Il segretario Uil, Domenico Proietti, ci ha spiegato come si può cambiare l'attuale sistema pensionistico per evitare penalizzazioni. "Assegnare i coefficienti per coorti di età"
Dal 1 gennaio 2021 sono cambiati i coefficienti per calcolare le pensioni: recentemente (clicca qui), ci siamo occupati dei tagli previsti che arrivano anche a 170 euro.
Tutto questo accade a causa della nuova revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo che si ha ogni due anni in base all'aspettativa di vita. Per saperne di più, abbiamo intervistato in esclusiva per ilgiornale.it Domenico Proietti, Segretario confederale Uil (Unione Italiana del Lavoro).
Segretario Proietti, c'è un ritocco sulle pensioni e si possono perdere fino a 170 euro con i nuovi coefficienti. Cosa ci dice?
"I coefficienti di trasformazione sono il cuore del sistema contributivo, perché lega il montante che si è versato nel corso dell'attività lavorativa all'aspettativa di vita. Se questa cresce, bisogna spalmare il montante che si è versato in più tempo. Giocoforza, l'assegno mensile subisce delle variazione e si percepisce un po' di meno".
Biden presidente, gli auguri di buon lavoro della Meloni: “L’alleanza con gli Usa resta un punto fermo”
“Buon lavoro al nuovo Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Riportare unità in una nazione spaccata sarà una delle priorità del suo mandato. L’alleanza tra Italia e USA è un punto fermo e continuerà ad essere centrale per affrontare le principali sfide del nostro tempo”. E’ quanto scrive Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, in una nota.
Nel complesso, la politica italiana saluta il 46mo presidente della storia d’America con cauto ottimsmo. A cominciare dal nostro esecutivo. “Auguri di buon lavoro al Presidente Joe Biden e alla Vice-Presidente Kamala Harris. È un grande giorno per la democrazia la cui importanza travalica i confini americani. L’Italia è pronta ad affrontare con gli USA le sfide della comune agenda internazionale”. Lo scrive in un tweet il premier Giuseppe Conte. Da parte sua, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha rilanciato il tweet di Biden al momento del suo insediamento: “It’s a new day in America”,
Fidanza (FdI): “Il presidente Biden non risolverà i problemi dell’Europa”
“Non vediamo l’ora di incontrare il presidente Joe Biden e lo invitiamo a venire al Parlamento Europeo per tenere un discorso in sessione plenaria”. Lo dice il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. “Congratulazioni – continua – al presidente Biden e alla vicepresidente Kamala Harris per il loro insediamento. La nuova amministrazione rappresenta l’inizio di una nuova era per le relazioni transatlantiche. Il mondo ha bisogno di un forte rapporto fra Europa e Stati Uniti”.
Regione Lazio, vaccini sospesi: mancano le dosi per i richiami
Dopo la riduzione del 30% delle dosi e lo slittamento delle consegne, oggi arriva proprio la sospensione delle prime dosi di vaccinazione nel Lazio. Da oggi e «fino a nuova comunicazione», infatti, la Regione ha dovuto bloccare «la somministrazione di prime dosi vaccino a qualunque categoria di popolazione, sottoponendo a richiamo esclusivamente i soggetti che hanno ricevuto la prima dose». Così il nuovo direttore della Sanità regionale, Massimo Annichiarico, ieri ha comunicato ad Asl, policlinici e aziende ospedaliere perché ieri mattina, dopo lo slittamento di un giorno, è finalmente avvenuta la consegna della fornitura dei vaccini Pfizer presso i 20 hub regionali, però con una decurtazione del 30 per cento delle dosi previste. E, proprio «a causa di questo decremento è necessario rivedere la programmazione delle sommi nistrazioni per garantire il completamento della schedula vaccinale che, come è noto, comprende 2 somministrazioni per ciascun soggetto vaccinato».
Mentre, per quanto riguarda «la programmazione della vaccinazione alle persone ultraottantenni, verranno fornite ulteriori indicazioni alle strutture non appena ricevute informazioni certe sulle prossime consegne da parte della struttura commissariale», conclude la Regione. La quale, nelle 24 ultime ore, su oltre 12mila tamponi e oltre 16mila test antigenici nel Lazio ha registrato 1.281 casi positivi, 61 decessi e +3.267 guariti.
