Da un anno e mezzo una coppia della provincia di Brescia non può più vivere nella propria casa. Un abusivo l’ha occupata e li minaccia di morte. E il blocco degli sfratti causa Covid impedisce lo sgombero
Un intruso si impossessa della vostra casa. Cambia le serrature, mette il suo nome sul citofono, imbratta, distrugge e vi impedisce di riprendere i vostri oggetti personali. Minaccia di morte voi e la vostra famiglia, chiedendovi 30mila euro per riavere casa vostra. E in più dovete pagargli le bollette di gas e luce. Le autorità non possono fare nulla.
In più il blocco degli sfratti causa Covid impedisce l'esecuzione della sentenza di sgombero. E, nonostante le numerose denunce per i ripetuti episodi di minacce e devastazioni subiti, alla richiesta ufficiale (che riportiamo sotto) della "misura misura cautelare di divieto di avvicinamento” o di "altra misura cautelare idonea ad assicurare l’incolumità", la procura non ha mai presentato domanda al giudice. Sembra incredibile, ma è quello che è successo a S. e P., una giovane coppia della provincia di Brescia, che da un anno e mezzo vive in un incubo. S. ha raccontato a IlGiornale.it come un abusivo sia riuscito a rubargli casa, tenendo in ostaggio le loro vite.
Salvini: «No all’austerità, no a patti di stabilità e vincoli del 3%, no a sacrifici e lacrime e sangue»
«È stato un incontro molto intenso, utile, spero reciprocamente stimolante. Abbiamo affrontato tante cose, ma non abbiamo parlato di ministri, sottosegretari, di governi tecnici o politici». Sono le prime parole di Matteo Salvini dopo le consultazioni della Lega con Mario Draghi. «Non ne parleremo, abbiamo fiducia in Draghi. Le domande sui ministri fatele ai 5S che arrivano dopo se Rousseau permette». E poi ancora: «Il nostro obiettivo è che l’Italia torni ad essere protagonista in Europa. Ci interessa che si faccia l’interesse nazionale italiano in sede europea, con spirito europeo». Questo «significa no all’austerità, no a patti di stabilità e vincoli del 3%, a sacrifici e lacrime e sangue. Ci sembra che questa sia una sensibilità condivisa da Draghi».
Salvini per l’immigrazione «politiche di stampo europee»
E poi sull’immigrazione «chiediamo politiche di stampo europeo, che tratti la gestione “dei flussi ” come Spagna, Francia, Germania, Slovenia. Non il “modello Salvini”, ma una buona gestione dei confini e della sicurezza e di contrasto al traffico di esseri umani».
Poi sul Recovery Fund spiega: «Avrò, via zoom, una riunione con i 29 parlamenti europei della Lega con cui condivideremo i passaggi delle prossime ore e dei prossimi giorni. Conte – rimarca – non aveva condiviso nulla con nessuno, un conto invece è essere protagonisti sul tema dei fondi da ricevere. Questo – ha rivelato – comporta un cambio di atteggiamento e fiducia della Lega». E puntualizza che con Draghi «abbiamo parlato di sviluppo, economia e rilancio, l’apertura di tutti i cantieri fermi, la revisione del codice degli appalti» perché «noi possiamo far parte di un governo che pensa alla crescita felice, non alla decrescita».
Salvini: noi costruttivi e responsabili, da Grillo solo veti e imposizioni
«Noi confermiamo il nostro atteggiamento costruttivo, responsabile, positivo e che ci porta a non parlare di ministeri e a non mettere veti su nessuno. È incredibile invece l’atteggiamento di Grillo e dei 5 stelle che chiedono ministeri e vorrebbero imporre al professor Draghi un governo senza la Lega. Non è questo che ha chiesto Mattarella e che serve all’Italia. Noi andiamo avanti tranquilli: prima il bene del Paese e poi gli interessi dei partiti». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
Rai, nuovo terremoto: a Viale Mazzini nessuno rivela il compenso di Scanzi a “Cartabianca”
Il compenso che la Rai dà ad Andrea Scanzi, unico giornalista opinionista pagato a Cartabianca, rimane un segreto. Viale Mazzini non risponde alla precisa domanda rivolta dal segretario della Vigilanza Michele Anzaldi di Italia Viva. Era stato lui ad avere presentato l’interrogazione. Scanzi pagato , in buona sostanza, per gettare discredito sul centrodestra, come ben sa chi segue il programma e i suoi interventi “pagati” da mamma Rai. Mai un intervento sobrio. Per questo irrita la parzialità e alla totale assenza di pluralismo “a gettone”.
Rai, segreto sul compenso di Scanzi a “Cartabianca”
Anzaldi ne fa una questione di metodo. L’opacità lascia di stucco. “La risposta che la Rai ha inviato in Vigilanza alla mia interrogazione su ‘Cartabianca’ e gli opinionisti a pagamento rappresenta il trionfo dell’opacità, ai limiti dell’omertà: roba da restare allibiti”, si sfoga con l’Adnkronos Anzaldi. “Nella Rai dei 5 stelle, guidata ancora per poche settimane dall’amministratore delegato Salini scelto da M5s, c’è una sorta di segreto di Stato sul compenso di Andrea Scanzi. Perché?”. Se lo chiede su Facebook il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza del servizio pubblico. Già, Scanzi per la Rai è una sorta di segreto di Fatima per la Chiesa.
Foibe: l’olocausto sconosciuto degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia
Il Martirio degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia ad opera dei comunisti slavi nel corso del secondo conflitto mondiale è oramai incontestabile.
Gli Italiani furono martirizzati con sevizie di ogni genere, stupri di massa su ragazzine e donne incinte, linciaggi e lapidazioni e dopo i sopravvissuti con i polsi legati con filo di ferro, a due a due, furono gettati vivi nelle foibe, profonde cavità naturali di origine carsica di oltre 100 metri.
Fu una morte lenta e orribile, di una barbarie unica. A Zara gli Italiani furono annegati in mare con una pietra legata al collo (testimonianza di Ottavio Missoni).
Questo fu l’olocausto italiano che per sessant’anni è stato tenuto nascosto alle nuove generazioni.
E non soltanto a Scicli, la giornata del ricordo dei Martiri delle Foibe viene pressoché ignorata. La scuola sempre pronta a ricordare l’olocausto degli ebrei, perde quasi sempre la memoria, quando si tratta di ricordare i Martiri italiani delle Foibe.
Sanremo, la storia si ripete: si fanno i nomi di Benigni e Celentano. Il web: quanto prenderanno?
A Sanremo 2021 forse arriverà un’accoppiata di super-ospiti: Adriano Celentano e Roberto Benigni. È lo stesso Amadeus, presentatore e direttore artistico, a confermarlo nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento. «Confermo che c’è stato un incontro per avere Celentano e Benigni e siamo in attesa della loro risposta. Averli insieme sarebbe fantastico…». Chissà quanto ci costerà. Lo scorso anno erano scoppiate furibonde polemiche per un ipotetico cachet stellare per Benigni. Dagospia aveva riportato la notizia che in Rai era giunta la richiesta economica di Benigni per Sanremo: «All’ufficio risorse artistiche mormorano che il comico toscano vorrebbe 300mila euro». Era scoppiato il putiferio. Ma era rimasto il giallo sul cachet dell’attore. Ora, non appena si è diffusa la notizia, il popolo del web mette subito le mani avanti: «Diteci quanto ci costeranno, il cachet alto sarebbe uno schiaffo a tutti, in questo momento di emergenza».
Benigni a Sanremo?
Nei giorni scorsi erano circolate ipotesi di un ritorno del regista e attore premio Oscar, che l’anno scorso aveva partecipato al festival con una sua esegesi del Cantico dei Cantici. Qualcuno aveva ipotizzato, infatti, che Benigni, appassionato di Dante, al quale ha dedicato diversi spettacoli, avrebbe potuto portare all’Ariston un omaggio al poeta fiorentino, di cui quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte. Ma le indiscrezioni erano state stroncate sul nascere dallo stesso Lucio Presta, manager degli impegni televisivi di Benigni.
Reddito di cittadinanza, la protesta dei ‘navigator’. Dovevano trovare lavoro agli altri e rischiano il posto
Paradossale, ma vero. Devono trovare lavoro agli altri, ma rischiano la disoccupazione. Sono i navigator. Vittime anche loro del fallimento del reddito di cittadinanza. Oggi sono scesi in piazza. In Lombardia, Piemonte, Sardegna si sono fatti sentire.
Navigator in piazza: rischiano il lavoro
Per contratto dovrebbero mettere in relazione domanda e offerta di lavoro. Ma dal 30 aprile rischiano di rimanere senza stipendio. Perché il loro contratto non è ancora stato rinnovato. Tutor e precari.
“Quello dei navigator è uno dei tanti paradossi di questo Paese”, spiega Lino Ceccarelli della Cgil. “Dovrebbero accompagnare i lavoratori senza impiego nel percorso di reinserimento. E invece ad aprile il contratto nazionale di categoria scadrà. E nessuno ancora ha dato notizie su un eventuale rinnovo”. Misteri e misfatti del provvedimento bandiera dei 5Stelle.
