Un attacco ha colpito e ucciso l'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e un carabiniere. L'attentato- le indiscrezioni sono già state confermate dalla Farnesina - è avvenuto nella Repubblica democratica del Congo dove è stato colpito un convoglio delle Nazioni Unite a Goma, nell’est del Paese. Attanasio, a quanto si apprende, è stato trasportato in ospedale, ma per lui non c'è stato niente da fare. Come detto, anche il carabiniere Vittorio Iacovacci ha perso la vita. La matrice dell'attacco è ancora sconosciuta, ma secondo le prime ipotesi sarebbe avvenuto nel tentativo di rapire il personale Onu, come riferisce l'agenzia Reuters. La vettura faceva padre di un convoglio della Monusco (la missione dell'Onu per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo) che comprendeva anche il Capo Delegazione Ue. Massima attenzione da parte della Farnesina che sta seguendo gli sviluppi.
La conferma del decesso arriva anche dal ministero degli Esteri. "È con profondo dolore che la Farnesina conferma il decesso, oggi a Goma, dell’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio e di un militare dell’Arma dei Carabinieri". Non è esclusa - fa sapere l'Adnkronos - una terza vittima. A esprimere il proprio cordoglio, Antonio Tajani: "Attaccato un convoglio Onu in Congo. Sono morti il nostro ambasciatore Luca Attanasio e un carabiniere. Uomini dello Stato al servizio della pace e della cooperazione nel Paese africano. Una preghiera li accompagni. Il loro sacrificio non sia vano, la pace vincerà sul terrorismo", scrive su Twitter il vicepresidente di Forza Italia.
43enne di Limbiate, Attanasio è stato ricordato anche dal sindaco Antonio Domenico Romeo che a LaPresse ha raccontato: "Ci scrivevamo spesso. L’ultimo messaggio me l’ha inviato tre giorni fa. Sono sconvolto". E ancora: "Luca era felice perché finalmente, dopo vent’anni, il Comune di Limbiate è riuscito ad acquisire una villa storica da dedicare ad attività culturali. ’Anche i sogni si realizzano, mi ha scritto, ’è vero basta essere determinatì, gli ho risposto".
A esprimersi anche Sergio Mattarella che, attraverso una nota, ha dichiarato: "Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma, uccidendo l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali, nella quale il capo dello Stato condanna l’attentato. Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la mia più grande solidarietà". A seguire anche Mario Draghi: "Profondo cordoglio del Governo e suo per la tragica morte di Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, e di Vittorio Iacovacci, appuntato dei Carabinieri che lo accompagnava a bordo di un convoglio a Goma".
Una virologa cinese afferma che il coronavirus è artificiale. Ma mancano le prove
La virologa cinese Li-Meng Yan ha riferito durante un'intervista che il governo cinese ha creato e diffuso il nuovo coronavirus intenzionalmente. Ma le prove della sua accusa non le ha ancora rese pubbliche e la comunità scientifica non è convinta
Il governo cinese ha creato e rilasciato intenzionalmente il nuovo coronavirus. È questa la pesante accusa fatta dalla virologa cinese Li-Meng Yan durante un’intervista su Fox News, secondo cui appunto il Sars-Cov-2 sarebbe stato creato in laboratorio e avrebbe quindi un’origine artificiale. Le prove? Per ora nessuna, solo le sue parole (anche se Yan sostiene di averle). Il motivo per fidarsi di lei, ha raccontato, si basa unicamente sul fatto che ha lavorato nel laboratorio di riferimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e che è stata, sempre a suo dire, una dei primi scienziati al mondo a studiare il nuovo coronavirus. Alla ricercatrice sarebbe stato chiesto dal suo supervisore Leo Poon di esaminare lo strano gruppo di casi simili alla Sars provenienti dalla Cina alla fine di dicembre 2019.
“Ho lavorato nel laboratorio di riferimento dell’Oms che è il miglior laboratorio per il coronavirus al mondo, presso l’Università di Hong Kong”, racconta Yan. “Sono andata a fondo in questa indagine segreta sin dall’inizio di questa pandemia. Con la mia esperienza, posso dire che questo virus è stato creato in laboratorio e che è stato diffuso nel mondo per fare un simile danno”. Dopo le sue accuse, secondo quanto riporta Fox News, l’università di Hong Kong ha rilasciato un comunicato in cui critica fortemente la posizione della scienziata. “La dottoressa Yan non ha mai condotto alcuna ricerca sulla trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus durante il mese di dicembre 2019 e gennaio 2020, come ha invece affermato nell’intervista”. Dopo essere fuggita dalla Cina, Yan si trova attualmente in qualche località americana tenuta segreta per paura di eventuali ritorsioni.