Il Pci si celebra Cento anni di menzogne
Antonio Gramsci era un santo. Palmiro Togliatti un fior di riformista, sulla scia del socialista Filippo Turati. Il Partito comunista era non solo del Migliore (Togliatti, appunto), ma anche dei migliori, essendo i suoi elettori colti e moralmente irreprensibili.
La svolta della Bolognina e la trasformazione in Partito democratico della sinistra fu una geniale intuizione di Giorgio Napolitano, e non di Achille Occhetto. Botteghe Oscure prese le distanze da Mosca un poco alla volta, ma con decisione, fin dal dopoguerra, quando scelse di partecipare al processo democratico. Budapest non è mai esistita. La Primavera di Praga, neppure. I Gulag sono un'invenzione della propaganda. L'Unione Sovietica era pacifista a differenza dei guerrafondai statunitensi. I dissidenti erano fascisti sotto mentite spoglie. Questo, a sommi capi, è il ritratto del Partito comunista italiano, nato cento anni fa con la scissione di Livorno, che abbiamo potuto leggere sui quotidiani, in pratica tutti, spesso in articoli firmati da... (ex?) comunisti.
Massì. Non facciamo i bastian contrari a tutti i costi. È stupido ricordare fatti sgradevoli. San Gramsci disse che la piccola e media borghesia erano «la barriera di umanità corrotta, dissoluta, putrescente, con cui il capitalismo difende il suo potere economico e politico, umanità servile, abietta, umanità di sicari e di lacchè». Quindi proseguiva, con divino afflato, che la classe sociale in questione bisognava «espellerla dal campo sociale, come si espelle una volata di locuste da un campo semidistrutto, col ferro e col fuoco». Col ferro e col fuoco, che carino.
Cina, torna l'incubo Covid: quasi 2 milioni di persone in lockdown a Pechino
La Cina ripiomba nell'incubo Covid. Dopo la scoperta di 15 nuovi casi a Pechino, un intero distretto della città, abitato da 1,7 milioni di persone, è stato costretto al lockdown. Il distretto si chiama Daxing e si trova a sud della capitale. "I casi rilevati a Daxing hanno lanciato l'allarme che la situazione epidemica è dura e complessa - ha dichiarato Xu Hejian, portavoce della municipalità -. Non possiamo allentare sulla prevenzione dei casi importati e sul rimbalzo domestico". La prudenza, però, non è mai troppa. E così Pechino ha deciso anche di estendere a 28 giorni il periodo di restrizioni cui deve sottostare chiunque arrivi dall'estero (compresi 14 di quarantena in strutture centralizzate). Le autorità sanitarie cinesi, poi, hanno comunicato che, tra i nuovi casi accertati a Daxing, ce ne sono alcuni legati alla nuova variante inglese del virus.
La maggioranza assoluta serve solo ai governi di centrodestra. Così Giorgia Meloni svela l'ipocrisia dei giornali
Per certi giornali la maggioranza non è solo una questione di numeri. Giorgia Meloni il giorno dopo la figura del premier Giuseppe Conte in Senato che raggranella 165 voti (due dei quali assegnati col Var...) mette nel mirino i media che fanno due pesi e due misure. "Apprendo dalla lettura dei quotidiani di oggi che non sarebbe necessario avere la maggioranza assoluta nelle due camere per governare l'Italia. Qualcosa mi sfugge. Ma allora perché l’ultimo Governo di centrodestra - dopo che l’8 novembre 2011, durante la votazione alla Camera sul Bilancio dello Stato, aveva ottenuto 'solo' la maggioranza di 308 voti invece dei 316 necessari per avere la maggioranza assoluta - fu costretto a dimettersi?", ricorda la leader di Fratelli d'Italia.
Sembra che ci sia un assunto di base dietro a certe letture politiche. "Abbiamo una costituzione variabile a seconda di chi governa? Trovate il tempo di leggere questo articolo de La Stampa del 2011 e confrontatelo con quello che dicono oggi i grandi media e gli 'espertoni'", scrive su Facebook la Meloni postando un articolo del nove settembre 2011 sul quarto governo di Silvio Berlusconi. "Dice tutto l’espressione dipinta sul volto del Premier, quando sul tabellone è spuntato quel numero fatidico: 308. La sua coalizione s’è fermata lì, ben sotto la maggioranza assoluta (316 voti). Incredulo, il premier s’è messo a controllare i tabulati, apprendendo che in 321 non avevano pigiato il tasto, tra questi i 5 dissidenti venuti già allo scoperto (Destro, Buonfiglio, Gava, Pittelli e Antonione), più Nucara in ospedale, Stagno D’Alcontres «disperso» e Malgieri proprio allora in toilette. Otto «traditori», come li ha definiti in un appunto immortalato dai fotografi", si legge nell'articolo d'archivio che continua: "Bersani non ha perso un attimo per dire al premier «corri a dimetterti», aggiungendo tutto orgoglioso «l’opposizione sa fare il suo mestiere»". Oggi è diverso, su molti giornali Conte è "salvo".
