Bassetti, Italia zona rossa a Pasqua? «Una scelta ipocrita: il governo non sarà in grado di farla rispettare». Il direttore delle Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, intervenuto a Un giorno da pecora su Radio uno, torna a tuonare contro il lockdown a corrente alternata dichiarato dal governo. Soprattutto in considerazione del fatto che, aggiunge a stretto giro l’infettivologo, sarà impossibile pretendere il rispetto dei divieti da 65 milioni di cittadini. Regole e divieti che, aggiunge l’esperto, il governo non potrà essere in grado di far ottemperare a tutti, fino in fondo…
Bassetti, Italia zona rossa a Pasqua? «Una scelta ipocrita»
«La scelta di fare zona rossa a Pasqua è ipocrita – tuona Bassetti ai microfono della radio che lo ospita –. È impossibile far rispettare una zona rossa per 65 milioni di persone. Bisognava andare a fare le festività pasquali coi colori che le Regioni avevano in quel momento». Una affermazione che il virologo, ancora una voplta critico con le decisioni dell’esecutivo, spiega dicendo: «Sono molto critico sulla decisione di fare questa enorme zona rossa. Sono decisioni di una totale e completa ipocrisia. Questo perché alla fine non le rispetterà nessuno. Il Governo e lo Stato non saranno in grado di farle rispettare. Aveva più senso, nelle vacanze Pasquali, andare per colori. Questo provvedimento unico, per tre giorni – e mi dovrebbero spiegare a che cosa serva – lo rispetto da buon cittadino. Ma non lo comprendo. Chi lo ha deciso, se ne assume le responsabilità».
Covid, Veneto, Marche e Trento passano in arancione. Rosso per 9 Regioni: ecco quali sono
Da martedì, ovvero superato lo scoglio di Pasqua in cui tutta Italia sarà rossa, le Regioni Marche e Veneto e la Provincia autonoma di Trento passano in area arancione per le restrizioni anti Covid. Nessun alleggerimento, invece, per le altre nove regioni attualmente in zona rossa, ovvero Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Campania, Calabria. La decisione è stata assunta dal ministero della Salute, sulla base dell’andamento dei dati epidemiologici.
I rosso o arancione: la mappa del rischio delle Regioni
Nel dettaglio, l’Istituto superiore di Sanità, nella bozza del report sulla settimana 22-28 marzo, ha chiarito che «complessivamente il rischio epidemico si mantiene a livelli elevati». Le Regioni che hanno un livello di rischio alto sono 6: Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia, Toscana e Veneto. Le Regioni e le province autonome a rischio moderato sono, invece, 13. Di queste, però, 7 sono «ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane». Si tratta di Abruzzo, Molise, Piemonte, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta, alle quali si aggiungono le sette in “bilico” che sono Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, la provincia autonoma di Trento, Sardegna. Hanno, invece, una classificazione di rischio basso la Basilicata e la provincia autonoma di Bolzano.
Covid, “verità scientifica" o "verità politica"? Media e social 'allineati'
C’erano medici che già a marzo 2020 curavano precocemente il Covid con i farmaci esistenti. Ma media e social negano allineati con le posizioni ufficiali
Questo è l’ultimo interrogativo sollevato dal “Diario ragionato della Pandemia” della giornalista Serena Romano di cui abbiamo già parlato su affaritaliani.it: perché questo racconto, che si snoda come un thriller, dimostra che sia in Italia che nel resto del mondo c’erano medici che già a marzo 2020 curavano precocemente il Covid-19 con i farmaci esistenti. Ma questa “realtà delle cure” – ampiamente documentata nel “Diario” scaricabile gratis su www.libroserenaromano.it) - stenta ad emergere: perché la maggioranza dei media e dei social sono allineati con le posizioni ufficiali che la negano.
Facebook, infatti, ha di recente censurato proprio un post di Serena Romano che riportava l’articolo di France-Soir in cui si sollevava l’inquietante tema di fondo: perché si è affrontato il Covid senza curarlo?
Federica Pellegrini stacca il pass per Tokyo: sono le sue quinte Olimpiadi. «Piango per l’emozione»
A 32 anni e dopo un anno molto difficile, Federica Pellegrini ha staccato il suo quinto pass olimpico: la nuotatrice, infatti, ha vinto il titolo italiano nei 200 stile libero agli Assoluti di Riccione, conquistandosi anche la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo. «Piango per l’emozione», ha commentato la “Divina”, che ha segnato un tempo di 1’56”69.
«Non sono stati mesi semplici»
«Non sono stati mesi semplici, nuotare questo tempo non è stato così facile. C’era tanto lavoro da fare. C’era il dubbio, tanta rabbia per quel decimo di ieri. Ma alla fine oggi questo pass è arrivato ed è ancora meglio perché era la mia gara», ha spiegato la Pellegrini ai microfoni di Rai Sport. «Sono contenta anche del tempo, di tutto. Siamo in linea con tutti gli altri campionati italiani fatti negli anni scorsi. Si respira meglio», ha quindi concluso la campionessa azzurra, che in vasca ha alzato la mano mostrando un bel cinque come il numero delle olimpiadi alle quali si è qualificata.