Non è l'Arena, il mercato nero dei vaccini e il mediatore anonimo: "Fiale in frigo e camion pieni di dosi", le confessioni-choc
A Non è l'Arena su La7 si parla di vaccino contro il coronavirus. Ospite nella puntata del 21 febbraio un mediatore della regione Veneto che sceglie l'anonimato. Al centro il caso delle dosi offerte ad alcune Regioni e che hanno fatto scattare due inchieste, una a Roma e una a Perugia, in merito al mercato parallelo dei vaccini. "Quando mi vengono chiesti i prodotti - spiega di fronte a Massimo Giletti e dando le spalle alle telecamere - io li vado a cercare". L'uomo parla di fornitori all'estero che dispongono di grandi quantità di vaccino Pfizer da piazzare con canali diversi da quelli dei contratti ufficiali come quelli dell'Unione europea. "Sì, ma lei deve parlare con Domenico Arcuri prima di fare tutto questo", lo incalza il conduttore di La7. "Io sono stato contattato dalle regioni. Si tratta - mette le mani avanti - di una normale situazione di mercato, non un mercato nero".
Eppure quella ai vaccini è una corsa che deve passare per forza dagli Stati, ognuno con il suo piano vaccinale. "Non stiamo parlando del Viagra, ma di vaccini", tuona spazientito Pierpaolo Sileri, anche lui ospite in studio. Il tema però riscalda gli animi. A quel punto interviene telefonicamente il sondaggista Luigi Crespi che ha fatto accendere i riflettori sulla vicenda dopo aver registrato una riunione con il mediatore, poi mandata in onda su Piazzapulita. È a quel punto che volano parole grosse. Crespi infatti accusa il mediatore di avergli proposto "camion di vaccini in casa", che "aveva le fiale in frigo". Ma l'uomo non ci sta e precisa che quelle diffuse in tv sono conversazioni estrapolate e strumentalizzate.
"Lei vuole rivendere a 12,5o euro quello che L'Europa ha pagato 12 euro - si mette in mezzo anche il giornalista Luca Telese -. Non sono solo cinquanta centesimi, lei fa la borsa nera come in tempo di guerra". A quel punto prende la parola la casa farmaceutica Pfizer attraverso una nota: "Non stiamo vendendo le fiale nel mercato privato". Immediato allora il duro commento di Giletti che sbotta: "Quello che dice non esiste". A dire l'ultima è l'interlocutore della regione di Luca Zaia che conclude: "Io posso portare 3 milioni di fiale".
Lino Banfi censurato da Facebook: "Violento e a luci rosse", bavaglio alla commedia all'italiana
Porca puttena, mi hanno messo il baveglio e mo' vi spezzo la noce del capocollo. Uno dei personaggi interpretati da Lino Banfi commenterebbe così la decisione di Facebook di chiudere un gruppo social dedicato ai film e agli sketch dell'attore pugliese. La comunità, chiamata "Noi che amiamo Lino Banfi official", radunava 117mila fan di Lino, ma due giorni fa è stata oscurata, udite udite, per violazioni degli standard di Facebook in merito a violenza e sesso. Ma cosa pubblicava di tanto scabroso questo gruppo gestito dal siciliano Calogero Vignera, ottimo imitatore di Banfi? Tra i post fioccavano video di Lino che dice «Ti spezzo la noce del capocollo e ti metto l'intestino a tracollo», considerati da Facebook un «incitamento alla violenza»; o la celeberrima canzone «E benvenuti a 'sti frocioni, belli grossi e capoccioni», suonata nel film Fracchia la belva umana e ora bandita dal social in quanto «incitamento all'odio» contro i gay; per non parlare della scena «Il sesso mi fa male», giocata sull'equivoco sasso/sesso e segnalata in quanto «incitamento sessuale»; o delle immagini di Gloria Guida nuda in doccia nel film La liceale seduce i professori, e di Edwige Fenech stesa sul divano in topless nella commedia Zucchero, Miele e Peperoncino, giudicate «atti di pornografia».
Gruppo apprezzato - Questi casi sono solo la punta dell'iceberg. «Oltre 400 post sono stati segnalati», ci dice sconfortato Vignera. «Eppure nel gruppo si potevano pubblicare solo immagini e frasi dei film con Lino e scatti relativi alla sua carriera. Qualsiasi altra foto legata ad altri personaggi o contesti, tanto più se violenta o hard, veniva da me filtrata e non pubblicata. E poi il gruppo era apprezzatissimo: oltre a fan di Lino, aderivano personaggi noti come Andrea Roncato, Gloria Guida, Sergio Martino, Sandro Ghiani». Gli scopi di questa comunità? «Il principale era quello di far ridere e tirar su il morale alle persone. Tanti iscritti erano italiani emigrati all'estero che mi dicevano: "Grazie a questi video mi sento più vicino a casa". E poi facevamo tanta beneficenza: mettevamo all'asta gli autografi di Lino e destinavamo il ricavato a Croce Rossa, Airc o Komen Italia». Ma allora chi può aver avuto interesse a segnalare il gruppo? «Magari può essere stato qualche utente invidioso del successo di questa comunità», ipotizza Vignera, «o può essersi trattato di un attacco mediatico contro Banfi da parte di chi trova "scorretta" la commedia sexy, o possono essere stati gli stessi controllori di Facebook in base alle segnalazioni degli algoritmi».
