È al centro di una vicenda complessa scoppiata in seno alla magistratura, e che ha trovato - almeno apparentemente - un solo protagonista, un unico colpevole: Luca Palamara. Eppure, basta scavare un poco tra le pieghe di questa storia per capire che non ha senso urlare allo scandalo. In queste ore circola la storia della "manina" che avrebbe passato le carte ai giornali per far saltare le trattative sul nuovo vertice dei pm di Roma. Pare una spy story «Non sta a me stabilire se esista o meno una "manina" che avrebbe passato le carte ai giornali con riferimento a fatti e notizie che riguardavano l'indagine nei miei confronti. Ciò che è certo è che anch' io sono interessato a comprendere come e perché determinate informazioni siano state divulgate e diffuse in maniera illecita».
Perché ciò che è considerato normale in politica non lo è all'interno della magistratura?
«In questo momento, e sottolineo in questo momento, è stato più facile identificare nella mia persona l'unico autore degli accordi all'interno delle correnti. Ma ciò è accaduto perché non è mai stato spiegato il meccanismo attraverso il quale le correnti operano all'interno della magistratura stessa. Questo ha creato una sorta di diversità tra ciò che avviene in politica e ciò che avviene in magistratura. Intendo dire che, poiché mai stato reso pubblico il sistema delle nomine all'interno del Csm, quando si è iniziato a parlarne si è gridato allo scandalo. I cittadini conoscono il sistema delle nomine in politica e perciò non lo ritengono scandaloso».
Joe Biden, l'uomo che per otto anni è stato il vice di Obama alla Casa Bianca, sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Non è d'accordo Trump il quale afferma che, se si contassero solo i voti legali e non anche quelli truccati, avrebbe vinto lui. Il repubblicano sostiene di essere indietro unicamente a causa di brogli e corruzioni operate dall'avversario. In sostanza, contesta le schede arrivate per posta e, come aveva preannunciato alla vigilia delle urne, si prepara a inondare la Corte Suprema di ricorsi per impugnare la vittoria del candidato democratico. Non sarebbe onesto stabilire, restando da questa parte dell'Atlantico, chi ha torto e chi ha ragione. Se qualcuno lo fa, è guidato da simpatie e non da notizie e dati. Comunque sia, confidiamo che tutto si sopisca in breve tempo.
L'atteggiamento di Trump non ha turbato più di tanto Biden, non a caso soprannominato «sleepy», cioè sonnecchiante. Viceversa in Italia ha scandalizzato tutta la sinistra, che ha rimarcato sdegnata il disprezzo verso le istituzioni dell'ormai ex presidente americano. Uno dei più saggi e meno ideologizzati del nostro fronte intellettual-progressista, Massimo Cacciari, ieri si è lanciato in una raffinata analisi. Ai microfoni di Radio 24 ha spiegato che il comportamento di Donald non lo stupisce affatto, in quanto è tipico dei sovranisti, i quali, pensando di incarnare solo loro la volontà del popolo, ritengono di avere il diritto divino di governare a prescindere da qualsiasi esito elettorale. È intuitivo che il filosofo veneziano parlava delle Americhe per lanciare messaggi in Italia. Peccato che qui da noi le parti siano invertite. La sinistra nostrana ritiene di essere la sola ad avere le competenze e la cultura per occupare i salotti del potere e non riesce ad accettare che il popolo le voti contro. È da quando, nel 1994, Berlusconi distrusse la gioiosa macchina da guerra di Occhetto che si ripete lo stesso film. Accuse infamanti, girotondi in piazza, decine di processi basati sul nulla, perfino, in stravolgimento a ogni principio del diritto penale, sanzioni applicate a comportamenti precedenti alle norme che le prescrivono. E ora, con Salvini, ministri processati per aver fatto il loro lavoro e chiamati alla sbarra da soli per decisioni condivise da tutto il governo, premier incluso; anzi, in primis.
«A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina», diceva uno che di misteri se ne intendeva. Ed è così che le elezioni presidenziali americane si tingono di giallo. Fino all'esito dei riconteggi e delle liti giudiziarie non sapremo con certezza chi sarà il prossimo Presidente USA. A quattro giorni dall'election day dello scorso 3 novembre, gli Stati chiave della contesa sono Wisconsin, Michigan, Pennsylvania e Georgia, dove c'è stato un netto vantaggio di Donald Trump per tutta la notte elettorale ma un brusco cambiamento di rotta nei giorni successivi, fino ad assegnare probabilmente la vittoria e l'ingresso alla Casa Bianca al democratico Joe Biden.
