Andrea Crisanti ieri sera a "Piazza Pulita" su La7.
Ieri sera in diretta TV l’irriducibile #Crisanti è arrivato a paragonare le riaperture del 26 aprile alla funivia del Mottarone operata senza freni.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) June 4, 2021
Senza vergogna. Senza parole.
«I numeri non giustificavano la decisione» di riaprire diverse attività dal 26 aprile, secondo Crisanti che spiega il suo punto di vista facendo «un ragionamento paradossale. Supponiamo che alla funivia del Mottarone non fosse successo niente, era giusto levare il freno? La risposta è no. Abbiamo levato i freni prima del dovuto - ha detti ieri sera Crisanti - ce lo diceva l’Inghilterra quello che dovevamo fare, dovevamo aspettare 3-4 settimane e levare i freni. Non dimentichiamo che in questo mese fantastico ci sono stati 7mila morti. Ci avviamo a superare l’Inghilterra e diventare il primo Paese in Europa per mortalità e uno dei primi al mondo».
I costituzionalisti bocciano il ddl Zan: "Ambiguo sulla libertà di pensiero"
Troppe incertezze sull'ambito di applicazione dell'articolo che punisce l'istigazione all'omofobia e poca chiarezza sulle persone da proteggere, anche in virtù di definizioni, come quella di identità di genere, assenti precedentemente nella giurisprudenza italiana. È impietoso il giudizio che arriva sul ddl Zan da prestigiosi costituzionalisti, nonostante il «background» di sinistra. «Sono d'accordo con il contenuto di fondo» del ddl Zan, ma «sono per alcuni aspetti perplesso e per altri contrario all'impostazione della legge». Sono le parole dell'ex ministro e presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick durante l'audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato. La legge, ha spiegato, è «necessaria per pagare un debito che abbiamo nei confronti dell'articolo 3 della Costituzione» per cui «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Per il giurista si deve però riflettere sull'articolo 4 «che trasforma la libertà» di pensiero sancita «dell'articolo 21, in una garanzia prevista da una legge ordinaria, come tale modificabile con legge ordinaria».
Sulla stessa linea l'ex magistrato Carlo Nordio. «Aderisco a quanto detto da Flick. Nel testo c'è una carenza di specificità e tassatività che deve connotare ogni norma penale. Faccio un esempio: quando si parla di orientamento sessuale si dà un definizione spuria che può ritorcersi contro le intenzioni del legislatore. La formulazione della legge è infatti ambigua e poco comprensibile all'articolo 1: vi è un agglomerato di sostantivi e aggettivi che possono dire tutto e il contrario di tutto. Quindi sono favorevole a una riduzione dell'impalcatura lessicale. Poi c'è l'articolo 4: o è superfluo o è dannoso. E esimente, scusante o elemento strutturale del reato?». Così Carlo Nordio, ex magistrato, durante le audizioni su ddl Zan in Commissione Giustizia al Senato. Nordio si esprime anche sul disegno di legge sullo stesso tema presentato dal centrodestra. «Il ddl Ronzulli? Dal punto di vista tecnico presenta minori criticità. La norma non ha particolari difetti come invece il ddl Zan. Mi lascia perplesso il discorso sul bilanciamento delle attenuanti».
Malika, la ragazza cacciata di casa dalla famiglia perché lesbica, e la propaganda
Tutti vi ricorderete di Malika, la ragazza cacciata di casa dalla famiglia perché lesbica. Malika è stata il centro dell’attenzione di tutto il paese per svariati giorni, dove si sono susseguite interviste, donazioni, comparsate televisive, comparsate alle manifestazioni, articoli di giornale fino addirittura ad una settimana fa ,dove fanpage ci tranquillizza sul fatto che la ragazza ha trovato finalmente una casa ed è serena, con la sua compagna e il suo per niente costoso bulldog francese blue point, per tutti quelli che non ci stessero dormendo la notte insomma. Malika dalla sua incomprensione familiare ne ha guadagnato una vita nuova e se vi chiedete perché, è semplice… era la persona giusta al momento giusto, serviva per veicolare un certo messaggio, di un’Italia troglodita è arretrata che ancora non accetta i figli omosessuali e li caccia, ovviamente tacendo a lungo il fatto che la famiglia fosse di origini musulmane, e facendolo trapelare come per magia a macchina mediatica già bella che avviata. L’altra ragazza invece è Saman Abbas, anzi era… si perché Saman è stata uccisa dalla sua famiglia per non aver accettato un matrimonio combinato con il cugino. Saman aveva chiesto aiuto già molto tempo fa ai servizi sociali che l’avevano totalmente ignorata e chissà quante volte avrà provato a cercare aiuto nel disinteresse generale. Se vi chiedete perché è molto semplice, Saman non era funzionale alla causa, non era lesbica, non era vestita come una teenager occidentale perfettamente inserita nel mercato gender fluid, Saman non è funzionale. E continua a non esserlo perché su di lei non c’è stato nessun striscione indignato, nessuna femminista rossa di rabbia, nessun carosello mediatico, niente di niente. Chissà forse che prestare attenzione al ddl zan, ci stiamo perdendo molte cose fondamentali? Forse non stiamo prestando la giusta attenzione ad altre problematiche sociali che non siano legati al mondo lgbt, forse il mondo lgbt sta fagocitando qualsiasi altro problema umano? Forse lo scopriremo solo quando ci saranno altre Saman e altre Malika, per avere conferma.