Il Fisco contro la web star: «Sei un evasore»
Youtuber 23enne di Firenze non avrebbe dichiarato un milione. Lui: ho sempre pagato
Firenze, 30 maggio 2019 - Professione influencer. Carisma e autorevolezza per influenzare i comportamenti del pubblico, spingere verso determinati acquisti e aree di interesse decine di migliaia di follower: seguaci che seguono sui social un blog o la pagina personale dello youtuber. Che fa più o meno lauti guadagni. Uno è St3pny, nickname scelto da Stefano Lepri, 23 anni, di Firenze, dove ancora risulta residente «con un seguito da star su Youtube: 3,7 milioni di follower, un milione di visualizzazioni al giorno, al secondo posto in Italia per numero di seguaci dietro solo a Chiara Ferragni, la moglie di Fedez», spiegano gli esperti. ST3PNY ha spopolato con i suoi video, dove si fa riprendere mentre si gioca ai videogame, dove parla dei suoi viaggi, delle sue esperienze, della sua vita. Un ‘professionista del web’ secondo la Guardia di Finanza, che è andata a spulciare i conti dello youtuber. Verificati gli introiti, cospicui, i bonifici derivanti da questa attività sui portali internet (un’attività «continuativa» grazie all’enorme seguito) il nucleo di polizia economico-finanziaria ha contestato al popolare youtuber due ‘voci’: mancata dichiarazione (tra il 2013 e il 2018) di ricavi per 600mila euro e omesso versamento dell’Iva per altri 400mila. In totale: un milione sul quale calcolare le tasse.
«Si tratta del primo accertamento di questo tipo – spiega il tenente colonnello Benedetto Labianca – . Il ragazzo è una persona perbene, questa figura professionale non è disciplinata e ha sfruttato la circostanza. Però ha percepito compensi, sapeva di percepirli, doveva dichiararli». Secondo quanto ricostruito dai militari, St3pny stipulava contratti con agenzie pubblicitarie per la pubblicazione di banner sui propri video, utilizzando la cosiddetta cessione del diritto d’autore. «In questo caso – spiega Labianca – non si è tenuti al versamento dell’Iva. In realtà, però lo youtuber svolgeva attività continuativa professionale, che non è compatibile con i contratti che venivano da lui stipulati». L’accertamento della Gdf – spiega l’ufficiale – «presenta un altro elemento di novità: abbiamo chiesto all’Agenzia delle Entrate di attribuire a St3pny una partita Iva, specifica per la categoria, equiparabile a quella di medici, avvocati, dentisti, altri professionisti che hanno un reddito da lavoro autonomo». L’Agenzia delle Entrate invierà al giovane (presunto) evasore un ‘avviso di accertamento’ comunicandogli quanto dovrà pagare in base alla cifra contestata da dalle fiamme gialle.
L’influencer ha poi rilasciato dichiarazioni a un’agenzia in cui sostiene: «Ho sempre pagato le tasse in buona fede, altrimenti sarei alle Cayman in Ferrari». E aggiunge: «Dopo vari incontri con la Finanza in cui ho cercato di raccontare il mio lavoro, a loro in parte sconosciuto, è emerso, ma è una loro interpretazione, che il modo in cui ho pagato le tasse sarebbe da rivedere. Se ci sarà da rimediare a un pagamento sarà fatto in modo sereno, con la speranza che il mestiere di youtuber venga regolamentato presto. Ora ci sono io sui titoloni, ma tantissimi youtuber stanno facendo incontri con la Finanza. Io torno a fare quello che mi piace e che mi riesce bene: fare video».
Ora accusano di fascismo pure i "maiali"
La celebrazione dell'impresa di Alessandria scatena i perbenisti: "Combattevano per il fascismo". Ma una impresa militare resta un'impresa militare
Ieri mi sono imbattuto in un pezzo su Domani. Non è un gioco di parole, solo che il quotidiano diretto da Stefano Feltri si intitola proprio così.
Su Domani, dicevo, è apparso un articolo che ripercorre una polemica assurda scoppiata in questi giorni. La riassumo: la Marina Militare da qualche tempo sta pubblicando sul suo sito il racconto di alcune imprese militari (non tante) e avvenimenti importati che riguardano il corpo nel recente passato. A titolo di esempio possiamo citare l'elogio dei fanti di Marina che difesero la città di Venezia durante la prima Guerra Mondiale, oppure l'attacco alla Baia di Suda nel '41, la battaglia di Capo Matapan, l'evento "memorabile" della Beffa di Buccari e - ovviamente - l'impresa di Alessandria. Bene. Proprio il racconto entusiasta di questa azione militare ha fatto storcere il naso ai soliti perbenisti, scandalizzati dalla celebrazione delle "azioni militari della dittatura fascista".
