Arrivano da Cina e Medio Oriente le nuove pericolosissime vespe aliene
Non solo pollini, questa primavera i soggetti allergici dovranno fare attenzione anche ad un’altro pericolo: le vespe aliene che arrivano dall’Oriente. Questi insetti infatti sono potenzialmente pericolosi per moltissime persone. Si tratta di specie sconosciute di menotteri, fra cui troviamo la vespa velutina che arriva dalla Cina e quella orientalis, originaria del Medio Oriente: Questi esemplari stanno colonizzando l’Italia e minacciano non solo l’ecosistema, ma anche la salute di tantissime persone. Ad attirarle il clima sempre più tropicale del nostro Paese, che ora potrebbe causare un rischio altissimo.
La nuova minaccia è stata individuata e sottolineata nel corso del trentesimo Congresso della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC). Gli allergologi hanno rivelato come, con l’arrivo dall’Oriente di questi imenotteri aumenti non solo il rischio di essere punti, ma anche la sensibilità al veleno.
Ad oggi ogni anno 50 persone muoiono a causa di punture di vespe, api e calabroni. Un problema che, secondo gli specialisti, spesso viene sottovalutato. Secondo gli ultimi dati infatti dei 5 milioni di italiani che verranno punti da imenotteri con l’arrivo della primavera “400mila sono allergici e vanno incontro a reazioni che, in un caso su dieci, sono molto gravi e possono arrivare fino allo shock anafilattico”.
Siria. Raid Usa contro miliziani filo Iran: 22 morti. È il primo dell'era Biden
Gli Stati Uniti hanno compiuto un raid aereo, il primo da quando si è insediato il presidente Joe Biden, contro una struttura legata a una milizia filo iraniana in Siria, dopo tre attacchi missilistici contro le forze americane in Iraq. Il raid è avvenuto nella zona orientale, al confine con l'Iraq. Sarebbero rimasti uccisi 22 miliziani, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Si tratta della prima operazione militare dell'amministrazione Biden, a 37 giorni dal suo insediamento.
Gli attacchi sono stati compiuti nella notte nel distretto frontaliero siriano di Abukamal, nella regione di Dayr az-Zawr. In questa
zona, secondo analisti locali, l'Iran ha da anni stabilito tramite milizie irachene una roccaforte di controllo lungo il corridoio di terra che va dall'altopiano iranico al Mediterraneo passando per Siria e Libano.
Dopo il raid, la Cina ha chiesto il rispetto della sovranità della Siria e di evitare "nuove complicazioni" nel Paese mediorientale. Pechino, ha scandito il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, "chiede a tutte le parti interessate di rispettare la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria".
Il governo siriano ha condannato "con forza" "il vile attacco americano". In un comunicato del ministero degli Esteri di Damasco, si afferma che l'attacco statunitense, il primo è un "segnale negativo", "in contrasto con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite" e che "porterà a un inasprimento della tensione nella regione".
Bassetti: “Stiamo facendo poco per cercare le varianti. Prendiamo esempio dall’ Inghilterra”
Turbano i dati che arrivano dal bollettino di venerdì 26 febbraio. L’infettivologo Matteo Bassetti è preoccupato e batte la carica: non si fa abbastanza per stanare le varianti. “Le varianti dobbiamo cercarle di più. In Italia si sequenziano solo 1,4 campioni ogni mille casi di Covid: quasi 40 volte in meno che in Inghilterra“. Un dato allarmante. Non è la prima volta che il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova mette in allerta. Ma la ricerca sulle varianti attualmente è troppo blanda.
Varianti, Bassetti: “Potenziare la ricerca per individuarle”
Bassetti torna a segnalare la necessità di potenziare le attività di sequenziamento genico per individuare i mutanti di Sars-CoV-2 che circolano in Italia. Poi tporna a parlare della campagna vaccinale, punto dolente. “Per quanto riguarda una sola dose del vaccino di AstraZeneca, dalla Scozia arrivano dati meravigliosi: che ci dicono che il vaccino funziona in tutte le categorie e in classi di età, anche immunodepressi e fragili. Quindi è destinato a diventare un vaccino per tutte le età”, dice Bassetti. “Sul fare un’unica dose come stanno facendo gli inglesi, al momento non abbiamo dati sufficienti. In un mondo ideale preferirei farne due. Ma non esiste questo mondo perché mancano i vaccini. Perciò, piuttosto che lasciare una fetta della popolazione scoperta potrebbe avere un senso muoversi su un’unica dose. Meglio quindi una dose sola subito che zero”.
A Roma la par condicio degli sgomberi: tolto un immobile a CasaPound e uno al centro sociale rosso
Prosegue la politica della par condicio degli sgomberi a Roma. Ieri mattina, nella Capitale la Polizia di Stato ha eseguito due diverse operazioni di sgombero: una a Maccarese e l’altra in zona Primavalle.
CasaPound, blindati della Polizia a Maccarese
Nella prima, gli agenti hanno sequestrato uno stabile a Maccarese, in via Castel San Giorgio, ex presidio ASL Roma 3. Come si legge nella nota della Questura di Roma, «le indagini degli investigatori del Commissariato hanno permesso di accertare come lo stabile in argomento fosse occupato abusivamente dal 2008 dall’associazione culturale “Fons Perennis”, vicina a al movimento politico di estrema destra “Casapound”. La struttura veniva anche utilizzata per incontri tra i “leader nazionali” dello stesso movimento».
