Da un anno e mezzo una coppia della provincia di Brescia non può più vivere nella propria casa. Un abusivo l’ha occupata e li minaccia di morte. E il blocco degli sfratti causa Covid impedisce lo sgombero
Un intruso si impossessa della vostra casa. Cambia le serrature, mette il suo nome sul citofono, imbratta, distrugge e vi impedisce di riprendere i vostri oggetti personali. Minaccia di morte voi e la vostra famiglia, chiedendovi 30mila euro per riavere casa vostra. E in più dovete pagargli le bollette di gas e luce. Le autorità non possono fare nulla.
In più il blocco degli sfratti causa Covid impedisce l'esecuzione della sentenza di sgombero. E, nonostante le numerose denunce per i ripetuti episodi di minacce e devastazioni subiti, alla richiesta ufficiale (che riportiamo sotto) della "misura misura cautelare di divieto di avvicinamento” o di "altra misura cautelare idonea ad assicurare l’incolumità", la procura non ha mai presentato domanda al giudice. Sembra incredibile, ma è quello che è successo a S. e P., una giovane coppia della provincia di Brescia, che da un anno e mezzo vive in un incubo. S. ha raccontato a IlGiornale.it come un abusivo sia riuscito a rubargli casa, tenendo in ostaggio le loro vite.
Salvini: «No all’austerità, no a patti di stabilità e vincoli del 3%, no a sacrifici e lacrime e sangue»
«È stato un incontro molto intenso, utile, spero reciprocamente stimolante. Abbiamo affrontato tante cose, ma non abbiamo parlato di ministri, sottosegretari, di governi tecnici o politici». Sono le prime parole di Matteo Salvini dopo le consultazioni della Lega con Mario Draghi. «Non ne parleremo, abbiamo fiducia in Draghi. Le domande sui ministri fatele ai 5S che arrivano dopo se Rousseau permette». E poi ancora: «Il nostro obiettivo è che l’Italia torni ad essere protagonista in Europa. Ci interessa che si faccia l’interesse nazionale italiano in sede europea, con spirito europeo». Questo «significa no all’austerità, no a patti di stabilità e vincoli del 3%, a sacrifici e lacrime e sangue. Ci sembra che questa sia una sensibilità condivisa da Draghi».
Salvini per l’immigrazione «politiche di stampo europee»
E poi sull’immigrazione «chiediamo politiche di stampo europeo, che tratti la gestione “dei flussi ” come Spagna, Francia, Germania, Slovenia. Non il “modello Salvini”, ma una buona gestione dei confini e della sicurezza e di contrasto al traffico di esseri umani».
Poi sul Recovery Fund spiega: «Avrò, via zoom, una riunione con i 29 parlamenti europei della Lega con cui condivideremo i passaggi delle prossime ore e dei prossimi giorni. Conte – rimarca – non aveva condiviso nulla con nessuno, un conto invece è essere protagonisti sul tema dei fondi da ricevere. Questo – ha rivelato – comporta un cambio di atteggiamento e fiducia della Lega». E puntualizza che con Draghi «abbiamo parlato di sviluppo, economia e rilancio, l’apertura di tutti i cantieri fermi, la revisione del codice degli appalti» perché «noi possiamo far parte di un governo che pensa alla crescita felice, non alla decrescita».
Salvini: noi costruttivi e responsabili, da Grillo solo veti e imposizioni
«Noi confermiamo il nostro atteggiamento costruttivo, responsabile, positivo e che ci porta a non parlare di ministeri e a non mettere veti su nessuno. È incredibile invece l’atteggiamento di Grillo e dei 5 stelle che chiedono ministeri e vorrebbero imporre al professor Draghi un governo senza la Lega. Non è questo che ha chiesto Mattarella e che serve all’Italia. Noi andiamo avanti tranquilli: prima il bene del Paese e poi gli interessi dei partiti». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
Rai, nuovo terremoto: a Viale Mazzini nessuno rivela il compenso di Scanzi a “Cartabianca”
Il compenso che la Rai dà ad Andrea Scanzi, unico giornalista opinionista pagato a Cartabianca, rimane un segreto. Viale Mazzini non risponde alla precisa domanda rivolta dal segretario della Vigilanza Michele Anzaldi di Italia Viva. Era stato lui ad avere presentato l’interrogazione. Scanzi pagato , in buona sostanza, per gettare discredito sul centrodestra, come ben sa chi segue il programma e i suoi interventi “pagati” da mamma Rai. Mai un intervento sobrio. Per questo irrita la parzialità e alla totale assenza di pluralismo “a gettone”.