Ma quale maggioranza! In Senato c'è solo in tre commissioni
Così non si governa. La maggioranza strappata da Giuseppe Conte in Senato basta a tenere in vita il governo ma nelle commissioni parlamentari il discorso cambia. La capacità di manovra dell'esecutivo è a forte rischio.
Secondo una stima del Sole 24 ore la maggioranza sarebbe in vantaggio solo in tre dei 14 parlamentini del Senato, ovvero le commissioni Finanze, Agricoltura e Lavoro. In altre tre commissioni - Affari costituzionali e Bilancio che vedranno arrivare anche il Recovery plan, Industria e Politiche Ue - si profila il pareggio, che da regolamento del Senato equivale a una bocciatura. Conte resta a galla, forse. Ma il Paese si blocca.
Maria Elena Boschi, "cosa le ha offerto Conte in privato". Crisi di governo, non è finita: una umiliazione per il M5s
“Con questi voti non vanno da nessuna parte. Quello Conte è un governo a termine e io divento l’ago della bilancia”. Matteo Renzi ha il dente avvelenato dopo che in Senato il premier ha sì ottenuto una maggioranza relativa molto risicata nei numeri, ma ha anche “dribblato” il leader di Italia Viva che, comunicando con largo anticipo l’astensione per permettere al governo di rimanere in piedi, si aspettava un’apertura. O meglio, una ripresa della trattativa per rientrare nell’esecutivo al posto ai “responsabili” di dubbia moralità acquisiti al mercato delle vacche. Adesso però Renzi si ritrova in una posizione di forza, tanto da aver già annunciato il no di Iv alla relazione Bonafede sulla giustizia.
Il Corriere della Sera ha ricostruito il discorso che avrebbe tenuto in privato con qualche amico al Senato. “Sono mesi che chiedo a Conte di fare un governo nuovo e di alto profilo e lui sapete come mi ha risposto le ultime volte? Offrendomi poltrone. A me dice: ‘Vuoi l’Onu?’ E io gli rispondo ‘Guarda che è la Nato, non l’Onu, e comunque no grazie. A Maria Elena Boschi, la più trattativista di noi, quando va da lui da sola offre il ministero di Bonafede, la Giustizia. Lei gli dice: ‘Guarda che sono plurindagata’. ‘Che c’entra, lo sono stato pure io’, le risponde Conte. Insomma era convinto che facendo un po’ di mercato e offrendo qualche poltrona, come sta facendo adesso, tutto si sarebbe risolto”. Per Renzi si tratta di uno spettacolo indecoroso, al quale però può mettere fine in qualsiasi momento: “Questo è un governo a scadenza. Io all’opposizione mi diverto. Farò da ago della bilancia su tutto. In conferenza dei capigruppo, in Aula, nelle commissioni”.
Il Pci fu un “Truman show” per illusi: a 100 anni dalla nascita c’è poco da festeggiare e da rimpiangere
Tempo di saldi, di vendite a buon mercato. Anche sul fronte delle rievocazioni storiche, ad uso e consumo dell’attualità e di chi più che comprendere certe vicende ha l’interesse, tutto personale, di travisarle, nasconderle, mimetizzarle. Ad un secolo dalla nascita, il 21 gennaio 1921, del Partito Comunista d’Italia (poi Pci) ricordare le vicende di quello che fu il più grande partito comunista occidentale (cioè al di qua della Cortina di ferro e del sistema concentrazionario sovietico e parasovietico) per molti si è trasformato in una sorta di fiction, melensa e dai tratti nostalgici.