I dubbi da sciogliere - Il Presidente uscente parla di brogli e a questo punto c'è un solo modo di superare lo stallo: ripassare in rassegna uno ad uno tutti i voti e sottoporre la questione alla Corte Suprema. Se da un lato è vero che abbiamo sempre apprezzato la democrazia americana per l'immediatezza con cui storicamente ha dato l'esito del voto, è altresì vero che se qualcuno, nella fattispecie Trump, nutre dei dubbi, è giusto fugarli tutti con il livello massimo di trasparenza. Poi magari perderà lo stesso ma quanto meno saremo certi di come è andata la tornata elettorale. Ad oggi, avendo osservato minuto per minuto lo spoglio, la narrazione di Donald Trump trova conferma, come in un thriller: fino alle 6.30 di mattina (ora italiana) del 4 novembre, in tutti gli Stati in bilico era avanti il candidato repubblicano, con un buon margine. C'è stato poi un "buco" di qualche ora e subito dopo la situazione si è ribaltata, con un vantaggio dei democratici alquanto risicato, ma comunque sufficiente ad aggiudicarsi la vittoria: circa 20mila voti su 3,5 milioni in Wisconsin; 145mila su 5,5 milioni in Michigan; 20mila voti su 6,5 milioni in Pennsylvania e addirittura solo 2mila voti su 5 milioni in Georgia. Proprio durante quel "buco" ha fatto il suo primo intervento pubblico Joe Biden, stranamente arzillo e ringalluzzito come mai si era visto nella campagna elettorale, durante la quale ha inanellato solo gaffes. Che tanta euforia fosse legata al presagio di quello che sarebbe successo dopo?
"Siamo in un momento di calma prima della tempesta". La previsione drammatica arriva da Enrique Tarrio, leader dei Proud Boys, intervistato dal Fatto Quotidiano. Stiamo parlando di alcuni dei sostenitori di Donald Trump, che hanno risposto alla chiamata del presidente sui presunti brogli elettorali. Le tensioni non sono mancate finora, tant'è che la polizia ha già arrestato 50 manifestanti a New York, 11 a Portland e altri a Minneapolis. E Tarrio non nega che ci saranno altri scontri negli Usa dopo le elezioni: "In tanti, nascosti dalla sinistra radicale, tenteranno di approfittare della debolezza delle istituzioni", ha spiegato. Aggiungendo poi che è loro diritto difendersi, anche con le armi.
Tarrio prevede che soprattutto le grandi città saranno "scosse dalla violenza". Sulla linea politica della Nazione, invece, il presidente dell'organizzazione dei Proud Boys ha detto che gli Usa non sono un Paese di destra, anzi. "Al contrario vedo sempre più elementi che ci spingono verso il comunismo. Il socialismo cresce. Dovrebbe essere un tabù". Secondo lui, però, il candidato dem joe Biden non può essere definito "socialista". Il problema è un altro: "Il problema è il suo partito e le nuove correnti che lo hanno sostenuto nella corsa alla Casa Bianca. Sono loro la minaccia, lo controllano. Per questo è nata una destra alternativa a quella dei repubblicani. Non a tutti i Proud Boys piace Trump, ma nessuno di noi vuole lasciare il Paese in mano ai radicali di sinistra".
"Ufficiale, Conte non vuole bene alla Calabria". Matteo Salvini allarga idealmente le braccia per lo sdegno. La nomina di Giusppe Zuccatelli come nuovo commissario alla Sanità in Calabria, dopo il siluramento causa gaffe del suo predecessore Cotticelli, è un nuovo disastro per il premier Giuseppe Conte. "Prima un commissario alla Sanità (Cotticelli) che non sapeva di doversi occupare di emergenza Covid - commenta il leader della Lega, caustico -, ora un sostituto (Zuccatelli) premiato per la militanza a sinistra e che diceva: 'Se fossi positivo devi stare con me e baciarmi per quindici minuti con la lingua in bocca, altrimenti non te lo becchi il virus!". Insomma, chiosa Salvini, un "governo di incapaci e pericolosi". Senza contare che il negazionista rosso Zuccatelli predicava l'inutilità della mascherina: "Non serve a un caz***o".
