Il deputato del Pd, Andrea Romano, da due mesi non riesce a seppellire suo figlio e attacca: "Sindaca Virginia Raggi, la tua vergogna non sarà mai abbastanza grande"
"Oggi sono due mesi che mio figlio Dario non è più con la sua mamma, con i suoi fratelli, con me. Due mesi che non riusciamo a seppellirlo: Ama non dà tempi di sepoltura degni di una città civile. Anzi, non dà alcun tempo". A dirlo al Corriere della Sera è il deputato del Pd, Andrea Romano che aggiunge: "Sindaca Virginia Raggi, la tua vergogna non sarà mai abbastanza grande".
Lui ha mantenuto a lungo il riserbo su questa faccenda, ma "poi basta, non ce l’ho fatta più", dice il piddino che aveva confidato agli amici più stretti che suo figlio era affetto da una grave malattia fin dall'infanzia e che l'unico desiderio della famiglia era quello di salutari il loro Dario con una cerimonia ristretta, a cui avrebbe fatto seguito la sepoltura. "Il feretro con nostro figlio sta da due mesi in un deposito al cimitero di Prima Porta, accatastato tra decine di bare. Ero assai restio, vista la mia carica politica, a rendere pubblica la vicenda", racconta ancora Romano che sbotta: "Ma poi ho deciso di denunciare questo dramma, perché è lo stesso che stanno vivendo centinaia di romani".
Ruggeri ancora contro Gassmann: mi ha bloccato su Twitter, alla faccia del confronto…
Ruggeri contro Gassmann, secondo round. Il cantautore milanese infatti nel pomeriggio ha pubblicato sul suo profilo Twitter la schermata che indica come sia stato bloccato da Alessandro Gassmann. Ruggeri così commenta: “Confronto, democrazia, (auto)ironia, in un clima disteso. Mi sa che le battute devo tenerle per me”.
Lo scontro social sulla nostalgia per la Germania Est
All’origine della ruggine tra i due artisti uno scontro social che ha visto Alessandro Gassmann e Enrico Ruggeri su fronti opposti. L’attore, infatti, su Twitter aveva annunciato di voler chiamare la polizia per denunciare i vicini che stavano violando le regole anti-Covid. Un’azione di cui Gassmann si è vantato considerandolo un dovere di cittadino modello. Al dibattito che ne è seguito hanno contribuito anche volti noti, come Ruggeri, appunto, che ha ipotizzato una certa nostalgia della Germania dell’Est.
Gli 80 anni di Alain Delon, un uomo che non ha mai rinnegato le sue idee
È stato un giovane ribelle, eppure oggi più che mai, Alain Delon, alla soglia dei suoi 80 anni, si conferma convinto in maniera granitica di scelte e idee fin qui praticate e rivendicate, anche a costo di sollevazioni popolari. E adesso, a pochi giorni dal suo ottantesimo compleanno (è nato l’8 novembre 1935 a Sceaux nell’Alta Senna) si ritrova ad affrontare la sfida più difficile del suo lungo autunno da “patriarca solitario”: sopravvivere al suo mito di duro e puro, nella vita e nel cinema, senza farsi schiacciare.
Gli 80 anni di Alain Delon
Connotati angelici e sguardo glaciale, uniti a modi decisi e oggi anche a tratti burberi, hanno contribuito alla nascita del mito cinematografico di Delon che, negli anni, si è nutrito dei successi riscossi con i ruoli da duro, seducente quanto impavido; del protagonista dal destino tragicamente segnato, antieroe per vocazione sia che sul grande schermo militasse tra i malavitosi marsigliesi, sia che il copione lo volesse nei ranghi della polizia parigina.
I 90 anni di Eastwood, idolo della destra. La sinistra si tenga Clooney
Clint Eastwood è l’icona della destra, George Clooney capeggia la “resistenza” della sinistra a Hollywood, soprattutto contro Donald Trump.
Ma di fronte al genio-cowboy che da decenni imperversa nel ruolo di attore e di regista, non c’è steccato politico che tenga. Se i ragazzi di diverse generazioni e di tutto il mondo si sono cimentati nella simulazione di sparatorie da selvaggio west nei salotti di casa come nei cortili, è probabilmente perché avevano appena visto un film di Clint Eastwood. Che si prepara a un importante compleanno.