Rai, segreto sul compenso di Scanzi a “Cartabianca”
Anzaldi ne fa una questione di metodo. L’opacità lascia di stucco. “La risposta che la Rai ha inviato in Vigilanza alla mia interrogazione su ‘Cartabianca’ e gli opinionisti a pagamento rappresenta il trionfo dell’opacità, ai limiti dell’omertà: roba da restare allibiti”, si sfoga con l’Adnkronos Anzaldi. “Nella Rai dei 5 stelle, guidata ancora per poche settimane dall’amministratore delegato Salini scelto da M5s, c’è una sorta di segreto di Stato sul compenso di Andrea Scanzi. Perché?”. Se lo chiede su Facebook il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza del servizio pubblico. Già, Scanzi per la Rai è una sorta di segreto di Fatima per la Chiesa.
Foibe: l’olocausto sconosciuto degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia
Il Martirio degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia ad opera dei comunisti slavi nel corso del secondo conflitto mondiale è oramai incontestabile.
Gli Italiani furono martirizzati con sevizie di ogni genere, stupri di massa su ragazzine e donne incinte, linciaggi e lapidazioni e dopo i sopravvissuti con i polsi legati con filo di ferro, a due a due, furono gettati vivi nelle foibe, profonde cavità naturali di origine carsica di oltre 100 metri.
Fu una morte lenta e orribile, di una barbarie unica. A Zara gli Italiani furono annegati in mare con una pietra legata al collo (testimonianza di Ottavio Missoni).
Questo fu l’olocausto italiano che per sessant’anni è stato tenuto nascosto alle nuove generazioni.
E non soltanto a Scicli, la giornata del ricordo dei Martiri delle Foibe viene pressoché ignorata. La scuola sempre pronta a ricordare l’olocausto degli ebrei, perde quasi sempre la memoria, quando si tratta di ricordare i Martiri italiani delle Foibe.
Sanremo, la storia si ripete: si fanno i nomi di Benigni e Celentano. Il web: quanto prenderanno?
A Sanremo 2021 forse arriverà un’accoppiata di super-ospiti: Adriano Celentano e Roberto Benigni. È lo stesso Amadeus, presentatore e direttore artistico, a confermarlo nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento. «Confermo che c’è stato un incontro per avere Celentano e Benigni e siamo in attesa della loro risposta. Averli insieme sarebbe fantastico…». Chissà quanto ci costerà. Lo scorso anno erano scoppiate furibonde polemiche per un ipotetico cachet stellare per Benigni. Dagospia aveva riportato la notizia che in Rai era giunta la richiesta economica di Benigni per Sanremo: «All’ufficio risorse artistiche mormorano che il comico toscano vorrebbe 300mila euro». Era scoppiato il putiferio. Ma era rimasto il giallo sul cachet dell’attore. Ora, non appena si è diffusa la notizia, il popolo del web mette subito le mani avanti: «Diteci quanto ci costeranno, il cachet alto sarebbe uno schiaffo a tutti, in questo momento di emergenza».
Benigni a Sanremo?
Nei giorni scorsi erano circolate ipotesi di un ritorno del regista e attore premio Oscar, che l’anno scorso aveva partecipato al festival con una sua esegesi del Cantico dei Cantici. Qualcuno aveva ipotizzato, infatti, che Benigni, appassionato di Dante, al quale ha dedicato diversi spettacoli, avrebbe potuto portare all’Ariston un omaggio al poeta fiorentino, di cui quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte. Ma le indiscrezioni erano state stroncate sul nascere dallo stesso Lucio Presta, manager degli impegni televisivi di Benigni.
