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Donald Trump e il coronavirus, Nancy Pelosi: "Alterato dai farmaci, dobbiamo sostituirlo"
Donald Trump è uscito in tempo record dall'ospedale dopo il ricovero per coronavirus. A permettere al presidente Usa di tornare alla Casa Bianca i farmaci. Gli stessi che ora potrebbero causare effetti collaterali. A lanciare l'allarme è Nancy Pelosi, la Speaker della Camera: "Il presidente Trump prende chiaramente medicine. E chiunque di noi assuma farmaci di quella serietà è in uno stato alterato. Ci sono articoli di professionisti che dimostrano come ciò potrebbe avere un impatto sulla capacità di giudizio di una persona". E per questo la Pelosi ha presentato ieri, venerdì 9 ottobre, una proposta di legge per creare una commissione incaricata di gestire l'applicazione del Venticinquesimo emendamento della Costituzione, che consente di sostituire un presidente incapacitato.
Un'uscita che però non è piaciuta al diretto interessato. Il tycoon ha replicato puntualmente che "l'unica matta in circolazione è proprio Crazy Nancy". Botta e risposta che ha come sfondo la campagna elettorale in vista delle elezioni e che vede Trump sfidare il democratico Joe Biden.
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Paolo Del Debbio a Dritto e rovescio, la foto che inchioda Conte: "Fossi in lui mi vergognerei"
"Io mi vergognerei". Con una sola frase Paolo Del Debbio ridicolizza i continui dietrofront di Giuseppe Conte. Ultimo quello sui decreti Sicurezza. "Quello con la faccia sorridente - esordisce il conduttore di Rete Quattro durante Dritto e Rovescio - è lo stesso che ha abolito i decreti approvati un anno prima". Sullo schermo in studio il presidente del Consiglio con Matteo Salvini che esultavano per le multe salate alle ong e i porti chiusi.
Multe abbandonate un anno dopo quando, alla guida di un governo targato Pd e Cinque Stelle, ha rinnegato quanto fatto in precedenza. "Un chiaro esempio di coerenza", lo definisce senza mezzi termini Del Debbio che poi aggiunge: "Fossi in lui mi vergognerei". Ma d'altronde Conte è anche l'unico premier a essere passato da un esecutivo a uno completamente opposto in tempo record.
L'app Immuni non mi piace e non la scarico. Matteo Bassetti a valanga
Matteo Bassetti a valanga sull'app Immuni. Non la scarica perché già mette in atto le dovute precauzioni contro la diffusione del coronavirus. E non solo. L'infettivologo dell'ospedale San Martino di Genova è stato ospite su RaiRadio1 di "Un giorno da pecora" e ha avuto parole anche sul professor Galli. A proposito del ruolo e della quantità degli asintomatici, Bassetti ha detto che il prof. Galli dovrebbe leggere di più.
“Immuni? Non l'ho scaricata, penso andrebbe rivenduta meglio. Già il nome non mi piace: poteva esserci un nome tipo tracciare il virus, il nome Immuni dà una speranza che non è reale, non immunizza nessuno”. Così a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, Matteo Bassetti, infettivologo e Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova. Al di là del nome, per quale motivo non la scarica? “La app è molto intelligente ma per funzionare deve scaricarla molta gente, ed è stata anche venduta male, le persone che l'hanno scaricata inizialmente hanno avuto qualche problema. Probabilmente c'è stata una cattiva pubblicità”. Lei consiglia di scaricarla o di non farlo? “Io consiglio di scaricarla a più persone possibili”. Lei, però, non la scaricherà. “Io presumo che utilizzando tutte le misure di prevenzione come faccio io abitualmente potrei anche non scaricarla”. La app però serve nel caso lei incontri senza saperlo qualcuno positivo. “Secondo me bisognerebbe chiarire di più le procedure: cosa succede, cosa devo fare e dove devo andare”. Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, ha affermato che, se continua così, a novembre rischiamo di avere 16mila contagi. Lei è d'accordo? “Il problema non è di avere 16mila contagi, 20mila, o 50mila. Il problema è di non averne 16mila in ospedale: dobbiamo sempre ricordarci che del numero dei contagiati, ai numeri del ministero, il 95% sono asintomatici o poco sintomatici”. Il professor Galli sostiene che questa sia una balla...”. Il professor Galli dovrebbe leggere di più”, ha concluso Bassetti a Rai Radio1.
"Vomitevole". Salvini furioso con Vauro, il vignettista asfaltato così
"Qui di macabro c’è solo il personaggio in questione". Il leader della Lega Matteo Salvini risponde per le rime a Vauro, lo storico vignettista di Michele Santoro e icona della sinistra d'antan. L'umorista sui decreti sicurezza cancellati dal governo rossogiallo a guida Pd-M5s aveva detto: "Il nuovo dl è la giusta risposta alla macabra e indecente speculazione di Salvini". Di qui la replica del leghista e la pietra tombale sul duello: "Vomitevole!"
