Onore ai medici ed infermieri in prima linea.Grazie da Redazione Italia
Covid, i virologi superstar adesso litigano anche sul vaccino
Il vaccino Covid deve ancora arrivare. E fa già litigare tutti. A cominciare dai virologi superstar che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi. Ieri Andrea Crisanti ha preso le distanze dai vaccini che si stanno sperimentando in queste ore e che verranno commercializzati nelle prossime settimane. Secondo Crisanti i vaccini hanno bisogno di più tempo e test per essere considerati davvero efficaci e sicuri per tutti. «Le affermazioni del professor Crisanti sul vaccino anti-Covid sono gravissime. Credo che la comunità scientifica tutta dovrebbe prendere le distanze da ciò che ha detto. Questo è il suo pensiero e si deve assumere tutte le responsabilità in un momento del genere dove il Paese ha bisogno di essere unito». Lo dichiara all'Agi l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, in relazione alle parole di Andrea Crisanti che aveva detto di non fidarsi di un vaccino che arriva in così poco tempo.
«Se avessimo detto una cosa del genere io o il collega Alberto Zangrillo, che cosa sarebbe successo?», si chiede Bassetti che aggiunge: «Io mi vaccinerei già oggi. Mi sono sempre vaccinato in vita mia. Lo faranno i miei collaboratori, che non vedono l’ora. Crisanti è un bravissimo microbiologo ma non è sul campo e si vede, noi che rischiamo ogni giorno attendiamo il vaccino e ne siamo felici». «Anche il governo - conclude l’infettivologo - dovrebbe prendere le distanze da quanto detto da Crisanti».
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Donald Trump invita alla Casa Bianca i legislatori repubblicani: la mossa per sovvertire il voto in Michigan
"Una decisione straordinaria che non ha precedenti": Donald Trump tenta il colpo di scena per sovvertire l'esito delle elezioni in Michigan. Per quest'ultimo, uno degli stati chiave vinti dal democratico Joe Biden e dove ancora il voto finale non è stato certificato, il presidente uscente degli Stati Uniti ha invitato alla Casa Bianca i legislatori repubblicani. L'obiettivo - come riportato dal New York Times e a sua volta dal Messaggero - è quello di valutare la possibilità di cambiare i risultati emersi dalle urne. "Quello che sta facendo Trump non è uno scherzo - ha tuonato l'avversario - è totalmente irresponsabile e incredibilmente dannoso". Biden, presidente eletto, ammette di non capire "cosa pensi quell'uomo, ma sono fiducioso che sappia bene che non ha vinto".
Intanto però - secondo il quotidiano romano - The Donald starebbe cercando di ribaltare il voto negli stati dove vanta una maggioranza "amica" all'interno delle assemblee parlamentari. Uno a caso, appunto, il Michigan. In caso di cambio degli esiti, Trump riuscirebbe a inviare i propri grandi elettori al Collegio Elettorale, quello che il 14 dicembre dovrà eleggere formalmente il presidente. I tempi sono strettissimi: in Michigan il voto dovrà essere certificato entro lunedì. In ogni caso il tycoon non ha alcuna intenzione di arrendersi.
Donald Trump denuncia brogli in Pennsylvania: "Morti nel registro elettorale, numeri impressionanti"
Donald Trump è tornato a infiammare la battaglia contro la vittoria elettorale di Joe Biden: su Twitter ha citato l’emittente televisiva One America News secondo cui “le prove di frode elettorale continuano a crescere, nel registro elettorale della Pennsylvania compaiono 20mila morti e altre migliaia sono presenti in tutto il Paese”. Poi il presidente ha scritto di proprio pugno un messaggio per avvisare che i suoi avvocati sarebbero intervenuti in diverse dirette televisive per parlare di un “caso aperto e silenziato di frode elettorale. I numeri sono impressionanti”. Trump è stato segnalato anche stavolta da Twitter, ma ormai ci ha fatto l’abitudine: la sua strategia prosegue comunque, con le nuove mosse legali che sono state concordate con Rudy Giuliani. Pare che sia stato proprio quest’ultimo a convincere il presidente a insistere con la battaglia dei ricorsi per ritardare in ogni modo le certificazioni finali negli Stati chiave: l’obiettivo è rimandare il più possibile l’annuncio ufficiale dei risultati elettorali e quindi della vittoria di Joe Biden, che intanto è stata messa in dubbio.
Vaccino, se Crisanti dice no Conte ora deve spiegarci
Da mesi lo conosciamo perché spunta in ogni trasmissione tv. Il professore Andrea Crisanti è diventato a torto o ragione uno dei guru del coronavirus, assai ascoltato anche perché durante la prima ondata era in Veneto e la sua ricetta (tamponi e tracciamento di massa) funzionò. Non è mai stato uno del fronte ottimista, e sembrava anche un pizzico menagramo questa estate quando tutto sembrava alle spalle e lui diceva di no e che bisognava fare tamponi e tracciamento per almeno 300 mila italiani al giorno altrimenti la seconda ondata ci avrebbe travolto. Aveva ragione lui pure questa volta.
Ieri il professore Crisanti ci ha letteralmente raggelato. Da più di una settimana nel mondo si è fatta assai concreta la possibilità di avere in mano l’arma decisiva per sconfiggere il coronavirus: il vaccino. L’ha annunciato la Pfizer in due tempi sostenendo che sarebbe efficace nel 95% dei casi. Lo ha annunciato anche Moderna, e l’efficacia sarebbe del 94,5%. Sarebbero a buon punto anche le sperimentazioni delle altre case farmaceutiche che lo stanno mettendo a punto da mesi. Ad ogni annuncio è seguita la corsa un po’ impazzita delle istituzioni a firmare contratti per prenotarne quante più dosi possibili. Non sono ancora disponibili, ma in Italia abbiamo già il solito ineguagliabile commissario alla chiacchiera, Domenico Arcuri che illustra i suoi piani per distribuirlo sul territorio nazionale. Potrebbe essere il primo atto della grottesca commedia del flop cui Arcuri ci ha abituato dal primo giorno, non avendone mai azzeccata una. Ma almeno simulando la distribuzione di dosi che non esistono non si può dire questa volta che il commissario si sia mosso in ritardo.
Ora Bertolaso lancia l'allarme: "Ecco quando arriverà la terza ondata"
L'ex capo della Protezione civile mette in guardia: "Non ci libereremo del Covid-19 a Natale". E fissa già la "data" della terza ondata
Il nuovo coronavirus non sembra intenzionato a darci tregua. E mentre l'Italia sta combattendo ancora contro la seconda ondata del Covid-19, l'ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso, lancia un altro allarme, prevedendo la possibilità di una terza ondata, che potrebbe colpire il nostro Paese tra febbraio e marzo, a un anno esatto dalla scoperta dei primi casi a Codogno.
"Ieri abbiamo fatto una riunione a Perugia", ha spiegato intervendo a Radio 105 Bertolaso, ora consulente della Regione Umbria per l'emergenza coronavirus. Al centro della riunione anche il lavoro "su quella che sarà la terza ondata", che potrebbe arrivare intorno ai mesi di febbraio e marzo. "Se qualcuno pensa che a Natale saremo tutti liberi dal Covid-19, sbaglia- avverte Bertolaso- Dovremo essere pronti a una terza ondata per febbraio e marzo".
L'ex capo della protezione civile è intervenuto anche sul tema della sanità in Calabria: "Siamo un Paese a macchia di leopardo- ha spiegato- abbiamo delle eccellenze spettacolari e poi delle realtà tipo la Calabria". Bertolaso, però, fa notare come il primo commissario fosse stato "nominato dal governo, non scelto dai calabresi. Se tu metti un uomo tuo a gestire la sanità in Calabria e ce lo metti già due anni orsono, poi scoppia il Covid, tu sai che hai quest'uomo in Calabria come tuo commissario. Ma tu vuoi chiamarlo, vuoi interrogarlo, vuoi sentirlo su quelle che sono le problematiche del territorio?". Il riferimento è a Saverio Cotticelli: "Se a scoprire che questo non sapeva di essere responsabile è stato un giornalista, significa che nessuno da Roma lo aveva mai controllato, aveva mai verificato quello che stava combinando in Calabria", afferma. E incalza: "Credo che questo sia il problema fondamentale della sanità nel nostro Paese. Chi sta sopra i tecnici sanitari dovrebbe monitorare, supportare ed evidentemente pensa ad altro".
Arcuri ordina solo adesso le bombole di ossigeno. Che mancano in tutta Italia
In Italia mancano le bombole di ossigeno perché nessuno ha pensato ad ordinarle per tempo. I farmacisti chiedono ai cittadini di riportare indietro quelle che hanno in casa e non usano più, in molte regioni si fa una ‘ricerca’ porta a porta, a volte con l’aiuto delle forze dell’ordine, ma le aziende produttrici di bombole, da maggio fino a pochi giorni fa, non hanno ricevuto alcun ordine.
Bombole di ossigeno: l’azienda Faber contattata solo pochi giorni fa
E’ il caso della Faber, due stabilimenti, uno a Cividale del Friuli e l’altro a Castelfranco Veneto, 400 dipendenti. La Invitalia di Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l’emergenza Covid, ha contattato l’azienda “solo qualche giorno fa, ma siamo in fase interlocutoria”, di preventivo insomma. “Tutto ciò sorprende, perché i tempi tecnici di produzione sono di 2-3 mesi”. Dunque anche con un ordine fatto oggi “le consegne avverrebbero a partire da gennaio”, spiega l’Ad di Faber, Giovanni Toffolutti.