“Sequestrati pane, vino e un altarino”
«Sul posto i poliziotti hanno identificato solo il guardiano». Infatti all’interno non era presente nessun altro. Gli agenti hanno apposto i sigilli all’interno dello stabile. Inoltre, durante la perquisizione, Gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato materiale e simboli riconducibili al periodo e alla propaganda del nazismo e del fascismo. In un locale gli agenti hanno rinvenuto un altarino, con tanto di pane e vino, riportante i nomi di alcuni defunti, tra cui Erich Priebke ed Heinrich Himmler».
Vaccini a chi rischia davvero, prima gli anziani: basta sprecare dosi
Che ci sia qualcosa che non sta funzionando nel piano vaccinazioni italiano, è evidente: solo tre paesi in tutta Europa sono sotto la media di vaccinazioni giornaliera per 100 mila abitanti a ieri sera: sono la Repubblica Ceca, il Belgio e la Lituania. Tutti gli altri fanno meglio dell'Italia, e quindi proteggono di più la loro popolazione e salvano vite dei loro cittadini. Il taglio della produzione rispetto alle attese c'è stato per tutti, però gli altri procedono più rapidamente di noi. E nessuno ha buttato giù alla vigilia della campagna un piano di vaccinazioni muscolare come quello elaborato da Roberto Speranza e Domenico Arcuri non una vita fa, ma il 12 dicembre scorso.
Secondo loro alla fine del primo trimestre 2021, e quindi il prossimo 31 marzo l'Italia avrebbe dovuto erogare 28.269.000 dosi, con una media di 9.421.000 al mese. Siamo a due terzi di quel cammino, e le dosi erogate effettivamente sono state 4.051.360 mila, quelle distribuite un po' di più: 5.830.660 mila a ieri sera. In 57 giorni dunque la metà di quelle che erano previste in 30 giorni. Hanno tagliato sì la produzione e rallentato le consegne, ma non così tanto. Il fatto è che il governo precedente aveva buttato giù stime fantasmagoriche e del tutto irrealistiche, perché quello era il mondo fantastico di Rocco Casalino, Conte e Arcuri che dovevano rincitrullire gli italiani con una fandonia dietro l'altra.
Secondo loro dal primo gennaio al 31 marzo si sarebbero dovute somministrare 16.155.000 dosi di vaccino Astrazeneca. A due terzi del percorso ne sono state erogate 1.048.000 dosi. Erano numeri lunari, tanto più che quel vaccino è stato autorizzato solo a fine gennaio, e Arcuri & c quando hanno buttato giù il piano lo sapevano benissimo. E poi 8,7 milioni di dosi di Pfizer, 2 milioni di dosi di Curevac che manco è stato ancora autorizzato e 1,3 milioni di dosi Moderna. Fantasia pura.
Manovra per decine di navi e aerei: in Turchia scatta Mavi Vatan 2021
Le forze armate turche tornano a “invadere” Egeo e Mediterraneo orientale. In questi giorni, nelle acque della Turchia, si svolge infatti una delle più importanti esercitazioni militari: Mavi Vatan 2021. Secondo le informazioni diramate dal ministero della Difesa di Ankara, sono attualmente impiegati nelle manovre militari ben 87 mezzi navali, 27 aerei e 20 elicotteri, insieme alle forze anfibie che si eserciteranno in simulazioni di sbarco.
Un numero di unità impressionante: segno eloquente che la Turchia non vuole far passare il messaggio che la sostanziale calma degli ultimi mesi venga tacciata per una resa rispetto alle sue richieste avanzate questa estate, quando l’escalation con la Grecia ha rischiato di scatenare un pericolosissimo effetto domino per il Mediterraneo e la Nato. Al contrario, Ankara non solo è ben presente nell’area, ma ha tutto l’interesse a mostrare i muscoli facendo comprendere che la sua strategia navale non accetta alcun tipo di stop o marcia indietro.
L’esercitazione Mavi Vatan 2021 si svolge nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale e in parte nel Mar Nero. Mari di primo piano per la strategia turca, visto che è proprio lì che Ankara avanza le sue pretese.
Il nome delle manovre è eloquente: Mavi Vatan, la Patria Blu, è il nome della strategia marittima su cui si basa la rinascita della potenza navale turca e soprattutto su cui si fonda la svolta marittima della Turchia. La dottrina, ideata dall’ammiraglio Cem Gurdeniz, ha come primo obiettivo proprio quello di espandere l’area di liberta della marina turca anche al fine di sfruttare le acque dell’Egeo e del Mediterraneo orientale. Gli stessi settori marittimi dove in questi giorni manovreranno navi e aerei delle forze della Turchia.
Biden bombarda la Siria dopo appena un mese. Ma il guerrafondaio non era Trump?
Joe Biden ha ordinato un raid aereo in Siria contro siti utilizzati da miliziani sostenuti dall’Iran, vicino al confine con l’Iraq. Lo ha reso noto il Pentagono. E’ il primo attacco militare dell’era Biden, a 37 giorni dall’insediamento del nuovo presidente. “Questi raid sono in risposta ai recenti attacchi contro personale americano e della coalizione in Iraq”, ha fatto sapere il portavoce John Kirby.