"Licenziare Arcuri, riaprire ristoranti e palestre". Salvini fissa le priorità per il Cdm di domani
Alla vigilia del Consiglio dei ministri convocato dal premier Mario Draghi per le nuove misure anti-Covid Matteo Salvini delinea la lista delle priorità. E chiede la "testa" del responsabile della gestione della pandemia del governo di Giuseppe Conte a cui sono stati affidati tutti i dossier più delicati.
"Mi aspetto un piano vaccinale serio e rapido, con il licenziamento di Arcuri che ha fallito, e un progressivo ritorno alla vita", ha detto il leader della Lega in un'intervista ad Affaritaliani. Ma cosa intende Salvini per "ritorno alla vita"? Un insieme di misure a partire dalla "riapertura nelle prossime settimane di tante attività (ristoranti la sera e palestre, teatri e attività sportive)" dice in vista del cdm di domani, chiamato a varare le nuove misure anti-Covid con il dpcm in vigore che scadrà il 5 marzo.
"Basta con gli annunci che seminano paura, rimettiamo al centro salute e lavoro, libertà e vita", sottolinea l’ex ministro dell’Interno.
Intanto è stato convocato per questa sera alle 19 un incontro in videoconferenza governo-Regioni in vista del cdm di domattina. Al centro della riunione, che vedrà la partecipazione della ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e del ministro della Salute Roberto Speranza, la proroga del divieto di spostamento tra regioni, in scadenza il 25 febbraio, e, probabilmente, la questione vaccini.
Il dramma non sono gli insulti alla Meloni ma una sinistra dal sangue blu
L’altro giorno quel professore di Siena, tal Giovanni Gozzini, che riempie di insulti Giorgia Meloni sostenendo che non avendo secondo lui letto un libro in vita sua non può rivolgersi in Parlamento a uno come Mario Draghi.
Ieri il «dottore sottile» del Partito democratico, Goffredo Bettini, che in un’intervista a La Stampa si augura che questa esperienza di governo di salvezza nazionale appena iniziata possa alla fine avere «civilizzato» la destra italiana.
Due stili indubbiamente diversi, e infatti lasciamo perdere la sfilza di insulti e contumelie rivolti alla leader di Fratelli di Italia da quel professore. Qualcosa in comune però le due opinioni hanno, ed è il cancro di cui è ammalata la sinistra italiana: quello della sua presunta superiorità morale, che la fa sentire non solo l’unica forza politica autorizzata per il proprio sangue blu a esistere, ma anche la sola investita della missione di mischiarsi ad altri per purificarne il sangue plebeo.
Non è appunto questione di stile: questo modo di ragionare e di guardare gli avversari politici (oggi si dice così della destra, ma due anni fa era lo sguardo che il Pd aveva sui grillini), è il vero virus che ha la democrazia italiana. Che non esiste nella testa di chi dispensa patenti di legittimità culturale o di civilizzazione agli avversari politici: così hanno ragionato nei secoli l’aristocrazia e le varie degenerazioni dei regimi. Perché non c'è gran differenza fra chi rivendica il proprio primato culturale o morale e chi invece quello del proprio sangue od origine etnica. Sono forme più sottili ma per questo non meno pericolose di razzismo, tanto più gravi quanto chi pronuncia quelle parole non ne avverte manco l’insidia.
Isabella Rauti contro il professor Gozzini: "Insulti alla Meloni? Messa alla gogna una donna, gravissimo"
“Gravissimo l’attacco del professor Gozzini, che mette alla gogna una donna e il capo dell’opposizione Giorgia Meloni. Chi non rispetta il limite tra critica e violenza non può insegnare. Chiediamo all’università di prendere i dovuti provvedimenti”. Queste le parole di Isabella Rauti, di Fratelli d'Italia. Il duro commento contro le parole dello storico Giovanni Gozzini è piovuto nel corso di una sollecitazione al governo Draghi sul fronte dei vaccini. Il professore, in un intervento radiofonico, ha ricoperto di insulti la Meloni, definita "vacca" e "scrofa". Un orrore che potrebbe costargli il posto. Da par suo, la leader di FdI, non ha chiesto la rimozione del predicatore d'odio, limitandosi a rendere pubbliche le sue terrificanti frasi.
Vaccino, perse 27 milioni di dosi: "Affari regolari, ma ora è tardi", la testimonianza del mediatore
Partiamo da un dato: dire che non esista al mondo qualcuno pronto a metter all'asta vaccini è semplicemente falso. Quel che sappiamo di certo è che almeno un venditore c'è: il Sud Africa ha ufficialmente annunciato che rinuncerà a utilizzare i suoi stock ricevuti da AstraZeneca perché ritenuti non sufficientemente validi nel contrastare la variante di Covid nata a Città del Capo. E solo per questo mese si tratta di 1,5 milioni di dosi. Fiale che non verranno certo buttate, ma che il governo ha detto di voler far fruttare per ripagarsi la spesa.