Proteste in tutta Italia per il rinnovo del contratto
Continuità occupazionale e valorizzazione delle professionalità. Sono le richieste che i 176 navigator in servizio in Piemonte hanno avanzato durante il presidio organizzato dai sindacati di categoria. L’iniziativa si inserisce nella giornata di mobilitazione nazionale. Per chiedere vengano prorogati di un anno i contratti in scadenza il prossimo 30 aprile.
L'ira di Fontana su Speranza: "Vaccini? Decisione incredibile"
Il ministero della Salute blocca l'esame del Cts del piano Bertolaso sui vaccini. Fontana: "Incredibile, il piano vaccinale è una priorità per tutto il Paese e non deve sottostare a logiche di parte"
Prima una telefonata, poi la nota ufficiale via mail che blocca tutto. Salta all'ultimo minuto la valutazione del Cts del piano vaccini messo a punto da Guido Bertolaso per Regione Lombardia.
Era in programma per martedì 9 febbraio alle 13, ma all'ultimo è arrivato lo stop dal ministero della Salute. A comunicarlo, riporta Huffingtonpost, una nota partita da Lungotevere Ripa via mail e diretta al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.
La richiesta era partita dal presidente Attilio Fontana e dalla sua vice e neoassessore al Welfare, Letizia Moratti, ma dal Ministero della Salute è sceso in campo direttamente il ministro Roberto Speranza che si è attivato per bloccare l'esame della proposta lombarda da parte dei super tecnici del Cts. Anche perché oggi alle 15.30 è fissato l’incontro tra Speranza, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, con i presidenti delle Regioni. Dove si parlerà sì di vaccini, ma non del piano Bertolaso che punta a vaccinare 10 milioni di italiani entro giugno, ma del piano-flop di Arcuri. "Trovo incredibile - scrive Fontana in post su Facebook - che il ministero della Salute abbia deciso di bloccare la valutazione, prevista per oggi da parte del Cts, del piano vaccinale di massa della Lombardia. Il piano era stato inviato ieri, da me e dalla vicepresidente Moratti, come contributo lombardo e best practice da proporre anche a livello nazionale. Riteniamo che il piano vaccinale sia una priorità per tutto il Paese e che non debba sottostare a logiche di parte".
Olocausto e Foibe: ecco a cosa vorrei intitolate due vie di Bergamo
Una proposta: dedichiamo un pezzettino di Bergamo al ricordo di queste povere vittime.
Siccome, in questi giorni, sono più affaccendato del Figaro rossiniano, per la nostra rubrichetta vorrei sottoporre ai miei tre lettori una riflessione che mi deriva proprio da questa frenetica attività.
Dovete sapere che, per uno storico, sia pure modesto come il sottoscritto, i giorni a cavallo tra il 27 gennaio e il 10 febbraio sono giorni, professionalmente parlando, alquanto impegnativi: tantissime pubbliche amministrazioni, associazioni, istituzioni, organizzano convegni, celebrazioni, incontri, sul doloroso tema degli olocausti, dato che, in quelle due date, cadono il giorno della memoria, che ricorda la Shoah, e quello del ricordo, dedicato all’esodo degli italiani di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia e al dramma delle foibe.
Siccome gli storici, sulla piazza, non è che siano tantissimi, ci si deve accontentare di quel che passa il convento: dunque, io sono di corvée, per un mesetto buono. La cosa, mi ha messo una certa curiosità, circa la memoria odonomastica di quelle due ricorrenze e sono andato a spulciare lo stradario cittadino, per vedere se ve ne comparisse traccia: chessò, una via “Vittime dell’Olocausto”, un piazzetta “Martiri delle foibe” o qualcosa del genere.
Però, non ho trovato proprio nulla: c’è via Martiri di Cefalonia, che, concettualmente, si può associare al contesto in cui maturò anche la tragedia istriano-dalmata del 1943, ma nulla di più.
Così, stavolta, anziché indicarvi qualche strada dal nome bizzarro o svelarvi qualche curiosità storica, legata a questa o quella intitolazione, vi parlerò di due strade che non esistono e che, forse, dovrebbero esistere, dati i tempi in cui viviamo. La storia insegna, la storia si ripete.
FEDErAZIONE, le foibe e “l’olocausto italiano”

L’immunologa Viola lancia l’allarme: «Non abbiamo vaccini per i bambini e gli adolescenti»
L’immunologa Antonella Viola lancia l’allarme sui bambini e gli adolescenti. Ospite di Buongiorno su Sky Tg24, l’esperta ha presentato un quadro allarmante dell’andamento epidemico soprattutto perché al momento non esistono vaccini adeguati per i bambini e i ragazzi fino a 16 anni. «In Inghilterra e in Israele si è visto un aumento dei contagi nei bambini. Se il virus è più contagioso, è ovvio che anche i bambini che finora erano stati protetti possono essere a rischio», ha spiegato Antonella Viola. L’immunologa ha puntualizzato: «Sono preoccupata, perché non abbiamo vaccini per i bambini e fino ai 16 anni non possiamo proteggerli».
L’immunologa Viola sugli anticorpi monoclonali
Nel suo intervento, Antonella Viola è intervenuta anche sulla questione degli anticorpi monoclonali sui quali in questi giorni si è aperto un ampio dibattito: «Sono un farmaco ancora da sperimentare. Dovrebbero essere utilizzati in trial clinici, randomizzati e controllati. Non sappiamo se effettivamente siano efficaci». E poi ancora: «Non è la via per la salvezza e non lo può essere, perché funziona per prevenire i casi gravi – ha aggiunto l’esperta – Non possiamo usare un farmaco così costoso e difficile da utilizzare su tutte le persone che si ammalano. Bisogna fare ricerca per capire quali sono i soggetti che possono davvero beneficiare di questa terapia e poi usarla in maniera mirata. Non è ancora il momento di usarli come terapia».
«Draghi? Se serve
Coronavirus, Massimo Galli: "Inutile vaccinare chi ha avuto il Covid, provoca effetti collaterali"
"Inutile vaccinare chi ha avuto il Covid": ne è convinto Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, secondo il quale somministrare il farmaco a chi ha già contratto l'infezione può provocare delle conseguenze indesiderate, come nausea, capogiri, linfonodi ingrossati, stati febbrili. "Abbiamo avuto diversi medici e infermieri vaccinati che hanno riferito effetti collaterali, una risposta eccessiva del sistema immunitario al vaccino. Nulla di pericoloso, ma la seconda dose è anche più fastidiosa della prima nei soggetti che hanno già superato l’infezione", ha spiegato in un'intervista al Giorno.
Ecco perché secondo l'infettivologo sarebbe più utile evitare di fare il richiamo: "Ha poco senso convocare due volte chi si è ammalato ed è guarito, perché possiede già una memoria immunologica". Galli, poi, ha anche criticato la strategia adottata finora: "Si è affermata una linea talebana, per cui se obiettavi qualcosa venivi bollato come irresponsabile".
Massimo Galli, però, ha voluto comunque ribadire l'importanza dei vaccini: "Io vaccinerei a tappeto tutti, gli unici che escluderei sono quelli appena guariti. In Italia abbiamo due milioni di persone che sanno con certezza di aver passato l’infezione, altri due milioni probabilmente lo ignorano, ma hanno prodotto anticorpi, sono entrati in contatto con il virus Sars-Cov-2 senza accorgersi". Ecco perché poi ha fornito questa soluzione: "Basterebbe un test con pungidito, con risposta in pochi minuti, per scremare chi è già protetto in qualche modo". E infine: "Spero che con il buon senso supereremo certe posizioni talebane".
Lega al governo e Salvini ministro? I renziani: "Nessun problema"
"E' la risposta ad un appello del Capo dell Stato"
"No, nessun problema. La presenza della Lega come di qualsiasi altro partito è la risposta ad un appello del Capo dell Stato. La scelta dei ministri è una facoltà del presidente incaricato che con il presidente Mattarella costruiranno l'equilibrio del futuro governo". Con queste parole il coordinatore nazionale di Italia Viva, Ettore Rosato, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se per il partito guidato da Matteo Renzi sia un problema l'eventuale presenza di Matteo Salvini, oltre che della Lega, nel governo Draghi.