Il tweet di Feltri: ma il guerrafondaio non era Trump?
In Italia l’iniziativa è passata quasi inosservata perché l’era Biden è talmente luminosa secondo i nostri media che anche qualche bomba qua e là diventa cosetta da nulla. Ma non è sfuggita a Vittorio Feltri che ha scritto su Twitter: “Simpatico Biden che bombarda la Siria ma dice che il guerrafondaio è Trump che non ha mai sparato un colpo”.
22 miliziani uccisi nell’operazione
Le operazioni, “su ordine del presidente”, hanno “distrutto diversi siti, in un posto di controllo al confine. Usati da vari gruppi militanti sostenuti dall’Iran, compresi Kaitaib Hezbollah e Kaitaib Sayyid al-Shuhada”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede nel Regno Unito legata agli attivisti delle opposizioni, almeno 22 miliziani sono stati uccisi nell’operazione.
M5s sempre più nel ridicolo: i parlamentari a caccia dei certificati medici per evitare l’espulsione
Sarà una domenica decisiva per il M5s e Giuseppe Conte. Beppe Grillo riunirà nella sua casa di Marina di Bibbona lo stato maggiore del Movimento 5 stelle. Al centro del vertice, il futuro del Movimento e l’ipotesi di un ruolo per Giuseppe Conte. Grillo è pronto a modificare di nuovo lo statuto del Movimento con l’obiettivo di ritagliare un ruolo ad hoc per l’ex inquilino di Palazzo Chigi. Tanti parlamentari grillini, in queste ore, stanno presentando il certificato. Per evitare l’esplusione. Triste fine del Movimento.
Di Maio: “Giuseppe Conte serve nel Movimento”
Luigi di Maio, ieri nell’intervista in diretta Facebook con Andrea Scanzi, ha di fatto anticipato la scelta. “Personalmente credo che l’ingresso di Giuseppe sarebbe un fatto importantissimo anche per la politica italiana, porterebbe il suo bagaglio di conoscenze, di capacità di mediazione e anche di personalità all’interno del movimento”. Di Maio ha sottolineto che in ogni modo dovrà essere l’ex presidente del Consiglio a “decidere, lui ha una sua idea di come portare avanti il suo prossimo futuro ed in base a quello facciamo delle scelte”. Io mi sento molto legato con lui per quello che abbiamo vissuto insieme in questi anni”, ha detto ancora il ministro degli Esteri affermando di essere “contento che affetto del movimento nei suoi confronti cresca sempre di più “. “Giuseppe è cresciuto insieme a noi e noi siamo cresciuti insieme a lui”, ha concluso.
Terrorismo, condannato a Bologna muratore tunisino 26enne che si autoaddestrava per la Jihad
Si addestrava per la jihad e, per questo motivo, un muratore tunisino ventiseienne, Babhoumi Mounir, arrestato a Parma un anno fa con l’accusa di “autoaddestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale“, è stato condannato a tre anni, sei mesi e 20 giorni dal gup del Tribunale di Bologna, Domenico Truppa.
La Procura aveva chiesto quattro anni di carcere per il giovane muratore residente a Busseto e fermato nel febbraio del 2020, al termine di un’indagine della Digos e della Polizia postale, coordinata dal pm bolognese Antonella Scandellari.
Attualmente Babhoumi Mounir si trova in carcere a Sassari. Nel suo smartphone erano stati trovati migliaia di file con indicazioni su come costruire esplosivi o altre armi, video di attentati, esecuzioni di ‘infedeli,’ predicatori che incitano alla jihad e testi inneggianti al martirio.
Secondo gli investigatori, inoltre, il muratore tunisino ventiseienne avrebbe avuto contatti con ambienti dell’Isis, attraverso i social network e internet.
Vaccini, pressing del premier Draghi: "Le aziende inadempienti non devono essere scusate"
"Le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate". Il premier Mario Draghi in videoconferenza con gli altri leader Ue ha dichiarato che per rallentare la corsa delle mutazioni occorre aumentare le vaccinazioni. "Andare più veloce", ha sollecitato. Richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro i vaccini, Draghi ha chiesto perché l'Europa non possa fare altrettanto, invitando anche a guardare ad altre produzioni fuori dell'Ue.
Draghi ha poi affermato che le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate. Richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro i vaccini, Draghi ha chiesto perché l'Europa non possa fare altrettanto, invitando anche a guardare ad altre produzioni fuori dell'Ue. "Serve un approccio comune sui test e ad un coordinamento per l'autorizzazione all'export" ha spiegato il presidente del Consiglio. In particolare, rispetto alla diapositiva sulle consegne delle dosi di vaccino del secondo e del terzo trimestre, mostrate dalla presidente Ursula Von der Leyen, ha affermato che non sono rassicuranti perché non danno certezze.