Orrore e allarme per la quotidiana persecuzione anticristiana in Francia. Proseguono gli atti di profanazione degli oggetti di culto e dei simboli cristiani. Spesso nel silenzio generale. Mentre la nazione è nel mirino continuo dei terroristi in una spirale di sangue che parte dalla decapitazione del professore fino all‘attacco di Nizza, continua lo scempio delle icone del cristianesimo. Teste decapitate al grido di “Allah Akbar”.
Francia, decapitata la statua della Madonna a Tarn-et-Garonne
L’ultima profanazione, diffusa sui social, riguarda la decapitazione della statua della Madonna che si trova in una piccola grotta in rue du Château a Tarn-et-Garonne. L’annuncio in un tweet di don Lazzara. “In #Francia oltre a decapitare le teste al grido #AllahAkbar, in odio alla fede centinaia di statue vengono decapitate. Come quella della Madonna a Tarn-et-Garonne. L’allarme è rosso. Ma non tutti vogliono vederlo”.
I centri di accoglienza sono luoghi di Covid-contagio, dormitori, posti mediamente inospitali dove si innescano rivolte, ma soprattutto una macchina per mungere soldi statali, privi di qualsivoglia vocazione sociale e umanitaria. È il quadro impietoso che emerge in un rapporto stilato da ActionAid e Openpolis. La situazione è drammatica. Ed è colpa dei governi di Giuseppe Conte. Che hanno favorito la dislocazione dei migranti nei grandi centri, a discapito del sistema dell'accoglienza diffusa. «Un terzo delle prefetture», emerge nello studio, «hanno riscontrato difficoltà nell'assegnare i posti in accoglienza. Il capitolato di gara incentiva i centri di accoglienza di grandi dimensioni a scapito di quelli piccoli e distribuiti sul territorio, aumentando così, fra le altre cose il rischio di contagio da coronavirus». AcitonAid e Openpolis ricordano che «molti gestori del terzo settore hanno deciso di non rispondere al bando per il sistema di accoglienza prefettizio. Di conseguenza, soggetti disposti a gestire strutture ridotte a dormitori, enti con dichiarato scopo di lucro o che non hanno competenze specifiche, sono cresciuti di importanza nel sistema a discapito degli attori con capacità e a vocazione sociale».
Italia spaccata - L'Italia è spaccata in due tra Nord e Sud. «Dall'analisi degli importi messi a bando dalle Prefetture per i vari tipi di centri di accoglienza straordinaria (unità abitative, Cas fino a 50 posti, Cas fino a 300 posti), si rileva che quelle del Centro Nord e soprattutto nel Nord Est (59,2% delle risorse stanziate per posti in abitazioni) hanno cercato di mantenere un modello di accoglienza diffusa. Nel Mezzogiorno, al contrario, permane la tendenza a favorire i centri collettivi e quelli di grandi dimensioni». Dal rapporto emerge anche che i problemi amministrativi e gestionali hanno portato negli ultimi due anni 34 prefetture a ripetere i bandi per l'accoglienza (circa un terzo delle prefetture italiane, ma potrebbero essere molte di più quelle con problemi nell'assegnazione), 14 di queste per tre volte di seguito. Le Regioni in cui il problema si presenta con maggiore frequenza sono l'Emilia-Romagna (27 ripetizioni), la Toscana (25) e la Lombardia (23). Ed ecco il dramma nel dramma: «I grandi centri sono diventati terreno fertile per il contagio. In un momento di emergenza sanitaria le criticità delle grandi strutture sono emerse con forza». L'assetto del sistema di accoglienza, basato sui grandi centri, «ha creato l'emergenza e innescato focolai di Covid19. In regioni di confine come il Friuli-Venezia Giulia e la Sicilia, nonostante sistemi diversi si è fatto ampio ricorso ai centri governativi per concentrare migranti in ingresso senza che si riuscisse a ridistribuirli sul territorio nazionale in tempi ragionevoli. Una situazione che ha prodotto tensioni sociali a livello locale, centri stracolmi e prassi lesive dei diritti delle persone ospitate».
«Decine di migliaia di voti sono stati ricevuti illegalmente dopo le 20 di martedì, giorno delle elezioni. Cambiando totalmente e facilmente i risultati in Pennsylvania e in altri Stati sul filo del rasoio». Lo ha dichiarato in un tweet il presidente americano, Donald Trump, rilanciando, le accuse di brogli nelle elezioni alla Casa Bianca. Trump ha continuato a sostenere la mancanza di “trasparenza” durante lo spoglio dei voti in alcuni Stati in bilico, affermando che “illegalmente” non è stato permesso di osservare lo scrutinio di centinaia di migliaia di voti.