LA LEGA SPINGE PER SALVINI MINISTRO - "Se il governo sara' politico, la logica vuole che Salvini debba essere ministro". Cosi' Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, a "The Breakfast Club" su Radio Capital. "Non siamo felici - afferma Molinari - di sedere allo stesso tavolo di 5stelle e Pd. Il nostro governo con il 5stelle e' stato un grave errore ma ora e' un'altra cosa. Il primo partito d'Italia per consensi non puo' fare spallucce davanti all'appello del presidente Mattarella. Sarebbe da irresponsabili. Per noi, l'alternativa migliore sarebbe stata un esecutivo a tempo, con una data certa per le elezioni. Non mi pare pero' che questa sia l'intenzione di Draghi e Mattarella". "Il gioco del Pd e' - afferma Molinari - sempre stato quello di cercare di darsi da solo la legittimazione di partito presentabile davanti a un centro destra definito sempre impresentabile. Non e' la Lega che ha cambiato rotta. Incomprensibile l'atteggiamento di Giorgia Meloni: chi a priori dice no, come chi a priori dice si' come Forza Italia, pone il centrodestra in una posizione di minor forza contrattuale. Il no a priori di Fratelli d'Italia non e' fare gli interessi degli elettori. Davanti alla chiamata del presidente della Repubblica bisogna almeno ascoltare, iniziare a sbraitare non credo sia una mossa sensata. Come ci ricompatteremo? Finche' la legge elettorale resta questa il modo di compattare il centrodestra si deve trovare per forza".
Basta Dpcm e cashback. Meloni conferma no a Draghi
«La nostra posizione è immutata, non voteremo la fiducia a Mario Draghi. Siamo comunque a disposizione della nazione». Giorgia Meloni conferma il no al governo Draghi dopo il secondo giro di consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato. «Abbiamo chiesto a Draghi che il suo governo ponga fine alla stagione dei Dpcm. Mi auguro voglia dire basta al metodo di limitare la libertà delle persone a colpi di Dpcm...», ha aggiunto la Meloni.
Tra le proposte di Fratelli d'Italia l'abolizione del sistema del cashback. «Abbiamo anticipato al premier una serie di proposte e documenti, certamente non mi aspettavo che Draghi li leggesse di notte. Ci ha detto che li ha iniziati a leggere e credo che questo sia un cambio di passo rispetto al governo Conte. Chiediamo l’abolizione del cashback e della lotteria degli scontrini. Crediamo che quello che viene speso possa andare alle imprese in difficoltà».
Bordate anche nei confronti della gestione commissariale di Arcuri. «Abbiamo mandato anche un dossier con le anomalie della gestione commissariale di Arcuri - spiega la Meloni - Draghi è molto attento alla questione dei vaccini, credo che l’idea bizzarra di spendere 400 mila euro per ogni padiglione vaccinale sia qualcosa su cui il nuovo Governo mi piacerebbe prenda le distanze. Il presidente Draghi ha detto che le tasse non aumenteranno. Ha parlato di un sistema fiscale basato sulla progressività, questo significa che non ci sarà la flat tax e mi dispiace».
Le Authority si accorgono che Conte è un asino. Bocciato il Recovery plan firmato dall’ex premier
Bocciato. Il Recovery plan targato Conte è un disastro. Tutto da rifare. E infatti è andato a casa. Per Matteo Renzi, certo. Ma proprio inchiodato sul quel misero Piano nazionale di ripresa e resilienza. Scritto di corsa e senza contenuti seri. A giudicarlo così le Authority audite al Senato. Dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti passando per l’Upb (ufficio parlamentare bilancio) è un gigantesco no.
Le authority bocciano il Recovery firmato Conte
“La frammentazione delle iniziative che emerge dal Piano nazionale di ripresa e resilienza rischia di diluire la potenzialità del piano di incidere in modo strutturale sulla realtà del paese. Con una dispersione di risorse. Che potrebbe non consentire di realizzare gli obiettivi dichiarati”. Così Chiara Goretti, componente del Consiglio dell’Upb nel corso dell’audizione nelle Commissioni riunite di Camera e Senato. “ll documento – sottolinea l’Upb – presenta un’ampia disomogeneità. Nell’identificazione dei criteri per l’allocazione delle risorse ai singoli progetti. Aspetto ovviamente comprensibile alla luce della diversissima natura e varietà di settori toccati”.
Foibe, Veneziani: “Bisogna avere il coraggio di citare i sicari: furono i comunisti”
“Abbiate l’onesto coraggio di citare il comunismo a proposito delle foibe, senza reticenze”. In vista del Giorno del Ricordo, che ricorre domani, Marcello Veneziani rivolge una “raccomandazione” alle “autorità”, perché abbiano “l’onesto coraggio” di dire quello che quel massacro fu davvero, citandone apertamente i “sicari”, che “furono i comunisti“. “Non menatela per favore coi fanatismi nazionalistici per spiegare e al contempo per deviare la tragedia delle foibe”, aggiunge Veneziani.
Ecco perché le Foibe finirono nell’omertà
Per il giornalista, che all’argomento dedica un lungo articolo su La Verità dal titolo “Parlate di Foibe? Dite la parola comunismo”, il Giorno del Ricordo “è l’ultima commemorazione dedicata all’amor patrio istituita nel nostro Paese”, e va preservata dal “calendario dell’oblio” e dalla “indecorosa semiclandestinità” in cui sono finite tutte le altre ricorrenze nazionali. “Le foibe – prosegue Veneziani – finirono nell’omertà sin da quando furono perpetrate. Perché tiravano in ballo le responsabilità del Pci e dei partigiani rossi nei massacri; incrinavano il rapporto con la vicina Yugoslavia di Tito; c’era il tabù della cortina di ferro e non si dovevano sfrucugliare gli assetti stabiliti”. “Furono per decenni – ricorda – il ricordo atroce di una minoranza di profughi e il ricordo polemico di una minoranza di ‘patrioti’, in prevalenza legati al vecchio Movimento sociale italiano e ai monarchici. Infine fu ufficializzato il suo ricordo con l’istituzione della giornata”.
Su La7 primo sondaggio dell’era Draghi: FdI ancora avanti, cresce la Lega, giù Pd e 5Stelle
Al Tg delle 20 Enrico Mentana ha snocciolato i dati del primo sondaggio dell’era Draghi (Swg). Una rilevazione su cui pesa il fallimento del Conte ter e anche l’atteggiamento adottato dai partiti dinanzi al “governo del presidente”. Con Mario Draghi chiamato dal Colle a certificare il fallimento della maggioranza silurata da Renzi.
Fratelli d’Italia guadagna consensi
Il primo dato da sottolineare è che Fratelli d’Italia passa dal 15,9 per cento al 16,5 facendo registrare un +0,6%. Segno evidente che gli elettori hanno capito che dietro il no a Draghi di Fratelli d’Italia c’è una scelta di coerenza e non un calcolo. E segno anche che quanto osservato da Giorgia Meloni – “rappresenteremo quel 30-40% di italiani che non si sentono rappresentati dal governo Draghi” – è una seria prospettiva politica e non frutto di un arroccamento.
Maresco minaccia causa a Rai Cinema per censura
Il regista Franco Maresco ha minacciato di fare causa a Rai Cinema per la decisione della consociata Rai di ritirare il logo dal suo film 'La mafia non è più quella di una volta' presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2019, dove si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria, e uscito nelle sale il 12 settembre scorso.
La conferenza di Maresco si è tenuta a Palermo (ma è stata trasmessa anche su Facebook) alla vigilia della programmazione del film sulla piattaforma MioCinema. "In qualsiasi altra parte del mondo - ha detto l'avvocato di Maresco, Antonio Ingroia- sarebbe impensabile quello che è accaduto. Ci sarebbero state delle reazioni a questo intervento tecnicamente censorio. La Rai si comporta come una madre che non vuole riconoscere il figlio".
Il film, già in occasione della presentazione veneziana agitò le acque del Lido, perché si chiude con una 'stilettata' al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il film, una docufiction nello stile dei precedenti lavori del regista palermitano, che ruota tutta intorno alla fatica che ancora molti palermitani fanno a dichiarare la loro distanza dalla mafia e all’omertà che regna sovrana, nel dare conto ad un certo punto della sentenza del processo sulla cosiddetta ‘trattativa’ Stato-mafia, sottolinea il silenzio sull’argomento del capo dello Stato.
Questo silenzio diventa poi oggetto di un’intervista di Maresco al protagonista del film, lo stravagante organizzatore di feste di piazza Ciccio Mira, al quale il regista chiede se sia d’accordo con il silenzio di Mattarella. La risposta è positiva e la spiegazione di Mira è che “i palermitani ce l’hanno nel Dna il silenzio”. In occasione della presentazione veneziana, a chiudere la polemica arrivò anche un comunicato del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica che sottolineava: “Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura”.
Banchi a rotelle, scandalo da 119 milioni. In molte città sono ancora imballati in magazzino
Avete un fanatico grillino che sproloquia sui tagli ai costi della politica dei 5 Stelle? Fategli vedere questo video. E fatelo contare fino a 119 milioni. Il costo dei banchi a rotelle, che l’imbarazzante ministra Lucia Azzolina ha destinato per questo capolavoro di incapacità. Un’incapacità che meriterebbe un solennissimo “vaffa”, degno di Beppe Grillo. Anzi, 119 milioni di “vaffa”.
Uno spreco vergognoso, che grida vendetta
Di banchi con le rotelle inutilizzati confinati in magazzino ne sono piene le cronache. Le segnalazioni arrivano da tutta Italia. Tuttavia, ogni volta fanno ribollire il sangue. Al TgPadova hanno mostrato lo scandalo. Visto che ci siete, mostratelo anche voi all’elettore grillino, ancora obnubilato dalla propaganda dei Casalino boys.