Valanga di euro per gli immigrati: "Ecco la sinistra anti-italiana"
Silvia Sardone ha denunciato l'ennesimo squilibrio della città di Milano: la maggior parte delle borse di lavoro è stata assegnata agli stranieri.
Il Celav, Centro di Mediazione al Lavoro di Milano, è una struttura che nasce per avvicinare la domanda e l'offerta in ambito lavorativo. È un progetto del comune di Milano nato per cercare di ridurre la quota disoccupazionale della città, aiutando i cittadini nell'inserimento lavorativo. L'obiettivo è nobile ma le modalità con le quali vengono erogate le borse di lavoro ha fatto infuriare la Lega e Silvia Sardone, che in Consiglio comunale hanno avanzato un'interrogazione per capire quali siano i criteri di assegnazione delle stesse, dal momento che il 51% dei beneficiari risulta essere straniero.
Viaggi, gli Usa ci mettono nella “lista nera” e Draghi e Di Maio dormono: ira Rampelli
All'”invito” Usa ai suoi cittadini di non recarsi in Italia non tarda ad arrivare il commento irato del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. “L’ambasciata degli Stati Uniti in Italia sconsiglia vivamente di venire da noi perché il rischio epidemiologico è molto alto. Si comprende la finalità dell’informazione degli Usa – è il ragionamento di Rampelli. Che è quella che ogni Stato deve fare per tutelare i propri cittadini”. Ma proprio per questo fa allibire che non si sia levata ancora alcuna voce da parte del governo italiano.
Usa, Rampelli: “Cosa fanno Draghi e Di Maio per ripristinare la reputazione italiana?”
“Ma, appunto perché questo deve fare uno Stato che si rispetti – si chiede Rampelli – che cosa stanno facendo Draghi e Di Maio per ripristinare la reputazione italiana e consentire che riprendano i flussi turistici? Dobbiamo sperare ancora una volta nell’intervento diplomatico e indiretto del presidente della Repubblica Mattarella?”. E’ di stamattina la notizia che gli americani ci hanno inserito in una “lista nera” di Paesi dove è assolutamente sconsigliato viaggiare in questo periodo. E hanno emesso un’allerta di livello 4, il massimo grado possibile. La vicenda se per ora lascia “insensibili il premier e il ministro degli Esteri, nonché il ministro del Turismo Garavaglia, certo preoccupa gli operatori e i lavoratori del settore turistico e alberghiero. Che si lanciano in un pressing duro sul governo.
Coprifuoco, Meloni: «Scelta politica e ideologica». Gli scienziati le danno ragione: «È moralismo»
Non il frutto di una valutazione scientifica, ma di una scelta prettamente politica. Tanto che «viene da chiedersi cosa ci sia dietro questa follia» del coprifuoco, ha commentato Giorgia Meloni, rilanciando sulla sua pagina Facebook le affermazioni con cui il Cts ha declinato ogni responsabilità al riguardo. «In realtà noi del coprifuoco non abbiamo mai parlato. È sempre stata una valutazione politica, non ci hanno mai sottoposto alcuna istanza in tal senso», hanno spiegato fonti del Cts all’agenzia di stampa Agi.
Meloni: «Cosa c’è dietro la follia del coprifuoco?»
«L’imposizione del coprifuoco non è una scelta dettata da motivazioni scientifiche. Lo stesso Cts afferma di non esser mai stato interpellato sulla questione del prolungamento e che quindi la scelta è puramente politica, di Draghi e Speranza. Viene da chiedersi cosa ci sia dietro questa follia», ha scritto Meloni. «Probabilmente – ha aggiunto – solo una questione ideologica, che sembra avere lo scopo di influire sulla psicologia degli italiani, tenendoli a casa, più che di evitare il contagio».
CRIMINALE COMUNISTA : JOSIP BROZ detto TITO
Josip Broz (Kumrovec, Zagabria, Croazia, 7 maggio 1892, Lubiana, Slovenia 4 maggio 1980) meglio noto come TITO è stato un criminale comunista che fu al comando del Partito comunista jugoslavo a partire dal 1939.