C’è il vecchio dirigente di partito impegnato a dare un’immagine edulcorata di Palmiro Togliatti (“non è vero che era gelido”). C’è il comico che scrive la “Storia sentimentale del P.C.I.”, con l’intento di dimostrare che anche i comunisti avevano un cuore. C’è l’amarezza del militante di una volta, intento a “sfogliare” l’album di famiglia, tra vecchie tessere e foto in bianco e nero. C’è l’intellettuale, impegnato a dimostrare la metamorfosi progressiva del partito. C’è a chi “manca l’esempio e la certezza di essere dalla parte giusta”. C’è la testimonianza del giornalista “indipendente” che dichiara, sull’onda della narrazione a cent’anni da Livorno 1921, di avere sempre votato a sinistra, per mettersi “dalla parte di chi ne ha bisogno”.
Ognuno – sia chiaro – è libero di “rievocare” come gli pare, ma la Storia è ben altro, particolarmente quando ci sono di mezzo le vicende di un partito dai tratti “epocali”, che nasce con forti caratterizzazioni ideologiche, sull’onda della Rivoluzione bolscevica, e sceglie il massimalismo, si sente coerentemente internazionalista ed organico – come pochi – ai richiami della casa madre moscovita, che dello strappo di Livorno, con la conseguente fuoriuscita dal Partito Socialista, fu la regista.
Maria Giovanna Maglie punge Sergio Mattarella a L'aria che tira: "Comportamenti bizzarri e non coerenti"
Critica aspra, puntuta e argomentata, quella mossa da Maria Giovanna Maglie a L'aria che tira, il programma di Myrta Merlino su La7. Critica che va a colpire Giuseppe Conte e Sergio Mattarella. Sul primo, nel giorno del discorso al Senato dove è a caccia di una difficile fiducia, afferma: "Conte avrebbe dovuto fare autocritica su autonomi, click day, ristori, cassa integrazione, piano Colao, numero dei morti, un disastro. Per Conte c'è sempre qualcuno che si è comportato male con lui, prima Salvini e oggi Renzi", rimarca la giornalista con tagliente sarcasmo. Dunque, si parla del capo dello Stato: "Ho ritenuto i suoi comportamenti bizzarramente non del tutto coerenti", ha affermato la Maglie. Il riferimento? Al fatto che, ora, Mattarella sembrerebbe intenzionato ad avallare un governo di minoranza con appoggio esterno, quando invece in passato aveva preferito percorrere strade differenti.
Ruini, clamoroso attacco a Bergoglio. E una carezza a Giorgia Meloni...
Camillo Ruini torna a parlare e, in una lunga intervista al Corriere, non si risparmia le bordate a Papa Francesco. Stando al più noto e più influente cardinale italiano, non bisogna considerare qualsiasi critica al Pontefice come un attacco alla Chiesa. Di fatto, Ruini mette il cappello sul "partito" degli scontenti di Bergoglio.
Non solo, ad Aldo Cazzullo che lo intervista il cardinale spiega come alcuni dei valori storici della Chiesa, a cominciare dalla difesa della vita e della famiglia, "fanno assai meno parte di prima dell'agenda politica del Vaticano. Ma non sono spariti, e nemmeno lo potrebbero: nel contesto dell'Occidente contemporaneo sono inevitabilmente oggetto di dibattito. È di pochi giorni fa una buona notizia, almeno dal mio punto di vista: la Santa Sede ha ribadito con forza il rifiuto dell'eutanasia".
Poi Ruini ammette l'esistenza di un movimento internazionale contro Bergoglio, «ma ha varie accentuazioni e sfaccettature. Solo pochi possono davvero essere considerati "contro" Papa Francesco: ad esempio, non tutti coloro che hanno formulato qualche critica con intenti costruttivi».
Donald Trump, clamoroso ultimo atto nel giorno dell'addio: la grazia a Steve Bannon, terremoto alla Casa Bianc
Poche ore prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, Donald Trump ha fatto la sua ultima mossa da presidente. Ha infatti deciso di concedere la grazia a 73 persone, tra cui il suo ex consigliere e stratega Steve Bannon. Una notizia destinata a far discutere, dato che le posizioni estreme di Bannon sono ben note: tra l’altro è stato arrestato lo scorso agosto per la maxi truffa sulle donazioni per la costruzione del muro al confine con il Messico. L’accusa dei procuratori di New York è di aver intascato oltre un milione di dollari nell’ambito della campagna di raccolta fondi volta a sostenere Trump. La grazia di Bannon sarebbe stata inserita in extremis proprio da Donald, che tra l’altro pare che stia pensando di fondare un nuovo partito: ovviamente non si tratta di una spaccatura con i repubblicani, con i quali è comunque risentito per non aver ricevuto tutto il sostegno che avrebbe voluto nella sua battaglia sulle presunte frodi elettorali, bensì di un’iniziativa mediatica e pubblicitaria. “Patriot party”, il partito dei patrioti: così si potrebbe chiamare per prendere momentaneamente le distanze dai repubblicani, considerando che la base elettorale di Trump è molto forte e ampia e quindi da non sottovalutare.