I tempi di fabbricazioni sono di due-tre mesi
In Italia la capacità produttiva è più che sufficiente, tanto che l’offerta è superiore alla richiesta. La Faber è una delle due aziende produttrici nel Paese, con più di mezzo milione di bombole prodotte all’anno, “ma il medicale – precisa l’amministratore delegato – per noi rappresenta meno del 5% del fatturato. Detto ciò, non è un problema fabbricare elevati quantitativi, ma servono tempi di produzione e certificazione e dunque una programmazione”.
Natale senza Amazon, Rampelli: “Estendiamo la battaglia anche contro Booking”
Natale senza Amazon ma anche senza Booking. Lo propone Fabio Rampelli, rilanciando la campagna di questi giorni in Francia e in Italia. “Non c’è solo Amazon ma anche Booking.com e tutte le piattaforme digitali che hanno letteralmente distrutto la nostra economia reale”, dichiara l’esponente di FdI. “Oggi con le restrizioni imposte dal governo per combattere la pandemia approfittano della crisi commerciale italiana attuando un vero e proprio sciacallaggio. Rispetto al manifesto francese, quello nostro si è arricchito delle identità economiche al dettaglio. Aggiungendo, quindi, l’on line travel agency (Ota) che hanno dato un colpo mortale alla nostra economia turistica alberghiera. Stiamo estendendo la pagina con adesioni del mondo della cultura. Ma anche dello spettacolo, del commercio, dell’artigianato, del turismo, della politica. E anche delle realtà ambientaliste e associative. La pagina e la campagna #NatalesenzAmazon saranno quindi senza sigle partitiche ma ricca di adesioni trasversali agli schieramenti politici. Chi vuole potrà mandare inviare video e foto con l’hashtag #NATALESENZAMAZON” e alla pagina Facebook. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
Natale senza Amazon, Gasparri sposa la campagna
Ieri sulla campagna Natale senza Amazon è intervenuto anche il senatore di Fi Maurizio Gasparri. “L’Istat ha confermato quello che tutti sappiamo da tempo, che a causa del Covid il commercio nelle nostre città è ancora di più in crisi profonda mentre l’e-commerce continua ad incrementare i propri guadagni. Basta concorrenza sleale: rischiamo un impoverimento dei commercianti italiani e la desertificazione delle nostre comunità e dei nostri centri storici. Amazon e i grandi gruppi del web pagano tasse irrisorie a fronte di incassi milionari mentre i nostri commercianti, le nostre piccole imprese, i nostri artigiani, sono schiacciati dal fisco e da mille altri permessi e controlli che paralizzano le loro attività”.
Usa, il legale di Trump: «Piano centralizzato per truccare i risultati nelle città guidate dai dem»
Diciamo che chi ci capisce è bravo. Parliamo delle contestazioni e dei ricorsi di Donald Trump al voto che avrebbe incoronato Joe Biden a 46° presidente degli Stati Uniti d’America. Mentre il suo legale Rudy Giuliani rinunciava alla contesa nel Michigan, in un tweet Trump annunciava la propria vittoria elettorale, dando appuntamento per la conferma ad un’apposita conferenza stampa convocata per le 18 ora italiana. Gli avvocati, vi si legge, presenteranno «un chiaro e fattibile cammino verso la vittoria. Tutti i pezzi stanno andando al loro posto». Tranne quello del Michigan, ovviamente.
Giuliani accusa giudici e stampa
Nel corso dell’incontro con i giornalisti, Giuliani ha denunciato l’esistenza di «un piano centralizzato per condurre frodi elettorali in grandi città controllate dai democratici». Nel mirino, Philadelphia e Detroit indicate come luoghi che «hanno una lunga storia di corruzione». Una seconda fonte di imbrogli, l’avvocato di Trump l’ha indicata nella circostanza che ha visto «gli scrutatori repubblicani» tenuti fuori dai seggi mentre «venivano contati i voti postali». «Peggio che in Tanzania», è sbottato Giuliani. A suo giudizio, il vantaggio di Biden in Pennsylvania è grosso modo analogo al numero di schede contestate dalla campagna di Trump. Una vittoria «rubata», ha proseguito, grazie all’appoggio di cui godono i democrats presso «giudici amici dalle opinioni irrazionali».
La doccia gelata di Crisanti: "A gennaio non farò il vaccino"
«Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Perché vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie». Sono le parole del virologo Andrea Crisanti ospite oggi nello studio di Focus Live, il festival della divulgazione scientifica di Focus, al Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano dal 19 al 22 novembre. «Io sono favorevolissimo ai vaccini - ha continuato Crisanti - ma questi di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. Questo è successo perché hanno avuto fondi statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva dato i quattrini. Ma facendo le tre fasi in parallelo, uno si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi».
In questo momento, secondo Crisanti, «non abbiamo una vera arma a disposizione. Dobbiamo creare un sistema di sorveglianza nazionale che superi le differenze regionali, per equiparare le differenze tra le varie regioni: prendiamo la Calabria, una regione lasciata a sé stessa che chiaramente non può uscire da sola da questa emergenza». Se lui fosse il presidente del consiglio, creerebbe «una rete di laboratori in Italia capaci di fare centinaia di migliaia di test. Creerei una struttura informatica di big data integrata con l’app Immuni. Cambierei la governance di Immuni e cercherei di farla più trasparente in modo che le persone siano più coinvolte. Creerei una rete capillare per portare i tamponi là dove effettivamente servono e cambierei rapporti tra Regioni e Governo per quanto riguarda la governance della sanità pubblica». In particolare, «al posto delle aziende ospedaliere governate dalle Regioni (che allo stesso tempo controllano e governano), romperei questo rapporto. Le Regioni che controllassero e le unità sanitarie completamente indipendenti che spendessero. Questa catena di dipendenza è una delle storture del sistema sanitario nazionale. E infine direi al privato: vuoi aprire un ospedale? Aprilo pure, ma ci metti il pronto soccorso e il reparto di rianimazione. Altrimenti il privato ad esempio gode dei redditi di un’operazione di cardiochirurgia e al sopraggiungere di problemi il paziente passa in rianimazione al pubblico».
Matteo Bassetti a L'aria che tira: "Morto per infarto e tampone positivo? Classificato come decesso per coronavirus"
"Da quando abbiamo cambiato la metodologia di conteggio dei decessi, noi stiamo drammaticamente decrescendo come letalità, ma abbiamo un peccato originale che riguarda marzo-aprile: chiunque arrivava in ospedale con un tampone positivo, anche se aveva avuto un infarto, veniva qualificato poi come morto per coronavirus". Così Matteo Bassetti a L'aria che tira, il programma di Myrta Merlino in onda su La7. Parole forti, parole che fanno discutere, quelle dell'infettivologo, che di fatto afferma che, a suo giudizio, in Italia, forse, i numeri dei decessi per Covid sono sovrastimati.
"Se oggi a distanza di nove mesi - riprende Bassetti - non sappiamo guardare indietro e ammettere un errore, continueremo a essere considerati i peggiori d’Europa. E francamente da medico non mi piace che noi abbiamo una letalità che è tre volte quella degli altri. Perché siamo noi, quasi, che abbiamo insegnato come fare ai tedeschi o ai francesi.Eppure ci troviamo ad avere una mortalità più alta di quella che ha l’India", ha concluso Bassetti.
Coronavirus, il bollettino del 19 novembre: 653 morti e 36mila nuovi contagi. Calano i ricoveri, stabile il tasso di positività
Segni di tenuta nel bollettino relativo all'emergenza coronavirus di oggi, giovedì 19 novembre. I nuovi contagi sono 36.176, di poco superiori rispetto ai 34.282 della vigilia. Sensibile calo delle vittime: 653 morti rispetto ai 753 di mercoledì. Anche i ricoveri sono in chiara frenata: 42 nuove terapie intensive e 106 ricoverati con sintomi, rispetto ai 58 e 538 della vigilia. In totale, sono stati effettuati 250.186, un numero maggiore rispetto ai 243.834 di ieri. Il tasso di positività si assesta al 14,5%, in calo dello 0,1 rispetto a mercoledì. Da inizio pandemia, il totale delle vittime sale a 47.870, il totale ei guariti o dimessi a 498.987. I soggetti attualmente positivi sono 761.671
Forza Italia, tre deputati passano al gruppo della Lega: tra loro Laura Ravetto. Caos dopo l'apertura di Berlusconi al governo
L'apertura di Silvio Berlusconi al governo sulla legge di Bilancio, e il caso-Mediaset con l'emendamento salva-Biscione votato dal Pd, hanno creato un terremoto in maggioranza, un aspro scontro tra Pd e M5s sul ruolo del Cavaliere. E non solo: tensioni anche nel centrodestra, con Lega e FdI che guardano con sospetto l'avvicinamento del leader azzurro ai giallorossi e temono un ingresso in maggioranza (che Berlusconi ha nettamente smentito). Ma soprattutto, la mossa ha terremotato Forza Italia: si apprende infatti che tre deputati azzurri passano al gruppo parlamentare della Lega. Da Berlusconi a Matteo Salvini. E tra loro, c'è anche un nome pesantissimo: si tratta di Laura Ravetto, ex sottosegretario del governo Berlusconi. Gli altri due che scaricano il partito per entrare nel Carroccio sono Federica Zanella e Maurizio Carrara. Un terremoto politico.