“Ecco che fine hanno fatto a Padova oltre 500 sedie innovative rifiutate dai presidi delle scuole perché troppo scomode e inadatte alla didattica tradizionale”, racconta il telegiornale veneto. “Accumulati nelle stanze nel deposito della Provincia di Padova, impolverati oppure ancora imballati e accatastati. Ecco che fine hanno fatto la gran parte dei banchi con le rotelle acquistati con i finanziamenti europei dalla Provincia per far fronte alle richieste delle scuole padovane. Alcuni presidi di istituti superiori però dopo averli visti si sono resi conto che erano scomodi a tal punto da ribaltarsi e davvero difficili da utilizzare per la didattica e così li hanno rispediti in magazzino in barba ai soldi spesi per l’acquisto”.
Pierpaolo Sileri a Senaldi: "Riapriamo, e a giugno torneremo a vivere davvero". Covid, l'unico che Draghi non deve sostituire
«Io sono un ibrido». Che l'esecutivo di Mario Draghi sia tecnico oppure politico, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, grillino quasi per caso e chirurgo di alto livello per professione, sta a posto, come dicono nella sua Roma. Nella trimurti di governo dedicata alla Sanità del defunto Conte, il senatore pentastellato è il solo medico; per di più, ha annunciato da tempo che, quando questa legislatura finirà, tornerà in ospedale, emigrerà al Nord, al San Raffaele di Milano dove lavora anche il noto Alberto Zangrillo, uno dei camici bianchi più divisivi della pandemia. Sileri è stato due volte in Cina, tra febbraio e marzo dello scorso anno ed è nella compagine politica di governo il solo che ha esperienza sul campo. È medico di corsia e sala operatoria, e pertanto conosce i malati meglio dei burocrati che siedono nel Comitato Tecnico Scientifico. Se il nuovo premier non lo confermasse al suo posto, farebbe una stupidaggine. L'interessato non vuol sfiorare neppure l'argomento; ostenta un distacco tantrico dai calcoli del Palazzo. Questo però non gli impedisce di affermare che il governo di SuperMario «dev' essere politico».
Ma dottor Sileri, un medico alla Salute, con il Covid imperante, non ci starebbe come il cacio sui maccheroni?
«E quale medico? Un virologo, un immunologo, un esperto in economia sanitaria, un direttore generale? Se si inizia con questo ragionamento, non se ne esce più».
Faccia lei, agli italiani penso basterebbe qualcuno che ci capisca.
«Il punto principale non è se il ministro è un medico o no, ma che tutta la sanità pubblica sia gestita con i criteri del merito e della trasparenza, dal centro fino alla periferia. Il che non è».
Meglio un politico piuttosto che un medico che faccia politica in ospedale quindi?
«Io ho sempre detto che la politica, nel senso degli accordi e del ragionare da politico deve restare fuori dalla sanità pubblica. Quello della Salute dovrebbe essere il ministero meno politico che c'è e auspico che la sua struttura cambi radicalmente».
Draghi l’americano: perché SuperMario piace a Washington
Mario Draghi prepara il secondo giro di consultazioni e la formazione di un esecutivo di unità nazionale appare sempre più vicina. L’ampia convergenza dei partiti sull’ex governatore della Bce segnala la grande reattività di una classe politica in crisi strutturale dopo la fase del Covid-19 alle decisioni e agli inviti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alfiere di una soluzione politica rapida e sicura per il Paese. Mattarella, come più volte ribadito, ha anche voluto puntare sui forti legami internazionali di Draghi che, oltre a conoscere a menadito gli ambienti politici ed economici di Bruxelles, è estremamente apprezzato anche sull’altra sponda dell’Atlantico.
Forse Matteo Renzi aveva ragione quando, silurando il governo Conte II, immaginava che “Giuseppi” non godesse di sufficiente credito di fronte alla nuova amministrazione Biden. Ma ha fatto male i conti pensando di rappresentare il maggiore referente degli interessi dei progressisti Usa oltre Atlantico. Figure come Draghi, infatti, garantiscono un legame strategico con Washington che va oltre i cambi di colore delle amministrazioni politiche e che è legato alla comunanza di interessi, valori e “linguaggi” tra gli establishment occidentali.
Da navigato esperto della finanza internazionale, da banchiere impegnato sia sul fronte pubblico che in istituti privati (Goldman Sachs) Draghi conosce i linguaggi della politica e del mondo degli affari di Oltreatlantico. Da economista keynesiano parla sostanzialmente una lingua simile a quella di maggior parte dei decisori politici statunitensi, intenti oramai a sdoganare la potenza di fuoco della spesa pubblica contro la crisi del Covid-19; da figura apicale del nostro sistema-Paese, può dare agli occhi degli Stati Uniti l’immagine di un interlocutore di ben altro profilo rispetto a Conte, snobbato da Biden nel primo giro di chiamate agli alleati. Non a caso, scrive Formiche, la nomina stessa di Draghi può portare a un rafforzamento della posizione italiana a Washington, oggigiorno decisamente appannata: “il segretario di Stato Usa Anthony Blinken questo giovedì era impegnato in una chiamata con i colleghi di Francia, Germania e Regno Unito, non altri. Lo stesso giorno Biden ha tenuto al Dipartimento di Stato il suo primo Foreign policy speech, citando tutti i Paesi G7, dal Canada al Giappone, tranne l’Italia. Segnali che non vanno sopravvalutati ma neanche sono da ignorare. La carta Draghi però può fare la differenza”.
Zaia compra i vaccini per i veneti e umilia Arcuri e Conte: senza fare i bulli, le dosi sono sul mercato
È ufficiale: Luca Zaia si compra i vaccini ed è pronto a distribuirli ai veneti. Nel rituale appuntamento in diretta per fare il punto sui numeri della pandemia e aggiornare sulla campagna vaccinale in Veneto, il governatore della Regione ufficializza quanto parzialmente accennato nei giorni scorsi e dichiara: «Inspiegabilmente ci sono dosi di vaccino sul mercato. Noi stiamo verificando per capire se è vero. Abbiamo anche le carte che lo dimostrerebbero. Ovviamente parlo di vaccini autorizzati». La Regione Veneto va dritta per la sua strada, certa che la via maestra sia quella di acquistare vaccini in autonomia. D’ altro canto, così è andata già con le mascherine. Poi con i tamponi rapidi, guarda caso sdoganati dal ministro della Salute Speranza proprio su insistenze e pressione di Luca Zaia.
Aforisma di Winston Churchill
Biografia • Storiche arguzie d'oltremanica
Sir Leonard Winston Churchill Spencer, uno dei più importanti uomini di Stato della storia inglese, nasce a Woodstock, nell'Oxfordshire, il 30 novembre 1874.
I genitori provengono da due ambienti molto diversi tra loro: Lord Randolph Churchill, il padre, appartiene alla migliore aristocrazia britannica, mentre la madre, Jenny Jerome, è figlia del proprietario del New York Times; il sangue americano che scorre nelle vene di Winston ne farà sempre un fervente sostenitore dell'amicizia dei popoli anglosassoni e dei particolari vincoli che legano tra loro Gran Bretagna e Stati Uniti.
Trascorsa l'infanzia in Irlanda, studia presso la celebre scuola di Harrow e nel 1893 è ammesso alla scuola di Sandhurst, nonostante la sua scarsa inclinazione allo studio. Il giovane cadetto insegue sogni di gloria. Nominato sottotenente nel IV battaglione ussari, parte come osservatore al seguito dell'esercito spagnolo incaricato di reprimere la rivolta di Cuba. Poi è inviato in India e partecipa a una campagna contro le tribù afgane alla frontiera nord-occidentale: questa spedizione gli ispirerà il suo primo libro. In seguito fa poi parte di una missione come ufficiale e corrispondente di guerra del Morning Post nel Sudan dove assiste alla carica a cavallo dei dervisci nella battaglia di Omdurman che farà da spunto al suo secondo servizio giornalistico. Tentato dall'attività politica, Churchill si ritira dalla vita militare e si presenta come candidato alle elezioni a Oldham. Non è eletto, ma nuove occasioni gli si offriranno in Africa del Sud. La guerra del Transvaal è appena scoppiata e Churchill si reca in quei luoghi e vi assiste in qualità di corrispondente di guerra.
Bomba Covid nel campo nomadi di Castel Romano
Un focolaio di covid nella Capitale che rischia di sfuggire ai controlli. Succede al campo nomadi di Castel Romano, sulla Pontina. L'allarme è scattato in mattinata dopo che un uomo di 47 anni è morto all'interno dell'accampamento. Ma mentre l'uomo pare sia morto per motivi diversi dal coronavirus, i contagi per il momento risultano sotto controllo. Almeno, secondo quello che riferisce la Asl "Sono state circa 300 le persone testate e di queste 12 sono risultate positive. I casi positivi fanno riferimento ad un unico nucleo familiare ed il caso indice potrebbe essere il capo famiglia. I casi sono stati isolati e la Asl Roma 2 sta eseguendo l’indagine epidemiologica", ha fatto sapere l’Unità di Crisi COVID-19 della Regione Lazio.