I cenni biografici sulla vita di questo criminale comunista ci raccontano che dopo un periodo giovanile in cui lavorò come fabbro per seguire le orme del padre, iniziò a palesare un assiduo attivismo politico nelle file delle organizzazioni sindacali e della socialdemocrazia croata.
Durante la Prima Guerra mondiale divenne soldato dell’esercito austro-ungarico e nel 1915 fu fatto prigioniero dai russi e tradotto in Unione Sovietica, dove fu condannato ai lavori forzati in un campo degli Urali.
Nel 1917 venne nuovamente arrestato per aver capeggiato la protesta dei prigionieri di guerra, ma riuscì a fuggire e a recarsi a San Pietroburgo dove si unì ai manifestanti.
Nuovamente arrestato scontò un mese di carcere in Finlandia dove si era recato in fuga dal campo di lavoro.
Nel 1918 fu accettato in seno al Partito comunista russo ed entrò a far parte della NKVD, la famigerata Polizia segreta.
In questi anni Tito si sposò con la giovane Pelagia Belussova.
Josip Broz Tito, il comunista più crudele di Stalin
Gli Slavi Meridionali, che per un certo periodo vissero nello Stato unitario jugoslavo, costituivano una realtà complessa. Da un punto di vista strettamente linguistico, Croati, Serbi, Bosniaci e Montenegrini costituiscono qualcosa di omogeneo, diversi sono i Macedoni affini ai Bulgari e gli Sloveni affini agli Slovacchi. Più rilevanti sono le differenze religiose, essendo presenti Cattolici, ortodossi e musulmani, e nell’uso della scrittura, essendo presente sia l’alfabeto latino che quello cirillico. Sloveni e Croati, erano vissuti per un lungo periodo sotto l’Impero Asburgico, e in quanto prevalentemente Cattolici erano più orientati verso il mondo occidentale. Serbi e Macedoni erano invece vissuti sotto il più autoritario Stato Ottomano in un maggiore isolamento. Nell’Ottocento l’intera regione balcanica si affrancò dall’Impero Turco, ma a causa degli incerti confini etnico-linguistici, le dispute territoriali furono continue, e con esse un certo timore verso la supremazia della Serbia. Con i trattati successivi alla Prima Guerra Mondiale si formò lo Stato unitario jugoslavo sotto la dinastia serba di Karadordevic, ma la vita politica del Paese fu pesantemente tormentata dai contrasti fra Serbi e Croati, sebbene in alcuni momenti proprio la Corona cercasse di attenuare lo scontro. Dopo l’invasione italo-tedesca della Jugoslavia nel 1941, i massacri fra gruppi etnici divennero continui, in particolare da parte degli Ustascia, un movimento ultra nazionalista, filo fascista e successivamente filo nazista, che si ritiene abbia provocato la morte di 500.000 Serbi (incluso un certo numero di Ebrei e rom), l’espulsione di 250.000 non Croati e la conversione forzata al Cattolicesimo di un numero simile di Jugoslavi. Meno documentati sono i massacri compiuti dai Serbi, che ammonterebbero comunque a circa 100.000 persone. Interessante notare che meno di un quarto dei morti jugoslavi nel corso della Seconda Guerra Mondiale (1.400.000) sono da attribuire alla guerra di invasione italo-tedesca, la restante parte fu dovuta ai conflitti etnici e ai conflitti fra anticomunisti e titoini.
La Bosnia nel 1943 venne occupata dai comunisti titoini che progressivamente divennero la principale forza del Paese, per un certo periodo si contrapposero quindi tre grandi gruppi politici, gli Ustascia destinati rapidamente a scomparire, i cetnici (Serbi filo monarchici) e i comunisti di Tito. Le violenze subite dai cetnici spinsero questi verso un atteggiamento non belligerante verso i Tedeschi, gli Angloamericani si orientarono quindi verso il sostegno ai comunisti. Tale politica poteva apparire sotto il profilo politico poco congruente, del resto anche in Vietnam gli Americani avevano appoggiato i comunisti di Ho Chi Minh contro i Giapponesi. A Yalta comunque, gli Angloamericani tentarono di stabilire una convivenza fra comunisti e monarchici, ovviamente difficilissima da realizzare essendo i rapporti di forza ormai compromessi. Si è dibattuto se la liberazione della Jugoslavia sia avvenuta attraverso l’intervento dell’Armata Rossa o se sia stata un fenomeno dovuto unicamente alle forze jugoslave, gli storici propendono per una compartecipazione di entrambi.