Disse no “al governo di macellai di Draghi”: il grillino Di Stefano nominato sottosegretario
Quanti tweet cancellati in fretta, quanti post contro i banchieri, il governo dei tecnici, le alternative a Conte, le alleanze con la Lega, i compromessi con il Colle finiti nel cestino dei computer dei parlamentari grillini in questi ultimi giorni. Soprattutto di quelli che ci tenevano particolarmente a non mollare la poltrona, come Manlio Di Stefano, riconfermato – non per meriti, anzi, di lui si ricordano memorabili gaffe – come sottosegretario agli Esteri, hanno provato a lavorare di bianchetto fino a un attimo prima della nomina.
Il web non dimentica gli ex nemici di Draghi
Ma il web non dimentica e soprattutto non perdona. Quel suo tweet contro il governo dei tecnici “che farà macelleria sociale” e quel suo no a Draghi “nonostante gli sforzi di Mattarella” resterà, nella storia politica dei grillini, a testimoniare il voltagabbanismo last minute del M5S. Come del resto l’atro sottosegretario grillino, Carlo Sibilia, che solo qualche mese fa chiedeva l’arresto del suo attuale premier Draghi.
Di Stefano esalta la coerenza del Movimento Cinque Stelle
“Oggi siamo una forza che mantiene gli stessi ideali di sempre ma ha saputo adattarli al senso di responsabilità di chi guida una potenza globale come l’Italia. Questo bagaglio di esperienza e capacità non può essere sacrificato all’altare delle turbolente dinamiche interne, è ora di imprimere lo scatto finale e completare il percorso con l’occasione che ci è giunta davanti, l’ingresso formale e al vertice del M5S di Giuseppe Conte, che più di tutti in questi ultimi due anni ha saputo incarnare questa visione”, ha scritto oggi, senza alcun imbarazzo, Manlio Di Stefano, ieri riconfermato sottosegretario agli Affari esteri in quota M5S, sulla sua pagina Facebook.
Gli “errori” di Prodi che hanno favorito la Germania nell’euro
L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha avuto un interessante confronto con il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa a L’Aria che tira. Il tema era l’euro e ci ha riportati, per qualche istante, a diversi anni fa, ai confronti serrati sul ruolo della moneta unica nei divari di competitività interni all’Unione Europea e sul suo futuro. La Russa ha rinfacciato a Prodi di aver negoziato un cambio troppo sfavorevole all’Italia con la valuta di riferimento dell’Europa, il marco, nel momento in cui da presidente del Consiglio contribuì a definire la fase intermedia dell’European currency union precedente l’entrata in vigore dell’euro. Mentre il Professore ha segnalato che a suo parere il principale impatto dell’euro sulla competitività dell’economia è stato legato al fronte interno, al mancato controllo sull’evoluzione dei prezzi dopo l’entrata in vigore della moneta unica l’1 gennaio 2002.
Nel dibattito Prodi ha avuto sicuramente una ragione, sul fronte del cambio. Ma ha aggiunto al discorso diverse inesattezze e, soprattutto, come ricordato da La Verità, numerose omissioni che hanno posto il dibattito da un punto di vista estremamente parziale.
Partiamo dal primo punto: il governo Prodi, nel 1996, negoziò con la Germania di Helmut Kohl un cambio di 990 lire per un marco che, al momento dell’ingresso dei primi dodici Paesi nell’area euro, comportò lo scambio di 1936,27 lire con un’unità della moneta unica. Carlo Azeglio Ciampi (ministro del Tesoro), Mario Draghi (direttore generale del Tesoro), Antonio Fazio e Pier Luigi Ciocca (Banca d’Italia) proposero questo compromesso poi formalizzato da Prodi e Kohl mediando tra la volontà tedesca di vedere un cambio 900-950 a uno e quella italiana di sfondare quota mille.
Il Financial Times riconobbe, ai tempi, a Ciampi una mediazione attenta e capace; ma quando Prodi afferma di aver fatto “salti di gioia” dopo l’accettazione del cambio di 990 a uno da parte di Kohl dimentica di essersi presentato alla trattativa con i tedeschi dopo aver compiuto una drastica manovra correttiva da 16mila miliardi di lire nel giugno precedente per correggere un cambio che era volato a 1250 a uno. Oro colato per l’export italiano, meno per i tedeschi che chiedevano un’Italia più equilibrata nei loro confronti per non crearsi un pericoloso concorrente.
Orban scrive a Meloni: «Siamo al vostro fianco, condividiamo valori e visione»
Non contano la vittoria o la sconfitta, che non sono mai né «definitive» né «fatali». Ma «se siamo pronti a continuare la lotta». Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha scritto una lettera a Giorgia Meloni, rinnovando a lei e a FdI il sostegno e la volontà di collaborazione di Fidesz – Alleanza Civica Ungherese, il partito di cui Orban è presidente.
«Una sola cosa conta: continuare la lotta»
«Onorevole Presidente – scrive Orban alla leader di FdI – vorrei cogliere l’occasione in questo periodo difficile per ribadire la nostra disponibilità a cooperare con Lei e il Suo partito. Dopo aver passato sedici anni all’opposizione, ho imparato che la vittoria non è mai definitiva e la sconfitta non è mai fatale». Per Orban «conta una cosa sola: se siamo pronti a continuare la lotta».