Reddito di cittadinanza, la protesta dei ‘navigator’. Dovevano trovare lavoro agli altri e rischiano il posto
Paradossale, ma vero. Devono trovare lavoro agli altri, ma rischiano la disoccupazione. Sono i navigator. Vittime anche loro del fallimento del reddito di cittadinanza. Oggi sono scesi in piazza. In Lombardia, Piemonte, Sardegna si sono fatti sentire.
Navigator in piazza: rischiano il lavoro
Per contratto dovrebbero mettere in relazione domanda e offerta di lavoro. Ma dal 30 aprile rischiano di rimanere senza stipendio. Perché il loro contratto non è ancora stato rinnovato. Tutor e precari.
“Quello dei navigator è uno dei tanti paradossi di questo Paese”, spiega Lino Ceccarelli della Cgil. “Dovrebbero accompagnare i lavoratori senza impiego nel percorso di reinserimento. E invece ad aprile il contratto nazionale di categoria scadrà. E nessuno ancora ha dato notizie su un eventuale rinnovo”. Misteri e misfatti del provvedimento bandiera dei 5Stelle.
Proteste in tutta Italia per il rinnovo del contratto
Continuità occupazionale e valorizzazione delle professionalità. Sono le richieste che i 176 navigator in servizio in Piemonte hanno avanzato durante il presidio organizzato dai sindacati di categoria. L’iniziativa si inserisce nella giornata di mobilitazione nazionale. Per chiedere vengano prorogati di un anno i contratti in scadenza il prossimo 30 aprile.
L'ira di Fontana su Speranza: "Vaccini? Decisione incredibile"
Il ministero della Salute blocca l'esame del Cts del piano Bertolaso sui vaccini. Fontana: "Incredibile, il piano vaccinale è una priorità per tutto il Paese e non deve sottostare a logiche di parte"
Prima una telefonata, poi la nota ufficiale via mail che blocca tutto. Salta all'ultimo minuto la valutazione del Cts del piano vaccini messo a punto da Guido Bertolaso per Regione Lombardia.
Era in programma per martedì 9 febbraio alle 13, ma all'ultimo è arrivato lo stop dal ministero della Salute. A comunicarlo, riporta Huffingtonpost, una nota partita da Lungotevere Ripa via mail e diretta al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.
La richiesta era partita dal presidente Attilio Fontana e dalla sua vice e neoassessore al Welfare, Letizia Moratti, ma dal Ministero della Salute è sceso in campo direttamente il ministro Roberto Speranza che si è attivato per bloccare l'esame della proposta lombarda da parte dei super tecnici del Cts. Anche perché oggi alle 15.30 è fissato l’incontro tra Speranza, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, con i presidenti delle Regioni. Dove si parlerà sì di vaccini, ma non del piano Bertolaso che punta a vaccinare 10 milioni di italiani entro giugno, ma del piano-flop di Arcuri. "Trovo incredibile - scrive Fontana in post su Facebook - che il ministero della Salute abbia deciso di bloccare la valutazione, prevista per oggi da parte del Cts, del piano vaccinale di massa della Lombardia. Il piano era stato inviato ieri, da me e dalla vicepresidente Moratti, come contributo lombardo e best practice da proporre anche a livello nazionale. Riteniamo che il piano vaccinale sia una priorità per tutto il Paese e che non debba sottostare a logiche di parte".
Olocausto e Foibe: ecco a cosa vorrei intitolate due vie di Bergamo
Una proposta: dedichiamo un pezzettino di Bergamo al ricordo di queste povere vittime.
Siccome, in questi giorni, sono più affaccendato del Figaro rossiniano, per la nostra rubrichetta vorrei sottoporre ai miei tre lettori una riflessione che mi deriva proprio da questa frenetica attività.
Dovete sapere che, per uno storico, sia pure modesto come il sottoscritto, i giorni a cavallo tra il 27 gennaio e il 10 febbraio sono giorni, professionalmente parlando, alquanto impegnativi: tantissime pubbliche amministrazioni, associazioni, istituzioni, organizzano convegni, celebrazioni, incontri, sul doloroso tema degli olocausti, dato che, in quelle due date, cadono il giorno della memoria, che ricorda la Shoah, e quello del ricordo, dedicato all’esodo degli italiani di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia e al dramma delle foibe.