Scoperta sconvolgente di cadaveri in Slovenia
Ljubljana, 10 marzo 2009
Dichiarazione della Commissione Giustizia e Pace
della Conferenza Episcopale Slovena (CES)
sul ritrovamento della fossa comune nella caverna di Huda Jama
Vedere le vittime - uccise dopo la II guerra mondiale - nella fossa comune della caverna di Huda Jama presso Laško sconvolge profondamente ogni persona, perché non è possibile ignorare la sofferenza atroce delle vittime e la violenza barbarica degli omicidi. La Commissione Giustizia e Pace negli anni scorsi ha richiamato più volte l’attenzione sugli aspetti morali e giuridici delle atrocità compiute dopo la guerra e sui doveri delle autorità statali competenti.
Dolore, choc, profondo turbamento e attesa di una dignitosa sepoltura delle vittime degli omicidi di massa sono reazioni assolutamente comprensibili da parte della gente, ma come comunità politica non possiamo fermarci qui. Le supreme istituzioni nazionali, specialmente quelle che hanno il dovere di diffondere i valori etici, la giustizia, la convivenza pacifica e il pieno rispetto dei diritti umani, dovrebbero esprimere una condanna chiara e inequivocabile a livello morale e politico di questi massacri, nonché dei singoli ovvero dei gruppi che ne sono stati responsabili.
È necessario confrontarsi con gli avvenimenti più trascurati della storia del totalitarismo in Slovenia, se vogliamo diventare e restare una società civilizzata e etica. È arrivato il momento in cui tutti i cittadini a livello personale, di popolo e di nazione dovrebbero affermare molto chiaramente i principi morali fondamentali sull’intangibilità di ogni vita umana e sulla dignità di ogni persona, crudelmente rinnegate durante e dopo la rivoluzione. L’ideologia non può diventare giustificazione di alcun massacro. Bisogna individuare i colpevoli, singoli e gruppi, politici e ideologici dei deplorevoli atti di violenza contro l’umanità e il proprio popolo. È necessario condannare pubblicamente il regime comunista totalitario di quel periodo e, in questo modo, restituire il buon nome a quanti hanno lottato per la libertà del popolo sloveno in modo onesto e sincero, ma durante la guerra e per tutto il periodo successivo sono stati sfruttati come “scudi umani” di politici, ideologi e criminali del totalitarismo.
Strage di Nizza, arrestato l’albanese che fornì le armi ai terroristi. Si nascondeva a Sparanise
Dopo quasi cinque anni è finita la fuga di un complice dell’autore della strage di Nizza. Si nascondeva in Italia. L’attentato terroristico di Nizza fu commesso il 14 luglio 2016. Costò la vita a 86 persone, di cui sei italiane. L’uomo è stato localizzato a Sparanise, in provincia di Caserta. Gli uomini della polizia di Stato di Napoli e Caserta, coordinati dalla procura di Napoli, hanno catturato Endri Elezi, 28enne cittadino albanese.
L’uomo era colpito da mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità francesi. L’uomo è accusato di aver fornito armi a Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, autore dell’attentato terroristico. Gli investigatori hanno catturato l’albanese in un parco giochi dove era in compagnia del figlio.
La strage di Nizza fu rivendicata dall’Isis
Responsabile della strage di Nizza, avvenuta nel giorno della festa nazionale francese, mentre centinaia di persone affollavano la Promenade des Anglais per assistere ai fuochi di artificio, fu Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, 31 anni, nato a Susa, in Tunisia, con nazionalità francese e tunisina. L’uomo alla guida di un camion si scagliò contro i pedoni, proseguendo la sua corsa per quasi due chilometri e falciandoli. Gli agenti di polizia fermarono la sua corsa uccidendolo. L’Isis rivendicò l’attentato il giorno successivo. Ci furono anche duecento feriti.
