Non solo Laura Boldrini. A quanto pare la tendenza a trattare i collaboratori parlamentari come colf, portaborse e assistenti personali non riguarda solo l’ex presidente della Camera, ma è radicata in tutto il Parlamento. Ne ha parlato Josè De Falco, presidente dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari, in un’intervista al Tempo: “Alcuni rapporti di lavoro finiscono per comprendere anche la risposta ad esigenze personali. Questo è sbagliatissimo, perché lede alla dignità delle istituzioni oltre che a quella del professionista”. La polemica è scoppiata quando un’ex collaboratrice della Boldrini ha raccontato cosa era costretta a fare per la deputata, come prenotare il parrucchiere oppure ritirare i vestiti dal sarto.
Stando alla testimonianza di De Falco, quello dell’assistente della Boldrini non è un caso isolato. “Abbiamo avuto dei casi di collaboratrici cui è stato chiesto di dedicarsi al baby-sitting, poi c’è un caso di un collaboratore incaricato anche del cambio d’abiti in albergo del ‘suo’ parlamentare. In altri casi era stato proposto lo stesso schema contrattuale delle colf”, ha spiegato il presidente dell’Aicp.
La procedura per l’inquadramento economico del collaboratore, inoltre, funziona male. Come spiega il Tempo, infatti, ogni parlamentare ha diritto a un riconoscimento economico per lo svolgimento dell'incarico: si tratta di 3690 euro alla Camera e di 4180 euro al Senato, ogni mese. Solo la metà va rendicontata, l'altra no. Questi soldi andrebbero spesi per impegni relativi allo svolgimento della propria funzione. Tra questi anche l’assunzione di un collaboratore. Solo che la formalizzazione del rapporto di lavoro e il successivo pagamento sono questioni che riguardano soltanto il parlamentare e il collaboratore. Ed è qui che succede di tutto. “Quelli più esperti, quando vanno a negoziare, possono ottenere dei contratti dettagliati, con delle mansioni precise. Ma quelli meno esperti, a volte, pur di non ‘uscire dal giro’ accettano di tutto”, ha spiegato De Falco.
La superlobby buonista che ci riempie di migranti
I pm di Ragusa indagano sui finanziamenti alla Mare Jonio di Casarini. Il ruolo di banchieri e preti
I talebani dell’accoglienza di casa nostra volevano creare una super lobby con la potente associazione degli armatori danesi per fare pressioni sulla Commissione europea a favore delle Ong del mare.
Non solo: giornalisti, banche politicamente corrette e prelati compiacenti davano una mano. Ed i responsabili di Mediterranea saving humans erano pronti a coinvolgere una "diocesi" per fare arrivare come “donazione” soldi da Copenaghen oggetto di un’inchiesta della procura di Ragusa. 125mila euro pagati all’ex disobbediente Luca Casarini e soci dall’armatore danese Maersk per avere trasferito, da una loro petroliera, sulla nave “umanitaria” Mare Jonio, 27 migranti poi fatti sbarcare in Italia. Per non parlare del ruolo di Banca Etica, non indagata, dove è arrivato il bonifico dei danesi, al corrente dei piani lobbystici dei talebani dell’accoglienza della Ong italiana.
La zona rossa inguaia Conte: sapeva tutto sei giorni prima
Secondo un verbale pubblicato da "Domani", partecipò a una riunione sull'emergenza Alzano già il 2 marzo
Il verbale non c'è, ma c'è qualcuno che prende appunti. E ora il resoconto di quell'incontro, pubblicato da Domani, mette in imbarazzo l'ex premier Giuseppe Conte.
Si scopre che il 2 marzo dell'anno scorso l'allora presidente del Consiglio partecipa a una drammatica riunione ristretta del Comitato tecnico scientifico in cui si parla della difficilissima situazione in provincia di Bergamo e in Val Seriana.
A quel meeting è presente il ministro della Salute Roberto Speranza e ci sono, fra gli altri, l'ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo e il direttore dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. Sono ore concitate, a pochi chilometri da Bergamo la situazione sta scappando di mano; ora, se è corretta la ricostruzione di quel meeting, sappiamo che in quell'occasione gli esperti spiegano al premier la gravità della situazione e di fatto gli suggeriscono di chiudere tutto. Insomma, gli suggeriscono la zona rossa. Unica risposta adeguata a quel disastro. Il punto è che di questa riunione non si è mai saputo nulla fino a oggi. Conte ha sempre sostenuto un'altra versione: solo il 5 marzo scopre che il Cts vuole istituire la zona rossa fra Alzano Lombardo e Nembro. E questo sulla base di un'altra riunione degli esperti che in effetti si tiene la sera del 3 marzo 2020.