Giuseppe Conte, "così è impossibile governare". Il retroscena, dopo la fiducia, il Vietnam: "Salirà al Quirinale"
Lo dice anche Pier Luigi Bersani a DiMartedì a botta calda: "Ora il problema sarà nelle commissioni parlamentari". Il premier Giuseppe Conte ha incassato la fiducia al Senato, dopo quella alla Camera, e se possibile i numeri sono ancora più risicati: 156 sì, tra cui 3 senatori a vita, 140 contrari e 16 astenuti, quelli di Italia Viva. Un solo senatore ha tradito Matteo Renzi: è il leader del Psi Riccardo Nencini, che il premier non a caso aveva blandito definendolo durante il suo intervento a Palazzo Madama "un fine intellettuale". Ci sarebbe da sorridere, ma la situazione è tragica: perché Conte sarà anche riuscito a raggranellare i voti di qualche "costruttore", ma come nota anche Dagospia ne mancano ancora 5 per la maggioranza assoluta.
"Con questi numeri le commissioni imploderanno ed è praticamente impossibile governare", aggiunge il sito fondato e diretto da Roberto D'Agostino. A questo punto, le strade sono due: aprire nuovamente a Renzi e IV, nonostante i toni durissimi di queste ultime ore. Oppure fare quello che sarebbe stato obbligato con una maggioranza tecnica ma di fatto non politica sotto i 153 voti: Conte "potrebbe presto essere costretto a salire al Colle per rassegnare le dimissioni". E dopo? Guadagnerebbe qualche giorno per proseguire nell'unica via rimasta: rastrellare qualche voto sparso tra chi oggi non ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto, da Forza Italia a Italia Viva.
Usa, ultime ore per Trump alla Casa Bianca. La Cnn: «È combattuto sulla grazia a Steve Bannon»
È il suo ultimo giorno da presidente alla Casa Bianca. Domani, dopo la solenne cerimonia d’insediamento, vi entrerà il democratico Joe Biden, l’odiato Sleepy Joe. Ma le ultime ore da commander in chief di Donald Trump alla guida degli Usa sono tutt’altro che di relax. Fino all’ultimo minuto utile il presidente può concedere grazie o commutare pene. Sarebbe proprio questo tipo di dossier a tenerlo impegnato in queste ore che lo separano dal commiato. Secondo una fonte della Cnn, infatti, Trump sarebbe «molto combattuto» sulla possibilità di concedere la grazia a Steve Bannon, il suo ex-stratega. E questo, pur riconoscendo il presidente che il guru dei sovranisti è stato uno dei pochi a difenderlo fino all’ultimo.
L’ex-stratega di Trump fu arrestato per frode
In realtà, il rapporto tra i due è stato più che altalenante: prima inseparabili, poi il “divorzio”, infine la rappacificazione. Nell’agosto scorso Bannon è stato arrestato per frode e quindi rilasciato previo pagamento di una cauzione di cinque milioni di dollari. Il suo processo comincerà a maggio. Trump ha la possibilità di evitarglielo attraverso un provvedimento di grazia. «È nella sua testa», assicura la fonte. Oltre alla “pratica Bannon“, ammonterebbero a circa sarebbero un centinaio i provvedimenti di clemenza sul tavolo presidenziale.
Fiducia, l'ira del centrodestra: "Ora colloquio col Colle"
Dopo il risultato della fiducia al Senato, dove Giuseppe Conte non ha raggiunto la maggioranza assoluta, il centrodestra vuole parlare con Sergio Mattarella
154 voti. No, 156. Due voti per Giuseppe Conte sono stati ammessi dopo la visione da parte dei senatori questori delle immagini dell'aula del Senato.