Ovviamente i prodotti sono stati offerti prima all'Unione Africana, che tuttavia per ora non ha manifestato particolari interessi. Non tutti i Paesi del terzo mondo stanno sgomitando per far incetta di fialette. Per esempio, la Tanzania ha un governante folle che non crede nella pandemia e di conseguenza ha rifiutato di partire con campagne di immunizzazione. In un quadro simile un governante astuto potrebbe tranquillamente e legittimamente inserirsi per strappare un accordo con Pretoria. L'astuzia, tuttavia, pare non esser più di casa in Italia. E' di ieri la notizia che la stessa Astrazeneca ha tagliato del 15% le forniture al nostro Paese. Ricapitolando: in Sud Africa i vaccini di quella marca sono in eccedenza, da noi vengono di nuovo tagliati. Molto curioso. E tutto questo fa pensare che l'Italia si stia facendo soffiare decine di milioni di dosi di fiale sotto il naso. Almeno 27, solo in Veneto.
La minaccia Hohenzollern: "Berlino ci risarcisca o svuotiamo i suoi musei"
L'ex famiglia imperiale di Prussia e Germania contesta l'esproprio dei suoi beni dell'allora Ddr
Gli Hohenzollern potrebbero riprendersi tutto: terre, castelli e beni artistici oggi esposti nei musei di Berlino e del Brandeburgo. La minaccia non è un'ipotesi di scuola ma è stata messa nero su bianco da Jürgen Aretz, storico tedesco di scuola cattolica e già sottosegretario alla Cultura in forze alla Cdu nella piccola Turingia.
Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche di tema storico, Aretz ha riaperto una vecchia ferita in Germania con una lettera aperta indirizzata alle ministre delle Finanze e della Cultura del Brandeburgo, rispettivamente Katrin Lange e Manja Schüle, pubblicata dal berlinese Tagesspiegel.
«La storia della Prussia ha scritto non si estende solo ai confini degli odierni Länder di Brandeburgo e Berlino». Lo storico ha evidenziato come «senza dubbio», i beni già appartenuti alla casa imperiale degli Hohenzollern, oggi parte delle collezioni pubbliche dei Länder federali Berlino e Brandeburgo possano essere esposti «anche al di fuori» dei loro confini «in una cornice appropriata». Una minaccia da far tremare i polsi ai presidenti dei due Länder e, a scendere, ai responsabili dei musei e poi degli aeroporti, degli albergatori e di tutto l'indotto del turismo nella capitale tedesca. Quella di Aretz non è un'iniziativa personale: lo storico parla a nome della casa di Hohenzollern, oggi guidata dal principe Giorgio Federico di Prussia, discendente diretto dell'ultimo imperatore tedesco, il kaiser Guglielmo II. Il pretendente al trono dell'Impero tedesco ha un lungo contenzioso con le autorità della Repubblica federale tedesca, che sembra aver preso sul serio la minaccia del principe nato nel 1976.
Atletica: il salto di Larissa Iapichino vale il record mondiale. Eguagliata mamma Fiona May (video)
Si fa la storia ad Ancona. Larissa Iapichino salta un clamoroso 6,91 nel lungo ed eguaglia il record italiano indoor di sua mamma Fiona May, saltato nel 1998 a Valencia. Ma non solo: la saltatrice della Fiamme Gialle, nella prima giornata degli Assoluti indoor, si appropria del record del mondo under 20 indoor che apparteneva alla leggenda tedesca Heike Drechsler con 6,88 dal 1983. È una misura straordinaria per la diciottenne fiorentina, miglior salto al mondo del 2021 e standard olimpico per i Giochi di Tokyo. Impazzisce di gioia quando sul display compare il risultato tanto atteso. Corre ad abbracciare il coach Gianni Cecconi e il papà Gianni Iapichino, scene di esultanza, con mamma Fiona May che gioisce in tribuna.
C’era grande attesa per il ritorno sulla pedana del lungo di Larissa Iapichino (Fiamme Gialle) a due settimane dal 6,75 dei tricolori juniores, nello stesso impianto marchigiano, misura che l’aveva resa la seconda italiana di sempre anche al coperto, a 16 centimetri dal record nazionale di mamma Fiona May (6,91). Oggi pomeriggio la lunghista fiorentina ha trovato in pedana Laura Strati (Atl. Vicentina) già capace di 6,66 in questo inizio di stagione, primato personale indoor. L’atleta di Bassano del Grappa stavolta si è fermata a 6,63 conquistando la medaglia d’argento. Terzo posto e medaglia di bronzo per Eleonora Fillippetto che atterra a 6,34. Su un podio che rimarrà memorabile, con la premiazione celebrata da Fiona May e dal presidente FIDAL Stefano Mei.