Le ore, in quei momenti così bui, fanno la differenza. E si resta sconcertati all'idea che un verbale cosi importante come quello del 3 marzo sia stato inviato al premier solo 48 ore dopo. Un ritardo inaccettabile e dalle conseguenze catastrofiche, quando sarebbe bastato alzare il telefono, chiamare Palazzo Chigi e chiedere al capo del governo un intervento urgente per provare a fermare l'epidemia.
Indonesia, attentato kamikaze nella cattedrale cattolica. Meloni: vicini ai cristiani perseguitati
Due kamikaze si sono fatti esplodere fuori dalla cattedrale cattolica di Makassar, in Indonesia, durante la messa per la domenica delle Palme. Nell’attentato è morta una persona e sono almeno venti i feriti. I due attentatori sono arrivati a bordo di una moto e si sono fatti saltare fuori dal cancello principale.
Il Papa ha pregato per le vittime della violenza all’Angelus. “Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar”, ha detto al termine della messa della domenica delle Palme nella basilica vaticana.
In Indonesia, le chiese cristiane sono spesso obiettivo degli estremisti islamici. “Nel maggio 2018, – ricorda Vatican news – sull’isola di Giava tre attentati ad altrettante chiese cattoliche causarono 13 morti. Gli attacchi furono poi rivendicati dall’Isis”.
L'Italia non si ferma più: 0-2 alla Bulgaria e primato nel girone di qualificazione
Le reti di Belotti e Locatelli hanno permesso all'Italia di regolare la Bulgaria. Azzurri a punteggio pieno nel loro girone di qualificazione ai mondiali del 2022. Mercoledì 31 marzo l'ultimo impegno contro la Lituania
L'Italia di Roberto Mancini fatica a piegare l'ostica Bulgaria in un match molto tattico ed equilibrato ma alla fine si porta a casa un risultato preziosissimo in chiave qualificazione ai mondiali del 2022.
A decidere l'incontro in favore degli azzurri ci hanno pensato Andrea Belotti grazie ad un calcio di rigore, da lui stesso conquistato, realizzato alla fine del primo tempo e Manuel Locatelli a otto minuti dal 90' con un bel destro a giro.
L'Italia non è riuscita ad esprimersi sui suoi livelli abituali per merito di un avversario che si è difeso con ordine cercando di bloccare in maniera efficace il gioco degli azzurri apparsi poco brillanti. La nazionale di Mancini, però, ottiene una vittoria fondamentale, in trasferta, che proietta gli azzurri a quota 6 punti nel proprio girone di qualificazione ai mondiali. Nell'altro match del girone la Svizzera di Petkovic dopo aver battuto la Bulgaria nel match inaugurale si è ripetuta contro la Lituania regolata per 1-0 grazie alla rete dell'ex Inter Shaqiri.
Scandalo vaccini in Toscana: Francesco, “super fragile”, costretto a fare 430 km per la prima dose
Ha dovuto percorrere 430 chilometri tra andata e ritorno e prendere un traghetto, ma si ritiene comunque «un privilegiato» perché lui ce l’ha fatta: è riuscito a ottenere la prima dose di vaccino. Francesco è un 29enne toscano affetto da una malattia rara che gli impone cure immunodepressive. Per questo è rientrato nella categoria dei “super fragili” che hanno diritto al siero. Solo che per poterlo ottenere è dovuto arrivare da Prato, dove vive e lavora, all’Isola d’Elba, dopo essersi anche dovuto districare in un non semplicissimo sistema di prenotazione. «Pensate sia normale che una persona considerata fragile, nel pieno della pandemia, per poter fare il vaccino debba farsi due ore di auto e un’ora di traghetto?», ha scritto Francesco sui social, sottolineando che «è importante che chi ci sta amministrando (in modo criminale!) chieda scusa e faccia un passo indietro». Insomma, in Toscana anche i soggetti più fragili rischiano di rimanere tagliati fuori dai vaccini, come è stato per le persone più anziane.
Da Prato all’Isola d’Elba per il vaccino
Francesco, prima di mettersi in viaggio, sulla vicenda ha presentato un esposto ai carabinieri, di cui ha dato conto La Nazione. Poi, una volta a bordo del traghetto per l’Elba, ha postato sui social una foto con la prenotazione del vaccino, sottolineando, insieme alla soddisfazione per avercela fatta, anche lo sdegno per le difficoltà incontrate, a partire da quando ha scoperto che quel posto trovato in provincia di Livorno era in realtà al punto vaccinale di Portoferraio (Livorno), all’Isola d’Elba. «È una corsa al massacro. Non può essere questa – ha raccontato – la strategia pensata per vaccinare i super fragili. Persone malate con patologie gravi che si ritrovano a dover fare a cazzotti anche col sistema per avere una dose di vaccino. Un’assurda gara a chi arriva prima».