Orban a Meloni: «Fidesz al fianco di FdI»
Un percorso in cui «servono compagni di battaglia affidabili che abbiano una visione comune del mondo e diano risposte simili alle sfide dei nostri tempi». Per questo, «auspico – prosegue il presidente ungherese – che la cooperazione tra Fidesz – Alleanza Civica Ungherese e Fratelli d’Italia continuerà anche in futuro. E che riusciremo a mantenere le nostre relazioni di amicizia basate sulla politica del buon senso, sui valori cristiani e conservatori».
Cartabianca, Bruno Vespa lo dice in faccia a Rocco Casalino: "Lui e Conte hanno perso la testa"
"Hanno perso la testa entrambi". Bruno Vespa è ospite insieme a Rocco Casalino di Bianca Berlinguer a Cartabianca, su Rai3, ed espone in modo quasi brutale la causa del fallimento di Giuseppe Conte e del suo portavoce, che ascolta in silenzio e lo sguardo sbarrato.
"Già al Grande Fratello - ricorda con una punta di perfidia il conduttore di Porta a porta - Casalino aveva dimostrato di essere cattivissimo! Arrivati a Palazzo Chigi, lui e Conte hanno perso la testa entrambi, si sono sentiti onnipotenti e lì sono scivolati". Altro che complotti, dunque. Il più classico degli errori di presunzione.
Su questo è d'accordo anche Andrea Scanzi del Fatto quotidiano, in collegamento: "Conte è caduto per il delirio di onnipotenza di Renzi. Ha sottovalutato la sua furbizia, quando ha cominciato a tirare la corda. Lo strappo era definitivo già a inizio dicembre. L’errore di Conte poi è stato andare a cercare col cappello i responsabili". Una strategia che, pare, gli sia stata suggerita con forza da Casalino e dall'altro spin doctor del premier, il direttore del Fatto Marco Travaglio.
L'autodifesa di Rocco? Surreale quando tesse le lodi di Conte, novello Fanfani: "Ha cambiato gli equilibri in Europa, oggi tutti si dicono europeisti. È andato alla tv tedesca a spiegare cos’era il debito condiviso. Credo che l’Italia non possa fare a meno di una persona così". Quasi commovente, invece, quando rivendica gli sforzi personali fatti: "Il mio è stato un percorso di studio e di lavoro prima di arrivare a Palazzo Chigi. La mia partecipazione al Grande Fratello viene tirata fuori sempre con sdegno. A volte dico, come battuta, che se avessi ucciso qualcuno avrei già scontato la pena",
Utero in affitto, esposto di Rauti contro gli spot che lo promuovono: «È reato, basta pubblicità»
Un esposto contro le pubblicità online e sui social che promuovono l’utero in affitto. A presentarlo è stata la senatrice di FdI, Isabella Rauti, nella sua veste di parlamentare e di responsabile del partito per le Pari opportunità, la famiglia e i valori non negoziabili. «In Italia – ha ricordato Rauti – utero in affitto e maternità surrogata costituiscono reato penale».
L’esposto di Rauti contro gli spot sull’utero in affitto
«Tramite i miei legali ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica del Tribunale di Roma per valutare i profili di illegittimità in relazione alle pubblicità on line di servizi di maternità surrogata», ha spiegato Rauti. «Nei mesi scorsi – ha ricordato l’esponente di FdI – sono comparsi numerosi post, pubblicati sui social Facebook ma anche su siti web, reiterati ed insistenti, attraverso annunci a pagamento finalizzati a pubblicizzare l’offerta del ricorso all’utero in affitto ed alla maternità surrogata, con le indicazioni delle relative cliniche operative in Stati esteri, nei quali tale pratica è consentita».
Covid, Mario Draghi all'inglese sui vaccini: dare priorità alle prime dosi
Ieri nella prima giornata dei lavori del Consiglio di Europa ha fatto il suo debutto da premier italiano Mario Draghi. E a leggere le poche righe del suo intervento mandato in sintesi dal portavoce di Palazzo Chigi, avrebbe fatto la voce grossa con gli altri Capi di Stato. Sostenendo che non si può essere tolleranti con i produttori di vaccini che non stanno rispettando i tempi di consegna all'Unione europea: “le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate”, ha detto Draghi. Non ho idea che effetto abbia avuto una tiratina d'orecchi come questa, anche perché il pasticciaccio che sembra emergere dalla Ue è quello dei contratti firmati da Ursula von der Leyen con le case farmaceutiche, più che l'eccesso di tolleranza verso i ritardi nelle consegne che più o meno tutti i fornitori stanno accusando. Se nei contratti non ci sono penali previste sul calendario delle consegne, c'è ben poco da fare perché la voce debole o grossa conta assai poco: servirebbero penali da fare scattare, pagamenti da ritardare che fanno ben più male delle tiratine d'orecchi.
L'idea gettata lì dal premier italiano è un pizzico più forte e forse è strada percorribile: ha ipotizzato il blocco delle esportazioni dalla Ue dei prodotti delle case farmaceutiche “non solo nel periodo in cui non rispettano gli accordi, ma anche per un certo periodo dopo che riprendono a rispettarli”. E ha pure proposto di “esplorare opzioni per acquistare altri vaccini al di fuori dell’Unione Europea”, invitando ad usare “cautela prima di lanciare progetti troppo ambiziosi di distribuzione dei vaccini a paesi terzi”, condividendo “le ragioni etiche e geopolitiche di questi piani, ma in Europa siamo ancora troppo indietro con le campagne nazionali e rischiamo di avere un problema di credibilità”.