Siccome gli storici, sulla piazza, non è che siano tantissimi, ci si deve accontentare di quel che passa il convento: dunque, io sono di corvée, per un mesetto buono. La cosa, mi ha messo una certa curiosità, circa la memoria odonomastica di quelle due ricorrenze e sono andato a spulciare lo stradario cittadino, per vedere se ve ne comparisse traccia: chessò, una via “Vittime dell’Olocausto”, un piazzetta “Martiri delle foibe” o qualcosa del genere.
Però, non ho trovato proprio nulla: c’è via Martiri di Cefalonia, che, concettualmente, si può associare al contesto in cui maturò anche la tragedia istriano-dalmata del 1943, ma nulla di più.
Così, stavolta, anziché indicarvi qualche strada dal nome bizzarro o svelarvi qualche curiosità storica, legata a questa o quella intitolazione, vi parlerò di due strade che non esistono e che, forse, dovrebbero esistere, dati i tempi in cui viviamo. La storia insegna, la storia si ripete.
L’immunologa Viola lancia l’allarme: «Non abbiamo vaccini per i bambini e gli adolescenti»
L’immunologa Antonella Viola lancia l’allarme sui bambini e gli adolescenti. Ospite di Buongiorno su Sky Tg24, l’esperta ha presentato un quadro allarmante dell’andamento epidemico soprattutto perché al momento non esistono vaccini adeguati per i bambini e i ragazzi fino a 16 anni. «In Inghilterra e in Israele si è visto un aumento dei contagi nei bambini. Se il virus è più contagioso, è ovvio che anche i bambini che finora erano stati protetti possono essere a rischio», ha spiegato Antonella Viola. L’immunologa ha puntualizzato: «Sono preoccupata, perché non abbiamo vaccini per i bambini e fino ai 16 anni non possiamo proteggerli».
L’immunologa Viola sugli anticorpi monoclonali
Nel suo intervento, Antonella Viola è intervenuta anche sulla questione degli anticorpi monoclonali sui quali in questi giorni si è aperto un ampio dibattito: «Sono un farmaco ancora da sperimentare. Dovrebbero essere utilizzati in trial clinici, randomizzati e controllati. Non sappiamo se effettivamente siano efficaci». E poi ancora: «Non è la via per la salvezza e non lo può essere, perché funziona per prevenire i casi gravi – ha aggiunto l’esperta – Non possiamo usare un farmaco così costoso e difficile da utilizzare su tutte le persone che si ammalano. Bisogna fare ricerca per capire quali sono i soggetti che possono davvero beneficiare di questa terapia e poi usarla in maniera mirata. Non è ancora il momento di usarli come terapia».
«Draghi? Se serve
FEDErAZIONE, le foibe e “l’olocausto italiano”
Coronavirus, Massimo Galli: "Inutile vaccinare chi ha avuto il Covid, provoca effetti collaterali"
"Inutile vaccinare chi ha avuto il Covid": ne è convinto Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, secondo il quale somministrare il farmaco a chi ha già contratto l'infezione può provocare delle conseguenze indesiderate, come nausea, capogiri, linfonodi ingrossati, stati febbrili. "Abbiamo avuto diversi medici e infermieri vaccinati che hanno riferito effetti collaterali, una risposta eccessiva del sistema immunitario al vaccino. Nulla di pericoloso, ma la seconda dose è anche più fastidiosa della prima nei soggetti che hanno già superato l’infezione", ha spiegato in un'intervista al Giorno.
Ecco perché secondo l'infettivologo sarebbe più utile evitare di fare il richiamo: "Ha poco senso convocare due volte chi si è ammalato ed è guarito, perché possiede già una memoria immunologica". Galli, poi, ha anche criticato la strategia adottata finora: "Si è affermata una linea talebana, per cui se obiettavi qualcosa venivi bollato come irresponsabile".