Brigitte Bardot contro la moschea di Strasburgo: «Un tumore. Costi quel che costi, mi opporrò»
Parla di «sottomissione» e «tumore metastatico». E avverte: «Mi oppongo, costi quel che costi, all’idea che la Francia diventi la prima cortigiana dell’islam». Brigitte Bardot interviene su Twitter sul via libera alla costruzione a Strasburgo della più grande moschea d’Europa, finanziata tanto con fondi pubblici, sbloccati dal consiglio comunale, quanto con fondi turchi. L’attrice, dunque, ribadisce con più forza che mai il suo no, già espresso più volte in passato, all’«islamizzazione della Francia».
«Rifiuto che la Francia diventi islamizzata»
«All’inizio degli anni Sessanta ho corso un grosso rischio rifiutando di sottomettermi alle minacce dell’Oas (un’organizzazione terroristica francese che si opponeva all’indipendenza dell’Algeria, ndr). Oggi, sessant’ anni dopo, con forza e con coraggio, rifiuto categoricamente l’idea che la Francia diventi “islamizzata”», ha scritto Brigitte Bardot nel suo messaggio affidato ai social, che fa riferimento allo sblocco di 2,5 milioni di soldi pubblici per la costruzione della moschea Eyyub Sultan nel quartiere della Meinau, dove c’è la più alta concentrazione di turchi di Strasburgo.
Immigrazione, la rete di banchieri e preti alle spalle delle Ong: indagine sulla superlobby
L’inchiesta sui finanziamenti alla Mare Jonio svela particolari inediti e inquietanti sulle attività della Ong. Pare, infatti, che il team di attivisti dell’imbarcazione – come riporta il Giornale - volesse creare una sorta di lobby con l’associazione degli armatori danesi per fare pressioni sulla Commissione europea a favore delle Ong del mare. I danesi sono gli stessi che il 30 novembre scorso avrebbero pagato alla Mare Jonio 125mila euro per il trasbordo di 27 migranti dalla petroliera sulla nave umanitaria lo scorso 11 settembre. Migranti poi fatti sbarcare in Italia. Della lobby avrebbero fatto parte anche giornalisti, banchieri e prelati.
A occuparsi dell’accordo con i danesi, stando ai pm di Ragusa, sarebbe stato il capomissione Beppe Caccia, un tempo assessore dei Verdi a Venezia. Sarebbe volato a Copenaghen non solo per chiedere soldi all’armatore danese Maersk, ma anche per “avviare un dialogo costruttivo con i rappresentanti dell’associazione danese degli armatori”. I danesi, dal canto loro, avrebbero “preannunciato il proprio sostegno politico e materiale”, come si legge nelle carte dell’inchiesta. E il progetto è proprio quello della lobby per fare pressioni sulla Commissione.
Caccia, poi, avrebbe informato di questo incontro il vicepresidente di Banca Etica, Nazareno Gabrielli, non indagato. Gabrielli, tra l'altro, aveva sostenuto l’acquisto di Mare Jonio tempo fa con 400mila euro di finanziamento. Nelle carte di Ragusa si legge che “Nazareno risponde a Caccia che si tratta di una cosa importante”. Quando ci si chiede in che modo far arrivare i soldi dei danesi in maniera legale in Italia, ecco che spuntano i prelati. Caccia, al telefono con l’attivista Luca Casarini, ipotizzava: “Per motivi fiscali si potrebbe fare una donazione a una diocesi della chiesa cattolica italiana”. Alcuni prelati pare abbiano appoggiato la proposta fin da subito, come dimostra una telefonata nella quale Casarini diceva: “Don Gianni De Robertis mi chiamava per dirmi che il progetto è ok ed è sicuro!”. Tuttavia, come spiega il Giornale, non è chiaro a quale progetto facesse riferimento De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes.
"Con gli anticorpi monoclonali 8 su 10 non finiscono in ospedale", Vaia indica come battere il Covid
Anche Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Istituo nazionale di Malattie infettive Spallazani di Roma ne è convinto. La cura migliore contro il Covid sono gli anticorpi monoclonali, autorizzati nel nostro Paese come terapia al coronavirus con molto ritardo. "Con gli anticorpi monoclonali 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per Covid - spiega Vaia - Gli anticorpi vanno utilizzati tra il terzo e il quinto giorno della malattia e vanno usati per chi rischia di diventare un paziente grave: ipertesi, obesi, chi ha patologie respiratorie. Queste persone andranno in ospedale e avranno un’infusione di un’ora. Poi andranno a casa, dobbiamo evitare che le persone vadano in ospedale".