Il passaggio alla Lega, come detto, non è casuale. Salvini ha fatto intendere che l’idea che Berlusconi stia offrendo collaborazione e sostanzialmente voti alla maggioranza in cambio di favori a Mediaset. Già nei giorni scorsi la Lega aveva reagito in modo durissimo all’emendamento "salva-Mediaset" presentato dalla maggioranza, prima dichiarando il proprio no, poi astenendosi. Insomma, l'armonia nel centrodestra ha subito un durissimo colpo. E questi tra cambi di casacca lo dimostrano.
Silvio Berlusconi irritato da Matteo Salvini, il retroscena sul "no" al salva-Mediaset: "Ha deciso di dichiararci guerra"
Non è andata giù a Silvio Berlusconi la co-firma del capogruppo della Lega, Riccardo Molinari alla pregiudiziale di costituzionalità contro l'articolo 4bis del decreto Covid. "Quindi Salvini ha deciso di dichiararci guerra...", si sarebbe sfogato il leader di Forza Italia alla notizia di quanto accaduto in commissione Trasporti alla Camera stando a un retroscena di Repubblica. Il quotidiano arriva addirittura a definire il rapporto tra gli alleati ai minimi termini, minato da quel voto contrario del Carroccio alla norma "salva Mediaset". La Lega una settimana fa si era astenuta al voto al Senato per impedire a Vivendi di scalare il Biscione. Ma ad oggi il centrodestra, o meglio, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sono passati ai fatti.
Se però gli uomini di Fratelli d'Italia non hanno citato espressamente Mediaset nella loro pregiudiziale per far valere l'incostituzionalità dell'articolo con cui il governo di Giuseppe Conte ha deciso di aiutare l'azienda di Berlusconi. Lo stesso non si può dire dei leghisti che vedono come fumo negli occhi, una sorta di "merce di scambio" politico l'emendamento approvato da Pd e Cinque. Da giorni infatti Berlusconi si è detto pronto a votare la legge di Bilancio, favorendo dunque i giallorossi che a numeri non sono messi benissimo.
I medici: «In Campania è dramma, dobbiamo già scegliere chi curare e chi no. Non ce la facciamo»
L’urlo dei medici, la situazione sanitaria nella Campania zona rossa «è allo stremo. Ogni giorno ricevo centinaia di messaggi di colleghi. Dicono tutti la stessa cosa: non ce la facciamo più, non è vero che abbiamo ancora posti letto disponibili per pazienti Covid. Cominciamo a dover scegliere chi curare e chi no». A denunciarlo all’Adnkronos Salute è Pierino Di Silverio, componente dell’esecutivo Anaao-Assomed nazionale. «Nell’ultimo mese e mezzo si è infettato in Campania il 30% degli operatori», avverte. «Nelle prossime settimane sarà sempre peggio. E se la curva non si raffredda noi scoppiamo. Abbiamo una valanga di pazienti che necessità di cure, non tutti da terapia intensiva. Ma che restano troppo tempo in ospedale».
I medici in Campania: siamo rimasti da soli
«Nessuno vuole colpevolizzare e crocifiggere. Però stiamo soffrendo e alla fine e restiamo da soli» avverte. «Isolati con le istituzioni che decidono senza ascoltarci e i pazienti, che non sapendo contro chi protestare, iniziano a darci addosso. C’è sulla gestione dell’emergenza Covid in Campania un rimpallo di responsabilità tra la Regione e il Governo. Una deresponsabilizzazione di cui dovrebbero vergognarsi entrambi. Viene chiuso il pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli dove in questo momento ci sono 4 pazienti in un reparto a bassa intensità di cura. Che se peggiorano vanno trasferiti. Intanto però si è chiuso un servizio ai cittadini che chiedono assistenza».
“Fece opere di grande consenso”: Bruno Vespa elogia Mussolini e viene processato dalla sinistra
Ci risiamo. Guai a lasciarsi scappare qualche parola buona sul Duce. Immediatamente parte il processo di sinistra, come quello di cui è vittima in queste ore Bruno Vespa. “Mussolini? Ebbe un grande consenso in Italia e all’estero per le sue opere sociali”. Apriti cielo. Dopo le parole pronunciate durante la trasmissione televisiva Agorà su Rai3, il giornalista Bruno Vespa, sui social è scattato il linciaggio. Come era già accaduto a Fausto Leali. Ovviamente, in prima fila, c’è Repubblica, che mette insieme tutti gli improperi dei social contro il giornalista.
Bruno Vespa: l’anno prossimo parlerò male di Mussolini
Alla bufera social scatenatasi contro le sue affermazioni sul consenso degli italiani a Mussolini, nel presentare il suo nuovo libro, ‘Perché l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus)‘, Bruno Vespa risponde oggi sui suoi social, affermando in estrema sintesi che indiscutibile è la brutalità del fascismo “ma lo è anche lo straordinario consenso che tra il 1926 e il 1936 Mussolini ebbe in Italia e all’estero”.
“A proposito delle polemiche successive a mie affermazioni ieri ad Agorà sugli anni del consenso a Mussolini, vorrei innanzitutto presentare alcune referenze – esordisce Vespa – Negli anni scorsi ho curato al Vittoriano due mostre sulle leggi razziali con Marcello Pezzetti, lo storico italiano più autorevole della Shoah. Ho accompagnato l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella visita a una di esse. Nel mio documentario sul 1948 trasmesso dalla Rai ho ripercorso con Liliana Segre lo strazio della sua deportazione. E così via.
Le foto della vergogna: ecco chi specula sulle bombole d'ossigeno
La richiesta di bombole di ossigeno è aumentata del 400%. In farmacia reperirle è difficilissimo. E online si scatena la speculazione: dalla bombola usata dalla nonna alle aste su ebay
Contenitori usati venduti a 300 euro su Facebook, bombole usurate messe all'asta, serbatoi di marca non specificata o privi di garanzie sul contenuto. Si sa solo la provenienza: Usa.
Ma c'è anche mezzo litro d'ossigeno "spacciato" a 132 euro, su ebay. La speculazione non risparmia nemmeno l'aria. Con la seconda ondata in corsa, a scarseggiare non sono solo i posti in terapia intensiva, ma anche le bombole di ossigeno, indispensabili per gestire a casa i pazienti Covid più critici. "La domanda è aumentata mostruosamente, fino al 400 per cento", avverte Riccardo Maria Iorio, presidente napoletano di Federfarma.
Il nodo delle bombole
Ma quello che manca nelle farmacie non è tanto l'ossigeno medicinale, per cui "non vi è alcun rischio di carenza", come sottolinea l'Aifa. Il nodo restano i contenitori. "In Italia - spiega all'Ansa Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma - abbiamo circa 3 milioni di bombole d’ossigeno su cui poter contare, ma in realtà un milione sono state distribuite in passato e mancano all’appello, perché non sono stati riportati i vuoti. E a questo si sta affiancando un fenomeno di accaparramento. Il rischio è quello di dover affrontare nelle prossime settimane una carenza di questi contenitori, come è stato, nella prima ondata della pandemia, con la carenza delle mascherine”. Da qui l'appello disperato del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei farmacisti Andrea Mandelli: "Chi ha una bombola in casa, la riconsegni. Può salvare una vita".
Meloni: “Polonia e Ungheria sfidarono i carri armati russi, non si fanno ricattare sul Recovery Fund”
“Mi ha colpita che in un momento come questo la triplice sindacale abbia annunciato uno sciopero dei dipendenti del pubblico impiego. Se io fossi un dipendente, mi presenterei in ufficio il 9 dicembre. E penso che lo farà la maggioranza di loro”. Parola di Giorgia Meloni, , ospite della puntata di Stasera Italia speciale in onda su Retequattro
Meloni: lo sciopero del pubblico impiego è una forzatura
“Tutte le persone dotate di buon senso di rendono conto di come oggi, in un’Italia in ginocchio, quelli più in difficoltà sono coloro che non hanno la certezza di uno stipendio”. Per la leader di Fratelli d’Italia incrociare le braccia adesso sarebbe un’offesa a imprenditori e partite Iva. “Nel pubblico impiego ci sono e ci sono sempre state mille difficoltà ma c’è almeno la certezza di un presente e di un futuro. Che milioni di altri italiani non hanno. Proprio per rispetto di questi milioni di italiani, lo sciopero non è la cosa migliore. Quella dei sindacati è una forzatura ideologica che rischia di alimentare uno scontro sociale”.
Recovery fund, Ungheria e Polonia hanno sfidato i carri russi..
“Sul tema del Recovery Fund, la posizione di veto da parte di Ungheria e Polonia è colpa di chi ha sottoscritto a luglio un accordo al Consiglio europeo che prevedeva alcune cose. E poi ha pensato di cambiare le carte in tavola per ricattarle. In buona sostanza hanno detto ‘se non fai quello che ti diciamo noi, per esempio sull’immigrazione, tu non hai i soldi per aiutare i tuoi cittadini a uscire dal Covid’. A me sembra un ricatto vergognoso”.
“Governo disastroso sui trasporti”: Ruspandini (FdI) chiede le dimissioni del ministro De Micheli
La questione sicurezza sui trasporti pubblici tiene banco in Parlamento. Un dibattito che ha assunto i contorni dello scontro dopo le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli che in un’intervista di qualche settimana fa, ha parlato di un rischio contagio bassissimo sui mezzi di trasporto pubblico. Ad incalzare il Governo e l’operato del ministro competente, c’ha pensato in queste ore il senatore di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini, responsabile nazionale del Dipartimento Trasporti del suo partito.