Giorgia Meloni, il politologo Paolo Natale: "FdI primo partito, è possibile. La chiave è la destra della Lega"
"Una marmellata politica". Paolo Natale non usa mezzi termini quando si parla di governo Draghi. Per il politologo, nonché consulente dell'Istituto di ricerca Ipsos, siamo in una fase "in cui gli schieramenti si sono sfarinati e le maggioranze di governo sono variabilissime". D'altronde nel nuovo esecutivo c'è il Pd e la Lega, ma anche il Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Per questo Matteo Salvini, primo partito nei sondaggi, deve giocarsi bene le sue carte: "Da un lato - spiega sulle colonne di Italia Oggi - rispondere alle richieste del mondo produttivo del Nord, che vede nel governo di larghe interesse di Mario Draghi una garanzia per la ripresa economica. Dall'altro, deve rispondere alla base movimentista che a stare con il Pd proprio non voleva e per la quale un governo di larghe intese resta indigeribile". Un'impresa non facile che potrebbe aiutare l'alleata Giorgia Meloni, l'unica dall'altra parte della barricata: quella dell'opposizione.
Sarà lei per Natale ad attirare sé "la destra più inferocita che prima faceva riferimento alla Lega. Con la scelta del governo Draghi assistiamo a una inversione dei ruoli tra il leader della Lega e la leader di Fratelli d'Italia, ma - tiene poi a precisare - tutto resta nel centrodestra". I sondaggi non mentono, la mossa di opporsi al governo del'ex banchiere sta pagando: "I primi dati dicono che continua a salire, è proiettata a scalzare il Pd, che non riesce a sfondare quota 20 per cento, e non è escluso che diventi primo partito. Molto però dipende da cosa succede nei prossimi mesi". Se Draghi non riuscirà a portare a segno quanto sperano gli italiani, ecco che per la Meloni "si aprono grandi spazi". Diverso invece se l'esecutivo avrà successo. In questo caso - è l'avvertimento - "il suo ruolo all'opposizione si indebolirebbe molto".
Immigrazione clandestina, indagato il capo di una Ong
Pure il fondatore di "Linea d'ombra" tra i trenta sotto inchiesta. Avrebbero favorito gli arrivi dalla Bosnia
Una trentina di indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, compreso il fondatore di un'associazione di talebani dell'accoglienza, 18 misure cautelari fra arresti e domiciliari, che accendono i riflettori sulla rotta balcanica.
La Procura di Trieste ha aperto un'inchiesta su una rete di passeur curdi, che favorivano l'arrivo in Italia dei migranti provenienti dalla Bosnia. «Le indagini sono ancora in corso» conferma al Giornale, il procuratore capo del capoluogo giuliano, Antonio De Nicolo. Le misure cautelari sono state eseguite nelle ultime 48 ore. Il pallino dell'operazione è nelle mani della Digos. Non a caso la nota della Questura parla di un'operazione «volta a contrastare un'organizzazione criminale, finalizzata all'ingresso e al transito in territorio nazionale di immigrati irregolari, a scopo di lucro». E poi aggiunge qualcosa di più: «L'attività investigativa è stata condotta dalla Digos di Trieste, supportata dal Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno». Gli indagati, alcuni ricercati, sono curdi, ma secondo la Procura non fanno parte dei organizzazioni paramilitari come il Pkk. Sicuramente una bella fetta utilizzava Trieste come base e coordinava gli arrivi trovando alloggio e aiutando i migranti a proseguire verso altre destinazioni. Una base logistica che sguazzava con gli oltre 6mila arrivi lungo la rotta balcanica dello scorso anno, nonostante il Covid.
Covid, inchiesta mascherine: un arresto. Tra gli amministratori interdetti c’è anche Benotti
È Edisson Jorge San Andres Solis la persona finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle mascherine. Nel mirino degli inquirenti, maxicommesse da 72 milioni di euro per l’acquisto di 801 milioni di dispositivi di sicurezza provenienti dalla Cina. Il tutto sarebbe avvenuto durante la prima ondata del Covid-19. Per Mario Benotti, il volto più noto dell’inchiesta, è scattata invece una misura interdittiva. All’ex-giornalista Rai è fatto divieto temporaneo di esercizio di attività d’impresa e di ricoprire incarichi in persone giuridiche o imprese. Benotti era presidente del consorzio Optel e di Microproducts It.
Il ruolo di Arcuri (non indagato)
Analoghi provvedimenti l’autorità giudiziaria ha adottato a carico di Daniela Rossana Guarnieri, ad della Microproducts It, Andrea Vincenzo Tommasi, titolare della Sunsky srl, e Khouzam Georges Fares. Le misure cautelari personali odierne fanno seguito ai sequestri preventivi disposti – anche in via d’urgenza – nei giorni scorsi per un importo complessivo di circa 70 milioni di euro. Il reato ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Roma è quello di traffico di influenze illecite, in concorso e aggravato dal reato transnazionale. La transazione finita nel mirino degli inquirenti capitolino ha un valore di 1,25 miliardi di euro. A tanto ammonterebbero infatti gli affidamenti effettuati dal commissario Domenico Arcuri (non indagato) a favore di tre consorzi cinesi.