Vaia è intervenuto oggi a Domenica In su RaiUno. "Ci aspettiamo l’85% di risoluzione: 8-9 persone su 10 non andranno mai in ospedale, questa è un’arma potente. Gli anticorpi monoclonali costano molto? Costano comunque meno di un passaggio in ospedale o in terapia intensiva. C’è anche un’altra sperimentazione che stiamo portando avanti, siamo in fase 1: anticorpi monoclonali che potrebbero essere somministrati in intramuscolo o per via sottocutanea", ha aggiunto.
La situazione attuale in Italia, invece, qual è? "Rispetto a due settimane fa chi di dovere deve fare uno sforzo maggiore, dobbiamo approvvigionarci con più dosi di vaccino e aprire lo sguardo oltre di noi. Ci sono in campo ancora delle guerre ideologiche e geopolitiche e industriali ma la scienza ha sempre il dubbio ed è lontana da interessi industriali".
Coronavirus, la mappa dei paesi che hanno combattuto la pandemia senza il lockdown: si può fare
A livello di nazioni, il record del mondo appartiene all’Argentina, che con i suoi 237 giorni di chiusura totale è di gran lunga il Paese che ha costretto in casa per più tempo i suoi abitanti. Senza risultati, verrebbe da dire vedendo la lista delle vittime. Sul locale invece il caso da studiare è quello della contea di Clark, in Nevada, che ha imposto la serrata a marzo dello scorso anno senza mai riaprire. Eppure questo inverno l'infezione è tornata, con due diverse ondate.
Matteo Salvini scatenato replica ad Enrico Letta: "Ha problemi se pensa a sardine e Ius Soli, noi preferiamo lavorare"
Scontro senza esclusione di colpi tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Il leader della Lega negli ultimi giorni è in contrasto con la linea voluta dal Governo guidato da Mario Draghi sul non concedere riaperture alle attività per il mese di aprile e lo ha detto chiaro e tondo, causando qualche scintilla anche con lo stesso Premier. Ora l’ex Ministro dell’Interno se l’è invece presa con Letta, nuovo segretario del Partito Democratico: “Letta? Uno che passa il tempo a incontrare le sardine, a lottizzare e a chiedere lo Ius Soli ha già i suoi problemi, noi preferiamo lavorare. P.s. Visto che oggi parlava al Pd di Firenze, se chiedesse a Giani di vaccinare finalmente anche gli anziani, farebbe - conclude il messaggio su Twitter - una cosa utile”.
Nel pomeriggio, durante l’incontro in videoconferenza con i segretari dei circoli fiorentini, Letta aveva polemizzato a distanza con Salvini per la continua richiesta di riaperture dopo le vacanze di Pasqua: “Vedo la Lega in difficoltà, gli atteggiamenti di Salvini sono quelli di chi non sa come prendere questa situazione”.
Ristori, "i soldi veri li danno altrove". Gianluigi Paragone smaschera il governo
"I soldi veri non arrivano, ma per Atlantia alzano l'offerta". Il tema delle riaperture si pone come problema economico ma i soldi veri non arrivano, perché i soldi veri li danno altrove denuncia il giornalista ed ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, ora alla guida del partito ItalExit, Gianluigi Paragone. In una diretta Facebook parla dell'incremento dell'offerta per Atlantia, la società che controlla Autostrade per l'Italia, da parte di Cassa e Depositi e Prestiti di 1,4 miliardi. "Io vorrei capire se questa offerta in più poi la pagheremo ancora noi con un aumento delle tariffe autostradali. Ma veramente Draghi non sa queste cose?" domanda Paragone?
Terrore a bordo, blocca le porte del convoglio e prende a sassate il capotreno: fermato un tunisino
Terrore a bordo, un giovane tunisino blocca le porte del convoglio e aggredisce il capotreno. A sassate… Per questo, dopo una breve fuga, gli uomini delle forze dell’ordine impegnati nella caccia all’uomo, hanno rintracciato e fermato lo straniero 21enne, risultato peraltro un pregiudicato. Lecco-Milano, una tratta spesso teatro di vicende che la cronaca segnala. E che durante uno degli ultimi tragitti ferroviari, ha messo a dura prova un povero capotreno, sollecitato a intervenire dati i comportamenti di alcuni viaggiatori a bordo del convoglio. Uno, in particolare, ha richiesto la sua presenza: quando un immigrato tunisino di 21 anni, ha volutamente bloccato le porte del treno, impedendone la ripartenza dopo la sosta in stazione.