Riorganizzare il trasporto pubblico in Italia
“Da nove mesi a questa parte stiamo assistendo ad uno scempio organizzativo del MIT che avrebbe dovuto realizzare il nuovo sistema del TPL senza aver invece concretizzato nulla. Di questo abbiamo parlato oggi – sottolinea il senatore – nella riunione del Dipartimento Nazionale Trasporti di FdI per sottolineare che per il Trasporto Pubblico Locale il governo ha fallito su tutta la linea Il trasporto pubblico locale è ancorato a vecchi e superati modelli di gestione e di governance. Occorre un cambiamento coraggioso di riorganizzazione generale del trasporto pubblico in Italia, intervenendo in modo strutturale e coordinato, fornendo linee guida ferme e certe alle Regioni e misure economiche adeguate.
Inadeguate le misure adottate
Massimo Ruspandini, in una nota, annuncia battaglia sulle omissioni e sulle contraddizioni del governo: “Riteniamo assolutamente inadeguate le misure per la tutela degli operatori taxi, NCC e Bus Turistici e abbiamo focalizzato l’attenzione sulla situazione drammatica che sta vivendo l’intero comparto aereo che coinvolge circa 200mila lavoratori. Rimangono ancora senza risposta molte istanze da parte di compagnie aree, di società di servizi e di gestione aereo portuali. Il piano industriale dell’ATI-Alitalia è scomparso da mesi ma è stato nominato un Cda composto da quasi dieci persone, come nella migliore tradizione della Prima Repubblica. Dobbiamo infine segnalare l’incresciosa vicenda dell’amministratore delegato di FS Gianfranco Battisti: varie Procure stanno indagando per una presunta frode e le deprecabili assunzioni facili in Enav Tehcnosky”.
Dalla Cina all’Iran: le “trappole” lasciate da Trump a Biden
Non sappiamo ancora se Donald Trump riuscirà o meno a ribaltare l’esito delle ultime elezioni presidenziali per vie giudiziarie. Nel caso in cui dovesse farcela, il tycoon si aggiudicherebbe altri quattro anni di Casa Bianca. Una fumata nera chiuderebbe definitivamente la faccenda sancendo la vittoria di Joe Biden. In attesa di capire l’esito di questa estenuante vicenda, in politica estera Trump è pronto a lasciare qualche “polpetta avvelenata“ all’amministrazione democratica che, molto probabilmente, entrerà in carica a partire dal 2021.
Detto altrimenti, The Donald sta preparando il suo personalissimo giro di vite finale per un’uscita di scena a effetto. Il mirino è ovviamente puntato sulla Cina, rivale economico e geopolitico numero uno degli Stati Uniti. Tuttavia potrebbero non mancare proiettili da sparare su altri bersagli, tra cui Iran, Corea del Nord, Cuba e Venezuela, solo per citare alcune nazioni con le quali Washingotn ha conti più o meno aperti.
La Cina nel mirino
Dicevamo della Cina. Dopo le ripetute accuse sul virus rivolte a Pechino, Trump deve incassare la fumata bianca del Rcep, il mega accordo commerciale stretto tra il gigante asiatico e altri 14 Paesi di Asia e Oceania. Questo significa che il Dragone è tutt’altro che isolato. E che la guerra dei dazi mossa proprio da Trump per indebolire il governo cinese ha avuto effetti alquanto limitati.
Il presidente uscente, ha anticipato Axios John Ullyot, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, annuncerà un nuovo round di sanzioni contro la Cina per la violazione dei diritti umani e l’atteggiamento belligerante nei confronti degli Usa che minaccia la sicurezza nazionale. “A meno che Pechino non cambi corso e diventi un giocatore responsabile sullo scacchiere globale, il futuro presidente vedrà che rappresenterebbe un suicidio politico ribaltare le storiche mosse di Trump”, ha osservato Ullyot.
Vasco Rossi ridicolizza i “compagni” di sinistra: “Lotta Continua? Sì, a casa con mamma e papà…”
“Ero di sinistra, ma non sono mai stato comunista. Semmai, anarchico…”. Lo aveva già detto qualche anno fa, in una intervista ad Aldo Cazzullo. Ma stavolta Vasco Rossi ha rincarato la dose e oltre a “sfottere” i compagni di sinistra ironizza anche sulle femministe degli anni Settanta, quelle del sesso libero, ma che alle prime corna di lasciavano offese…
Nell’ultimo numero di Vanity Fair la popolare rockstar di Zocca parla del Covid, ma anche di tanto altro. Di politica, per esempio, con qualche stoccata retroattiva contro i compagni “figli di papà” che giocavano a fare la rivoluzione. Concetti poi ribaditi in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. “Sopravviveremo anche a questo”, dice Vasco Rossi, senza però nascondersi la gravità del momento. “Sono sopravvissuto alla noia. Vivendo a Zocca sapevo che da lì bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare… Sono sopravvissuto agli anni 70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate rosse, Lotta Continua e Potere Operaio…”.
Vasco Rossi e quelli di Lotta Continua
Vasco spiega che lui si sentiva “un indiano metropolitano”, un “anarchico vicino a Pannella” cui sembravano “matti quelli che si chiamavano potere operaio ed erano studenti, come gli altri che si chiamavano Lotta continua”, e poi al pomeriggio tornavano a casa, dai genitori… perché erano studenti, e la loro lotta continua finiva lì”. Ma l’aneddoto più bello è quello che riguarda le femministe, quelle della coppia aperta, della sincerità e dialogo nella coppia innanzitutto, “alla mia prima confessione di tradimento, mi ha mollato”.
Ricordi e attualità, come quella del coronavirus, che lui chiama questo «Covid del cazzo». In passato si era scagliato contro i negazionisti, oggi incita alla resistenza. “Sopravviveremo, a meno che non muoia di noia per il lockdown”.
Ndrangheta, arrestato il presidente del consiglio della Regione Calabria
Rapporti tra clan e politica. 20 arresti a Catanzaro, tra cui il presidente del Consiglio regionale della Calabria
C'e' Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, fra le 20 persone arrestate stamane dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, nell'ambito dell'inchiesta su presunti rapporti fra politici locali e 'ndrangheta. Tallini, esponente di Forza Italia, secondo quanto si apprende, e' agli arresti domiciliari. per concorso esterno in associazione mafuiosa e scambio elettorale.
RAPPORTI CLAN-POLITICA: L'OPERAZIONE DI CATANZARO
I carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e del comando provinciale di Crotone hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 20 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilita' di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.
Il provvedimentoe' scasturito da due attivita' investigative convergenti, sviluppate rispettivamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Crotone, dirette e coordinate dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto, Vincenzo Capomolla e dai Sostituti Procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio. Le indagini hanno riguardato l'operativita' della cosca di 'ndrangheta Grande Aracri di Cutro (KR) nell'area di origine e nel territorio catanzarese, con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate in quest'ultima provincia mediante il reimpiego di capitali della cosca.
Zone Rosse, giovedì la riunione per ridiscutere i 21 parametri: Lombardia e Piemonte, una prima vittoria
In mattinata si sono fatte sentire le proteste in particolare di Attilio Fontana e Alberto Cirio, governatori di Lombardia e Piemonte, entrambe zona rossa. Proteste contro i 21 parametri previsti dall'ultimo dpcm per stabilire la colorazione delle zone (gialla, arancione, rossa, in base alle quali aumentano le restrizioni per contenere il contagio da coronavirus). In particolare, i governatori tenendo conto della mutata situazione chiedono di essere "promosse" a colorazioni meno stringenti, insistendo sul fatto che sarebbero soltanto cinque i parametri fondamentali per le decisioni.
E dopo un iniziale rifiuto, ecco che nel pomeriggio si arriva a una parziale svolta. Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, ha infatti convocato per giovedì alle 16 una riunione con le Regioni per discutere proprio dei 21 parametri. All'incontro, si apprende, prenderanno parte anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro. Possibile, insomma, che vengano rivisti i criteri e che, dunque, venga rivista anche la classificazione di alcune regioni.
Bruno Vespa lapidato per le frasi su Benito Mussolini: "Criminale, fascista, vergognati"
Ormai non devi più dire cose estreme, provocatorie, controcorrente per essere giudicato un fascista. No, basta pronunciare cose ovvie, abbastanza risapute, frasi di buon senso. È così che funziona la Dittatura del Pensiero Unico: nega la veridicità di fatti conosciuti e modifica il passato in nome del politicamente corretto. Ne sa qualcosa, suo malgrado, Bruno Vespa, ieri ospite della trasmissione Agorà su RaiTre, dove ha presentato il suo ultimo libro, Perché l'Italia amò Mussolini (Mondadori). In un passaggio del programma il celebre giornalista ha osato dire: «Nel libro racconto gli anni del consenso: Mussolini ha avuto un consenso enorme, all'estero e anche in Italia, per le sue opere sociali. Ha creato i contratti nazionali, l'Inps, la settimana di 40 ore». Apriti cielo! Per queste affermazioni gli sono piovuti addosso sui social insulti e accuse di revisionismo e collaborazionismo tipo: «Vespa sta provando a riabilitare la figura di Mussolini», «Vespa è uno dei responsabili della grande opera di rimozione dei crimini fascisti», «È un nostalgico che fa apologia del fascismo». Naturalmente non è stato bersagliato solo lui, ma anche Agorà e la sua conduttrice, Luisella Costamagna, "rea" di non aver contestato l'affermazione di Vespa e di aver consentito che venisse rilanciata sui social; e più in generale tutta la Rai, "colpevole" di aver permesso questa "marchetta" al libro "fascistissimo".