Viaggi In Brasile
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DOCUMENTI: Per i cittadini italiani non è richiesto il visto d’ ingresso per entrare in Brasile. Alla polizia di frontiera dovranno presentare il proprio passaporto con la validità minima di 6 mesi dalla data di partenza e il biglietto di ritorno dal Brasile. Il permesso di soggiorno per 90 giorni verrà rilasciato all’arrivo. Conservare la copia del modulo poiché andrà riconsegnato alla partenza. All’arrivo in Brasile viene rilasciata una cartão de entrada/saida (carta di ingresso/uscita), gratuita, valida per 90 giorni, che bisogna riconsegnare al momento della partenza. La recente normativa italiana (novembre 2009) prevede l’obbligatorietà del passaporto individuale anche per i minori, la cui validità temporale è differenziata in base all’età. Ulteriori informazioni presso la Questura, l’Ambasciata o i Consolati brasiliani in Italia.
VACCINAZIONI: Non sono richieste vaccinazioni per visitare il Brasile. Il vaccino contro la febbre gialla è raccomandato a tutti i turisti nazionali e stranieri che intendono visitare le seguenti regioni brasiliane: Acre, Amazonas, Amapá, Brasília, Goiás, Maranhão, Mato Grosso do Sul, Pará, Rondônia, Roraima e Tocantins. Non dimenticare: è necessario fare il vaccino con antecedenza minima di 10 giorni dalla partenza. Per i turisti che sono stati in transito negli ultimi tre mesi o che sono provenienti da determinati paesi – Angola, Benino, Bolivia, Burkina Faso, Cameron, Colombia, Ecuador, Gabon, Gambia, Gana, Guinea Bissau, Guiana Francese, Liberia, Nigeria, Peru, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Sudan, Venezuela e Zaire è necessario un certificano internazionale contro la Febbre Gialla. – Vaccino contro Poliomielite: Per i bambini con età tra i tre mesi e i sei anni, è necessario un Certificato Internazionale di Vaccinazione contro la poliomielite. – Dubbi ed altri vaccini: Consultare il Consolato Brasiliano più vicino o l’Ambasciata Brasiliana per chiarire ed ottenere altre informazioni sulla vaccinazione in Brasile. Assistenza sanitaria: è consigliabile stipulare prima della partenza un’assicurazione sanitaria privata, che copra non solo eventuali spese sanitarie o ricoveri in strutture ospedaliere, ma anche il rimpatrio aereo o il trasferimento del malato in un altro Paese.
Vaticano, i testi al processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa: “Avance, luogo malsano”
Vaticano, all’udienza di oggi del processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa, i testi parlano di «avance e pressioni psicologiche». E descrivono «un ambiente malsano». Rievocano «un’esperienza logorante». Quella descritta oggi nell’aula del Tribunale del Vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, è un’atmosfera nebulosa al cui interno si mescolano diatribe, divisioni in fazioni, contrasti duri e aspre recriminazioni. Un clima che, negli anni, ha alimentato litigi e polemiche, culminate nelle accuse di abusi sessuali e lotta per il potere. Uno scontro senza esclusione di colpi, al centro di un dibattimento in corso da tempo e, spesso, ripercorso a tappe anche da diverse inchieste in tv. Un quadro a tinte cupe che rivive a ogni nuova udienza del cosiddetto “Processo dei chierichetti” nel Tribunale vaticano. Uno scenario – ricostruito dall’Adnkronos – che delinea, a tinte fosche, lo scandalo del San Pio X, il Preseminario all’ombra del Cupolone, tra le cui mura sarebbero avvenuti diversi episodi di violenza sessuale. Un caso ancora da chiarire a fondo, che vede don Gabriele Martinelli come principale imputato alla sbarra. Lo chiarisce
Vaticano, ascoltati i testi al processo dei presunti abusi sui chierichetti del Papa
A trascinare il giovane sacerdote di Como a processo sono state le accuse di un ex ospite del Preseminario, il quale afferma di aver denunciato i presunti abusi subiti dal sacerdote, di un anno più grande, in diverse lettere inviate all’ex rettore Enrico Radice (anch’egli imputato per negligenza), come anche a vescovi e cardinali. Oggi, dopo la quarta udienza tutta incentrata sull’interrogatorio a Martinelli, il Tribunale ha aggiornato il dibattimento all’ascolto di alcuni testi chiave nell’ambito del processo sui presunti abusi al Preseminario San Pio X in Vaticano, chiamati dal Promotore di giustizia.
Le testimonianze: «Avances e pressioni. Fu un’esperienza logorante»
Quattro di loro hanno testimoniato. Mentre altri due sono risultati assenti. Ebbene, dalle testimonianze di oggi è emerso che il Preseminario era «un ambiente malsano». Nel quale erano normali «scherni a sfondo sessuale». Litigi legati ai ruoli da avere come chierichetti. In questo quadro, l’imputato don Gabriele Martinelli è definito come la persona alla quale l’ex Rettore don Enrico Radice aveva delegato di fatto molti ruoli, bypassando gli altri due sacerdoti che facevano parte dell’equipe formativa. Ma, quello che emerge a latere, è anche che le notizie delle presunte violenze sono riferite solo in quanto apprese da altri. Il nome ricorrente delle persone che riferivano questi fatti è quello di Kamil, lo stesso giovane che fece esplodere il caso con il servizio delle Iene e con la testimonianza a Gianluigi Nuzzi . Solo un testimone dice di aver visto, «durante una lotta in una stanza», don Martinelli «toccare le parti intime» di un altro allievo.