Lecco, tunisino aggredisce il capotreno
Una provocazione che rischiava di far saltare la tabella di marcia del convoglio e per cui il capotreno ha richiamato il giovane straniero. Il quale, però, non ha accettato di buon grado il rimprovero. Anzi: animato da una rabbia francamente incomprensibile e decisamente sproporzionata, ha reagito insultando ripetutamente il dipendente di Trenord. Non solo, preda di una furia davvero inspiegabile, il cittadino tunisino è passato velocemente dagli insulti alle minacce. E dalle parole ai fatti. Secondo quanto riferito tra gli altri, dal sito di Lecco Today, lo straniero 21enne, divenuto sempre più aggressivo, ha inseguito il ferroviere lungo tutto il treno, continuando a minacciarlo e a vessarlo. Fino al punto di scagliare contro il malcapitato dipendente alcune pietre. Lanciate violentemente in direzione dell’uomo, fortunatamente senza riuscire a colpirlo.
Meghan Markle, è finita: un contratto milionario e 12 mesi di indagini, chi viene ricoperto d'oro per demolirla
Ora, Meghan Markle trema davvero. Già, perché dopo l'intervista-bomba concessa da lei e dal principe Harry a Oprah Winfrey, l'intervista delle accuse alla famiglia reale, è lei a finire nel mirino. Secondo quanto si apprende dal Sun, infatti un celebre giornalista investigativo si sarebbe scatenato a scavare nel suo passato. E non per hobby: Tom Bower, il giornalista e scrittore in questione, avrebbe infatti firmato "un contratto a sei cifre" per realizzare una biografia non autorizzata dell'ex attrice americana.
"Lui non tira pugni, ma è terribilmente accurato nelle sue ricerche e non lascerà niente di intentato", spiega una fonte al Sun riferendosi a Bower. E ancora: "Meghan teme un libro come questo". E non potrebbe essere altrimenti. Bower negli ultimi anni ha scritto le biografie di Boris Johnson, Tony Blair, Simon Cowell, Bernie Ecclestone e persino del principe Carlo, dal titolo Rebel Prince, una serie di libri esplosivi, in particolare quello su Carlo, in cui sono state svelate manie e capricci del figlio della Regina Elisabetta.
Insomma, Bower per certo andrà a fondo nella vita e nel passato di Meghan Markle. E chissà cosa scoprirà. "L’autore ha lavorato spesso insieme al protagonista del libro, interagendo e dialogando. Meghan però ha già detto che non vuole partecipare", aggiunge la fonte anonima al tabloid. E ancora: "Lui comunque parlerà con la sua famiglia, compreso il padre Thomas, e anche con gli ex assistenti". E tra questi ci saranno quelli che hanno recentemente accusato la Markle di bullismo. Per lavorare al progetto, Bower pare che si prenderà la bellezza di dodici mesi, un anno intero per scavare nel passato di Meghan con l'obiettivo di metterla ko.
Roma, violenza sul tram all’Esquilino: immigrato ruba e fa a botte con passeggeri e poliziotti
Nonostante il lockdown, continuano gli scippi sui mezzi pubblici di Roma. Non solo le metro e gli autobus, anche i tram sono “territori” per trovate le vittime. All’Esquilino un nuovo episodio. Il mezzo scelto è il tram 5. Durante il tragitto in zona, un passeggero viene avvertito_ «Ti stanno rubando il telefono». Neppure il tempo di rendersi conto di quel che sta accadendo e il rapinatore – un immigrato algerino – fugge dalla porta di uscita.
La rapina sul tram all’Esquilino e le botte
Il tutto accade in via Principe Eugenio. Il malvivente fa una mossa repentina per rubare il cellulare al passeggero seduto all’interno del tram. Glielo sfida dalla tasca del giubotto per poi svignarsela. La vittima e un altro passeggero tantano inutilmente di bloccarlo. Il ladro, infatti, si dimena e reagisce con violenza.
Vaccini, seccate le Primule di Arcuri: un decreto annulla il bando dell'ex commissario
E' stata messa una pietra tombale sulle «Primule» di Domenico Arcuri. Ora la notizia è ufficiale. Con una firma su un decreto sono stati spazzati via i padiglioni pensati per le vaccinazioni anti Covid-19, griffati Stefano Boeri e voluti dal Conte 2. Strutture che non solo non hanno mai visto la luce, ma che non hanno riscontrato neanche Finte resse da parte delle imprese per la partecipazione al relativo bando, definito «folle» dagli stessi addetti ai lavori.