«Qui stiamo tutti bene, i positivi sono pochi e comunque già isolati. Oggi hanno iniziato a controllarli con tamponi e tutto il resto. Il morto? Aveva tanti problemi di salute, soprattutto al fegato e ai reni con il diabete. Stava male, i medici conoscevano bene la sua situazione, era già stato in ospedale: è stato ricoverato un mese, solo che oggi nel mondo quando qualcuno viene a mancare danno sempre la colpa al virus e nemmeno te lo fanno vedere, se non attraverso un vetro». Kasim Cizmic, portavoce del campo rom Castel Romano, all’Adnkronos racconta la situazione nell’insediamento sulla via Pontina, tra Roma e Pomezia. «Abbiamo i problemi di sempre qui, il campo è sequestrato, la gente è abbandonata - dice ancora Cizmic - ma il Coronavirus è stato trattato dalla Asl subito e bene. I pochi positivi sono tutti nelle loro case e ci devono restare 14 giorni, ma stanno bene. Tra l’altro hanno fatto i tamponi anche a tutti i familiari del morto e sono risultati negativi».
Calano i disoccupati e Biden esulta, ma il merito è di Trump
A poco più di un mese dall’assalto al Congresso nella giornata in cui l’elezione a presidente degli Stati Uniti d’America di Joe Biden doveva essere confermata dal voto dei Grandi elettori, è forse ancora troppo presto per parlare degli effetti sull’economia americana dati dall’insediamento del politico democratico. E soprattutto, è ancora troppo presto per poter dire che la ripresa dell’economia americana avvenuta nel primo mese dell’anno e la graduale stabilizzazione sociale siano di fatto un suo successo personale. Al netto di qualche proclamo e di una moratoria peraltro già impugnata dall’opposizione, la mano di Biden sull’economia e sulla politica americana ancora non si sono fatte sentire, affidandosi per il momento a quella che è l”eredità della chiusura di mandato dell’ex-presidente Donald Trump.
Gli Stati Uniti stanno uscendo dalla crisi?
Come evidenziato dalla testata tedesca Der Spiegel, nel mese di gennaio gli Stati Uniti hanno visto una forte ripresa dell’occupazione, con il sistema economico americano che è stato in grado di generare oltre 40mila posti di lavoro. Cifra ben lontana dai primi anni di amministrazione Trump, bensì collocata all’interno di un quadro storico tutt’altro che positivo, ma sinonimo che la strada intrapresa forse non fosse poi così errata come cercato di dimostrare dai suoi oppositori politici.
Borsa, ancora effetto Draghi. Piazza Affari maglia rosa Ue
Seduta in deciso rialzo per Piazza Affari, quando continua l'effetto Draghi nel giorno in cui e' iniziato il secondo giro di consultazioni. Il Ftse Mib ha guadagnato l'1,48%, ai massimi da febbraio 2020, dopo il +7% messo a segno la scorsa settimana, galvanizzato dall'incarico per formare un nuovo governo conferito all'ex governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi. Lo spread si mantiene su livelli minimi dal 2015, a 95 punti base e ha dato la spinta alle banche, che hanno guidato al rialzo la Borsa di Milano.
Clima positivo anche nel resto d'Europa, dove l'attenzione e' concentrata su alcune operazioni di M&A: nel settore dei semiconduttori la giapponese Renesas ha trovato un accordo per acquistare la britannica Dialog, quotata alla Borsa di Francoforte, mentre in Francia resta alto lo scontro sull'Opa lanciata da Veolia su Suez. Il Dax30 a Francoforte ha chiuso quasi sulla parita' (+0,02%) e il Cac40 a Parigi e' salito dello 0,47%. Oltreoceano occhi puntati sul piano da 1.900 miliardi di dollari che l'amministrazione Biden vuole varare per il rilancio dell'economia.
Tornando a Piazza Affari, riflettori su Bper (+7,4%), Banco Bpm (+6,16%) e Unipol (+6,2%). Mediobanca Securities ha esaminato i vantaggi di una possibile aggregazione tra i due istituti bancari e ritiene sia l'opzione migliore. Fuori dal segmento principale, balzo di Mps (+19%). Sul fronte dei cambi, la moneta unica passa di mano a 1,2038 dollari (1,2029 in avvio), e a 126,668 yen, quando il biglietto verde vale 105,222 yen. Infine, il prezzo del petrolio e' in rialzo con il contratto consegna Aprile sul Brent del Mare del Nord sopra i 60 dollari al barile a 60,21 dollari (+1,47%), e il contratto consegna Marzo sul Wti a 57,76 dollari (+1,6%).
Mattarella sconcertato dai partiti. Il veto sui rivali può far saltare Draghi
Il capo dello Stato non sta apprezzando le strategie dei gruppi politici, aveva chiesto un governo forte di unità nazionale
Mattarella sconcertato dai partiti . Il veto sui rivali può far saltare Draghi
Mario Draghi è sempre più vicino a formare un nuovo governo. Le consultazioni proseguono ma i numeri sembrano già essere certi. Questo rispetto al primo giro di colloqui con i singoli partiti, ma nel frattempo sta anche salendo - si legge sul Corriere della Sera - l'irritazione del Quirinale, Mattarella infatti non sta affatto gradendo la gara in atto per escludere i rivali. Vedere i partiti quasi unanimemente (tranne FdI, di Giorgia Meloni) concordi sul sostegno al premier incaricato, ma fra loro contrapposti e ansiosi di tagliare fuori dal perimetro della maggioranza qualche vecchio «nemico», è un esito che sconcerta Sergio Mattarella. Perché aveva chiesto «a tutti» un impegno diverso: dare la fiducia a «un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica». E se non si spezza la catena degli interdetti e si minaccia magari di offrire a Draghi solo un appoggio esterno, si rischia di insidiare alla radice il suo tentativo.
Il capo dello Stato - prosegue il Corriere - si sente continuamente al telefono con Draghi, per consigli che toccano i temi della squadra e della formula di governo. Chiarito che non avrà la natura di un esecutivo di coalizione, al momento sembra probabile che l’ex presidente della Bce opti per un mix tra tecnico e politico, su modello e con lo spirito) di quello che mise in piedi Carlo Azeglio Ciampi nel 1993. E, mentre imperversa un totoministri irritante per il Colle, non è escluso che, per garantire una continuità in alcuni dicasteri chiave nella pandemia (come quello della Salute) ci sia qualche conferma del gabinetto Conte 2. Alla fine, come gli ha raccomandato Mattarella e come Draghi ha ripetuto ai suoi interlocutori, l’importante è "risolvere tutti insieme i problemi che abbiamo davanti".
Toni Capuozzo: «Le foibe furono una ferocia sul corpo degli inermi in nome del socialismo»
Le foibe? «Una pulizia etnica pianificata». Toni Capuozzo, giornalista e conduttore televisivo ha firmato la prefazione al libro Verità Infoibate di Fausto Biloslavo e Matteo Carnieletto. «Di Fausto Biloslavo – scrive in un articolo sul Giornale – conosciamo tutti i reportage di guerra, le storie dalla prima linea. Ma c’è un tema, lontano dai drammi del presente, che ha rappresentato per anni una specie di punto fermo, un appuntamento con il dovere della testimonianza, un richiamo a rompere il silenzio: la vicenda delle foibe».
Capuozzo: «Non è un crimine di guerra…»
Il giornalista osserva: «Verrebbe da dire che il reporter di guerra è attirato da un conflitto lontano che ha avuto per scenario il mondo in cui è cresciuto: Trieste e le terre d’Istria e di Dalmazia. Ma c’è una grande differenza tra le guerre di Libia o di Siria o d’Afghanistan e quelle che Biloslavo ha riesumato tra documenti e testimonianze: l’orrore delle foibe avviene, in gran parte, a guerra finita». Toni Capuozzo spiega chiaramente che non siamo di fronte «al crimine di guerra alimentato dalla ferocia della battaglia, dal furore del combattimento, dalla paura che sia l’altro a esercitare il suo odio su di te».
Matteo Bassetti, finalmente lo ha ammesso. La verità sui morti per Covid
L'infettivologo Matteo Bassetti ci confessa una grande verità che appariva però scontata anche nel peggior bar della periferia italiana: «Abbiamo sbagliato, abbiamo annoverato tra i morti di Covid anche coloro che morivano di infarto», ha detto a L'aria che tira su La7. Meglio tardi che mai.
Terrorismo islamico, ecco chi sono le nuove leve: ventenni e radicalizzati sul web
Giovanissimo, radicalizzato sul web e “democratico” nella scelta degli obiettivi da colpire: eccolo il profilo delle nuove leve del terrorismo islamico tratteggiato da chi se ne intende.
Claudio Galzerano, 57 anni, è il primo italiano alla guida del Centro europeo di contrasto al terrorismo di Europol.