Lillo Ciampolillo e Riccardo Nencini sono risultati assenti alle prime due chiamate e si sono presentati al voto quasi in contemporanea alla chiusura delle votazioni da parte di Maria Elisabetta Casellati. Per un soffio, quindi, Giueppe Conte ha superato la soglia dei 155 voti che quest'oggi si erano posti nella maggioranza come nuovo obiettivo, dopo aver capito di non poter in alcun modo raggiungere i 161, ossia la maggioranza assoluta al Senato. Eppure, Giuseppe Conte non ha vinto: 156 voti a favore, 140 contro e 16 astenuti. E ora il centrodestra si appella al Colle.
Antonio Tajani ha parlato dopo le votazioni: "Non hanno i numeri per governare. Nelle commissioni non potranno far approvare le proposte della maggioranza".Il vicepresidente di Forza Italia spinge Giuseppe Conte verso il Colle, perché "quando non si ha la maggioranza qualificata il governo è a rischio". E poi Tajani sottolinea che domani "lo scostamento di Bilancio si approverà solo perchè c'è il centrodestra". Il numero due di Forza Italia ha annunciato che verrà chiesto un colloquio con Sergio Mattarella.
Meloni si appellano a Mattarella: "Conte non ha la maggioranza"
Per tutto il giorno il premier Giuseppe Conte balla sui numeri e rischia di crollare a quota 152, obbligando il presidente del Consiglio al passaggio formale al Quirinale per rassegnare le dimissioni al presidente Mattarella e ricevere l'incarico per formare un nuovo governo. In serata invece il governo incassa la fiducia con una maggioranza - risicatissima - che faticherà a governare e che, col rimpasto dovrà assegnare le poltrone ai voltagabbana che oggi si chiamano "costruttori" e che si sono sostituiti ai renziani. Quelli che vogliono mantenere il governo in piedi a tutti i costi con la scusa della crisi. Contro di loro si scagliano il leader della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. "Ci rivolgeremo a Mattarella. C'è un governo che non ha la maggioranza al Senato e sta in piedi con chi cambia casacca" denunciano annunciando di voler chiedere un colloquio al Presidente della Repubblica dopo il voto di fiducia in Senato. Il leader della Lega ha detto al Tg1: "Ci rivolgeremo a Mattarella: c'è un governo che non ha la maggioranza al Senato e sta in piedi con chi cambia casacca". Sulla stessa lunghezza d'onda anche la Meloni, intervenuta a Rete 4: "Rispetto alle premesse e alle speranze di Conte e Casalino le cose non sono andate come speravano: sentivo parlare di decine di responsabili ma al netto di casi singoli, dall'altra parte ce ne sono di più, il centrodestra ha mantenuto la sua compattezza e non era scontato. Ho parlato con Salvini, parlerò con Berlusconi. Ora dobbiamo chiedere un colloquio con il Colle".
Donald Trump, sfregio senza precedenti a Joe Biden: "Da chi lo farà accogliere alla Casa Bianca"
Donald Trump ha garantito una transizione del potere pacifica, ma comunque non ha alcuna intenzione di passare ufficialmente il testimone a Joe Biden, partecipando alla cerimonia di insediamento. Stando alle ultime indiscrezioni provenienti dai network americani, sarà il capo maggiordomo Timothy Harleth ad accogliere alla Casa Bianca il nuovo presidente e la first lady Jill. Questo sarebbe l’ultimo sgarbo istituzionale di Trump, che sarebbe convinto a ignorare il rituale del passaggio di consegne in un modo che non ha praticamente precedenti nella storia a stelle e strisce. Secondo la Cnn, il presidente uscente volerà con Melania a Mar-a-Lago prima che Biden bussi alla Casa Bianca: tra l’altro non mancano le prime voci che riguardano più il gossip che la politica, in particolare su come verranno assegnate le camere all’interno della famiglia del nuovo presidente. Pare infatti che Biden e la moglie condivideranno lo stesso letto, a differenza di Donald e Melania: un dettaglio evidenziato dai network americani per rimarcare le differenze anche private tra i due presidenti.