Bassetti contro Galli: «Parli ogni sera in tv e hai una certa età, prima o poi la stupidaggine la dici»
«Come si fa a dire in una trasmissione televisiva di non fare il vaccino di AstraZeneca alle ragazze e alle signore tra i 35 e i 55 anni?». Matteo Bassetti punge Massimo Galli.
Ecco che cosa ha detto Galli
Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, su Facebook, stigmatizza una frase pronunciata da Galli a Cartabianca. «Non vaccinerei con AstraZeneca le ragazze e le signore dai 30 ai 55 anni», ha detto il responsabile di malattie infettive del Sacco di Milano. Nel corso della trasmissione Galli ha anche affermato: «Il dover fare molto in fretta per le persone a maggior rischio era un dato di fatto. Ora con la popolazione più giovane si può cercare anche di scegliere il tipo di vaccino».
La Corte dei Conti boccia il cashback di Conte. Meloni: va abolito, diamo i soldi alle imprese
Limiti, criticità e zone d’ombra. La Corte dei Conti boccia il piano cashback, uno dei fiori all’occhiello del governo Conte. Duramente contestato da Fratelli d’Italia. Una prima analisi sulla gestione delle misure volte a favorire l’uso della moneta elettronica ha fatto emergere l’esistenza di criticità e limiti nell’esperienza finora maturata”. Questo il giudizio che emerge dal Report 2021 della Corte sul coordinamento della Finanza pubblica. Che fotografa ‘enormi difficoltà” nel monitorare i reali effetti economici e tributari della misura. Che, nelle intenzioni sbandierate da Conte, doveva essere uno strumento per educare i cittadini all’uso dei pagamenti digitali. E favorire la lotta all’evasione fiscale.
La Corte dei Conti boccia il cashback di Conte
Nel mirino della magistratura contabile, soprattutto le mancate distinzioni tra i beni e i servizi oggetto delle transazioni e i soggetti che rendono la prestazione. Per evitare l’evasione fiscale, la Corte auspica “una soluzione che privilegi i pagamenti verso operatori medio piccoli. Prevedendo un incentivo differenziato”. Troppo basso, invece, il numero minimo di operazioni richieste nel semestre per il rimborso. Quanto al super cashback per contenere gli abusi, la magistratura contabile ritiene “opportuno limitare il numero di operazioni effettuabili con lo stesso operatore nell’arco della medesima giornata. Anche se con carte diverse. Limitando in questo modo anche il probabile frazionamento artificioso degli acquisti”.
Laura Boldrini, il post su Samantha Cristoforetti è una figuraccia cosmica. "Che c'entra la Lega?" rivolta social
Non vedevano l'ora e l'occasione è arrivata presto: l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti sarà la comandante della Stazione Spaziale Internazionale per la 68esima Spedizione. L'annuncio dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, scatena i dem che da due giorni aspettavano la sponda giusta per sparare a zero sul senatore della Lega Simone Pillon e le sue frasi sulle inclinazioni di maschi e femmine.
"Congratulazioni a Cristoforetti, prima donna europea a guidare la stazione spaziale internazionale. Con buona pace di qualche senatore leghista che pensa che le donne siano per natura portate solo ad accudire. La scienza ha, sempre di più, il volto delle donne. Evviva!", twitta la deputata dem Laura Boldrini che più che celebrare la bella notizia che riguarda una donna italia di successo gode nel poter riservare al rivale politico una stoccata.