E così il neo commissario per l'emergenza Coronavirus, Francesco Paolo Figliuolo, ha firmato il decreto n. 4 del 23 marzo 2021 con il quale «si ritiene necessario procedere all'annullamento della procedura di gara poiché, in ottemperanza agli obiettivi stabiliti nel nuovo Piano Vaccinale Anticovid del 13 marzo 2021, le strutture modulari previste nel Bando in oggetto non rispondono più in termini di aderenza ai requisiti necessari per garantire una risposta pronta agli scostamenti del rapporto esigenze di vaccinazione somministrazioni, oltre che rappresentare una onerosità elevata se rapportata ad altre modalità ora in atto col nuovo Piano Vaccinale». Un provvedimento a costo zero per gli italiani ma che, allo stesso tempo, ha fatto risparmiare loro almeno 8,5 milioni di euro qualora sarebbero state realizzate 21 Primule. Invece, hanno risparmiato circa 480 milioni di euro, qualora ne sarebbero state realizzate 1.200.
Perché anche la quantità di Primule da collocare nelle piazze ita liane non era ben definita nel bando. Uno schiaffo ad Arcuri, il provvedimento firmato dal suo successore, il generale Figliuolo, e che rimarca, qualora se ne fosse bisogno, l'ennesimo insuccesso dell'ex commissario per l'emergenza Covid-19. «La primula sarà il simbolo della campagna di vaccinazione e un simbolo di rinascita» aveva detto Arcuri. Una campagna di vaccinazione mai partita, una Primula rimasta solo un quadro fiabesco. Il bando del capannone griffato era stato pubblicato lo scorso 20 gennaio, con scadenza il 27 dello stesso mese. Cosa da far saltare in aria i migliori progettisti e le migliori aziende del settore.
Vaccini, il buonista Biden volta le spalle ai paesi poveri. E si tiene 70 milioni di dosi in più
Il buonista Joe Biden volta le spalle ai e si tiene in saccoccia 70 milioni di dosi di vaccini in più rispetto al fabbisogno degli Usa invece di darli a chi non se li può permettere.
Il New York Times ha preso la faccenda alla lontana. E si è interrogato su cosa farà Biden con le scorte rimaste sul groppone visto che in queste settimane ogni Paese sta cercando furiosamente di accaparrarsi quante più dosi possibili di vaccino anti Covid in una guerra tutti contro tutti senza esclusione di colpi.
Di qui la domanda sulle prossime mosse dell’amministrazione Biden: cosa fare del surplus di dosi che gli Usa avranno quando, a metà maggio, se non prima, le forniture di vaccini supereranno la domanda interna.
Il Nyt ricorda, a tale proposito, che il presidente Biden ha appena promesso di avere abbastanza dosi per tutti gli americani adulti entro la fine di maggio.
Ma, da allora a luglio, il governo americano si è assicurato contratti sufficienti a coprire 400 milioni di persone. Con una settantina di milioni in più di dosi rispetto all’intera popolazione americana.
Il principe Alberto di Monaco contro l'intervista ad Oprah di Harry e Meghan Markle: “Mi hanno infastidito, panni sporchi non in tv”
Colpaccio di Bbc World News che è riuscita a intervistare sia pure in un collegamento streaming a distanza il Principe Alberto II di Monaco - che quasi mai si fa intervistare - su quello che ovviamente per gli inglesi è il caso dell'anno: l'intervista-scandalo del Duca e della Duchessa di Sussex a Oprah Winfrey. Al Principe Alberto di Monaco non sono piaciuti il principe Harry e Meghan Markle, perché secondo il più classico dei proverbi i panni sporchi si dovrebbero lavare in famiglia.
“Mi hanno infastidito un po'”, ha detto Alberto nel collegamento, “posso capire da dove vengano i loro problemi, ma non credo proprio che quella trasmissione tv fosse il luogo appropriato per fare questo tipo di discussioni”. Alberto però è stato comprensivo sotto il profilo umano con Harry e Meghan, spiegando: “È molto difficile essere nei panni di qualcuno. E posso capire la pressione a cui erano sottoposti...”.
Sulla stampa britannica continuano ad essere pubblicati retroscena sul post intervista della coppia. Su The Independent è apparso un lungo e dettagliato articolo sulla rabbia che non sarebbe ancora sbollita al papà di Harry, il Principe Carlo, che solo dai principali collaboratori è stato trattenuto quasi a forza dal pubblicare un lungo comunicato di risposta piccata e contro accuse al figlio. Anche William - spinto dalla moglie Kate Middleton - era d'accordo con il padre, ma alla fine ha prevalso la Regina Elisabetta che ha bloccato la loro iniziativa preferendo quella stringata e comprensiva dichiarazione che poi è stata resa pubblica.