Biden, “America is Back” ma con Cina e Russia ancora nel mirino
A Monaco ribadito ai partner europei il ritorno nell’Alleanza Atlantica
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato con orgoglio e come promesso in campagna elettorale, il ritorno alla cooperazione con l'Europa dopo la svolta isolazionista portata avanti dall’ amministrazione di Donald Trump.
"America is back, sono un uomo di parola” ha detto nell’incontro sulla sicurezza svoltosi in remoto a Monaco con i partner europei.
Biden ha anche avvertito dei rischi che incombono sulle democrazie - "In molti luoghi, compresi gli Stati Uniti e l'Europa, il progresso democratico è sotto assedio e quindi bisogna combattere abusi economici e coercizione soprattutto dalla Cina”.
Non è la prima volta che Joe Biden, in altre vesti però, partecipa al forum di Monaco, prima come vicepresidente dell'amministrazione Barack Obama (2009-2017) e, prima ancora, come senatore degli Stati Uniti.
La svolta dell'era Biden da quella di Trump in politica estera può essere riassunta in un paio di frasi : “America first” e “America Back” non dette a caso soprattutto in una realtà che appare piuttosto complessa. Washington infatti non ha ancora ritirato i dazi applicati da Trump sui prodotti europei e nemmeno ha cambiato tono e strategia su Cina e Russia.
"L'alleanza transatlantica è tornata e non guarderemo indietro", ha detto Biden al presidente francese Emmanuel Macron e alla cancelliera tedesca Angela Merkel confermando che gli Stati Uniti sono totalmente impegnati nella NATO.
Sondaggi, Draghi governo bocciatura: numeri choc. Salvini e Giorgia Meloni...
Sondaggi, Mario Draghi, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi... SONDAGGI POLITICI NEWS
Sondaggi, Draghi e il governo: parlano gli italiani
Mario Draghi piace agli italiani. La squadra del suo governo un po' meno. Lo rivela il sondaggio Ipsos del 15 febbraio 2021 (presentato su La7 a DiMartedì di Giovanni Floris). Andiamo a vedere i numeri.
Sondaggi, governo Draghi 'mi aspettavo di meglio'
Il sondaggio ha posto una domanda precisa agli italiani interpellati: rispetto alle sue aspettative iniziali, qual è la sua valutazione sulla squadra di governo presentata da Mario Draghi? Il 46% ha risposto "mi aspettavo di meglio". Insomma quasi uno su due non è rimasto entusiasta. Poi c'è un 35% che non è rimasto sorpreso ("Mi aspettavo più o meno una squadra come quella presentata"), mentre il 5% ha spiegato che si aspettava di peggio (il 14% non sa o non indica).
Zingaretti esulta per la missione su Marte. Così viene massacrato dai social
Pensavamo di averle viste tutte . E invece ci mancava Zingaretti che esulta per la missione della Nasa su Marte. Il governatore del Lazio prova a mettere il cappello sullo sbarco del rover Perseverance sul pianeta rosso. Ma il suo post viene massacrato dai social. Ne parla Salvatore Danise sul sito 7Colli che attacca: "Speravamo gli avessero rubato l’account - scrive Danise - invece era proprio farina del suo sacco. O meglio, dei suoi Social manager. L’imprevedibile Zingaretti ha commentato proprio la missione della Nasa come fosse stato un suo trionfo personale. Neanche fosse stato Joe Biden".
Ma cosa ha scritto Zingaretti? L'Italia è arrivata su Marte e con lei anche la forza dell’industria aerospaziale che ha il suo cuore nel Lazio - ha detto - Un grazie immenso alla scienza e ai protagonisti di questa sfida. Andiamo avanti!". A bordo del rover spedito su Marte, infatti, c'è uno strumento grande come il palmo di una mano che si chiama LaRA. Un microriflettore made in Italy dell’INFN e dell’Agenzia Spaziale Italiana realizzato ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN.
Gli utenti dei social, però, non glielo perdonano e ricordano a Zingaretti che dovrebbe occuparsi dei tanti problemi di Roma e Lazio che non riesce a risolvere. “Ma per piacere! Fate funzionare scuola e giustizia, non fate chiacchiere”. E ancora: “E’ più facile inviare una lattina su Marte che fare arrivare vaccini a Orte”.
Gregoretti, "Luca Palamara va sentito come teste nel processo contro Matteo Salvini". L'ultimo colpo di scena
A sorpresa Luca Palamara, l'ex presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati potrebbe essere convocato come persona informata sui fatti dalla Procura di Catania sul caso della nave Gregoretti che vede imputato, con l'accusa di sequestro di persona, per la gestione dei migranti, l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. A richiedere la sua testimonianza sono gli avvocati di parte civile dopo che la difesa di Salvini ha fatto riferimento, come riporta Il Fatto quotidiano, a una chat del cosiddetto "Palamara-gate", quella in cui Luca Palamara, di fronte alle perplessità del procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma, sulle iniziative giudiziarie intraprese nei confronti del leader della Lega, diceva: "Hai ragione. Ma adesso bisogna attaccarlo".