Strage di Nizza, parla il marito di una vittima
Paura a Parma, 30enne africano segue e palpeggia una 16enne in bicicletta: lei lo filma e lo fa arrestare
Paura a Parma: un immigrato africano 30enne segue e palpeggia una 16enne in bicicletta. Lei ha la prontezza di filmarlo durante l’aggressione sessuale e così riesce a farlo arrestare. Lei lo filma e lo fa arrestare. Succede tutto nel giro di interminabili minuti di terrore. L’uomo, dopo aver raggiunto l’adolescente, l’ha strattonata e palpeggiata. La ragazza, fortunatamente, ha avuto la prontezza di filmarlo col telefonino durante l’aggressione. E così gli agenti sono riusciti a individuarlo e ad arrestarlo. Certo è che l’adolescente, per quanto pronta alla reazione, ha vissuto attimi di puro terrore, che l’hanno lasciata molto scossa.
Parma, immigrato africano palpeggia 16enne in bicicletta
Dunque, l’immigrato africano ha adocchiato la ragazzina. L’ha inseguita. E una volta raggiunta, l’ha aggredita sessualmente, cominciando a palpeggiarla insistentemente. È successo ieri a Parma, dove una 16enne in sella alla sua bicicletta avrebbe subito l’assalto di un immigrato africano – esattamente un 30enne originario della Costa D’Avorio – a sua volta sulle due ruote. È stata la stessa vittima a ricostruire i fatti agli agenti intervenuti in un secondo momento, ai quali la giovane ha spiegato di essersi accorta che lo straniero la stesse seguendo da un po’, nonostante fosse in giro per una passeggiata in centro, in compagnia di una sua amica.
Lo Stato regala 326mila euro alla Fondazione intitolata al terrorista Feltrinelli. Mollicone: cambi nome
Lo Stato italiano regala 326mila euro, presi dalle tasche degli italiani, alla Fondazione intitolata al terrorista rosso Giangiacomo Feltrinelli, fondatore del gruppo terroristico marxista-leninista e guevarista Gap, rimasto ucciso il 14 marzo 1972, sotto a un traliccio a Segrate mentre posizionava un ordigno artigianale da lui stesso preparato.
L’incredibile vicenda è venuta fuori in Commissione Cultura alla Camera. A portarla alla luce i parlamentari di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone e Paola Frassinetti. Che ora chiedono un veloce e ineludibile cambio di passo, dando l’aut aut al governo: o la Fondazione cambia nome o il finanziamento va immediatamente bloccato.
“La Fondazione Feltrinelli riceverà un contributo ordinario dal Ministero della Cultura di 326 mila euro, inaccettabile per un istituto culturale. La Fondazione Feltrinelli è fra i primi 10 finanziati, chiediamo sia cambiato nome alla Fondazione o vengano bloccati i finanziamenti“.
Anche perché, rivelano Mollicone e Frassinetti, “sul sito della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli viene incredibilmente rivendicata l’appartenenza del fondatore ai GAP“, i Gruppi di Azione Partigiana – Esercito Popolare di Liberazione fondati dallo stesso terrorista miliardario, “come se fosse un circolo di lettura e non un gruppo terroristico. E la sua morte viene raccontata come un mistero, quando invece tutte le perizie hanno dimostrato che morì durante la goffa preparazione di un attentato, anche per un esplosivo sbagliato“.
Anche la spilla di perle della Regina Elisabetta al funerale di Filippo ha una storia da raccontarci
Non solo la collana di Kate Middleton, anche il gioiello della regina ha avuto un significato particolare in questa occasione
Di nero vestita, maestosa nella sua corporatura esile, eppure: umana. L’immagine della Regina Elisabetta al funerale del principe Filippo fa stringere il cuore di chi, con empatia, è riuscita a leggere nei suoi occhi lucidi il suo spiccato senso di umanità. Dalle nozze reali nel lontano 20 novembre 1947 a oggi, “Lilibet” e il duca di Edimburgo avrebbero celebrato 74 anni di matrimonio quest’anno. La mancata realizzazione di questo traguardo si è consumata a Windsor (anche) nel potente simbolismo di un gioiello sempre accuratamente scelto da Her Majesty: la spilla. Tempestata di perle e diamanti, la spilla della Regina Elisabetta al funerale del principe Filippo porta con sé un duplice significato. Due valori interconnessi tra loro, legati da sacralità e senso di devozione.