La strumentalizzazione politica della figura della Cristoforetti fa indignare molti utenti che commentano il post della Boldrini. "La scienza non ha sempre più il volto delle donne, la scienza ha il volto della scienza"; "Io capisco tutto, ma ora che c’entrano i leghisti?"; "Ti potevi fermare alle congratulazioni, invece hai voluto sporcare anche quelle con della stupida propaganda fuori luogo. Le sue collaboratrici tutt'ok? La 'accudiscono' bene?" sono solo alcuni commenti in calce al post che tirano in ballo anche il contenzioso, uscito sulla stampa, con una collaboratrice domestica liquidata in una maniera da molti giudicata poco consona all'immagine della deputata femminista...
Il Pd va in pezzi sulla giustizia: Salvini sfascia i Dem sulle toghe
Alla fine Matteo Salvini sfascerà il Pd con i sei quesiti referendari sulla giustizia. Perché dopo il deposito in Cassazione, la questione diventerà centrale a partire dal 2 luglio con la raccolta delle firme promossa da Lega e Partito Radicale: diventerà difficile sottrarsi alla pressione popolare da parte del Parlamento. E il Pd rischia grosso, anche perché ci sono suoi importanti esponenti che sono stufi della deriva manettara degli ultimi anni. Dalla responsabile giustizia dei dem Anna Rossomando al sempreverde Goffredo Bettini emergono aperture sostanziali ad una riforma radicale della giustizia. Anche l’ex capogruppo del Senato Andrea Marcucci apprezza i referendum pur dannandosi l’anima per il sostegno della Lega. Tenta di rimettere tutti in riga col suo no il rappresentante Pd in commissione giustizia Franco Mirabelli, ma la sensazione è che il dibattito sia destinato a deflagrare. E del resto la miccia è stata accesa ancora prima dalla conversione neogarantista di Luigi Di Maio dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi. Sono in molti al Nazareno quelli che non ci stanno a farsi impartire lezioni dal ministro degli Esteri pentastellato.
L’iniziativa assunta da radicali e Lega è di assoluto valore politico e fa sperare in un orizzonte migliore per un Paese che da tanto tempo fa i conti con aule di tribunale che ispirano sempre meno fiducia ai cittadini. I referendum toccano punti fondamentali per la giustizia, dei quali si parla da gran tempo. Sono sei i quesiti su cui si raccoglieranno le firme degli italiani. A partire dalla modifica dell’elezione del Csm, per sottrarre l’organo di autogoverno della magistratura allo strapotere delle correnti: basta con le raccolte di migliaia di adesioni alle candidature da parte dei gruppi organizzati, siano liberi giudici e pm di presentarsi da soli. Ancora un tema bollente come quello riguardante la responsabilità diretta dei magistrati, approvato in passato e mai attuato nella forma voluta dal popolo. E poi l’equa valutazione dei magistrati.
Enrico Letta disperato su Gaetano Manfredi: il candidato sindaco a Napoli è juventino!
Non ce ne è una per sbaglio che gli vada bene. Bisogna dire che il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, è proprio sfortunato! Basta che faccia una uscita che pensa geniale e perde subito due punti nei sondaggi come dopo la sua ideona di rimettere la tassa di successione. Un po' se le cerca, un po' poveretto gli arrivano pure addosso impreviste. Prendi tu i candidati sindaci per le elezioni nelle grandi città. Dopo lunghi tira e molla, rifiuti e promesse di fargli avere un fracco di soldi, Letta si è convinto di avere l'uomo giusto per Napoli: l'ex ministro dell'Università Gaetano Manfredi.
Appena ufficializzata la sua candidatura Pd-M5s, Manfredi fa la sua prima uscita pubblica a Napoli e si mette a parlare di calcio. Dicendo cosa? Uno tsunami: “Tifoso del Napoli? E' uno dei miei difetti. Non lo sono. Seguo il calcio, ma non sono tifoso del Napoli. Tifo per la Juventus, quindi essere juventini a Napoli è una cosa molto particolare...”. Particolare sì, tanto da non fargli prendere manco un voto con la pistola puntata alla tempia dell'elettore. Capita la gaffissima, Manfredi prova a riparare: “Abito a Nola e la squadra della mia città ha la maglia bianconera: da questa similitudine mi sono avvicinato alla Juventus...”. Una toppa per fino peggiore del buco. E Letta a questo punto è disperato...
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