«Continue battute a sfondo omosessuale e venivano dati soprannomi femminili»
Un altro testimone parla genericamente di aver visto «toccate» e «avance» da parte di Martinelli nei confronti degli allievi più piccoli. Si facevano «scherni sull’aspetto femminile, sull’aspetto fisico», come «sulla provenienza regionale e sul lavoro dei genitori». Non solo. In generale, riferiscono i testi in aula, «il pettegolezzo era molto acceso sull’ambiente curiale. E c’era un continuo scherno su alcuni soggetti del Preseminario». In particolare, un teste ha dichiarato espressamente che il Preseminario «era un ambiente malsano. In cui c’erano forti pressioni psicologiche. Dove si facevano continue battute a sfondo omosessuale, e venivano dati soprannomi femminili». Insomma, la conclusione è stata: «È stata un’esperienza logorante». E in tutto questo quadro, emerge che chi, da una posizione al vertice, veniva informato dei fatti, non intervenne.
Vaticano processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa: chi sapeva tacque?
A parte un sacerdote, che nel 2017 fece una segnalazione all’ex sant’Uffizio: Padre Pierre Paul, maestro della Cappella Giulia e sacerdote della Basilica di San Pietro. Il prelato aveva ricevuto le confidenze di L.G., la presunta vittima: «Non mi ha mai detto esplicitamente che cosa non andava. Ma si capiva che erano problemi della sfera affettivo-sessuale». Dunque, nel 2017, dunque, Padre Paul si recò alla Commissione per la Tutela dei minori nella Congregazione per la Dottrina della Fede per fare una segnalazione. Voleva farlo molto prima ma L.G. gliel’ha impedito perché voleva «mettere una pietra», ha raccontato, a tutta questa storia. E anche Kamil gli aveva detto di aver mandato lui stesso una lettera al Dicastero. Comunque andò. E per almeno un paio di volte.
Il processo si aggiorna all’udienza di domani
Al termine delle quali d alla Commissione per la tutela dei minori fu comunicato al prelato che sarebbe stato interrogato dal capo della Gendarmeria. Ciò nonostante, riferisce ancora il religioso, «si arrabbiò molto» nel vedere anni dopo don Martinelli gestire ancora i servizi liturgici con i ragazzi. Perché, «se qualcuno ha problemi di questo genere, non lo si mette con i ragazzi». Fatto sta che ora i ragazzi, diventati adulti, intervengono in aula. Ricordano. Parlano. Raccontano. Animano un processo che, dopo l’intensa giornata odierna, si aggiorna a domani. Quando il Tribunale del Vaticano ascolterà come testimone nel processo sui presunti abusi nel Preseminario San Pio X il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni. Mentre il vescovo emerito, Diego Coletti darà forfait. Il presule ha presentato un certificato medico che certifica «problemi di decadimento cognitivo e diabete alto»: quindi non testimonierà.
Svelata l'ultima balla, l'Italia vaccina meno degli altri
«L’Italia è uno dei Paesi migliori nella campagna di vaccinazione contro il Covid». Questa frase viene sempre ripetuta da chi loda l’efficienza della macchina messa in piedi dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Per sbandierare questo risultato viene sottolineato il numero totale delle dosi somministrate, che ha raggiunto quasi quota 3,8 milioni. Nell’Unione europea siamo dietro solo a Francia (quasi 3,9 milioni) e Germania (5,4 milioni), che però hanno una popolazione maggiore della nostra. Quindi, è il ragionamento di chi sta al governo, è vero che avremmo potuto fare di più, ma se così non è stato la colpa è delle case farmaceutiche che hanno ridotto le consegne.
Eppure, se leggiamo bene i dati, scopriamo che le cose non stanno affatto così. L’Italia, infatti, in rapporto al numero complessivo della popolazione sta vaccinando molto meno degli altri. Nella classifica che tiene conto dei 27 Stati membri della Ue il nostro Paese si piazza ad un poco gratificante diciottesimo posto. Di poco sotto la media europea. E ogni giorno che passa perde posizioni.
I dati parlano chiaro. Sono quelli ufficiali, diffusi dai governi ed elaborati dal sito di statistiche e ricerche "Our World In Data", piattaforma sviluppata da ricercatori dell’Università di Oxford. Vengono prese in esame le dosi somministrate di vaccino ogni cento persone nei 27 Paesi dell’Unione. I numeri aggiornati al 23 febbraio raccontano che l’Italia è diciottesima su ventisette, con 6,12 dosi ogni cento persone. La media Ue è di 6,25. Meglio di noi la Germania (6,41), la Spagna (6,77), l’Ungheria (7,04) e la Polonia (7,92). Prima in classifica è Malta (15,02), anche se fa poco testo, perché con il suo mezzo milione di abitanti non può essere paragonata agli altri Stati. Al secondo posto, invece, c’è la Danimarca, che ha somministrato 8,82 dosi ogni 100 persone.
ILCORTO.EU
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