I tweet di Trump
Ciò ha cambiato «il risultato delle elezioni in numerosi Stati, tra cui la Pennsylvania, che tutti pensavano fossero stati vinti facilmente la notte delle elezioni». Per poi «vedere sparire un enorme vantaggio, senza che nessuno potesse osservare per lunghi intervalli di tempo quanto accaduto», ha scritto Trump in una serie di tweet.
In quelle ore, ha aggiunto il presidente, non c’è stata “trasparenza” in quanto le porte degli edifici dove si contavano i voti sono state bloccate e le finestre coperte con cartoni spessi così da impedire agli osservatori di vedere. «All’interno sono accadute cose brutte, grandi cambiamenti hanno avuto luogo», ha aggiunto.
Donald Trump ha perso le elezioni presidenziali del 2020. Su questo ormai esistono pochi dubbi. Certo, i legali del tycoon presenteranno numerosi ricorsi, ma i distacchi nei vari Stati iniziano ad essere considerevoli. Così come gli Stati in cui questi distacchi sono stati rilevati. E una battaglia legale deve avere solide basi su cui poggiare. Questa della via legale rimane una variabile, ma per ora conviene soffermarsi su un altro tema: cioè sul perché l’ormai ex presidente degli Stati Uniti non possa già essere considerato alla stregua di un attore esterno del palcoscenico politico americano. Procediamo con ordine.
Intanto negli Stati Uniti esiste un elettorato “trumpiano”. Bisognerà comprendere se gli elettori repubblicani hanno votato Trump per il Gop o Trump proprio perché Trump. La sensazione è che, in percentuale, sia soprattutto vera la seconda affermazione, in specie per la ultima turnata elettorale. E questo perché The Donald ha sostanzialmente monopolizzato il partito nel corso degli ultimi cinque anni. Un percorso lungo, che è iniziato con le primarie con cui ha sconfitto, tra gli altri, il ben più quotato Jeb Bush. Nel caso il Gop, con i neo-conservatori in testa, provassero a “de-trumpizzare” il partito degli elefantini, cosa ne sarebbe dell’elettorato “trumpiano”? Davvero possiamo ipotizzare che un elettorato così convinto e battagliero si dimentichi del suo polo, orientandosi su un leader ed una classe politica più sistemica? Davvero Paul Ryan e simili possono ambire allo stesso bacino elettorale dell’ex Commander in Chief? La risposta a tutte queste domande, almeno finché Trump sarà nell’agone politico, sembra essere no. E questo per la frangia elitaria del Gop rappresenta un problema non da poco.
Nuova tegola sul governo Conte dopo la bomba in diretta televisiva del commissario alla sanità calabrese, Saverio Cotticelli. L’ex generale in pensione, nominato dal premier Conte, ammette di non sapere neppure di dover redigere il piano covid. E il premier, che lo ha nominato nel 2018a, oggi con un tweet gli dà il benservito.
Meloni: ignobile scaricabarile, ora Conte chieda scusa
“Sul commissario alla Sanità della Calabria Cotticelli sta andando in scena uno spettacolo indecoroso e un ignobile scaricabarile“. E’ il commento di Giorgia Meloni su Facebook. “Oggi il presidente del consiglio Conte si scandalizza per una nomina che lui stesso ha fatto nel dicembre 2018. Insieme all’allora ministro M5S della Salute Grillo. E che ha confermato solo pochi giorni fa. I 5Stelle prendono prende le distanze, ringraziano Conte e dice che servono ‘persone all’altezza per gestire l’emergenza Covid”. E’ stato un ministro grillino sottoscrivere la nomina di Cotticelli, ricorda la leader di Fratelli d’Italia. ” Stiamo assistendo ad una scandalosa sceneggiata sulla pelle di due milioni di cittadini calabresi. Che oggi per colpa del M5S e della sinistra non hanno un piano Covid per affrontare la seconda ondata dell’epidemia. Questo disastro è l’ennesima conferma dell’inadeguatezza del governo, che dall’inizio dell’emergenza naviga a vista. Conte e il suo governo chiedano scusa e si dimettano”.