Massimo Galli, però, ha voluto comunque ribadire l'importanza dei vaccini: "Io vaccinerei a tappeto tutti, gli unici che escluderei sono quelli appena guariti. In Italia abbiamo due milioni di persone che sanno con certezza di aver passato l’infezione, altri due milioni probabilmente lo ignorano, ma hanno prodotto anticorpi, sono entrati in contatto con il virus Sars-Cov-2 senza accorgersi". Ecco perché poi ha fornito questa soluzione: "Basterebbe un test con pungidito, con risposta in pochi minuti, per scremare chi è già protetto in qualche modo". E infine: "Spero che con il buon senso supereremo certe posizioni talebane".
Lega al governo e Salvini ministro? I renziani: "Nessun problema"
"E' la risposta ad un appello del Capo dell Stato"
"No, nessun problema. La presenza della Lega come di qualsiasi altro partito è la risposta ad un appello del Capo dell Stato. La scelta dei ministri è una facoltà del presidente incaricato che con il presidente Mattarella costruiranno l'equilibrio del futuro governo". Con queste parole il coordinatore nazionale di Italia Viva, Ettore Rosato, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se per il partito guidato da Matteo Renzi sia un problema l'eventuale presenza di Matteo Salvini, oltre che della Lega, nel governo Draghi.
LA LEGA SPINGE PER SALVINI MINISTRO - "Se il governo sara' politico, la logica vuole che Salvini debba essere ministro". Cosi' Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, a "The Breakfast Club" su Radio Capital. "Non siamo felici - afferma Molinari - di sedere allo stesso tavolo di 5stelle e Pd. Il nostro governo con il 5stelle e' stato un grave errore ma ora e' un'altra cosa. Il primo partito d'Italia per consensi non puo' fare spallucce davanti all'appello del presidente Mattarella. Sarebbe da irresponsabili. Per noi, l'alternativa migliore sarebbe stata un esecutivo a tempo, con una data certa per le elezioni. Non mi pare pero' che questa sia l'intenzione di Draghi e Mattarella". "Il gioco del Pd e' - afferma Molinari - sempre stato quello di cercare di darsi da solo la legittimazione di partito presentabile davanti a un centro destra definito sempre impresentabile. Non e' la Lega che ha cambiato rotta. Incomprensibile l'atteggiamento di Giorgia Meloni: chi a priori dice no, come chi a priori dice si' come Forza Italia, pone il centrodestra in una posizione di minor forza contrattuale. Il no a priori di Fratelli d'Italia non e' fare gli interessi degli elettori. Davanti alla chiamata del presidente della Repubblica bisogna almeno ascoltare, iniziare a sbraitare non credo sia una mossa sensata. Come ci ricompatteremo? Finche' la legge elettorale resta questa il modo di compattare il centrodestra si deve trovare per forza".
Basta Dpcm e cashback. Meloni conferma no a Draghi
«La nostra posizione è immutata, non voteremo la fiducia a Mario Draghi. Siamo comunque a disposizione della nazione». Giorgia Meloni conferma il no al governo Draghi dopo il secondo giro di consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato. «Abbiamo chiesto a Draghi che il suo governo ponga fine alla stagione dei Dpcm. Mi auguro voglia dire basta al metodo di limitare la libertà delle persone a colpi di Dpcm...», ha aggiunto la Meloni.
Tra le proposte di Fratelli d'Italia l'abolizione del sistema del cashback. «Abbiamo anticipato al premier una serie di proposte e documenti, certamente non mi aspettavo che Draghi li leggesse di notte. Ci ha detto che li ha iniziati a leggere e credo che questo sia un cambio di passo rispetto al governo Conte. Chiediamo l’abolizione del cashback e della lotteria degli scontrini. Crediamo che quello che viene speso possa andare alle imprese in difficoltà».
Bordate anche nei confronti della gestione commissariale di Arcuri. «Abbiamo mandato anche un dossier con le anomalie della gestione commissariale di Arcuri - spiega la Meloni - Draghi è molto attento alla questione dei vaccini, credo che l’idea bizzarra di spendere 400 mila euro per ogni padiglione vaccinale sia qualcosa su cui il nuovo Governo mi piacerebbe prenda le distanze. Il presidente Draghi ha detto che le tasse non aumenteranno. Ha parlato di un sistema fiscale basato sulla progressività, questo significa che non ci sarà la flat tax e mi dispiace».