Per chi non lo sapesse, la notte tra il 18 e il 19 dicembre del 1941 sei incursori italiani riuscirono a colpire parte della flotta britannica nel Mediterraneo (qui tutti i dettagli). La storia è di quelle che mio babbo mi raccontava prima di andare a scuola, e in effetti è un po' strano, ma si tratta davvero uno degli eventi più leggendari delle forze armate nostrane. L'operazione fu condotta in parte sul sommergibile Scirè, comandato dal tenente di vascello Junio Valerio Borghese, in parte invece si compì a cavallo dei Siluri a Lenta Corsa, più noti come "Maiali". I sei incursori, a coppie, navigarono sotto il pelo dell'acqua (al netto di uno, che ebbe un malfunzionamento) e piazzarono ordigni sotto le navi avversarie riuscendo ad affondarne due e danneggiarne altrettante. Tutti catturati, i sei marinai ricevettero non solo il plauso di molti (Churchill: "Sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse"), ma tra anni dopo ottennero pure la medaglia d'oro.
In Toscana è bufera sui vaccini. E ora il caso finisce in procura
Marco Curcio, consigliere comunale della Lega di Prato, ha fatto un esposto per far luce sulle 80mila dosi di vaccino "fantasma" al personale sanitario
La campagna vaccinale in Toscana è nel caos. Dopo il caso di Andrea Scanzi e il servizio di Piazzapulita sulle vaccinazioni al personale del settore giudiziario, compresi i praticanti che per la maggior parte non raggiungono i 30 anni di età, e il ritardo sulle vaccinazioni agli over 80, potrebbe aggiungersi un'altra grana per l'amministrazione di Eugenio Giani.
Il consigliere comunale di Prato in quota Lega, Marco Curcio, ha presentato un esposto presso la procura della Repubblica di Prato per fare luce sulle vaccinazioni al personale sanitario della regione, dopo la diffusione dei dati della campagna vaccinale.
La questione dei "vaccini fantasma" per quanto riguarda il personale socio-sanitario è stata aperta da qualche giorno alla luce dei numeri che non corrisponderebbero. Come spiega Marco Curcio, infatti, dati Istat alla mano sono poco più di 70mila gli impiegati inquadrati come personale socio-sanitario. Eppure nei dati delle vaccinazioni risultano somministrate più di 230mila dosi a soggetti appartenenti a queste categorie. "Serve fare luce su una questione che riguarda oltre 80mila dosi di vaccino che non si sa perché sono andati ad alcuni cittadini e non invece a persone veramente fragili, come ad esempio agli over-80 per i quali la Toscana arranca nelle ultime posizioni in Italia", ha detto il leghista. Per il consigliere di Prato, i numeri in eccesso potrebbero riferirsi al personale amministrativo, "quindi non a contatto con i pazienti". Se così fosse, "si tratterebbe di assumersi la responsabilità di questa scelta che non ha messo i più fragili davanti a tutti".
Caregiver? Non poteva vaccinarsi. Un asterisco ora incastra Scanzi
Il piano vaccinale è chiaro: i caregiver vaccinati solo se assistono i disabili. Non basta avere genitori "vulnerabili" per ottenere la dose
L’asterisco, piccolo piccolo, si trova nelle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti Covid-19.
Si tratta del documento con cui il Ministero della Salute ha aggiornato le priorità sulle categorie da vaccinare: dopo sanitari, Rsa e 80enni, spazio alle “elevate fragilità” e ai 70enni. Cosa c’entra tutto questo con Andrea Scanzi? Semplice: quell’asterisco alle Tabelle 3 e 4 demolisce definitivamente - se ancora ce n’era bisogno - la favola del giornalista caregiver dei genitori vulnerabili. Anche fosse davvero la persona che assiste diligentemente gli avi, infatti, Scanzi non avrebbe comunque diritto ad una dose perché non convive con babbo e mamma.
Andiamo con ordine. Come noto il 20 marzo l’opinionista del Fatto annuncia urbi et orbi sulla sua pagina Facebook si essersi fatto iniettare AstraZeneca al Centro Affari di Arezzo. Beato lui. La gente si chiede: come diavolo ha fatto un 47enne cronista a trovare una dose? Sul momento lui la spiega così: a fine giornata, quando c’è il rischio di cestinare il vaccino, “si contattano quelle persone che hanno dato la loro disponibilità a essere vaccinati, laddove però facenti parti di determinate categorie”, nel suo caso “il caregiver familiare in quanto figlio unico di genitori facenti parte della categoria dei fragili”.