Brutte notizie per Grillo: Feltri solidarizza con lui. Lo ha fatto anche con Bossetti e la Franzoni
Vittorio Feltri difende a spada tratta Beppe Grillo e suo figlio Ciro. E si tira fuori dal coro della gogna mediatica, nel nome del garantismo che lo ha sempre contraddistinto. Lo fa in prima pagina di Libero quotidiano, ricostruendo la vicenda, partendo dal filmato del fondatore del M5s, che lui stesso definisce “agghiacciante”, ma parlando soprattutto da padre.
“Grillo è diventato da manettaro a garantista. Meglio tardi che mai”
“Non sono in grado di redarguire il vecchio Beppe – scrive Feltri – che, essendo un padre, non se la sente di unirsi al coro di quelli che vorrebbero condannare a priori il suo ragazzino, e cerca pertanto di salvaguardarlo a ogni costo. Qualunque genitore disperato va capito se si scatena per proteggere il proprio discendente che rischia la galera dura per un episodio da accertare. Grillo forse ha esagerato nella foga, probabilmente avrebbe dovuto riservare alla fanciulla un minimo di riguardo…”.
King Lear con Anthony Hopkins in Italia: l’anteprima su Sky Cinema
Roma, 21 aprile 2021 – Arriva in Italia grazie ad Enrico Pinocci, e la Movie On Pictures, il film King Lear con un cast eccezionale: il premio Oscar Anthony Hopkins, la due volte premio Oscar Emma Thompson, il premio Oscar Jim Broadbent, la nominata a due Oscar Emily Watson, la nominata all’Oscar Florence Pugh, il nominato a due Golden Globe Tobias Menzies, il nominato al Golden Globe Andrew Scott. Il film è diretto da Richard Eyre ed ha avuto la nominee al Primetime Emmy Awards.
King Lear è il rifacimento dell’omonima tragedia shakespeariana del 1605, è la storia di Re Lear che riunisce la famiglia per dividere la sua eredità tra le tre figlie: Regan e Goneril affermano il loro affetto per il padre con lodi e dichiarazioni di fedeltà mentre Cordelia si rifiuta di prestarsi ad un simile gioco per ottenere la parte di eredità che le spetta.
Re Lear, furioso, disereda la figlia minore e la priva della fetta di regno che avrebbe dovuto governare, dando cosi inizio ad una futura guerra civile, spietata e sanguinosa.
L’imprenditore Enrico Pinocci recentemente è stato premiato alla 24° edizione del “Terra di Siena International Film Festival” per la sua attività di produttore internazionale.
L’ultimo film prodotto “Mission Possible” con John Savage, James Duval, Chris Coppola e diretto da Bret Roberts, è stato distribuito in 30 territori e in 70 broadcasters tra cui: Amazon (Usa, Regno Unito, Germania, Austria), Sky (Australia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Irlanda) e poi su Apple Tv, Rakuten Tv, Tubi, Microsoft, Canal+, ed in Italia su Rai e Chili Tv.
In Italia Enrico Pinocci ha distribuito oltre 200 film tra cui:
“Salt Fire” diretto da Werner Herzog con Michael Shannon, “The Love Punch” con Pierce Brosnan e Emma Thompson, “Boat Trip con Cuba Gooding Jr.e Roger Moore, “Grand Champion” con Bruce Willis e Julia Roberts, “Game 6” con Michael Keaton e Robert Downey Jr, “Good Time Max” con James Franco, “El cantante” con Jennifer Lopez, “Trivial” con Sophie Marceau e Christopher Lambert.
La Grande Storia Elisabetta II Regina d'Inghilterra
È il più anziano sovrano del mondo, e il monarca che ha regnato più a lungo nella storia della Gran Bretagna. Elisabetta II è regina non solo del Regno Unito, ma anche di Canada, Australia, Nuova Zelanda e di altri 12 stati membri del Commonwealth. Ha vissuto il progressivo smantellamento del glorioso Impero Britannico. Ha attraversato molte guerre e grandi sconvolgimenti economici e sociali.
https://www.raiplay.it/programmi/elisabettaiireginadinghilterra
Spunta il selfie "incriminante" per Ciro Grillo. Così si spiega il video di papà Beppe
Beppe Grillo nella sua assurda e incredibile difesa del figlio Ciro dalle accuse per le quali è indagato dalla procura di Tempio Pausania, ovvero della violenza sessuale di gruppo in concorso con altri tre ragazzi di una giovane di 19 anni, aveva detto che c'era un video che scagionava il rampollo. Filmato che tra l'altro, secondo quanto si apprende, secondo la procura sarda rappresenterebbe una prova a sfavore di Ciro Crillo.