Le poche regioni che sono governate dal Pd (e quindi sono rosse) si sono salvate dal lockdown rigido previsto nelle «zone rosse» anche se alla vigilia sembrava il contrario. Dalla Campania, per esempio, è partito l'allarme per la seconda ondata del virus, perché, scrive Franco Bechis sul Tempo, "il suo governatore, Vincenzo De Luca, visti i dati dei contagi e quelli delle persone sintomatiche che avevano bisogno di cure ospedaliere, ha chiuso gran parte della Regione e le scuole di ogni ordine e grado più e prima di tutti. Avremmo immaginato che proprio quel territorio, da cui provenivano immagini drammatiche sulla gente prigioniera di ambulanze che non trovavano i ricoveri, sarebbe stata ieri non solo fra le Regioni rosse, ma rosso porpora: più rossa di tutte. Invece no, giallina pallido come se il solo fatto di avere una giunta rossa terrorizzasse così il virus da costringerlo a cambiare aria a gambe levate".
Donald Trump non accetta la vittoria di Joe Biden. Il risultato della Pennsylvania, così come di molti altri Stati non viene riconosciuto dal presidente uscente (e ancora in carica). "Ho vinto facilmente la Presidenza degli Stati Uniti con i soli VOTI LEGALI - scrive su Twitter - Agli OSSERVATORI miei non è stato consentito, in alcun modo, in nessun tipo di forma, di svolgere il proprio lavoro e quindi i voti accettati durante questo periodo devono essere considerati VOTI ILLEGALI. La Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe decidere!". E poi aggiunge: "Philadelphia ha una storia pessima sull'integrità elettorale", continuando a darle della Sodoma (la Gomorra in questo caso è Detroit, insultata questa notte).
Renzi, Boschi e Lotti sono indagati dalla Procura di Firenze per finanziamento illecito dei partiti.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è indagato dai pubblici ministeri fiorentini nell’ambito dell’inchiesta che i magistrati del capoluogo toscano stanno conducendo da mesi sulla Fondazione Open.
Open è la cassaforte del cosiddetto “Giglio magico” chiusa nel 2018 e nata dalle ceneri della Fondazione Big Bang che vide la luce nel 2012 con l’intento, anch’essa, di supportare finanziariamente il renzismo.
L’ipotesi di reato che la Procura di Firenze contesta all’ex segretario del Pd, alla deputata Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, e al deputato Pd Luca Lotti, ex-ministro dello Sport, è appunto quella di finanziamento illecito ai partiti.
I nomi dei tre sono stati iscritti nel registro degli indagati dai sostituti procuratori Luca Turco e Antonino Nastasi.
Con le iscrizioni di Renzi, Boschi e Lotti salgono, dunque, a 5 gli indagati dell’inchiesta su Open, la Fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere finanziariamente l’ascesa e l’attività politica dell’ex-sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Un piano per contrastare l’immigrazione illegale, impedendo le partenze dall’Africa con l’intervento di “assetti navali e aerei”. Praticamente, un blocco navale. A proporlo è stato il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, nel corso dell’incontro al Viminale con il suo omologo francese Gèrald Darmanin, nel corso del quale i due ministri hanno affrontato il tema della sicurezza e della lotta al terrorismo. “Buongirono, sinistra italiana”, ha commentato la presidente di FdI, Giorgia Meloni, che il blocco navale lo propone da anni.
Giorgia Meloni: la sinistra italiana si è svegliata?
“E alla fine, dopo anni di propaganda immigrazionista, a seguito dell’attentato di Nizza e della (giusta) irritazione francese ed europea, il governo italiano si affanna a promettere un cambio di rotta sul controllo delle frontiere“, ha commentato Giorgia Meloni. La leader di FdI quindi ha ricordato che “il ministro Lamorgese ha annunciato al suo omologo francese la volontà di attivare ‘il posizionamento di assetti navali o aerei che possano avvertire le autorità tunisine di eventuali partenze da quei territori. In modo che possano intervenire in autonomia nelle loro acque territoriali'”. “Sembra una buona idea, no? Potremmo anche dirlo – ha sottolineato Meloni – con altre parole: blocco navale al largo delle coste africane, in accordo con le autorità locali, per fermare la partenza dei barconi’. Buongiorno sinistra italiana!“.