Le Authority si accorgono che Conte è un asino. Bocciato il Recovery plan firmato dall’ex premier
Bocciato. Il Recovery plan targato Conte è un disastro. Tutto da rifare. E infatti è andato a casa. Per Matteo Renzi, certo. Ma proprio inchiodato sul quel misero Piano nazionale di ripresa e resilienza. Scritto di corsa e senza contenuti seri. A giudicarlo così le Authority audite al Senato. Dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti passando per l’Upb (ufficio parlamentare bilancio) è un gigantesco no.
Le authority bocciano il Recovery firmato Conte
“La frammentazione delle iniziative che emerge dal Piano nazionale di ripresa e resilienza rischia di diluire la potenzialità del piano di incidere in modo strutturale sulla realtà del paese. Con una dispersione di risorse. Che potrebbe non consentire di realizzare gli obiettivi dichiarati”. Così Chiara Goretti, componente del Consiglio dell’Upb nel corso dell’audizione nelle Commissioni riunite di Camera e Senato. “ll documento – sottolinea l’Upb – presenta un’ampia disomogeneità. Nell’identificazione dei criteri per l’allocazione delle risorse ai singoli progetti. Aspetto ovviamente comprensibile alla luce della diversissima natura e varietà di settori toccati”.
Foibe, Veneziani: “Bisogna avere il coraggio di citare i sicari: furono i comunisti”
“Abbiate l’onesto coraggio di citare il comunismo a proposito delle foibe, senza reticenze”. In vista del Giorno del Ricordo, che ricorre domani, Marcello Veneziani rivolge una “raccomandazione” alle “autorità”, perché abbiano “l’onesto coraggio” di dire quello che quel massacro fu davvero, citandone apertamente i “sicari”, che “furono i comunisti“. “Non menatela per favore coi fanatismi nazionalistici per spiegare e al contempo per deviare la tragedia delle foibe”, aggiunge Veneziani.
Ecco perché le Foibe finirono nell’omertà
Per il giornalista, che all’argomento dedica un lungo articolo su La Verità dal titolo “Parlate di Foibe? Dite la parola comunismo”, il Giorno del Ricordo “è l’ultima commemorazione dedicata all’amor patrio istituita nel nostro Paese”, e va preservata dal “calendario dell’oblio” e dalla “indecorosa semiclandestinità” in cui sono finite tutte le altre ricorrenze nazionali. “Le foibe – prosegue Veneziani – finirono nell’omertà sin da quando furono perpetrate. Perché tiravano in ballo le responsabilità del Pci e dei partigiani rossi nei massacri; incrinavano il rapporto con la vicina Yugoslavia di Tito; c’era il tabù della cortina di ferro e non si dovevano sfrucugliare gli assetti stabiliti”. “Furono per decenni – ricorda – il ricordo atroce di una minoranza di profughi e il ricordo polemico di una minoranza di ‘patrioti’, in prevalenza legati al vecchio Movimento sociale italiano e ai monarchici. Infine fu ufficializzato il suo ricordo con l’istituzione della giornata”.
Su La7 primo sondaggio dell’era Draghi: FdI ancora avanti, cresce la Lega, giù Pd e 5Stelle
Al Tg delle 20 Enrico Mentana ha snocciolato i dati del primo sondaggio dell’era Draghi (Swg). Una rilevazione su cui pesa il fallimento del Conte ter e anche l’atteggiamento adottato dai partiti dinanzi al “governo del presidente”. Con Mario Draghi chiamato dal Colle a certificare il fallimento della maggioranza silurata da Renzi.
Fratelli d’Italia guadagna consensi
Il primo dato da sottolineare è che Fratelli d’Italia passa dal 15,9 per cento al 16,5 facendo registrare un +0,6%. Segno evidente che gli elettori hanno capito che dietro il no a Draghi di Fratelli d’Italia c’è una scelta di coerenza e non un calcolo. E segno anche che quanto osservato da Giorgia Meloni – “rappresenteremo quel 30-40% di italiani che non si sentono rappresentati dal governo Draghi” – è una seria prospettiva politica e non frutto di un arroccamento.