Tutti questi odiatori meriterebbero di essere snobbati o di ricevere una pernacchia. Ma noi ci sforzeremo di replicare nel merito. Costoro mettono in discussione il fatto che Mussolini godesse di un consenso enorme, all'estero e in Italia. Spiace deluderli, ma era proprio così. E a dirlo è un certo Renzo De Felice, che tutto era fuorché uno storico fascista: i dementi del web si leggano Mussolini il Duce: gli anni del consenso (1929-1936), sempre che siano in grado di farlo, per comprendere come il regime riuscì a costruire il consenso interno anche attraverso azioni di politica economico-sociale. E, se proprio non gli basta, si guardino il recente M - Biografia non autorizzata di Benito Mussolini (Uno Editori) di Marco Pizzuti per ricordare come, prima della guerra di Etiopia del 1935-36, Mussolini godesse di una grande stima negli Usa, in Gran Bretagna e Francia, al punto che la stampa estera si sbilanciava definendo l'Italia fascista un paese modello. Vespa dice anche che Mussolini creò i contratti nazionali, l'Inps e la settimana di 40 ore. Le iene del web e i siti smaschera-bufale obiettano che non furono conquiste del regime fascista.
Recovery Fund e migranti, Giorgia Meloni aveva ragione. Orban svela la verità sul ricatto Ue
La partita sul Recovery Fund e quella sull’immigrazione si intrecciano. Ieri è stato confermato anche dal primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, che all’agenzia di Stampa “Mti” ha spiegato: “Il governo ungherese, in linea con la posizione segnalata al vertice europeo di luglio, ha posto il veto sul bilancio, facendo uso di un diritto garantitogli dai trattati comunitari”. Al centro, il nodo dello “stato di diritto”, clausola per l’accesso al programma Recovery.
Secondo Orban sono considerati rispettosi del principio “quei Paesi che ammettono migranti”. E dunque risuonano le parole che la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni aveva pronunciato qualche settimana fa alla Camera, accusando l’Unione Europea di “utilizzare i soldi del Recovery Fund per piegare nazioni che vogliono difendere le loro radici, la loro identità, i loro confini”. E avvertiva, rivolta all’Assemblea: “Non fate finta di stupirvi quando alla fine porranno il veto”. Una prospettiva che, dunque, si è pienamente verificata. E complica tutto il quadro di integrazione Ue e soprattutto di reazione alle criticità attuali, tra cui senz’altro la gestione dei flussi migratori.
Veto sul Recovery Fund: così Boldrini & Co hanno perso un’altra occasione per stare zitti
Il veto di Ungheria e Polonia al bilancio Ue, che ha bloccato anche il Recovery Fund, ha offerto l’occasione alla sinistra italiana per dare l’ennesima prova di ipocrisia e incapacità di andare al cuore dei problemi. Tutta la questione per loro, infatti, si risolve nel consueto teatrino di attacchi a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, “rei” di essere “amici di Orban“. Ma la faccenda, in realtà, a leggerla con attenzione, è seria. È serissima. E, specie da parte di forze che – loro malgrado – si ritrovano al governo del Paese, meriterebbe un approccio un tantino più responsabile della solita propaganda insulsa guidata dalla solita Laura Boldrini.
Il problema del potere di veto
Lo stop imposto da Ungheria e Polonia, infatti, oltre alle ripercussioni pratiche sui tempi del Recovery Fund, pone (almeno) due grandi questioni rispetto ai meccanismi stessi dell’Ue e del tanto atteso Fondo. La prima riguarda il potere di veto dei singoli Paesi, che oggi arriva dalle latitudini di Visegrad, ma che domani – come già diversi osservatori notano – potrebbe facilmente arrivare dal profondo Nord rigorista. Vale a dire da Paesi come Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia che fin dall’inizio non è che abbiano visto proprio di buon occhio il Recovery.
Usa, tutti i sospetti di Donald Trump portano al software elettorale degli amici dei Clinton
Mettiamola così: o Donald Trump è un pazzo che si ostina a tenere sotto scacco la più grande potenza mondiale oppure c’è del vero in quel che dice. Nel qual caso, bisogna smetterla con gli anatemi e andare a vedere. Che il presidente Usa (è tale almeno fino al 20 gennaio) sia inviso all’informazione americana e mondiale non è un mistero. Che questo sia sufficiente a negargli il diritto di ricorrere contro eventuali brogli, è roba degna della Corea di Ciccio Kim e non certo della patria di Abramo Lincoln o di Franklin D. Roseevelt. Tanto più che a guidare Trump in questa battaglia è un legale del calibro di Rudy Giuliani, l’inventore – da sindaco di New York – della formula “tolleranza zero“. Uno, cioè, che non mette a repentaglio la propria reputazione in cambio di un onorario, per quanto lauto possa essere.
Rudy Giuliani: «Abbiamo le prove»
Nel mirino dell’italo-americano è finita la Dominion Voting Systems. È un’azienda canadese produttrice di software utilizzati per il conteggio elettorale. Li hanno adottati ben 28 Stati, tra i quali alcuni decisivi per l’esito delle elezioni. Secondo Giuliani e Trump, il software avrebbe cancellato o dirottato 2,7 milioni di voti a favore di Joe Biden. Bugie? Si vedrà. Giuliani sostiene di avere le prove ma di non poterle ancora mostrare.
"I Clinton sono i più corrotti...". Sganciata la bomba su Hillary
È in uscita il libro di memorie di Linda Tripp, ex funzionaria della Casa Bianca, che rivelò agli inquirenti della relazione extra coniugale tra Bill Clinton e Monica Lewinsky. Nel libro la Tripp descrive i Clinton come una coppia di "deplorevoli corrotti", invischiati in affari loschi
L’8 dicembre uscirà A basket of Deplorables. What i saw inside the Clinton White House. Il libro è stato scritto da Linda Tripp, la funzionaria della Casa Bianca che registrò le conversazioni con Monica Lewinsky, che portarono all’impeachment di Bill Clinton.
Come riporta il Daily Mail, nel suo libro di memorie la Tripp, che è scomparsa ad aprile 2020, racconta il vero volto dei Clinton, durante la sua permanenza alla Casa Bianca. Il quadro che emerge dalle parole dell'ex funzionaria è quello di due persone corrotte, capaci di atti “deplorevoli” per screditare e rovinare gli avversari.
La donna, che ha scritto le sue memorie con l’aiuto di un legale, sostiene senza mezzi termini che Bill Clinton dovrebbe essere inserito nel registro dei predatori sessuali, a causa della sua dipendenza dal sesso. “Il presidente era un predatore, che dovrebbe essere registrato come molestatore sessuale”, scrive la Tripp, confermando le indiscrezioni che sono emerse dall’amicizia di Clinton con il pedofilo Jeffrey Epstein. Nei libri sul magnate scomparso viene fatto più volte il nome dell’ex inquilino della Casa Bianca e di come fosse dipendente dalle belle donne e dal sesso.
Monica Lewinsky era quindi una delle tante donne che “andavano e venivano” dallo Studio Ovale, racconta la Tripp. Ogni volta che una delle amanti del presidente minacciava di esporsi pubblicamente, ecco che si attivava quella che la Tripp chiama “la macchina dei Clinton", pronta ad infangare qualsiasi persona si mettesse tra loro e la presidenza. La mente organizzatrice era Hillary: “Dobbiamo distruggerla”, era solita affermare la First Lady. La macchina del fango ideata da Hillary per proteggere il marito (e se stessa) dai continui scandali, consisteva nell’attaccare la persona a livello mediatico, screditandola pubblicamente. “I Clinton sono tra i politici più corrotti sulla scena internazionale”, afferma Linda Tripp nel libro. Tripp ha dipinto i coniugi dem come “deplorevole feccia”, invischiati in operazioni poco chiare e pronti a tutto pur di nascondere i loro “sordidi segreti”.
"L'immunità può durare anni": l'ultima scoperta sul coronavirus
Secondo uno studio le cellule immunitarie sarebbero in grado di persistere nell'organismo dei pazienti guariti dal Covid-19 per un periodo molto lungo
Anni, se non decenni: l'immunità al coronavirus potrebbe durare un tempo sufficientemente lungo da far tirare un sospiro di sollievo agli esperti in vista della somministrazione del vaccino.
La notizia arriva da un approfondito studio, ancora in attesa di revisione, intitolato Immunological memory to SARS-CoV-2 assessed for greater than six months after infection. Secondo la ricerca, otto mesi dopo l'infezione, la maggior parte delle persone guarite dal virus conserva una quantità tale di cellule immunitarie da prevenire il ritorno della malattia.
La durata dell'immunità
Un simile tasso di declino a breve termine starebbe a significare che le cellule immunitarie sarebbero in grado di persistere nell'organismo dei pazienti per un periodo molto lungo. Come detto, il paper, pubblicato online, è in attesa di peer review. Tuttavia, sottolinea il New York Times, resta lo studio più completo sulla memoria immunitaria al coronavirus mai realizzato fino a oggi.
Anche l’ex pm Ingroia tra i complottisti: “Origine oscura del Covid, potrebbe entrarci la mafia”
“Se fosse vero che questa pandemia Covid non è stata casuale ma è stata determinata, penso proprio che sia possibile che le mafie italiane e quindi la ‘Ndrangheta abbiano avuto un ruolo”. Lo ha dichiarato l’ex pm Antonino Ingroia intervistato da Klaus Davi per il web talk “KlausCondicio”.