Al momento in cui scriviamo, le buone notizie per Donald Trump sono due: l’autorizzazione al riconteggio in Georgia, arrivata dal Segretario di Stato, e la riduzione del vantaggio di Biden in Arizona. Il resto è tutto a vantaggio del candidato democratico, che si avvia – seppure tra denunce di brogli del presidente uscente – a tagliare il traguardo in Pennsylvania. Biden dunque vicinissimo alla Casa Bianca in un clima che si fa sempre più incandescente nonostante i pompieri in azione. Tra questi rientra certamente Larry Kudlow, consigliere economico di Trump. «Questa – ha detto alla Cnn – è la più grande democrazia del mondo. Rispettiamo lo stato di diritto e così farà il Presidente».
Lo staff di Biden: «C’è un intruso alla Casa Bianca»
Un modo per stroncare le voci che danno il tycoon tutt’altro che disponibile a riconoscere la sconfitta. Lo staff di Biden, al contrario, bolla già Trump come un «intruso». Che il nuovo governo, assicura una nota ufficiale, «sarà in grado di scortare fuori dalla Casa Bianca». Insomma, i toni sono questi. E la lentezza nelle operazioni di scrutinio finiscono ancor di più per esasperarli. La situazione dell’Arizona – che elegge 11 grandi elettori – vede in questo momento Biden in vantaggio (1.561.147 voti contro 1.517.368 di Trump).
Sbarchi a raffica a Lampedusa, dove nelle ultime ore sono 205 i migranti approdati. L’attentato di Nizza, dove il terrorista era un migrante sbarcato in Sicilia e lasciato andare in Francia, non ha insegnato nulla.
Nell’isola una raffica di sbarchi
Sono stati ben sei in tutto gli eventi che hanno visti impegnati gli uomini della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Successivamente i 21 sono riusciti a raggiungere direttamente l’isola. Quindi, sono stati bloccati dai carabinieri. Successivamente, un barcone con 68 persone a bordo è stato intercettato dalle motovedette della Guardia costiera e delle Fiamme gialle. Altri 10 migranti, invece, sono stati soccorsi intorno alle 11 di stamani dai finanzieri. Infine, alle 13 in 19 sono stati intercettati dalla Capitaneria di porto. Altri due barconi con 57 e 30 persone a bordo, invece, sono stati soccorsi dalla Guardia di finanza.
Dopo gli ultimi arrivi nell’hotspot ci sono 1.238 migranti a fronte di una capienza di 192 persone. Per cercare di svuotare la struttura proseguono i trasferimenti: 132 sono stati imbarcati oggi sulla nave quarantena Rhapsody, mentre 40 circa a bordo di una motovedetta della Guardia costiera raggiungeranno in serata Porto Empedocle.
La mitezza di Speranza. Sembra un brano evangelico, invece è solo la sciagurata sfrontatezza di un ministro a caccia di nemici da additare alla pubblica opinione. La voce dal sen fuggita del ministro della Salute è significativa: «La mia mitezza ha un limite». E poi? E poi che cosa dobbiamo aspettarci, signor ministro? Botte ai governatori?
Forse ha ragione chi sussurra che il premier Giuseppe Conte ha contagiato i suoi ministri. E a quello della salute ha inoculato un insospettabile virus dell’arroganza. Una persona solitamente a modo come Roberto Speranza si è lasciata andare ad un sentimento che annuncia sfracelli, solo perché dal territorio è salita un’onda di contestazione per quell’Italia a colori che ha dato l’idea di punire più certe aree politiche che frenare la curva del coronavirus nelle regioni più a rischio. Ma non può permettersi un atteggiamento del genere il ministro della salute. E vogliamo essere certi che saprà trovare la maniera di scusarsi con i governatori che ha esposto inopinatamente al vento della protesta scatenata nel territorio. La sinistra di governo chiude alcune regioni tra fasce arancioni e rosse; e localmente manda i suoi attivisti (e la servitù pentastellata) a prendersela con chi governa le regioni. Così è davvero facile.
Ma sono proprio i presidenti e i sindaci a contare i morti, a disporre che si curi chi sta male, a rassicurare le famiglie che temono il peggio. E Speranza si permette di dire che la sua mitezza ha un limite.
Non si capisce se c’è o ci fa, il ministro chiamato a fronteggiare la pandemia di ritorno. Non spiega i ritardi enormi del dottor Domenico Arcuri, voluto da Conte, nel far attrezzare le terapie intensive in tutta Italia. Inizialmente volevano ignorare le regioni, poi, molto poi, le hanno coinvolte con enorme ritardo, a ottobre anziché a maggio come avrebbero dovuto fare. Lo spettacolo degli ospedali in enorme difficoltà è sotto gli occhi di tutti. E Speranza ci fa sapere che non è più mite...Ieri alla Camera si è permesso di dire anche all’opposizione che non bisogna fare polemiche. Lui, il ministro che sogna i delatori di condominio per spiare i vicini a cena in più di sei persone...