Giulia Bongiorno, che oltre ad essere stata ministro nel primo governo Conte è anche avvocato di Salvini, a settembre scorso aveva chiesto alla Procura di Perugia l'acquisizione delle chat per portarle in udienza a Catania. Ora il gup, Nunzio Sarpietro, entrato nel mirino dei legali di parte civile che hanno ventilato una richiesta di ricusazione nei suoi confronti per alcune dichiarazioni rilasciate a margine dell'audizione di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi a fine gennaio, in cui aveva tranquillizzato Salvini assicurandogli la sua "diversità" rispetto a Palamara, dovrà sciogliere la riserva. E decidere se quindi sentire Palamara come teste.
Sarpietro e Palamara sono da tempo ai ferri corti. In particolare Sarpietro accusa l'ex capo dell'Anm di averlo danneggiato per aver favorito al suo posto altri candidati alla guida degli uffici giudiziari per i quali aveva fatto domanda. La decisione è attesa dopo l'audizione del 5 marzo a Catania.
Che tempo che fa, Fabio Fazio e l'indiscreto dopo l'intervista con Barack Obama. "Pare che i colleghi...", volano coltellate
Decisamente interessante l'intervista fatta da Fabio Fazio a Barack Obama a Che tempo che fa. Non voglio pensare ai silenziosi risentimenti degli altri conduttori di talk show dinanzi alla scelta fatta da Obama. Auguri a Nunzia De Girolamo che il 16 febbraio, sabato, a mezzanotte e un quarto, ha cominciato, su Raiuno, il suo nuovo programma Ciao maschio. Si tratta, come mi pare evidente, di interviste agli uomini e la De Girolamo è abbastanza spiritosa e determinata da poter fare bene questo programma.
Mi fa piacere festeggiare i 25 anni di Porta a Porta. Bruno Vespa, col suo talk show, cominciò qualche anno dopo il Maurizio Costanzo Show, ma tra i due programmi ci fu sempre un rapporto elegante. Ricordo che, quando il Costanzo Show festeggiò i 20 anni, Bruno Vespa venne tra gli ospiti della trasmissione. Auguri, perciò, a Vespa per altri 25 anni.
Già in passato ho scritto sulla bravura di una imitatrice che si chiama Gabriella Germani. Torno a parlarne, perché nel programma Titolo V, su Raitre, la Germani propone una straordinaria Lilli Gruber. Un tempo c'era Alighiero Noschese, poi Gigi Sabani, adesso è la stagione di grandi imitatrici al femminile: da Gabriella Germani ad Emanuela Aureli a Virginia Raffaele. Vogliamo dire con questo che le donne sanno imitare meglio degli uomini? No, vogliamo dire che le donne hanno uno spirito di osservazione molto più attento di quello degli uomini.
Astrazeneca taglia i vaccini. Nel Lazio 9 mila dosi in meno
Ancora un taglio nelle consegne dei vaccini Astrazeneca. Tutte le regioni d'Italia lamentano una riduzione nella quantità delle dosi consegnate. Complessivamente ieri dovevano arrivarne 547mila ma c'è stata una riduzione pari al 15 per cento. Nel Lazio la riduzione ha raggiunto quota 9 mila dosi, 5 mila in meno in Emilia Romagna e via via in proporzione in base agli ordini effettuati.
«Ci è stata comunicata una riduzione di 9 mila dosi del vaccino Astrazeneca per le prossime consegne e questa è una brutta notizia. Mi domando come si possano conciliare le presunte offerte di mediatori proposte ad alcune regioni su mercati paralleli per il vaccino Astrazeneca con l’acclarata riduzione?». Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Chiaramente tutto questo avrà serie conseguenze sulle campagne vaccinali avviate da pochi giorni per insegnanti, forze dell'ordine e militari.
Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, chiede un immediato cambio di passo. «Bisogna che il governo pretenda dall’Europa e sia promotore di un cambio di passo su produzione e fornitura di vaccini - scrive Bonaccini su Twitter - Qui in Emilia-Romagna saremmo in grado, entro l’estate, di vaccinare tutti gli emiliano-romagnoli e invece tocca andare rallentati a causa della mancanza di dosi». Sul caso Astrazeneca prende la parola anche Zingaretti: «Gravissima la riduzione improvvisa della consegna di vaccini # Astrazeneca. Noi ce la stiamo mettendo tutta ma con questa incertezza è tutto più difficile - scrive il governatore del Lazio su Facebook - L’Italia tuteli gli interessi nazionali e le programmazioni delle Regioni, intanto prepariamoci alla produzione di vaccini validati da Ema e Aifa da parte delle nostre aziende».