Ma oggi spunta un nuovo elemento nell'indagine del presunto stupro in Costa Smeralda. Gregorio Capasso, il procuratore capo che coordina e segue l'inchiesta , ha detto a Repubblica che siamo vicini al termine delle indagini e al momento in cui potrà chiedere il rinvio a giudizio e quindi il processo per gli indagati o l'archiviazione.
Ma la notizia è il ritrovamento da parte degli investigatori di una foto nel cellulare di Ciro Grillo, un selfie considerato "particolarmente incriminante" per il giovane, scrive il quotidiano. Un elemento che potrebbe aver avuto un peso nella scelta da parte del fondatore del Movimento 5 Stelle di lanciarsi nella clamorosa difesa social del figlio.
Il vaffa di Beppe Grillo al giustizialismo travolge pure il Pd
Sull’intemerata di Beppe Grillo contro la magistratura, che indaga il figlio Ciro per stupro, e la ragazza, su cui si sarebbe consumato l'abuso di gruppo, stiamo assistendo ad un silenzio pudibondo delle femministe, quelle con il pedigree progressista, che di solito emettono gemiti censori su ogni episodio che possa evocare un privilegio riconosciuto all’universo maschile o una narrazione fallocentrica.
Nel videomessaggio l'istrione Grillo era posseduto da un furore paterno che scaglia la sua collera sulla vittima, una ragazza di 19 anni, rea di aver denunciato i presunti aguzzini otto giorni dopo i fatti contestati nel tentativo di minarne la credibilità. Una requisitoria straripante rancore, verso gli inquirenti e la vittima, ma anche ignoranza perché la legge vigente estende a dodici mesi il periodo entro il quale è possibile denunciare una violenza sessuale. La ratio della normativa tiene conto del calvario psicologico della vittima di stupro che, prima di metabolizzare la violenza, affronta un tormento che come un tarlo ne divora la struttura interiore.
Tuttavia, l’ex comico ha inflitto alla giovane vittima un patimento aggiuntivo, liquidandola come consenziente e alludendo ad un'insaziabilità sessuale, avendo appagato l'istinto erotico dei quattro ragazzi indagati per stupro. Grillo si ribella alla gogna mediatica, a quel metodo che anticipa la condanna per reati ipotizzati e non sanzionati, che ha usato dal suo debutto politico contro i suoi bersagli, facendone la cifra del gesto politico dei Cinque Stelle. Oggi, che il collare della vergogna mediatica viene applicato al suo rampollo, inveisce contro un metodo, che egli stesso aveva sdoganato, e una categoria, quella dei magistrati che aveva sempre magnificato come operatori infallibili dell'igiene morale.
Benito Mussolini: storia di un letterato (mancato)
Mussolini ha scritto anche poesie
(Fabrizio De Andrè, Le storie di ieri)
Nel suo saggio La sindrome di Nerone, Errico Buonanno sostiene che dietro ogni efferato dittatore si nasconde un artista frustrato (BUONANNO 2013). La dinamica psicologica sarebbe spietatamente semplice: un artista fallito sarebbe «tanto insoddisfatto da attuare un piano surreale: cambiare quel mondo che lo aveva scacciato, ricevere a forza, con violenza, gli applausi che il pubblico gli aveva negato, e prendersi la sua brava vendetta su quella vita che lo aveva deluso». Insomma, una sorta di oscuro meccanismo di compensazione che risarcisce l’impotenza artistica con lo strapotere politico, secondo cui «se il mondo ci sfugge, e si rifiuta di farsi rinchiudere nella parola, nelle definizioni, nei tratti di pennello […] dobbiamo provare a dominarlo». D’altronde, i dittatori sono prima di tutto dei furiosi narcisisti, ossessionati da protagonismo e desiderio di prevaricazione sugli altri, pronti a soddisfare la loro psicotica vanità con ogni mezzo possibile. Poco importa che ciò avvenga scrivendo un poema, suonando il violoncello o conquistando una nazione. Buonanno porta decine di esempi a sostegno della tesi: le languide pose da giovane Werther di Napoleone; il trauma di Hitler, che si presenta tutto tronfio all’Accademia di Vienna con un quadretto banale, e farnetica, di fronte all’ovvio rifiuto, di oscuri complotti ebraici; le dozzinali commedie di Goebbels; le poesie pastello di Stalin, tutte violette in fiore, acque cristalline e brezze fra augelli.