Il supplemento di indagini richiesto dal Gip c’è stato e la Procura non ha cambiato idea: per Fredy Pacini, il gommista finito sotto inchiesta per aver ucciso un ladro nel corso di una rapina, si deve procedere con un’archiviazione. La stessa richiesta del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, l’aveva avanzata a inizio settembre anche il pm Andrea Claudiani, nel frattempo trasferito a Perugia. Già allora la procura aveva ritenuto che non ci fossero i margini per processare Fredy. Che non ci fossero dubbi, insomma, sul fatto che la sua fosse legittima difesa. Il Gip, invece, aveva voluto che su quel gommista vittima di innumerevoli furti e svegliato di notte dai malviventi si indagasse ancora.
Il gommista preso di mira dai ladri
La storia di Pacini è arcinota, perché fra le più emblematiche di come, per la giustizia italiana, si possa passare in un attimo da vittima a – per lo meno – indagato. Nella notte del 28 novembre 2018, Fredy stava dormendo nel retro della sua officina di Monte San Savino (Arezzo) insieme alla moglie. La scelta di trasferirsi lì era stata dettata dall’esasperazione: Fredy era stato vittima di innumerevoli furti e sperava in quel modo di riuscire a evitarne di altri. Invece, non fu così. Quella notte Fredy fu svegliato dal rumore di una porta che veniva rotta e si ritrovò ad aver ucciso uno dei malviventi con la pistola che deteneva legalmente: preso dal panico sparò alcuni colpì, uno risultò mortale per il moldavo Vitalie Mircea Tonjoc.
La rivincita di Roberto Maroni su "certi pm cecchini della politica". L'ex ministro degli Interni era stato condannato in primo grado e in appello, è stato assolto dalla Cassazione e ora definisce la sua esperienza nelle maglie della giustizia italiana "da insufficienza piena. Non si può consentire che una persona venga tenuta in ballo sei anni per poi finire così, senza conseguenze per chi ha sbagliato. Se un politico sbaglia non viene rieletto, un manager viene licenziato, un giornalista finisce a fare le brevi". E invece, suggerisce, se un politico sbaglia spesso fa carriera, se ha attaccato un politico.
A Milano, sottolinea, ci sono "gli alfieri di un sistema che non punta all'accertamento della verità ma a un processo sommario e violento che porta alla inevitabile distruzione della dignità e della reputazione della persona coinvolta". A Roma non c'è questa ossessione politica, "e infatti sono stato assolto. Errori in buona fede? In Cassazione anche il procuratore generale ha detto che nei processi contro di me era stata violata la legge". A far sospettare a Maroni che l'inchiesta fosse molto politica è stato fin da subito l'arresto di Giuseppe Orsi nelle indagini sulla Agusta, 2 settimane prima delle elezioni regionali. "Potevano farlo un po' prima o un po' dopo il voto, invece guarda caso scelsero proprio quel momento. Io venni lo stesso eletto ma Giuseppe Orsi ha avuto la vita rovinata. Poi hanno assolto anche lui, ma intanto è stato distrutto. Guarda caso il procuratore che arrestò Orsi è lo stesso che poi ha fatto inchiesta e processo contro di me.
Il professore ha tenuto a sottolineare: “Non siamo alla situazione vissuta a marzo”
Il professor Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele e primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale milanese, intervenendo al Tg4 ha fatto una fotografia della situazione che stiamo vivendo in questo momento in Italia.
Zangrillo: "La situazione non è drammatica"
Prima di tutto ha voluto sottolineare un errore da parte di tutta la stampa che descriverebbe a suo dire un clima non realistico. "Quando si parla di migliaia di contagi si presuppone che queste persone siano malate, in realtà sono persone venute a contatto con il virus", ha tenuto a precisare Zangrillo. Secondo il suo parere, la scena che si trova davanti lui stesso tutti i giorni in ospedale non è completamente aderente alla realtà descritta dalla stampa. Se così fosse, alla popolazione non resterebbe che fare testamento e aspettare la morte cercando di soffrire il meno possibile. Ma, come ha evidenziato Zangrillo: “Non è così. In questo momento noi abbiamo una situazione che è completamente diversa da quella che state, stanno, tutti narrando” ha continuato l’esperto.