Dirigente superiore con un curriculum fitto di esperienze nel settore dell’antiterrorismo, Galzerano è, dal 10 dicembre scorso, ai vertici della lotta agli estremisti nell’Europa finita di nuovo sotto l’attacco del terrorismo islamico a ottobre e novembre dello scorso anno.
“Il tratto distintivo e nuovo che accomuna gli ultimi casi di terrorismo islamico in Europa è rappresentato – assicura Galzerano – senz’altro dalla giovanissima età degli attentatori, tutti intorno ai 20 anni. La minaccia terroristica incombe su tutti e la risposta di prevenzione deve venire dall’Europa nel suo complesso”. Che si trova a fronteggiare un terrorismo sempre più giovane, “variegato”, e soprattutto democratico proprio nella scelta degli obiettivi da colpire.
Joe Biden avverte la Cina: "Concorrenza estrema". A un passo dalla Guerra Fredda
Joe Biden gela l'Iran. Se vuole la revoca delle sanzioni Usa, Teheran dovrà prima fermare l'arricchimento dell'uranio. È netto Biden ai microfoni della Cbs quando la giornalista gli chiede se gli Stati Uniti toglieranno per primi le sanzioni per far tornare l'Iran al tavolo dei negoziati sull'accordo sul nucleare: "No", non sarà Washington a fare la prima mossa.
Le anticipazioni dell'intervista vengono diffuse nello stesso giorno in cui la guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, detta una linea completamente opposta: "Se gli Usa vogliono che l'Iran ritorni ai suoi impegni" nell'ambito dell'accordo sul nucleare "devono prima revocare tutte le sanzioni, poi verificheremo e poi torneremo ai nostri impegni".
Tutto è cominciato quando Donald Trump nel 2018 ritirò unilateralmente gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare raggiunto da Teheran e 5+1 nel 2015. In risposta a quella mossa di 'pressione massima', l'Iran cominciò gradualmente a violare gli impegni previsti dall'intesa. Biden ha promesso di tornare nell'accordo, ma tiene il punto sul fatto che Teheran dovrebbe essere la prima a tornare indietro sui suoi passi. Solo questo mese l'Iran ha minacciato di espellere i team per le ispezioni nucleari, ha avviato un arricchimento di uranio più vicino ai livelli per la fabbricazione di armi e ha aumentato le sue esercitazioni militari.
Quanto alla Cina, sempre ai microfoni di Cbs Biden avverte che dovrà aspettarsi una "concorrenza estrema" dagli Usa. E accusa Xi Jinping di non avere neanche un po' di democrazia. "Non abbiamo bisogno di avere un conflitto, ma ci sarà una concorrenza estrema", però - ha assicurato il Dem - non gestirà le relazioni "nel mondo in cui lo ha fatto Trump" e "ci concentreremo sulle regole internazionali".
Papa in Iraq, minacce e opportunità. L’esperto: un attentato è difficile, ma il Paese è a rischio
Il Papa in Iraq, un viaggio a metà strada tra minacce e opportunità. Riguardo al quale Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.), dichiara: Sebbene l’Iraq rimanga «un Paese in cerca di stabilità nonostante la sconfitta militare di Daesh», è «difficile immaginare che uno dei gruppi terroristici presenti sul terreno possa attentare al Papa». Anche perché, queste visite si tengono in un contesto di sicurezza di un certo livello. E non siamo più nell’Iraq del 2003, dove nessuno poteva sentirsi al sicuro». Certo è, però che in Paese è ancora in una fase di instabilità, in balia di molti attori controversi. Gabriele Iacovino lo afferma ad Aki-Adnkronos, analizzando, tra pro e contro, il quadro della sicurezza dell’Iraq in vista della visita del Pontefice: programmata dal 5 all’8 marzo.
Papa in Iraq, un viaggio a metà strada tra minacce e opportunità
Cellule di Daesh sono ancora operative nel Paese arabo. Come dimostra il recente raid condotto congiuntamente dalle forze irachene e statunitensi, nel quale è stato ucciso il leader dell’Isis, Jabbar Salman Ali Farhan al-Issawi. Ma, secondo Iacovino, il vero problema per l’Iraq è il fatto che il governo centrale non abbia risolto un problema di fondo, ovvero dare risposte alle rivendicazioni della popolazione sunnita e del cui malcontento si nutre l’ideologia jihadista. «Non bisogna dimenticare che l’Iraq è stato la culla dell’elaborazione del nuovo pensiero radicale che ha portato al passaggio da al-Qaeda all’Isis», ricorda infatti l’esperto. Sottolineando che senza l’appoggio decisivo di fazioni estremiste sunnite, questo processo non si sarebbe concretizzato.
Sanremo, prima hanno cacciato i cantanti non allineati, ora escludono il pubblico
Il Festival di Sanremo “imbavagliato” fa parlare proprio tutti, dai cantanti alle teste coronate. Peppino Di Capri e Al Bano l’avrebbero rimandato. Riccardo Fogli no. Il principe Emanuele Filiberto avrebbe volentieri fatto a meno dei fischi. Insomma, Sanremo 2021 senza pubblico con le limitazioni anti-Covid divide chi al festival c’è stato in passato. La politica, al solito, è entrata a gamba tesa.
Le mani della politica su Sanremo
Prima ha imbavagliato i cantanti “scomodi”, come Anna Oxa, i Modà, Povia. Poi ha finito per eliminare il pubblico dalla platea del teatro Ariston. Cedendo ai ministri Speranza e Franceschini. Ricordiamo il caso Anna Oxa. Doveva essere lei la prima scelta per rappresentare una presenza storica all’interno di questa edizione. All’ultimo momento le è stata preferita Orietta Berti . La Oxa, ricordiamo, non le mandò a dire all’ultimo Sanremo firmato Fabio Fazio da lei definito un “Concertone”. Come quello del Primo maggio. Una dichiarazione che certo non le ingraziò la sinistra. “Sono stata esclusa per motivi politici”, disse chiaro. La Berti è sicuramente elemento più “gradito” all’ establishment: è grillina, ospite fissa di Fazio. Che vuoi di più?… Povia, poi, sappiamo che viene sempre escluso dal Festival. Le sue simpatie a destra non sono certo secondarie.
Giuseppe Conte e il medico romano, la rissa in strada sul Covid: "Tutto il mio disprezzo", "E lei come...?"
Ora che non è più premier, Giuseppe Conte deve affrontare da privato cittadino la rabbia degli italiani. Un medico romano ha incrociato l'avvocato nei pressi del Parlamento e gliele ha cantate su Covid e politiche anti-pandemia. A quanto pare, però, l'ex presidente del Consiglio non ha rinunciato a quella particolare boria da statista (spesso frutto dello stress, dicono) messa in luce in varie conferenze stampa con risposte brusche e fuori luogo ai giornalisti (memorabili in tal senso le gaffe con Jana Gagliardi di Sky o Claudia Fusani di Tiscali, maltrattate in pubblico o trattate con risposte superficiali). Questa volta, però, non si trattava di un cronista scomodo ma di un cittadino, e lo sgarbo di Conte per questo forse fa ancora più effetto.
Con una lettera spedita a Dagospia, è lo stesso medico romano protagonista del confronto a raccontare l'accaduto fornendo la propria versione dei fatti. "Oggi finalmente mi si è materializzato davanti quel tipo equivoco di Conte - scrive - e non ce l’ho fatta, da medico ospedaliero a non manifestargli elegantemente disprezzo per la gestione sanitaria anti-Covid nel nostro Paese".
Conte, spiega il medico, "stava facendo lo splendido falsissimo con famiglie con bambini, ai quali elargiva carezze e sorrisi". Al duro rimbrotto del medico, l'ex premier reagisce. "Mi risponde (sa rispondere solo così mi sembra a tutti): 'E lei come l’avrebbe invece gestita?'. 'Sicuramente meglio di lei... si vergogni di chiederlo a me...!!'". Inutile stupirsi, poi, se anche i colleghi politici di Conte hanno bocciato l'ipotesi del Ter.
Crosetto: «La posizione di Giorgia Meloni è coerente. Chiunque vorrebbe un’opposizione così»
“Mi pare che la posizione di Giorgia Meloni sia seria e coerente, qualsiasi governo vorrebbe avere una opposizione così”. Così Guido Crosetto, imprenditore e ex parlamentare di Fratelli d’Italia. Che commenta la scelta della leader di FdI di non votare la fiducia all’esecutivo Draghi.
Crosetto: “Brava Giorgia. Posizione seria e coerente”
Una scelta ribadita chiaramente all’indomani dell’incontro con il premier incaricato. Un governo di legislatura, che esautora di fatto il Parlamento, e allontana le elezioni, non può essere appoggiato dal partito della Meloni. Che ha sempre dichiarato di volere lo scioglimento delle Camere per far esprimere i cittadini. E arrivare a un governo forte, solido, coeso.