Duhamel, scandalo pedofilia nella sinistra francese. L'inquietante sospetto sul suicidio della star del cinema Marie-France Pisier
Anche un suicidio sospetto nello scandalo pedofilia che ha sconvolto i salotti di sinistra e il mondo dello spettacolo francesi. L'indagine sugli abusi inflitti dal celebre e rispettatissimo politologo ed europarlamentare progressista Olivier Duhamel al figliastro Victor, quando quest'ultimo aveva solo 13 anni, potrebbe gettare una luce sinistra anche sul suicidio di Marie-France Pisier, attrice-simbolo della Nouvelle Vague lanciata da François Truffaut e star di decine di film con maestri come André Techiné e Jacques Rivette, morta in circostanze mai del tutto chiarite nel 2011.
Marie-France era la sorella di Evelyne, professoressa, intellettuale e donna di riferimento della sinistra francese dagli anni Sessanta in poi, madre di Julier, Victor e la sua gemella Camille, avuti da Bernard Kouchner, medico e futuro ministro socialista. Un intreccio di personalità clamorosamente ingombranti a Parigi e dintorni. È stata proprio Camille, con un libro devastante, a svelare gli abusi subiti dal fratello gemello da parte di Duhamel, con cui Evelyne si era risposata negli anni Ottanta.
Nella Francia che conta le voci su Duhamel si rincorrevano da tempo, ma nessuno aveva mai osato portare le accuse alla luce del sole. Proprio Marie-France avrebbe tentato in ogni modo di convincere la sorella a rivelare la verità, ma il senso di vergogna ha sempre avuto la meglio. Per questo l'attrice, "furibonda, rompe con la sorella, vuole farla pagare al cognato. Marie-France svergogna Duhamel nell'ampio giro di conoscenze parigine, finché la notte dell'aprile 2011 viene ritrovata inerte nella piscina della sua villa in Costa Azzurra, la testa incastrata in una sedia", sottolinea il Corriere della Sera. Ed è stato Julien Kouchner, fratello di Victor e Camille, a riaprire ora la ferita intervistato da Le Parisien: "Non ho mai creduto che mia zia Marie-France si sia suicidata, anche se non so come è morta. La mia unica certezza è che questa storia l'ha uccisa".
Mario Draghi, l'inquietante profezia di Paolo Mieli: "La magistratura militante ribolle, attento..."
Paolo Mieli suona la sveglia a Mario Draghi: occhio ai magistrati. L'ex direttore del Corriere della Sera in una intervista a Radio24 ripresa da Il Giornale, chiarisce subito: "Non faccio previsioni e non ho notizie inedite da svelare. Mi limito a osservare l'insegnamento della storia recente del Paese. Negli ultimi trent'anni non c'è stato governo, soprattutto se aveva una immagine forte, che non abbia avuto problemi con il sistema della giustizia". Ergo, anche il neo governo Draghi. Anche perché c'è un segnale che non va sottovalutato: "Vedo che un giornale come il Fatto Quotidiano è schierato dalla parte degli scissionisti, dice tra le righe che Grillo si è rimbecillito e che quelli che hanno votato a favore del governo si sono accomodati. Sarebbe una forma di libera espressione giornalistica se non sapessimo che il Fatto è un giornale molto caro alla magistratura più militante. Aspettiamo e vediamo...".
Del resto i precedenti sono evidenti a tutti. Per ogni governo, continua Mieli, abbiamo assistito allo stesso scenario: "Prima il potere giudiziario risponde in modo risentito attraverso i suoi organi ufficiali. Poi qualche pm di qualche parte d'Italia parte con un'inchiesta. Non c'è un'organizzazione, non ci sono ordini dall'alto, ci sono però degli automatismi. Quel pm parte perché sa di trovare intorno a sé il consenso della categoria. Come poi vada a finire l'inchiesta, magari dieci anni dopo, è del tutto irrilevante".
E la stessa sorte potrebbe toccare anche al governo di Draghi che rischia di essere preso di mira dai pm se interviene sul nodo giustizia, lascia intendere Mieli: "La ribellione di un nutrito gruppo di Cinque Stelle e l'appoggio evidente del Fatto Quotidiano - conclude l'ex direttore del Corriere - sono campane che mandano un suono distinto e che si sente bene. Chi vivrà vedrà. Dì sicuro, dalle parti della magistratura militante sta ribollendo qualcosa". Draghi, attenzione.
Le 10 Acque più limpide del Mondo
La grande fuga dal M5S: su 333 parlamentari, 65 hanno dato l’addio alla beffa dei Cinquestelle
Chi se n’è andato, chi è stato cacciato. Fatto sta che la pattuglia parlamentare del M5S in questa legislatura ha già perso ben il 20% dei propri eletti, una percentuale per altro non lontana da quella del calo di consenso registrato dai sondaggi. Su 333 tra deputati e senatori del M5s, 65 sono passati ad altre insegne, per uscite spontanee o espulsioni, in un continuo rimando di benserviti, adii, delusi e accuse di tradimento.