La differenza si troverebbe proprio tra la situazione che sta vivendo l’Italia e quella invece vissuta dagli altri Paesi europei. Il primario ha infatti spiegato che nelle altre Nazioni sta avvenendo qualcosa che è più grave rispetto a noi dal punto di vista dei numeri, ma lo si sta affrontando con senso di responsabilità e con i nervi saldi. Ha poi fatto l’esempio specifico del suo ospedale dove sta accadendo proprio questo: la struttura ospedaliera è attrezzata per intensità di cura e sta prendendo in carico “pazienti che non sono pazienti”.
In Kenya, dal 2004, opera un’unità paramilitare clandestina per la cattura di sospetti terroristi, addestrata e coordinata dalla CIA, l’Agenzia Centrale d’Intelligence statunitense, con il supporto dei servizi segreti britannici. È quanto rivelato da un’inchiesta di Declassified UK, firmata dal giornalista investigativo Namir Shabibi, che ha raccolto le testimonianze di decine di funzionari della CIA, del Dipartimento di Stato Usa e delle agenzie di sicurezza keniote.
Questo gruppo sotto copertura, chiamato Rapid Response Team (RRT), è composto da circa 60 persone e appartiene al General Service Unit, un’ala della polizia keniota. Se da un lato il RRT svolge un ruolo di contrasto ad al-Shabaab, la fazione somala dell’organizzazione terrorista al-Qaeda, dall’altro si è reso responsabile di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali.
Nell’agosto 1998, le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania subirono un bombardamento quasi simultaneo, organizzato dal ramo egiziano di al-Qaeda, che causò la morte di 224 persone, di cui 12 americani. Da quel momento, l’approccio statunitense alle agenzie di sicurezza africane della regione cambiò totalmente: sei anni dopo, non senza difficoltà, nacque il RRT. “Era una soluzione locale per un problema locale”, ha dichiarato un ex ufficiale della CIA a Shabibi.
Una festa con 200 persone in un circolo privato. L’ha tenuta, l’altra sera a Napoli, un gruppo di immigrati, per la maggior parte nigeriani, che poi hanno anche reagito male quando sul posto si sono presentati gli agenti chiedendo il rispetto delle norme anti Covid. L’operazione, infatti, è finita con un bilancio di 8 agenti feriti e una dozzina di stranieri portati in caserma. Insomma, sembra proprio che i “lanciafiamme” di Vincenzo De Luca e le sue opinioni su Halloween non impensieriscano in alcun modo gli immigrati.
A Napoli gli immigrati fanno festa: altro che coprifuoco
La festa degli immigrati nigeriani a Napoli si stava svolgendo in un circolo privato in via Michele Morelli, nella zona del borgo di San Antonio Abate, senza la benché minima considerazione delle norme anti Covid. L’arrivo della polizia ha provocato una reazione violenta dei partecipanti, con tanto di lancio di oggetti contro gli agenti, che sono stati costretti a chiamare rinforzi. Ma poi, anche in presenza massiccia, gli agenti hanno faticato a riportare la calma.
Matteo Bassetti, noto infettivologo, è stato ospite di Myrta Merlino a L'Aria che Tira in on da su La7 nella puntata di mercoledì 4 novembre. Il professore, sollecitato dalla conduttrice, ha parlato e consigliato su come sanificare gli ambienti di casa: "Vanno sanificate le superfici, è inutile trattare casa nostra, chiamare i Ghostbusters a venire dentro casa nostra come se ci fosse chissà che cosa. Bisogna lavarsi le mani, aprire le finestre e disinfettare le superfici", ha spiegato Bassetti. Insomma, onore al merito di Bassetti: non esagera, non la fa mai troppo grossa, dice sempre le cose come stanno. Senza eccessivi allarmismi eppure mai senza superficialità.Bassetti è poi entrato nello specifico del coronavirus: "Questo virus continueremo ad averlo anche quando arriverà il vaccino, chiaramente con numeri molto diversi rispetto a quelli che abbiamo oggi. Il terrorismo non aiuta, quando arriverà il vaccino, anche perché il virus non sparirà, il vaccino funzionerà nel 60-65% di quelli che lo fanno", sentenzia Bassetti.
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