Maresco minaccia causa a Rai Cinema per censura
Il regista Franco Maresco ha minacciato di fare causa a Rai Cinema per la decisione della consociata Rai di ritirare il logo dal suo film 'La mafia non è più quella di una volta' presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2019, dove si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria, e uscito nelle sale il 12 settembre scorso.
La conferenza di Maresco si è tenuta a Palermo (ma è stata trasmessa anche su Facebook) alla vigilia della programmazione del film sulla piattaforma MioCinema. "In qualsiasi altra parte del mondo - ha detto l'avvocato di Maresco, Antonio Ingroia- sarebbe impensabile quello che è accaduto. Ci sarebbero state delle reazioni a questo intervento tecnicamente censorio. La Rai si comporta come una madre che non vuole riconoscere il figlio".
Il film, già in occasione della presentazione veneziana agitò le acque del Lido, perché si chiude con una 'stilettata' al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il film, una docufiction nello stile dei precedenti lavori del regista palermitano, che ruota tutta intorno alla fatica che ancora molti palermitani fanno a dichiarare la loro distanza dalla mafia e all’omertà che regna sovrana, nel dare conto ad un certo punto della sentenza del processo sulla cosiddetta ‘trattativa’ Stato-mafia, sottolinea il silenzio sull’argomento del capo dello Stato.
Questo silenzio diventa poi oggetto di un’intervista di Maresco al protagonista del film, lo stravagante organizzatore di feste di piazza Ciccio Mira, al quale il regista chiede se sia d’accordo con il silenzio di Mattarella. La risposta è positiva e la spiegazione di Mira è che “i palermitani ce l’hanno nel Dna il silenzio”. In occasione della presentazione veneziana, a chiudere la polemica arrivò anche un comunicato del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica che sottolineava: “Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura”.
Banchi a rotelle, scandalo da 119 milioni. In molte città sono ancora imballati in magazzino
Avete un fanatico grillino che sproloquia sui tagli ai costi della politica dei 5 Stelle? Fategli vedere questo video. E fatelo contare fino a 119 milioni. Il costo dei banchi a rotelle, che l’imbarazzante ministra Lucia Azzolina ha destinato per questo capolavoro di incapacità. Un’incapacità che meriterebbe un solennissimo “vaffa”, degno di Beppe Grillo. Anzi, 119 milioni di “vaffa”.
Uno spreco vergognoso, che grida vendetta
Di banchi con le rotelle inutilizzati confinati in magazzino ne sono piene le cronache. Le segnalazioni arrivano da tutta Italia. Tuttavia, ogni volta fanno ribollire il sangue. Al TgPadova hanno mostrato lo scandalo. Visto che ci siete, mostratelo anche voi all’elettore grillino, ancora obnubilato dalla propaganda dei Casalino boys.
“Ecco che fine hanno fatto a Padova oltre 500 sedie innovative rifiutate dai presidi delle scuole perché troppo scomode e inadatte alla didattica tradizionale”, racconta il telegiornale veneto. “Accumulati nelle stanze nel deposito della Provincia di Padova, impolverati oppure ancora imballati e accatastati. Ecco che fine hanno fatto la gran parte dei banchi con le rotelle acquistati con i finanziamenti europei dalla Provincia per far fronte alle richieste delle scuole padovane. Alcuni presidi di istituti superiori però dopo averli visti si sono resi conto che erano scomodi a tal punto da ribaltarsi e davvero difficili da utilizzare per la didattica e così li hanno rispediti in magazzino in barba ai soldi spesi per l’acquisto”.