Paolo Crepet chiede le dimissioni di Speranza: “Va avanti come se avesse sconfitto il Covid”
Paolo Crepet, 69 anni, psichiatra e sociologo, ha parole durissime contro la gestione della pandemia. E ripete la richiesta di dimissioni del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Lo fa in una lunga intervista a La Verità, dove prevede che il peggio non sia passato. «Quando finirà la battaglia dei vaccini – dice Crepet – dove siamo i più lenti d’Europa, si concretizzerà l’angoscia per la situazione economica. Ora siamo in coma farmacologico. ci somministrano le elemosine, i sostegni, la cassa integrazione, sospendono i mutui. Ma tutto questo finirà. Non so se a settembre Unicredit sarà ancora compassionevole».
“Alla fine della pandemia rischiamo la guerra civile”
“Che cosa prevede?”, gli chiede Maurizio Caversan. La risposta dello psichiatra è apocalittica. «Dovremo fare i conti con 10 milioni di non dipendenti statali. Si rischierà la guerra civile tra i garantiti, gli insegnanti, gli impiegati dei ministeri e dei comuni, e tutti gli altri». Crepet osserva che la pandemia ha aumentato le patologie che c’erano già. «Depressione, diminuzione dell’autostima, ansia, stati di panico, insonnia, calo della libido». Effetto del lockdown. «Sono patologie derivate dall’enorme quantità di ore che passiamo davanti allo schermo per la didattica a distanza, lo smart working, le esigenze private. Ci sono ragazzi che trascorrono anche 10 ore davanti al pc».
Corruzione, 6 anni a Corrado Clini, ex-ministro del governo Monti, per i soldi all’Iraq
L’ex-ministro dell’Ambiente del governo Monti, Corrado Clini, già direttore generale del dicastero, è stato condannato a 6 anni di carcere – la Procura ne aveva chiesto 4 e mezzo – dai giudici del Tribunale di Roma con l’accusa di corruzione aggravata dalla circostanza della transnazionalità per una maxi-tangenti che avrebbe incassato da alcuni imprenditori ai quali erano stati destinati finanziamenti pubblici nell’ambito di alcuni progetti in Iraq.
Assieme a Clini, i giudici della Seconda sezione penale hanno condannato a sei anni anche l’imprenditore Augusto Calore Pretner.
La vicenda è relativa ad un finanziamento di 54 milioni di euro che, fra il 2010 e il 2011, il dicastero dell’Ambiente destinò alla realizzazione di un progetto denominato ‘New Eden‘ e successivamente ‘Nature Iraq‘ iniziativa gestita dalla società Ong Iraq Foundation e che prevedeva la riqualificazione del terreno iracheno.
Secondo quanto è emerso dall‘inchiesta romana, parte dei finanziamenti pubblici erogati a ‘Nature Iraq‘ sarebbero stati distratti e, in parte, illegittimamente, finiti a Clini.
Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi: "Arruolato dai magistrati contro di me? È già stato giudicato dagli elettori e dalla storia"
Una lunga e agguerrita intervista, quella concessa da Silvio Berlusconi al Giornale e firmata da Alessandro Sallusti. Si parla di giustizia, della magistratura, di quel "sistema che condiziona la politica italiana e contraddice i cardini dello stato di diritto", tuona il leader di Forza Italia. Il quale poi spinge Marta Cartabia: "Ora una riforma per il giusto processo", insomma cancellare, e subito, le follie M5s sulla prescrizione.
Il Cavaliere aggiunge: "Da anni denuncio le infiltrazioni ideologiche tra le toghe e l'opacità del sistema di potere che caratterizzano parte della magistratura". Già, un accanimento come quello contro Berlusconi, forse, non si è mai visto: "In 27 anni ho subito 86 processi per un totale di 3.672 udienze", ricorda. Cifre che parlano chiaro. Anzi chiarissimo. "Ora ci sono le condizioni per gettarci alle spalle alcuni dei veleni", chiosa con un chiaro riferimento alla Cartabia, Guardasigilli in cui Berlusconi ripone grandi aspettative.
Ma nell'intervista, uno dei passaggi più interessanti è quello riservato a Gianfranco Fini, l'ex delfino che si trasformò nel peggior nemico politico, poi scomparso dopo il "che fai, mi cacci?" e la fondazione di Futuro e Libertà, ingloriosa meteora politica. Sallusti, infatti, ricorda a Berlusconi come Luca Palamara abbia svelato che il "partito delle toghe" aveva arruolato in segreto proprio Fini per mettere in difficoltà il governo Berlusconi. Possibile che non se ne fosse accorto?