Il deputato che preferiva il mare alla Camera
Le motivazioni sono state le più svariate tanto per i singoli parlamentari migrati ad altri liti, quanto per lo stesso Movimento. E spesso sono state dettate dal tentativo di salvare la faccia di fronte a scelte difficilmente difendibili, ultima delle quali l’appoggio a Draghi. Tra i cacciati, per esempio, si ricorda il caso del velista Andrea Mura che, come ricorda il Corriere della Sera, alla Camera preferiva il mare e arrivò a sostenere che «l’attività parlamentare non si svolge in Parlamento, ma in barca». Cacciati anche Saverio De Bonis e Gregorio De Falco, il cui volto era servito a sbandierare l’idea di una integrità morale del Movimento.
Zona arancione da domenica per Campania, Emilia Romagna e Molise. Protesta della Confesercenti
Zona arancione per Molise, Campania ed Emilia Romagna da domenica, con regole e misure più restrittive per contrastare la diffusione del coronavirus. Lo prevede una nuova ordinanza, che andrà in vigore a partire da domenica e che il ministro della Salute, Roberto Speranza firmerà in giornata sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia.
Campania in zona arancione, De Luca: “Colpa dei cittadini”
Lo aveva anticipato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, rispondendo ai giornalisti a margine di un appuntamento a Salerno. “Migliaia e migliaia di persone in mezzo alle strade. Nessun rispetto delle regole. Chi controllava? Qui ormai il controllo in Italia non esiste più, nessuno controlla più nulla, dovremo contare solo sul senso di responsabilità dei cittadini. Ma in questi fine settimana che abbiamo alle spalle di senso di responsabilità ne abbiamo visto molto poco. Era inevitabile tornare in zona arancione e poi in zona rossa”.
“La Campania sta lavorando con una manifestazione d’interesse per reperire qualche milione di vaccini sul piano internazionale, senza fare propaganda sgangherata. Per quello che ci riguarda – aveva aggiunto De Luca – stiamo lavorando per procurarci i vaccini necessari. Il dato drammatico è che non abbiamo i vaccini necessari, è il limite più grande che registriamo nella politica nazionale anti Covid”.
Bollettino Covid, 15.479 casi. Indice di positività al 5,2%. Effetto vaccino: meno casi tra gli over 80
Sono 15.479 i test positivi al coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. I tamponi effettuati sono 297mila. Ieri i positivi erano stati 13.762. Le vittime sono invece 353, ieri erano state 347. Risalgono i ricoveri in terapia intensiva dove attualmente sono ricoverate 2.059 persone (+14 da ieri). I guariti in totale sono 2.303.199 (+17.170), gli attualmente positivi 382.448 (-2.053). L’indice di positività sale al 5,2%.
81 posti liberi nelle rianimazioni
Oggi c’è stata anche la conferenza stampa sul monitoraggio settimanale dell’andamento dell’epidemia in Italia. “Abbiamo un margine di posti letto liberi nelle rianimazioni che si coniuga, nel periodo che va dal 12 febbraio a oggi e quindi nell’ultima settimana, con una riduzione di 81 posti letto nelle terapie intensive”, ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli. Un “gruzzoletto da difendere” l’ha definito Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.
Maria Giovanna Maglie difende Myrta Merlino: "Cavaliere della Repubblica? Frasi disgustose e sessiste"
“Auguri a Myrta Merlino. Ai troll, ai misogini, ai risentiti sociali, auguro un gran mal di fegato”. Così Maria Giovanna Maglie è intervenuta su Twitter in difesa della conduttrice de L’Aria che tira, che ha attirato diversi commenti a dir poco beceri e odiosi sotto al post in cui annunciava di essere stata nominata Cavaliere della Repubblica italiana. Un riconoscimento destinato ai tanti giornalisti e conduttori televisivi che hanno continuato a informare e intrattenere gli italiani durante questo anno tremendo, caratterizzato dalla pandemia di Covid.
“Grazie al presidente Mattarella e a tutti voi che avete fatto parte di questo cammino. Il primo pensiero è stata mia mamma, avrei tanto voluto condividere questo bel momento con lei”, aveva dichiarato a caldo la Merlino, che ha poi pubblicato un altro messaggio a oltre 24 ore di distanza dal primo: “Ci tengo a ringraziarvi per i bellissimi messaggi. Ma ho letto anche parole disgustose e sessiste. L’odio in rete, in ogni sua forma, è una violenza. Io ho le spalle larghe, ma sono molto amareggiata perché penso a quanto sia ancora intossicato il clima in questo Paese”.
A proposito di odio, anche Liliana Segre ne è rimasta vittima, ma per motivi completamente diversi: insulti, minacce e parole irripetibili sono apparsi sui social contro la senatrice a vita, che a Milano si è sottoposta alla vaccinazione anti-Covid per dare il buon esempio. Gli odiatori seriali si sono scatenati, venendo condannati duramente dalla politica dalla società civile. Non solo, perché la polizia postale ha avviato un’indagine ipotizzando il reato di minacce aggravate dalla discriminazione e dall’odio razziale.
ILCORTO.EU
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