“I capi della mafia italiana – ha aggiunto – siedono al tavolo mondiale delle mafie internazionali, quindi di quella cinese, per cui, sia pure in modo indiretto, non si può escludere che la ‘Ndrangheta abbia avuto un ruolo all’origine del virus, seppure indiretto“. Ingroia sul Covid si inserisce, dunque, in un fronte assolutamente trasversale. Ultimo in ordine di tempo, dopo il conduttore di Radio Maria.
“I capi mafia siedono con la mafia cinese”
Per Ingroia “i capi della mafia italiana siedono al tavolo mondiale delle mafie internazionali, quindi di quella cinese, per cui, sia pure in modo indiretto, non si può escludere che la ‘Ndrangheta abbia avuto un ruolo all’origine di questo virus, seppure indiretto”. Frasi che, inevitabilmente, hanno sollevato un polverone.
“Imporre il lockdown aiuta le mafie e non è detto che sia un aiuto involontario. Magari un domani scopriremo che non è stato un atto involontario per chi lo impone. Dal lockdown mafia e ‘Ndrangheta traggono oggettivi benefici prestando soldi, rilevando aziende in difficoltà. Per loro è un aiuto perché li rende protagonisti dal punto di vista finanziario”.
Rampelli: “Gli autonomi vanno tutelati come i dipendenti: i loro rimborsi siano all’80% come la Cig”
Eliminare le “discriminazioni odiose” tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. E garantire ugualmente entrambe le categorie di fronte alla crisi economica innescata dall’emergenza Covid. A chiederlo è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ricordando che “i primi, se non sono dipendenti pubblici, rischiano il licenziamento, ma i secondi rischiano la fame. Perché a questo porta la chiusura delle attività”. I rimborsi degli autonomi, è dunque la richiesta, siano paragonati alla Cig.
“Basta discriminazioni tra autonomi e dipendenti”
“Non ci possono essere – ha avvertito Rampelli – stipendi giustamente garantiti all’80% con la cassa integrazione da un lato ed elemosine una tantum, bonus, prestiti, crediti d’imposta immaginifici e burocrazia dall’altro”. “Oltretutto – ha proseguito l’esponente di FdI – pare evidente che oggi la categoria più debole, un vero ‘proletariato pandemico’, è rappresentata da imprese, attività produttive, professioni e su questa fragilità sociale deve concentrarsi lo Stato con i suoi interventi“.
Straniero col Covid fugge dall’ospedale e va a rubare al supermercato: 6 carabinieri rischiano il contagio
Roma, straniero col Covid fugge dall’ospedale
Succede tutto tra Roma e Aprila. E oggi, a rilanciare la notizia, è il sito di Latina Today. I fatti sono chiari quanto inquietanti: nonostante l’uomo, un 25enne di nazionalità romena, fosse positivo al Covid e ricoverato nell’ospedale Santo Spirito di Roma, l’uomo ha pensato bene di fuggire indisturbato dal nosocomio capitolino. Non contento di seminare panico e virus, lo straniero in fuga ha pensato bene di andare ad Aprilia a rubare nel locale supermercato di via Aldo Moro.
In fuga, va a rubare al supermercato di Aprilia
Stanato dai carabinieri, il giovane romeno ora dovrà rispondere del reato di furto aggravato e di violazione amministrativa delle misure anti Covid. Purtroppo, però, la notizia non esaurisce qui il suo carico di pericolosità e indignazione. Infatti, fermato dai militari per il furto, come la prassi prevede, le forze dell’ordine hanno immediatamente provveduto a portare l’uomo nella locale caserma per gli accertamenti di rito. Così, durante l’espletamengto delle formalità ordinarie, emerge che il 25enne si era allontanato arbitrariamente dall’ospedale, dove era ricoverato per Covid.
I carabinieri che lo fermano a rischio contagio
Morti per Covid, Conte peggio di Trump: superati i decessi degli Stati Uniti
Ha detto Nicola Zingaretti, segretario del Pd: “Senza questo governo non avremmo potuto fronteggiare la pandemia: Matteo Salvini l'avrebbe gestita come Trump o Bolsonaro e non si sarebbero avuti in Europa gli straordinari risultati ottenuti”. Ha aggiunto l'eminenza grigia del partito, Goffredo Bettini all'unisono il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando: “Giuseppe Conte è un gigante rispetto a Boris Johnson, Bolsonaro e Trump. Con tutti i nostri limiti e tutti i nostri difetti abbiamo affrontato e siamo usciti meglio da questa crisi di Paesi che avevano leadership ipertrofiche, tronfie e che hanno portato quei Paesi alla catastrofe”.
Ha sostenuto Francesco Boccia, Pd, ministro degli affari regionali: “la differenza tra il modello seguito da Salvini, che è quello di Trump, Bolsonaro, Johnson, e quello che abbiamo seguito noi, cioé sanità, sanità, sanità, e soprattutto prudenza che so che non va di moda a destra. Noi del Pd del centrosinistra abbiamo messo la tutela della salute e la protezione della vita come punto fermo ciò ha consentito che l'Italia sia uno dei paesi più sicuri al mondo”.
Ha chiosato Stefano Bonaccini, Pd, governatore dell'Emilia Romagna: “Credo che il populismo abbia preso qualche botta dal Coronavirus: prima la Gran Bretagna, poi Bolsonaro, e naturalmente anche Trump... Il populismo si nutre degli applausi quotidiani, che si prendono dicendo alle persone ciò che vogliono sentirsi dire. Per farlo si raccontano anche bugie, e i risultati di negare l'esistenza del pericolo Coronavirus sono sotto gli occhi di tutti”.
Il virologo Palù verso la presidenza dell’Aifa. E’ lui il candidato più accreditato
Il virologo Palù presidente dell’Aifa? Rumors di corridoio diffondono la notizia. La voce si fa sempre insistente prendendo corpo di minuto in minuto. Peccato però che, almeno al momento, il diretto interessato rispedisca le indiscrezioni al mittente, smorzando gli entusiasmi. E alimentando un vero e proprio giallo sul caso montato nelle ultime ore…
Palù presidente dell’Aifa?
Dunque, stando anche a quanto apprende l’Adnkronos, il virologo Giorgio Palù potrebbe essere il prossimo presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco. A quanto riferisce l’agenzia stampa nella sua rinomata sezione “Salute” in queste ore, da fonti qualificate il nome del professore emerito dell’Università di Padova sarebbe, anche se non ancora ufficializzato, quello che le Regioni proporranno in Conferenza Stato-Regioni al ministro della Salute, Roberto Speranza. Palù andrebbe dunque a ricoprire la carica finora in capo a Domenico Mantoan, dimessosi dopo la nomina a Direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas). Ma, come anticipato, sull’avvicendamento e la nuova investitura in via di assegnazione, il virologo Palù frena.
Donald Trump, il piano per chiudere il mandato: bombe sui siti nucleari in Iran e offensiva contro la Cina
Un'uscita a effetto. Questo il piano di Donald Trump, farsi ricordare dopo aver lasciato la Casa Bianca. Tre gli obiettivi fissati dal presidente degli Stati Uniti per chiudere il suo mandato: bombardare i siti nucleari dell’Iran, ridurre al minimo le truppe in Afghanistan e Iraq, lanciare una nuova offensiva commerciale contro la Cina. Perché spingersi a tanto? Come spiega La Stampa, Trump vorrebbe innanzitutto mantenere alcune delle promesse fatte in campagna elettorale; poi lasciare un segno in politica estera, dove non ha collezionato grandi successi; mettere in difficoltà il successore, Joe Biden, e soddisfare il partito e i suoi elettori per un'eventuale ricandidatura nel 2024.
Stando a quanto riportato dal New York Times, l'allarme bombardamento in Iran sembrerebbe rientrato. Qualche giorno fa, però, il capo della Casa Bianca ha chiesto ai collaboratori le opzioni per bombardare i siti nucleari iraniani. Questo perché Teheran ha aumentato le scorte di uranio arricchito a basso livello. Una delle conseguenze dell'uscita degli Usa dall'intesa sul nucleare. Ecco allora che il tycoon ha chiesto se è possibile rispondere bombardando alcuni dei loro siti, tra cui Natanz, ma il vice Mike Pence, il segretario di Stato Mike Pompeo, quello alla Difesa ad interim Miller e il capo degli Stati Maggiori Milley lo hanno convinto a rinunciare, perché l’attacco avrebbe scatenato una guerra.
Come riportato dalla Stampa, c'è poi il piano per ritirare alcune truppe, riducendo da 4.500 a 2.500 gli uomini in Afghanistan, e da 3.500 a 2.500 quelli in Iraq. Proposta che sarebbe già stata bocciata dal leader repubblicano al Senato McConnell: "Tutte le guerre devono finire, ma c'è una differenza se finiscono come vogliamo noi, o contro i nostri interessi". E infine ci sarebbe l'ennesima offensiva contro la Cina che, dopo l'accordo commerciale con i giganti del Sud-est asiatico (Rcep), è tutt'altro che isolata.