"Guardi, io sono una persona leale, e per natura credo nella buona fede e nella lealtà delle persone - premette nella risposta Berlusconi -. Per me anche in politica la parola data ha un grande valore, così come la coerenza con la propria storia e con le proprie idee. Forse è un approccio ingenuo, non da politico esperto, ma non intendo cambiarlo. Gianfranco Fini si considerava un professionista della politica - a differenza di me - e purtroppo ha dimostrato di esserlo. Su di lui non voglio aggiungere altro, è già stato giudicato dagli elettori e dalla storia", conclude tombale Berlusconi. Poche, ma pesantissime parole.
Il Pd affonda nello ius soli
Enrico Letta, persona colta e raffinata, come prima medicina per l'Italia malata ha elencato lo ius soli il diritto per qualsiasi neonato di essere automaticamente italiano e il diritto di voto a 16 anni per una leva elettorale di adolescenti da far votare Pd per grazia ricevuta.
L'idea non è nuova, ma incompleta: c'è il problemino della sharia, la legge penale che ogni persona di fede islamica riconosce come prevalente sulla legge del Paese in cui vive. Il Regno Unito ne sa qualcosa, con i tribunali islamici che applicano, nella patria della Common Law, la legge del taglione e della sottomissione alle donne. I Paesi islamici non hanno sottoscritto la dichiarazione sui diritti dell'Uomo ma se ne sono fatti una loro contro i principi delle Nazioni Unite. In Germania puoi, sì, diventare tedesco, ma devi sostenere un esame linguistico e di accettazione delle leggi che ti rende un assimilato tedesco, non un immigrato. Letta ha appena imposto al Pd le quote rosa trattando le donne come curiosità biologiche da tutelare, anziché persone uguali alle altre persone come negli altri partiti fra cui spicca la leadership di Giorgia Meloni che non risulta essere un maschio Alfa. Con tutta la stima e la simpatia, ma dopo il casino che il Pd ha regalato all'Italia imbastardendo il suo Dna con quello della Banda Pagliacci, davvero Enrico Letta non ha - se non proprio un sogno - almeno uno straccio di progetto per un Paese appestato dal virus, dalla retorica e dalla guerra per bande del suo partito?
Travaglio si scatena contro la Boldrini ma tace su Scanzi. Un lettore del “Fatto” lo smaschera
“Caro lettore, noi le notizie le pubblichiamo tutte…”, risponde questa mattina Marco Travaglio, nella rubrica delle lettere, a un lettore che lo accusa di prendersela troppo con la Boldrini e di essere diventati un giornale “di destra”. Beh, quasi tutte le notizie, Travaglio, visto che siamo ancora in attesa che sul “Fatto” esca una riga sulla vicenda del baby-vaccinato Andrea Scanzi, solo casualmente collega e amico del direttore. Una vicenda di cui hanno parlato tutti i giornali e le tv, e perfino il diretto interessato, sui propri social grondanti di ammiratori, ma che evidentemente non viene considerata di fonte autorevole dal re degli scoop giudiziari, in questo caso costretto a documentarsi dai colleghi sull’evoluzione delle inchieste in corso in Toscana. Ah già, il male assoluto è la Lombardia. Ma se la Boldrini – gli fa notare ironicamente un elettore – lo accusa di essere diventato di destra, qualche motivo ci sarà. Quella missiva, che voleva essere un assist per Travaglio, in realtà si rivela un boomerang: “Noi pubblichiamo tutte le notizie”. Tranne una.
Travaglio, Scanzi e il giornale “di destra”
“Ci voleva la Boldrini per farmi capire che Il Fatto fosse un giornale di destra e Selvaggia Lucarelli un’esperta mestatrice e manovratrice della macchina del fango. Adesso tutto mi è chiaro. Avete il torto di raccontare le cose come stanno ed è pertanto giusto che la Boldrini vi accusi. Ben vi sta!”, è la lettera ironica e compiacente, che sembra quasi scritta sotto dettatura, indirizzata a Travaglio, che anche oggi, nel suo editoriale, ci propone la solita solfa nostalgica su Conte e ironica sul governo dei migliori, quello ha scritto quello, quello ha leccato quell’altro, due palle.
Più interessante è invece il calcio di rigore a porta vuota infilato da Travaglio su assist del satiro lettore che cercava di attaccare la Boldrini fingendo di difenderla. “Caro Volpi, le notizie non hanno colore, almeno al Fatto. Per questo passiamo vorticosamente da giornale di destra a giornale di centro a giornale di sinistra a giornale grillino perché le pubblichiamo tutte”. Le notizie al “Fatto” non hanno colore ma qualche volta neanche i nomi di battesimo. Andrea, per esempio.
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