Coronavirus, bollettino 19 gennaio: 10mila contagi, oltre 600 morti. La "strana" coincidenza statistica del martedì
Proprio come martedì scorso, i morti legati al Covid tornano a salire oltre quota 600: una coincidenza statistica che probabilmente si spiega con il fatto che dopo il fine settimana arrivano più dati. Il bollettino di martedì 19 gennaio rilasciato dal ministero della Salute fa comunque registrare una risalita di tutti i numeri: sono stati riscontrati 10.497 contagiati, 21.428 guariti e 603 morti, quest’ultimi in netto rialzo dopo i 377 di lunedì e domenica. La buona notizia arriva dagli ospedali, dove il saldo negativo fatto registrare ieri è stato immediatamente invertito: nelle ultime 24 ore sono stati contati -185 ricoveri in reparti Covid (dove i posti letto attualmente occupati sono 22.699) e -57 in terapia intensiva (2.487) a fronte di 176 nuovi ingressi, segno che la mortalità incide ancora in maniera rilevante. Per quanto riguarda le regioni, sono in tre a far segnare la quadrupla cifra di contagi: la Sicilia è primatista con 1.641 nuovi casi, seguita da Lazio (1.100) ed Emilia Romagna (1.034). Nel frattempo procede la campagna di vaccinazione: ad oggi risultano 1.197.913 le persone vaccinate in totale.
Recovery Fund, Conte straparla ma la Spagna (zitta zitta) strappa 10 miliardi più dell’Italia
Nelle stesse ore in cui il premier Conte, alla Camera, si vantava dei grandi risultati del suo governo e millantava successi personali e politici sul Recovery Fund, si scopre che zitta zitta la Spagna incasserà più dell’Italia dall’Europa. Il paese iberico, infatti, stando alle cifre, supera l’Italia nella distribuzione prevista dei trasferimenti (grants, a fondo perduto) della Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, il piano europeo per la ripresa. L’Italia resta il primo beneficiario assoluto della Rff e di Next Generation Eu, considerando il totale di prestiti e trasferimenti e non solo i grants, che sono solo una parte del pacchetto. Ma sui soldi a fondo perduto la Spagna ha ottenuto più di noi.
Recovery Fund, alla Spagna 69,52 mld, all’Italia
Dunque, la Spagna riceverà dal fondo di Recovery e resilience facility dell’Ue 10,36 miliardi di euro in più di sovvenzioni rispetto a quanto previsto nel piano iniziale. Si tratta di un aumento del 17% che porta il totale da elargire a 69,52 miliardi e fa del Paese iberico il primo beneficiario del pacchetto di Next Generation Eu, superando l’Italia che avrà 68,89 miliardi (comunque in aumento rispetto ai 65,45 iniziali). Seguono Francia (39,37 miliardi), Germania (25,61) e Polonia (23,85).
In base al documento approvato la settimana scorsa dalla commissione bilancio dell’Europarlamento, la crescita del contributo alla Spagna è dovuto al fatto che una parte dell’ammontare è stato ricalcolato tenendo conto dell’andamento dell’economia dei singoli Stati, sulla base delle previsioni di autunno della Commissione.
La vergogna di una Rai che fa pagare il canone a tutti ma parla solo la sinistra
Paghiamo il canone per far parlare la sinistra nel servizio pubblico radiotelevisivo. La domenica a casa ci regala emozioni incredibili da questo punto di vista, senza un solo esponente del centrodestra chiamato a dire la sua su quanto sta accadendo in Italia. La denuncia è partita a livello politico dal parlamentare di Forza Italia Giorgio Mulè, che ha messo in fila le presenze di una giornata che, non va dimenticato, cade alla vigilia della delicata due giorni di Conte alle Camere.
Ebbene, per gli italiani una carrellata rossogialla a sostegno di Conte da far dimenticare il significato della parola pluralismo, con un’unica eccezione, quella di Matteo Renzi alla trasmissione della Annunziata. Con il dettaglio che il leader di Italia Viva non è esattamente un membro dell’Internazionale sovranista, bensì un esponente della maggioranza di governo appena uscitone e non si sa per quanto tempo. Poi, il redivivo Clemente Mastella a caccia di responsabili per Conte. Il ministro per il sud di Conte, Giuseppe Provenzano. Per finire da Fabio Fazio con il ministro per le regioni di Conte, Francesco Boccia, e Pierluigi Bersani, che tra i sostenitori parlamentari di Conte è tra i più tenaci, al punto di battersi per un patto tra sinistra e centristi.