Coronavirus, bollettino 17 novembre: 731 morti, record tragico dal 3 aprile. Su contagi e intensive, arriva il picco
Il bollettino di martedì 17 novembre rilasciato dal ministero della Salute è in forte controtendenza rispetto a quelli degli scorsi giorni. In particolare è il numero dei morti a suscitare forti preoccupazioni: sono stati 731 nelle ultime 24 ore (record dal 3 aprile), a fronte dei poco più di 500 registrati ieri. Un aumento di oltre 200 unità che è davvero pesante, mentre i contagi sono tornati a schizzare oltre quota 30mila: sono 32.191 a fronte di 15.434 guariti, con quest’ultimi che però erano prevalentemente asintomatici già in isolamento domiciliare. Il vero pericolo è rappresentato dalla pressione sugli ospedali che non accenna a rallentare: la situazione epidemiologica è ancora molto grave, sono tornati a salire in maniera importante anche i ricoveri giornalieri in terapia intensiva (+120, a fronte di +538 in reparti Covid). In particolare la situazione più critica continua ad essere registrata dalla Lombardia, che alla luce dei dati attuali non ha alcuna speranza di lasciare la zona rossa tanto presto, come si era auspicato nelle ultime ore: il bollettino è infatti stato una mazzata per tutti, ma gli esperti avevano avvisato che la crescita non si era arrestata, era soltanto diventata meno lenta e il picco deve ancora arrivare. Forse lo farà la settimana prossima, poi ci si augura che la situazione inizi gradualmente a migliorare. Intanto la Lombardia ha fatto registrare 8.448 nuovi positivi, seguita da Veneto (3.124 e 100 morti, dai 22 di ieri) e Campania (3.019).
Matteo Salvini contro Bonafede: "Sporcizia e cibo avariato, in che condizioni vive la Polizia penitenziaria a Brescia"
"Sporcizia e cibo avariato". Matteo Salvini rilancia con forza la terribile denuncia degli agenti della polizia penitenziaria della Casa circondariale di Brescia, che con foto e video hanno testimoniato in quali condizioni sono costretti a vivere e lavorare ogni giorno. Si va dai vassoi della mensa sporchi, unti e impolverati, al percolato e ai liquidi nauseabondi che colano sulle posate di carta con cui gli agenti mangiano a pranzo e a cena. Per finire con la muffa nello stufato di lenticchie. Roba da Terzo mondo, una umiliazione perenne per i servitori dello Stato, già alle prese con condizioni di stress lavorativo e sicurezza sanitaria e personale ben oltre i limiti della decenza.
"Scandalose immagini dalla Casa Circondariale di Brescia - tuona il leader della Lega ed ex ministro degli Interni -, dove le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria sono costretti a lavorare in condizioni disumane. Da Nord a Sud, troppi istituti di pena sono in condizioni indecenti: oltre a preoccuparsi di mandare a casa i carcerati, il Guardasigilli troverà il tempo per aiutare gli agenti?". Il messaggio per il grillino Alfonso Bonafede è giunto a destinazione, in attesa di una eventuale (non scontata) risposta.
"Migranti? Sapevano dei rischi...". Ora gli agenti accusano il Viminale
Le rivelazioni del Giornale.it scatenano la bufera. Il dipartimento di Ps si difende. Ma già in passato segnalati disagi
Le fotografie pubblicate ieri in esclusiva dal Giornale.it, e il racconto dell'infinito servizio di 20 ore col distanziamento sociale andato a farsi benedire, hanno provocato la netta presa di posizione dei vertici della Pubblica sicurezza.
Ve ne abbiamo dato conto ieri (leggi qui). Ma sebbene il dipartimento ritenga che "tutte le procedure sono state rispettate", non è la prima volta che i servizi di scorta per i migranti fanno storcere il naso agli agenti. Tanto che da tempo i sindacati denunciano, inascoltati, le falle dei protocolli sanitari sugli aerei di trasferimento degli immigrati.
Breve riassunto. Giovedì scorso alcuni operatori partono da Fiumicino per raggiungere Catania dove farsi carico di 81 migranti da trasferire dalle navi quarantena ad alcuni centri per i rimpatri del Nord Italia. I primi 40 li portano a Milano, poi tornano indietro, ne imbarcano altri 41 e li scortano a Torino. Infine approdano a Roma. Di problemi ne emergono non pochi. Innanzitutto il mancato distanziamento sociale a bordo del velivolo: le immagini mostrano gli agenti (circa 90) a braccetto con gli stranieri (in 40), tutti appiccicati seppur con guanti e mascherina. Poi quel servizio lungo quasi 20 ore, con gli operatori salpati la prima volta alle 10 di mattina e rientrati a casa alle 4.30 di notte. Infine la querelle sui pasti: nonostante il dipartimento assicuri di averli forniti "sul volo di linea su entrambe le tratte", fonti del Giornale.it parlano di un pranzo consumato in pista, di ticket inutilizzabili e della cena recapitata in piena notte in aeroporto a Torino con i sacchetti "lasciati su un carrello bagagli".
Covid, stipendi dopo lo choc sanitario: tre scenari. Più colpite le professioni mediamente specializzate
Quale sarà l’impatto sugli stipendi dopo lo choc del Covid? Quali sono gli asset fondamentali sui quali si determinano i salari. E che impatto avranno in futuro? Come verranno remunerate competenze e funzioni? Domande difficili. Alle quali ha cercato di dare una risposta Future of Rewards. L’indagine realizzata da Badenoch + Clark.
Stipendi post Covid, tre scenari possibili
L’indagine ha preso in esame fattori determinanti. Istruzione, capitale umano. Livelli professionali, aree funzionali. Settori e altre caratteristiche dei lavoratori e delle aziende. L’analisi ha permesso di delineare tre scenari. Ecco gli scenari. Nel primo scenario sono i livelli professionali più alti a trarne beneficio. Nel secondo scenario, invece, i salari per i livelli professionali subiscono in media delle variazioni negative. Ma prossime allo zero.
Eccesso di offerta di laureati nel settore farmaceutico
Il terzo scenario ci dà i risultati delle previsioni dovute all’espansione di domanda. Per i singoli settori. I settori più digitalizzati avranno delle variazioni negative, prossime allo zero. Le imprese sono costrette ad assumere personale meno qualificato. E a formarlo internamente. Il settore farmaceutico, invece, si trova in una situazione di eccesso di offerta di laureati. E si registra una previsione negativa prossima allo zero.
Ho vinto le elezioni. Donald Trump non si arrende
Emeno male che molti giornali italiani scrivevano che Trump si era arreso alla sconfitta. Il presidente uscente (?) degli Stati Uniti d'America non sembra volersi arrendere al verdetto uscito dalle urne e continua a parlare di brogli e schede truccate.
Basta leggere il suo ultimo tweet per rendersi conto del tenore delle sue dichiarazioni: "Le elezioni le ho vinte io", dice Donald sui social. Chissà, magari si riferisce alle elezioni di quattro anni fa...
"Papa Wojtyla santo troppo presto": la clamorosa accusa del New York Times
«Dopo più di un decennio di dubbi» la reputazione di Papa Wojtyla «è caduta sotto la sua nuvola più oscura, dopo che lo stesso Vaticano, che si è precipitato a canonizzarlo, ha pubblicato questa settimana uno straordinario rapporto che ha posto ai piedi del Santo la colpa per l’avanzamento di carriera del cardinale Theodore E. McCarrick», l’ex potentissimo porporato americano che Papa Francesco nel 2019 ha ridotto allo stato laicale per abusi sessuali su minorenni. Lo scrive il New York Times, spiegando che l’indagine, «commissionata da Papa Francesco, che ha canonizzato Giovanni Paolo nel 2014, ha rivelato come Giovanni Paolo II abbia scelto di non credere alle accuse di lunga data di abusi sessuali contro McCarrick, inclusa la pedofilia, che gli hanno permesso di scalare la scala gerarchica».
I risultati, scrive il Nyt, «hanno dettagliato decenni di offuscamento burocratico e mancanza di responsabilità da parte di una schiera di prelati di alto livello», fornendo, «dicono i critici», la «prova bruciante che la chiesa si è mossa con una velocità spericolata per canonizzare Giovanni Paolo e ora è intrappolata nelle sue stesse macerie».
Trump svela: ecco chi è il proprietario di Dominion, l’ex-ammiraglio legato a Biden
Un ex-ammiraglio in pensione che fa parte del team di transizione per Biden e che è presidente e membro del consiglio di amministrazione di “Smartmatic”, ideatore del software “Dominion” utilizzato in molti Stati americani per il conteggio dei voti e contestato dai legali di Donald Trump.
È l’ultimo colpo di scena nella lotta a coltello fra Trump e Biden per i risultati elettorali nella corsa alla Casa Bianca.
È Donald Trump, che non sembra per nulla intenzionato a fare passi indietro e a lasciar campo libero a Biden a tirare fuori, su Twitter, l’ultima stranezza di una campagna elettorale che ha tuttora molti punti oscuri.
Trump che continua a martellare senza sosta con la sua strategia di contestazione dei risultati elettorali, definendo quelle del 3 novembre le “elezioni più fraudolente della storia“, tira fuori su Twitter una questione che gli ha segnalato un suo fan.
Dopo una serie di tweet con cui il presidente Usa torna a denunciare i presunti brogli elettorali, Trump rilancia il tweet di un suo fan.
Il sostenitore di Trump scrive che tale “Peter Neffenger, ammiraglio in pensione, è presidente ed è membro del consiglio di amministrazione di “Smartmatic”, ideatore del software Dominion“. Cioè il software utilizzato in molti Stati per il conteggio dei voti. È fortemente contestato dai legali di Trump.
Neffenger, si legge ancora nel tweet rilanciato da Trump, “fa parte del team di transizione di Biden“.
Questa manovra è una patacca, soldi buttati in un anno così
Con circa un mese di ritardo sul termine ultimo di legge e con circa un mese per farla esaminare da commissioni e aula dei due rami del Parlamento ieri è stata approvata in consiglio dei ministri la manovra economica del governo di Giuseppe Conte.