Pierpaolo Sileri a Senaldi: "Riapriamo, e a giugno torneremo a vivere davvero". Covid, l'unico che Draghi non deve sostituire
«Io sono un ibrido». Che l'esecutivo di Mario Draghi sia tecnico oppure politico, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, grillino quasi per caso e chirurgo di alto livello per professione, sta a posto, come dicono nella sua Roma. Nella trimurti di governo dedicata alla Sanità del defunto Conte, il senatore pentastellato è il solo medico; per di più, ha annunciato da tempo che, quando questa legislatura finirà, tornerà in ospedale, emigrerà al Nord, al San Raffaele di Milano dove lavora anche il noto Alberto Zangrillo, uno dei camici bianchi più divisivi della pandemia. Sileri è stato due volte in Cina, tra febbraio e marzo dello scorso anno ed è nella compagine politica di governo il solo che ha esperienza sul campo. È medico di corsia e sala operatoria, e pertanto conosce i malati meglio dei burocrati che siedono nel Comitato Tecnico Scientifico. Se il nuovo premier non lo confermasse al suo posto, farebbe una stupidaggine. L'interessato non vuol sfiorare neppure l'argomento; ostenta un distacco tantrico dai calcoli del Palazzo. Questo però non gli impedisce di affermare che il governo di SuperMario «dev' essere politico».
Ma dottor Sileri, un medico alla Salute, con il Covid imperante, non ci starebbe come il cacio sui maccheroni?
«E quale medico? Un virologo, un immunologo, un esperto in economia sanitaria, un direttore generale? Se si inizia con questo ragionamento, non se ne esce più».
Faccia lei, agli italiani penso basterebbe qualcuno che ci capisca.
«Il punto principale non è se il ministro è un medico o no, ma che tutta la sanità pubblica sia gestita con i criteri del merito e della trasparenza, dal centro fino alla periferia. Il che non è».
Meglio un politico piuttosto che un medico che faccia politica in ospedale quindi?
«Io ho sempre detto che la politica, nel senso degli accordi e del ragionare da politico deve restare fuori dalla sanità pubblica. Quello della Salute dovrebbe essere il ministero meno politico che c'è e auspico che la sua struttura cambi radicalmente».
Draghi l’americano: perché SuperMario piace a Washington
Mario Draghi prepara il secondo giro di consultazioni e la formazione di un esecutivo di unità nazionale appare sempre più vicina. L’ampia convergenza dei partiti sull’ex governatore della Bce segnala la grande reattività di una classe politica in crisi strutturale dopo la fase del Covid-19 alle decisioni e agli inviti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alfiere di una soluzione politica rapida e sicura per il Paese. Mattarella, come più volte ribadito, ha anche voluto puntare sui forti legami internazionali di Draghi che, oltre a conoscere a menadito gli ambienti politici ed economici di Bruxelles, è estremamente apprezzato anche sull’altra sponda dell’Atlantico.
Forse Matteo Renzi aveva ragione quando, silurando il governo Conte II, immaginava che “Giuseppi” non godesse di sufficiente credito di fronte alla nuova amministrazione Biden. Ma ha fatto male i conti pensando di rappresentare il maggiore referente degli interessi dei progressisti Usa oltre Atlantico. Figure come Draghi, infatti, garantiscono un legame strategico con Washington che va oltre i cambi di colore delle amministrazioni politiche e che è legato alla comunanza di interessi, valori e “linguaggi” tra gli establishment occidentali.
Da navigato esperto della finanza internazionale, da banchiere impegnato sia sul fronte pubblico che in istituti privati (Goldman Sachs) Draghi conosce i linguaggi della politica e del mondo degli affari di Oltreatlantico. Da economista keynesiano parla sostanzialmente una lingua simile a quella di maggior parte dei decisori politici statunitensi, intenti oramai a sdoganare la potenza di fuoco della spesa pubblica contro la crisi del Covid-19; da figura apicale del nostro sistema-Paese, può dare agli occhi degli Stati Uniti l’immagine di un interlocutore di ben altro profilo rispetto a Conte, snobbato da Biden nel primo giro di chiamate agli alleati. Non a caso, scrive Formiche, la nomina stessa di Draghi può portare a un rafforzamento della posizione italiana a Washington, oggigiorno decisamente appannata: “il segretario di Stato Usa Anthony Blinken questo giovedì era impegnato in una chiamata con i colleghi di Francia, Germania e Regno Unito, non altri. Lo stesso giorno Biden ha tenuto al Dipartimento di Stato il suo primo Foreign policy speech, citando tutti i Paesi G7, dal Canada al Giappone, tranne l’Italia. Segnali che non vanno sopravvalutati ma neanche sono da ignorare. La carta Draghi però può fare la differenza”.
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LATINA Workshop di Cortometraggi
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