Dolore al Ginocchio: Quali Cause?
Generalità
Il dolore al ginocchio è un sintomo comune, che può interessare persone di ogni età e che, quando è particolarmente intenso, assume i connotati di disturbo debilitante.
Speranza è sull’uscio: 3 mozioni di sfiducia. Fdi: con lui 150 salottieri. Con noi 150.000 italiani
Roberto Speranza è praticamente sull’uscio. In senato arrivano 3 mozioni di sfiducia. Fratelli d’Italia, che può avocare a sé il primato dell’iniziativa, dichiara soddisfatto: A sostenere il ministro ci sono 150 intellettuali da salotto. Con noi 150.000 italiani comuni». Quelli che, rimarca Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi, vivono sulla loro pelle le difficoltà generate da errori gestionali e iniziative fallimentari che hanno minato efficacia e tempestività della gestione della pandemia.
Sfiducia a Speranza: depositate in Senato 3 mozioni
Il titolare del dicastero della Salute Speranza sempre più nella bufera. Il cerchio delle azioni parlamentari si stringe intorno al ministro: oggi in Senato sono state depositate tre mozioni di sfiducia a suo nome. La convergenza tecnica ha consentito il raggiungimento delle 33 firme necessarie al deposito della mozione, così come previsto dal Regolamento del Senato. La prima a firma del capogruppo di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani. La seconda del senatore Gianluigi Paragone, leader di Italexit. E la terza del senatore Mattia Crucioli di Alternativa C’è. Frutto di dubbi, interrogativi, perplessità sul suo operato, quanto meno fallimentare nella gestione dell’epidemia che, ancora nei giorni scorsi, anche l’indagine della procura di Bergamo ha alimentato.
Delatori allo squacquerone
Lo sceriffo Stefano Bonaccini invita i cittadini a «denunciare quando chiunque veda comportamenti irresponsabili». È la nuova campagna anti movida del governatore emiliano romagnolo. Ed è una barbarie. Una barbarie che abbiamo visto coi capi dei regimi sovietici, le cui foto i predecessori di Bonaccini in Regione Emilia Romagna avevano appese alle pareti.
Poco importa che Bonaccini abbia un mandato valido da parte degli elettori: invitare i cittadini a denunciare altri cittadini si chiama delazione. Non è senso civico, perché il senso civico comporta una responsabilità di fronte all'autorità: se vedo uno che ruba sono il primo a prendermi la briga di segnalarlo e se non è vero pago di persona.
Ma nella dittatura del pandemicamente corretto il senso civico è degenerato in delazione. Chi verifica che il delatore non menta o non millanti? E soprattutto, Bonaccini invita a denunciare, ma a chi? Ai vigili o al bagnino? «Agente, quei due si baciano, vada a verificare se sono congiunti», «signor carabiniere, il signor Sarfatti è entrato in panetteria senza mascherina, controlli: l'ha scordata o vuole fare il furbo?». Accadrà così? Accadrà che l'onere della prova spetterà al malcapitanto che infrange il dogma del distanziamento e al delatore andà una pacca sulla spalla per l'impegno profuso?
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Concorso Internazionale di Cortometraggi “L’INFINITO di LENTINI Film Festival 2024”
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LATINA Workshop di Cortometraggi
MARATONA 2022 con ben 230 CORTOMETRAGGI proiettati
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Hai difficoltà a realizzare il tuo primo Cortometraggio? eccoti 9 utili consigli
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CONCORSO CORTOMETRAGGI “ilCORTO.it FESTA INTERNAZIONALE di ROMA 2024“
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