Come era immaginabile gran parte della legge di Bilancio è impegnata dall’emergenza Covid, con un miliardo in più da mettere sul Fondo sanitario nazionale, sulla carta anche qualche aumento di stipendio per medici e infermieri (lo dico con il dubbio perché i sindacati sostengono sia una presa in giro e annunciano per questo uno sciopero generale), altri 5,3 miliardi di euro sulla cassa integrazione Covid, 70 milioni di euro (pochino) per i tamponi, 400 milioni di euro per l'acquisto di dosi dei vaccini che dovrebbero proteggerci dal coronavirus (pochissimo: ai prezzi attuali valgono solo per un italiano su cinque), e un fondo assai criptico di 4 miliardi di euro «a sostegno dei settori particolarmente colpiti dalla crisi Covid».
Gli articoli sono 250 e dentro ci sono mille rivoli di una manovra che complessivamente dovrebbe valere (lo dice il governo) 38 miliardi di euro. Quasi la metà di questa somma (15 miliardi) è impegnata per garantire le antiche promesse di questo governo impegnando 7 miliardi di euro per la riduzione del cuneo fiscale e altri 8 miliardi per quella che chiamano «riforma fiscale». Questi ultimi sono truffaldini perché come accade con l’assegno unico familiare che è qui compreso in realtà semplificano, unendole, agevolazioni che già esistevano e che quindi andrebbero sottratte da una cifra che è in gran parte pura propaganda. È un modo di procedere sicuramente disonesto, ma soprattutto stupido, perché le famiglie non mangiano slogan governativi e alla fine quando si rendono conto di non avere in tasca un euro in più, giustamente si infuriano.
L’amarezza di fondo è vedere un governo per l’ennesima volta non all’altezza della drammaticità dei tempi, che offre piccole e grandi cose come un venditore di tappeti senza alcun rispetto di quel che stanno vivendo in questi mesi milioni di cittadini. Personalmente trovo incredibile che si facciano regali fiscali come quello sul cuneo nella speranza di averne vantaggi politici in un anno in cui la maggiore parte dei lavoratori tremerà per la perdita del posto di lavoro, mentre artigiani, commercianti, piccole imprese, partite Iva di ogni natura rischiano dopo i rigori dei lockdown e la perdita del proprio mercato di riferimento di non restare in piedi e dovere chiudere i battenti.
Stalking e lesioni: ex consigliere di Stato Bellomo assolto
Per l'ex giudice del Consiglio di Stato, la Procura aveva chiesto una pena di tre anni e 4 mesi
Francesco Bellomo, ex consigliere di Stato, e' stato assolto nel processo in cui era imputato per lesioni e stalking ai danni di una ragazza che partecipo' alla scuola di formazione 'Diritto e Scienza' di cui il magistrato e' coordinatore del comitato scientifico. La sentenza e' stata emessa lunedì 16 novembre, con il rito abbreviato, dal gup di Piacenza. Per l'ex giudice del Consiglio di Stato, la Procura aveva chiesto una pena di tre anni e 4 mesi. Assoluzione anche per il coimputato, Davide Nalin, ex pm di Rovigo. L'accusa per lui aveva chiesto una pena di un anno e 4 mesi.
Il documentario complottista che sta sconvolgendo la Francia
Dalle mascherine al lockdown, passando per l'idrossiclorochina e per il Grande Reset: cosa c'è nel documentario complottista francese, che abbiamo visto per voi
La pandemia c'è, e su questo quasi nessuno ha dubbi. Per quanto esistano pure frange di cospirazionisti o di negazionisti. Le abbiamo anche in Italia, ma in Francia il complottismo sta facendo più notizia che altrove. Il perché risiede in un documentario intitolato "Hold Up", che si è fatto conoscere anche grazie alle condivisioni social di qualche icona. Tra gli sponsor, per così dire, c'è Sophie Marceau, l'attrice de Il Tempo delle Mele. La fase degli amori adolescenziali sul grande schermo è ormai alle spalle: la Marceu ha postato su Instagram il manifesto del cortometraggio, che in lingua francese è visibile su YouTube.
Un gesto - questo dell'ex Vic Berreton - che può equivalere ad un sostegno alle tesi contenute in quelle due ore e trentotto minuti. Pare che il prodotto piaccia pure a Marion Cotillard ed a Juliette Binocche. Star che dubitano dell'esitenza del virus? Non proprio. Il nuovo coronavirus per gli autori del documentario c'è - si deduce subito -. Il problema da porre per loro, semmai, è tutto il contorno.
Buona parte della stampa internazionale ha comunque fatto caso alle attenzioni riservate dalle attrici: non è un fatto consueto. In "Hold Up", fra i vari punti sollevati, c'è pure la presunta eccessività delle misure disposte per prevenire il contagio da parte dei vari esecutivi. Il lockdown, per farla breve, non servirebbe poi a molto. Pealtro quello del lockdown sarebbe stato - viene ventilato durante la progessione dell'opera - il periodo in cui il Sars-Cov2 è circolato in maniera più tangibile Oltralpe. Ma il taglio dell'opera riesce anche ad essere più marcato di così. Intanto tra i vari soggetti intervistati c'è Michael Levitt. Si tratta di un premio Nobel per la Chimica, non di un passante (ce ne sono). E questo potrebbe suggerire al pubblico che il tutto presenti tratti di verosimiglianza.
Vaccino Moderna efficace al 94,5%. E il titolo vola in borsa
Moderna, il nuovo vaccino americano contro il coronavirus, è efficace al 94,5%. "Questi sono risultati eccitanti", ha detto il dottor Anthony Fauci, il principale medico di malattie infettive della nazione alla CNN. "Meglio di così non si può”. "È stato uno dei momenti più belli della mia vita e della mia carriera. È assolutamente incredibile poter sviluppare questo vaccino e vedere la capacità di prevenire le malattie sintomatiche con un'efficacia così elevata", ha affermato il dottor Tal Zaks, l’ufficiale medico capo di Moderna. Nello studio di Moderna, a 15.000 partecipanti è stato somministrato un placebo, ossia un'iniezione di soluzione salina che non ha alcun effetto. Nel corso di diversi mesi, 90 di loro hanno sviluppato Covid-19, 11 con forme gravi della malattia. Ad altri 15.000 partecipanti è stato somministrato il vaccino e solo cinque di loro hanno sviluppato Covid-19, e quei cinque senza gravi sintomi. L'azienda afferma anche che il suo vaccino non ha avuto effetti collaterali gravi. Una piccola percentuale di coloro che l'hanno ricevuto ha manifestato sintomi come dolori muscolari e mal di testa. Secondo Fauci, le vaccinazioni potrebbero iniziare già nella seconda metà di dicembre. I primi a riceverlo saranno i gruppi ad alto rischio, ossia operatori sanitari, anziani e persone con condizioni mediche di base, mentre per il resto della popolazione sarà disponibile in primavera. "Penso che tutti gli altri inizieranno a vaccinarsi verso la fine di aprile", ha detto Fauci. "E andrà avanti a maggio, giugno, luglio. Ci vorranno un paio di mesi per farlo."
I vaccini di Pfizer e Moderna hanno risultati simili perché usano la stessa tecnica per attivare il sistema immunitario del corpo. I vaccini forniscono RNA messaggero, o mRNA, che è una ricetta genetica per creare le punte che si trovano sopra al coronavirus. Una volta iniettato, il sistema immunitario del corpo produce anticorpi contro queste punte. Secondo un articolo della CNN, il vaccino di Moderna ha due vantaggi pratici rispetto a quello Pfizer. Il primo è che Pfizer va tenuto nel congelatore a meno 75 gradi, mentre Moderna a meno 20 gradi. Il secondo, è che Moderna può essere conservato per 30 giorni in frigorifero, mentre Pfizer ne può durare solo cinque.
Giorgia Meloni e FdI contro il governo: "Basta carneficina". Tasse per imprese e Partite Iva, la vergogna fiscale in piazza
"Basta carneficina". Fratelli d'Italia scende in piazza in tutta Italia per difendere imprese e partite Iva, "ingiustamente dimenticate dal governo". A Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli, Crotone, Cagliari, Sassari e altre città i meloniani sono stati protagonisti di flash mob per far sentire la voce di tutti coloro "che oggi si troveranno a versare Iva e contributi Inps e Inail nonostante il calo del fatturato". "Il governo - sottolinea una nota di Fdi - insiste nella carneficina di imprese e partite Iva in difficoltà continuando a ragionare per codici Ateco e lasciando letteralmente sole categorie dimenticate e senza nessun supporto che oggi sono costrette a pagare le tasse nonostante la difficoltà di arginare la crisi. Oggi nessuno che ha avuto delle perdite si sarebbe dovuto trovare nella situazione di versare un euro. Non possiamo permettere che attività siano costrette all'alternativa tra il pagare e il chiudere definitivamente".
Il Decreto Ristori varato e subito corretto da Palazzo Chigi non solo è "insufficiente", ma secondo Giorgia Meloni "dà una pugnalata a chi lavora e cerca di resistere, beffandolo". FdI rilancia la proposta dell'unificazione degli anni fiscali 2019-2020 e lo spostamento di ogni scadenza e con la possibilità di compensare gli utili del 2019 con le perdite del 2020. "Una misura - si sottolinea - da applicare non per codici Ateco ma sulla base dell'effettivo calo di fatturato".