Rampelli: «Basta con il calciomercato. Esiste una democrazia della decenza. Fate votare gli italiani»
“In questo ragionamento non posso non partire da quanto avvenne alle ultime politiche del 2018, quando il centrodestra vinse con il 37 percento dei consensi”. Fabio Rampelli nel suo intervento dopo le dichiarazioni del premier punta i riflettori sulla genesi del primo governo Conte. E sulle scelte del presidente della Repubblica. Che all’epoca non consentì neppure il mandato esplorativo a una personalità di centrodestra.
Rampelli: Mattarella si ricordi cosa fece nel 2018
“Non ritenne – spiega il deputato di Fratelli d’Italia – che fosse possibile perseguire la strada di dare un incarico a qualcuno di centrodestra. Non necessariamente al leader con i maggiori consensi elettorali. Ma neppure a una personalità terza. Non verificò l’esistenza di un gruppo di ‘responsabili’ che potesse consentire a chi aveva vinto le elezioni governare per 5 anni“.
“La legge vale per tutti e sempre”
“Ebbene – prosegue Rampelli – per la proprietà transitiva, essendo in carica lo stesso presidente della Repubblica, e la stessa legislatura, questa circostanza deve valere anche oggi. Perché la legge vale per tutti. Quello che non andava bene nel 2018, non può andare bene oggi nel 2021″. La legge è uguale per tutti, ripete tra gli applausi il vicepresidente della Camera.
“Congelare le elezioni non ha fatto bene al centrosinistra”
In 10 anni neanche una cosa di centrodestra. Meloni polverizza la Polverini
La Meloni asfalta la Polverini. "Per me non è stata una sorpresa - ha detto la Meloni a proposito del voto di fiducia a Conte - Non ricordo che abbia fatto negli ultimi dieci anni non dico una cosa di destra, ma nemmeno una cosa di centrodestra".
Giorgia Meloni, accusa e rilancio: "Noi l'argine alla dittatura di compagni e social, democrazia a rischio. Pronti a governare"
«La vecchia maggioranza era debole e raccogliticcia, la nuova potrebbe essere perfino peggiore: fondata sui ricatti parlamentari dei mercenari di Conte e fallimentare di fronte alle emergenze nazionali sanitarie ed economiche. La soluzione? Tornare al voto e governare con un centrodestra forte, coeso ed europeo. Perché i veri europeisti siamo noi che difendiamo i diritti dei popoli in un'epoca di spaventosa regressione oligarchica e censura digitale». Giorgia Meloni è appena rientrata in Italia da Barcellona, dove ha partecipato a un convegno internazionale organizzato dai patrioti spagnoli di Santiago Abascal, presidente del partito Vox (stesse percentuali a due cifre dei Fratelli d'Italia), che ha riunito esponenti del conservatorismo occidentale intorno alla leader della destra italiana e del partito dei Conservatori e Riformisti europei-ECR Party. Tema: il futuro del patriottismo in Europa e negli Stati Uniti. «E' stato un momento importante nella costruzione di un'alternativa conservatrice europea e occidentale rispetto alla classe dirigente dominante, sempre con l'obiettivo prioritario di mettere al centro l'interesse dell'Italia».
A Barcellona c'erano anche Grover Norquist, membro del Partito Repubblicano, e Ted R. Bromund della Heritage Foundation. Vi siete interrogati sul futuro del sovranismo dopo Trump?
«Ci siamo interrogati sul futuro delle idee che hanno mobilitato 75 milioni di americani e che certamente non possono essere ridotte a una minoranza di facinorosi a Capitol Hill. Queste idee hanno radici e futuro nelle società occidentali di oggi. Fanno sorridere i tanti osservatori strabici che vanno a letto più sereni pensando che la vittoria di Biden segni la morte del sovranismo o che la Meloni sia la "Sciamana d'Italia" e poi si svegliano con risultati totalmente diversi. E trovo davvero risibile dividersi in tifoserie da stadio quando si tratta di valutare le elezioni americane. E' un provincialismo tipico di una certa sinistra, impegnata a compiacere i leader stranieri nella speranza di riceverne qualche tornaconto. Al di là di Trump e di quello che accadrà nei prossimi mesi nei Repubblicani americani, le relazioni transatlantiche resteranno forti ma a noi Fratelli d'Italia preme soprattutto che sia l'Italia a essere forte nella scena internazionale, accanto a patrioti e conservatori degli altri Stati, animati dalla stessa volontà e nel rispetto di ogni diversità».
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