“Qualsiasi governo vorrebbe un’opposizione così”
Crosetto, che nei giorni scorsi aveva avanzato la proposta di una Bicamerale, osserva in controluce le parole della Meloni. “Dichiarando il non voto alla fiducia non ha escluso la possibilità, poi, di astenersi. Mi pare – dice uno dei fondatori di Fratelli d’Italia – che sia stata positiva su Draghi. I dubbi sono soprattutto sul Parlamento attuale, sulla sua composizione, sulla compatibilità della maggioranza che sembra emergere“.
Governo Draghi, dentro dodici politici con Giorgetti, Conte (Giustizia) e Di Maio
Il totoministri è una specialità tutta italiana. Ancora non si sa se il governo si farà ma già si sanno i possibili ministri. E se ne discute come se le indiscrezioni fossero realtà. E dire che Draghi non ha ancora iniziato il secondo giro di consultazioni e tutti dicono che se la prenderà comoda.
Nel governo otto tecnici e 12 politici
In ogni caso i giornali al totoministri non rinunciano. Repubblica scrive che il governo avrà venti ministri: otto tecnici e dodici politici e che “lo schema circola già sui tavoli della Camera, è oggetto di ragionamento dei leader di partito, ed è un’ipotesi di lavoro “concreta” che fa seguito alla disponibilità del premier incaricato Mario Draghi ad aprire la sua squadra ai rappresentanti delle forze che lo sostengono, per consolidare la maggioranza e, perché no, per dare un segnale non ostile a un Parlamento che in parte si è sentito commissariato dall’avvento dell’ex presidente della Bce”.
Conte alla Farnesina o alla Giustizia
Dodici posti ma distribuiti come? tre ai Cinquestelle, e 2 a testa per Pd, Fi e Lega, uno per Italia Viva e Leu, uno per i gruppi minori. Per la lega ad esempio viene dato per certo l’ingresso in squadra di Giancarlo Giorgetti, che potrebbe andare allo Sviluppo economico. Nella terna che spetta ai Cinquestelle c’è di sicuro Luigi Di Maio, che alla poltrona ministeriale non intende rinunciare. E poiché mira sempre alla Farnesina Giuseppe Conte verrebbe dirottato alla Giustizia. Anche la poltrona del Guardasigilli tuttavia potrebbe rivelarsi in bilico: una candidata certa è infatti l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia.
Salvini europeista pro-Draghi. Il Pd ha un travaso di bile. Renzi applaude: svolta interessante
Matteo Salvini è diventato europeista? Toni più sfumati in casa del Carroccio su Bruxelles e i suoi burocrati adesso che è stato deciso di appoggiare il tentativo di Mario Draghi. Se sia proprio una svolta è ancora presto per dirlo, ma di certo il nuovo atteggiamento della Lega sta mandando in subbuglio il Pd.
Nel Pd travaso di bile per il Salvini europeista
Che reagisce con l’arma dell’ironia per nascondere il travaso di bile provocato tra i dem da Salvini. Il quale uscendo dal colloquio con Draghi ha detto che qualcuno (leggi Pd e Leu) vuole bloccare l’ingresso della lega nel governo in nome di un “vuoto europeismo”. Ma noi “vogliamo fare parte di un governo che vada a Bruxelles a trattare a testa alta“, avverte il leader della Lega. Per poi aggiungere: “Ci conforta di aver sentito di un uso dei fondi Ue, per lavoro e sviluppo”.
Un atteggiamento che spiazza la sinistra. E così il vicesegretario dem Orlando ironizza. “Un primo effetto l’incarico a Draghi l’ha avuto. Salvini è diventato europeista in 24 h”.
Matteo Renzi plaude alla svolta
Diversa la reazione di Matteo Renzi che plaude alla nuova linea della Lega: ”Abbiamo iniziato la legislatura con la vittoria dei partiti antieuropeisti, ora la concluderemo con Draghi presidente del Consiglio….Abbiamo iniziato la partita in cui tutti dicevano ‘non ci alleeremo con’ e poi vediamo i 5Stelle allearsi prima con la Lega poi con il Pd, oggi presumibilmente con una maggioranza istituzionale e non politica ancora diversa… Poi c’è la stessa interessantissima svolta fatta stamattina da Salvini, una svolta che nei partiti vecchia maniera sarebbe stato impossibile fare…”.
Mio Italia: «Tempo scaduto, riaprite i ristoranti di sera». Protesta a piazza di Spagna: “Game over”
“Lasciare aprire i ristoranti a pranzo e cena significherebbe diluire le presenze. Anche uno stolto lo capirebbe. I virologi no!”. E’ l’ultimo post di Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, il movimento imprese e ospitalità che da mesi sta con il fiato sul collo del governo. Che ha gestito ‘in modo vergognoso’ l’emergenza pandemia. E ha perseguitato il settore della ristorazione. Ora la battaglia è sugli orari, sulla necessità di riaprire anche nelle ore serali, dopo mesi di serrande abbassate e zero fatturato.
Mio Italia a piazza di Spagna: Game over!
L’ultima iniziativa eclatante del Mio è stata ai piedi della scalinata più famosa e bella di Roma. Quella di Trinità dei Monti a piazza di Spagna. Una ventina di fedelissimi del movimento hanno esposto un maxi striscione con la scritta Game Over. Il tempo è scaduto, significa. Al centro dello striscione la foto di una mega cartella esattoriale. Ha sventolato davanti a turisti e romani increduli fino all’arrivo dei vigili urbani. Stessa manifestazione simbolica al Campidoglio ai piedi della statua di Marco Aurelio.
Lo avevano promesso durante una manifestazione a piazza del Popolo. Se il 1 febbraio il governo Conte non avesse permesso la riapertura di ristoranti, pub, bar anche nelle ore serali avrebbero iniziato lo sciopero fiscale. Disobbedienza civile, necessità. “Continuare a pagare le tasse non è più possibile. Stop al pagamento di balzelli e tariffe“, dicono i tanti che affiliati a Mio Italia, aderente a Federturismo (Confindustria). “Siamo pronti a lanciare una protesta di natura fiscale. Siamo in tanti e tutti titolari di partita iva e gestori di ristoranti, bar e alberghi. Aderiremo al blocco dei pagamenti non dovuti decisa dal movimento“.
MAZZOLA Sandro: il Baffo nerazzurro
Ha vinto tutto quello che c’era da vincere, scudetti e coppe internazionali. Ha segnato gol storici e s’è visto affibbiare i soprannomi più svariati, dall’innocente «baffo» all’inquietante «padrino».
Sandro Mazzola nasce l’8 novembre 1942, una domenica, quasi una predestinazione per un futuro calciatore. Figlio del grandissimo Valentino Mazzola, inizia molto presto a calpestare un campo di calcio. Come mascotte del «grande Torino» posa nelle tradizionali inquadrature d’ante partita quando non ha nemmeno quattro anni. Il padre lo aveva infatti inserito subito nell’ambiente poiché per il piccolo Sandro non esisteva altro che il pallone come giocattolo preferito. E’ difficile dire se fin d’allora avesse già deciso quale doveva essere la sua carriera, un bimbo di quattro anni non è solito porsi certi problemi. Ma quando avviene la tragedia di Superga, e siamo nel 1949, il piccolo Mazzola ha poco meno di sette anni e si sente impegnato a continuare un giorno le gesta del padre.
Dopo la tragedia Sandro e suo fratello Ferruccio rimangono nell’ambiente calcistico. La madre è costretta a trasferirsi a Cassano d’Adda, nella grande periferia di Milano, sia per la poca sollecitudine del Torino a risolvere i molti problemi della famiglia, sia perché l’ambiente natale del grande Valentino avrebbe potuto meglio aiutarla. Ed è così che i due fratelli Mazzola crescono in questa cittadina di provincia frequentando la scuola e giocando al calcio sul Campetto parrocchiale. Nell’ambiente del grande calcio i due fratelli rimangono per merito di un toscanaccio polemico, dal cuore grande come una casa che allora giocava nell’Inter del Presidente Masseroni.
Razionalismo e architettura del periodo fascista a Milano
Negli Anni Venti e Trenta del secolo scorso il fascismo si servì dell’architettura e dell’urbanistica come strumenti per diffondere i propri ideali. Il giudizio storico su Benito Mussolini e la doverosa memoria dei crimini commessi dal fascismo non deve far dimenticare che la scena architettonica italiana di quegli anni fu tra le più interessanti d’Europa. Sarebbe forse più corretto affermare che, da un certo punto di vista, fu l’architettura italiana di quegli anni a usare il fascismo, e non viceversa, per spingersi verso livelli di armonia, tecnica e funzionalità mai raggiunti prima.
Tra il 1920 e il 1940 nelle città italiane si respirava aria di innovazione e sperimentazione, con Roma e Milano che ospitavano i più lungimiranti architetti dell’epoca, alcuni dei quali giovanissimi, che hanno lasciato opere che testimoniano un livello nelle costruzioni e nelle arti plastiche che si ritrova raramente negli altri paesi europei. L’intento di questi architetti fu di conciliare la tradizione romana con il modernismo più avanzato. Che fosse lo Stato fascista a commissionare le opere poco importa nella valutazione estetica e artistica: il risultato è una serie di opere pionieristiche, da ammirare e valorizzare ancora oggi.
Covid, 13.442 nuovi casi e 385 morti. Le prime dosi di Astrazeneca arrivate a Pratica di Mare
Sono 13.442 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia dopo aver analizzato 282.407 tamponi, tra molecolari e antigenici. Ieri erano stati 14.218 su 270.507 test. L’indice di positività scende così al 4,76% a fronte del 5,2% di ieri. Dunque, la percentuale dei contagi è scesa, mentre è salito il numero dei morti: 385 nelle ultime 24 ore, mentre ieri i decessi erano stati 377. Il numero totale delle vittime da inizio pandemia arriva così a 91.003.
Calano i ricoveri in terapia intensiva e reparto
Sul fronte dei ricoveri si registra un calo dei pazienti in terapia intensiva, che oggi sono 2.11o, vale a dire 32 in meno di ieri. Scendono anche i ricoveri nei reparti ordinari: da ieri se ne contano 167 in meno, che abbassano il totale a 15.408. Gli attualmente positivi sono 427.034, un numero anch’esso in flessione con 2.084 pazienti meno di ieri. I dimessi e i guariti dall’inizio della pandemia sono 2.107.061, ovvero 15.138.
Emergenza Fentanyl negli Stati Uniti, la droga che uccide. E in Italia? A Roma la Croce Rossa si prepara
L'emergenza Fentanyl, potentissimo oppioide sintetico, negli Stati Uniti ha fatto impennare i morti per overdose, ultimo caso quello del misterioso decesso del capo chef italiano di Cipriani Dolci, Andrea Zamperoni. In Italia cosa succede? A Roma "monitoriamo la situazione perché ci aspettiamo che arrivi anche qui", afferma Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini, agenzia di Croce Rossa Italiana per le tossicodipendenze, in occasione della Giornata Mondiale sull’Overdose di sabato 31 agosto.
Già da tempo in Italia è scattato l'allarme per nuove sostanze stupefacenti: il fentanyl è solo uno dei più noti. Sono 730 le 'Nuove Sostanze Psicoattive', nuove droghe sintetiche difficili da riconoscere e dagli effetti "terribili".
A Roma "da gennaio scorso, attraverso l'Unità di Strada che opera a Tor Bella Monaca e Stazione Termini, dopo ogni intervento in overdose, effettuiamo un test per verificare se il paziente si è iniettato l'eroina sintetica, riscontrando fino ad oggi zero casi", afferma Barra.
La relazione 2018 dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, ha registrato oltre 1 milione e 300 mila consumatori di oppiodi a rischio overdose che nell’84% dei casi risulta fatale.
"Siamo stati i primi a fare interventi di Overdose in strada con Naloxone inoculato da personale non medico salvando oltre 2.500 persone in 20 anni, incuranti delle critiche dei benpensanti", conclude Massimo Barra.
La droga uccide anche la speranza…
Due ragazzi di 14 e 15 anni qualche giorno fa hanno ucciso il loro spacciatore, un uomo di 42 anni. L’intento sarebbe stato quello di punirlo per averli trascinati nella dipendenza della droga.
Le indagini faranno il loro corso ed emergeranno certamente altri elementi, i due adolescenti intanto rischiano l’accusa di omicidio premeditato e colpisce immaginarli capaci di organizzare un omicidio, di uccidere un uomo a coltellate.
In questa triste storia di cronaca però c’è qualcos’altro che attira l’attenzione: non si tratterebbe di un omicidio per droga come purtroppo spesso accade. Non c’entrerebbero soldi o partite di sostanze stupefacenti, ma il movente sarebbe la rabbia e la vendetta verso una persona ritenuta responsabile del loro malessere. Una dipendenza dalla quale probabilmente non si ritenevano capaci di uscire.
Si pone a questo punto una domanda, quasi scontata, ma d’obbligo: questa dipendenza quanto doveva essere forte e percepita come insuperabile per orchestrare un omicidio? Questi due ragazzi dovrebbero essersi sentiti come due dannati per l’eternità per pensare e fare una cosa del genere. Possibile? Possibile che nessuno abbia intercettato una presunta volontà di uscire dal giro delle droghe? Ed ancora: possibile che due ragazzini possano pensare ad un omicidio come soluzione e che la vendetta sia un sentimento così alla portata? Sembra la scena di un videogioco o di un film, un regolamento di conti senza valori e soprattutto senza pudore, senza filtro.
Cartoline «proibite» con i grandi della patria messi in burletta
SI PARLA DI
Cavour, Garibaldi, Pio IX, Napoleone III, mai visti così… ed è subito scandalo Cartoline «proibite» con i grandi della patria messi in burletta: un’edizione vietatissima di soli mille esemplari è andata a ruba, esaurita in pochi giorni
La storia ha molte facce: quella dei grandi quadri con scene di battaglia e di fondamentali incontri fra statisti, ritratti di condottieri; i disegni dei feriti e dei coniugi affranti per la divisione imposta dalla guerra, i feriti nelle campagne e nelle infermerie; il tripudio della folla per il vincitore. Ma non solo. All’istituto di storia patria del Risorgimento, che ha sede a Roma all’interno dell’altare della Patria, fra i mille fascicoli ce n’è uno voluminoso intitolato «Stampe e caricature oscene» nel quale la regina Maria Sofia, consorte di Francesco II di Borbone ovvero il «Franceschiello» re delle due Sicilie, appare come la nonna delle nostre contemporanee Moana Pozzi e Cicciolina. Infatti la giovanissima fotografa Costanza Diotallevi, forse napoletana, nel 1862 realizzò un antesignano fotomontaggio erotico (sviluppo cui forse non pensava Niepce nell’inventare il sistema fotografico cinquant’anni prima…) nel quale la regale Maria Sofia, detta «l’aquiletta bàvara», appare nuda e in una posa non propriamente artistica. Ma perché? Certamente per spregio e per ironizzare sulla forte moglie del Franceschiello. Parentesi storica. Dato il rapido avanzare di Garibaldi e dei suoi, i Borboni nel 1861 si rifugiarono a Gaeta e di qui ripararono a Roma, protetti dal papa Pio IX: assieme fomenteranno il brigantaggio, soprattutto in Abruzzo. A Roma i comitati liberali stringono d’assedio il Vaticano con il comitato d’azione, decisi a «diventare italiani»: proteste e attentati fanno la loro parte (con repressioni e decapitazioni) ma anche la satira ha il suo grande ruolo. Così, nel 1862, viene inviato il fotomontaggio al Papa, Francesco II, Vittorio Rmanuele, Napoleone III, alle corti d’Austria e Baviera, a ministri e diplomatici nonché al Sacro Collegio: lo scandalo, certificano i documenti, fu enorme per le «ignobili fotografie» la cui autrice venne identificata e, subito, si pentì denunciando in cambio dell’impunità molti rappresentanti dei comitati. Corsi e ricorsi della storia… Ma la sventurata vincenda non poteva spegnere la vis satirica/erotica che aveva in Maria Sofia il suo obiettivo preferito. Così niente più foto ma una serie di «stampe da camera» di autore naturalmente ignoto ma databili fra il 1862 e il 1863, cioè subito dopo il mea culpa della Diotallevi (che immaginiamo trovatella cresciuta in austeri orfanotrofi, dato il cognome): disegni di mano felice, colorati e doviziosi di particolari, diciannove dei quali vengono ora proposti in una bella edizione «a cartolina» edita dalla romana SPQR Libri nella collana «Delizie Libertine» a cura di Enrico Sturani, collezionista con oltre duecentomila cartoline sul genere: «Risorgimento allegro», stampato in mille esemplari già ricercatissimi.
Incisioni colorate a mano, assolutamente insospettabili nella Roma che stava per essere assorbita dallo Stato Italiano, riproposte con tutta la loro carica di ironia e giocosità.
Questi piccoli capolavori da camera aprono una breccia nella facciata grigia e seriosa del nostro Risorgimento, sinora rimasti sconosciuti.
Protagonista di pressoché tutte le illustrazioni è naturalmente «l’aquiletta bàvara» ritratta in ambienti e situazioni diverse, ma sempre in pose e atteggiamenti inequivocabil. Ecco due esempi descritti da Sturani “In la fedeltà premiata” nel personaggio centrale si può individuare Francesco II che premia la fedeltà dimostratagli da un distinto signore in in scuro concedendogli le grazie della regal consorte. Il personaggio in questione è il capo dei briganti della zona di Sora, 800 uomini che avevano il quartier generale nei monasteri di Trisulti e di Casamari.
Costui era considerato il “generale” di tutti i briganti; era un guardaboschi del re di Napoli: Luigi Alonzi, entrato in clandestinità col mitico soprannome di Chiavone. Francesco II gli era molto grato per la fiera resistenza che opponeva ai Sabaudi». «Maria Sofia – prosegue Enrico Sturani – è protagonista di un’altra tavola a carattere più esplicitamente antipapale.
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