Contagi, ricoveri e decessi: ecco tutta la verità sui numeri
I dati sono in aumento. Le mascherine tornano obbligatorie. Viene evocato il lockdown. Ma non è come a marzo: ecco il perché
C'è un brutto vizio duro a morire da cui la gran parte dei giornali non riesce proprio a guarire. Quello di continuare a basare l'informazione quotidiana sul coronavirus su un dato sostanzialmente falsato, un po' bugiardo, sicuramente impreciso: il numero dei nuovi contagi.
Ormai da marzo ogni sacrosanto giorno su tutte le prime pagine campeggia quel numero magico influenzato da troppi fattori per essere preso in considerazione. Certo fa effetto leggere di 4mila o 5mila persone infette in più. Ma non è un'informazione utile.
Prendiamo ad esempio quanto sta succedendo in queste settimane, con i contagi in rialzo, il governo che impone le mascherine ed evoca nuovi lockdown. Ieri il bollettino della Protezione Civile segnava quota 4.458 contagi, praticamente lo stesso del 23 marzo (data che prenderemo a riferimento) quando l'Italia piangeva la carovana di mezzi dell'esercito carichi di bare e registrava 4.789 nuovi positivi. Direte: siamo allora allo stesso punto, ogni allarme è giustificato. E invece no. Non è proprio così.
Come avevamo provato a suggerire (inascoltati) alcuni mesi fa, e come è spiegato nel "Libro nero del coronavirus: retroscena e segreti della pandemia che ha sconvolto l'Italia" (clicca qui), osservare il dato dei nuovi positivi risulta fuorviante perché influenzato dal numero di tamponi fatti, dalla tipologia di pazienti controllati (asintomatici o sintomatici?), dalle attività dei laboratori, dalla precisione del contact tracing e via dicendo. Fattori determinanti, che rendono quel numerino utile ai grandi titoli, ma poco indicativo nella pratica. Perché in Serie A emergono così tanti infetti? Semplice: perché vengono controllati ogni due giorni. Se non dovessero giocare a calcio, nessuno se ne accorgerebbe.
Corruzione, arrestato il sindaco di sinistra di Eboli. Era stato appena rieletto con l’80% dei voti
Appena rieletto, è stato subito arrestato. È la sorte toccata al sindaco di centrosinistra di Eboli, in provincia di Salerno, Massimo Cariello. Il primo cittadino, confermato con l’80% dei voti, è stato eletto con una coalizione sostenuta dal Pd attraverso due civiche. Oggi, prima ancora di riuscire a presiedere la prima riunione di giunta, è finito ai domiciliari. Le accuse a suo carico e di altri quattro, fra i quali dei funzionari comunali, sono a vario titolo corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio; abuso d’ufficio; rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio; falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.
Il sindaco di Eboli arrestato per i concorsi truccati
Secondo gli investigatori, gli indagati avrebbero condizionato l’esito di concorsi pubblici indetti dai Comuni di Eboli e di Cava de’ Tirreni. Si trattava rispettivamente di un concorso per educatori di asili nido e di uno per istruttori direttivi amministrativi. In entrambi i casi il sindaco di Eboli arrestato avrebbe agito per favorire dei candidati a lui vicini. Nella sua città avrebbe concordato l’ordine della graduatoria con il presidente e un membro della commissione, entrambi dipendenti comunali, promettendo loro avanzamenti di carriera. A Cava dei Tirreni, poi, Cariello avrebbe chiesto a un membro della commissione di conoscere prima gli argomenti della prova, ottenendoli in cambio della promessa di non nominare alla presidenza del Consorzio farmaceutico di Salerno una persona sgradita al commissario, dirigente dello stesso Consorzio. Sia per quest’ultimo sia per i dipendenti comunali è scattata l’interdizione dai pubblici uffici per un anno.
Gregoretti, Giulia Bongiorno a Tagadà: “Abbiamo un audio di Conte, vale più di mille testimonianze”
“Se chiama Giuseppe Conte, che cosa vi dite?”. Tiziana Panella ha messo sotto torchio Giulia Bongiorno, ospite di Tagadà su La7 per parlare del processo di Matteo Salvini per presunto sequestro di persona nel caso della nave Gregoretti. “Gli chiederei se è contento di finire a novembre a testimoniare la bontà delle procedure seguite durante il governo gialloverse per lo sbarco dei migranti”, è stata la risposta della Bongiorno che poi ha aggiunto di augurarsi che il premier si presenti per “confermare quello che è noto a tutti, cioè che Salvini non stava sequestrando nessuno ma stava aspettando che il premier terminasse la procedura per la redistribuzione prima di far sbarcare i migranti”. E allora perché la difesa del leghista non ha chiamato Conte a testimoniare? “Perché abbiamo un audio in cui il premier racconta testualmente la procedura, dicendo che prima si redistribuisce e poi si fanno gli sbarchi. Abbiamo questo audio - ha chiosato la Bongiorno - che vale più di mille testimonianze”.
Le Iene, scacco matto a Selvaggia Lucarelli: "Il dottore di Salvini curato col plasma è morto"? Una pesantissima intervista
A Le Iene di Italia 1 su torna a parlare della terapia del plasma contro il coronavirus, un cavallo di battaglia della trasmissione già da molti mesi a questa parte. Nel servizio trasmesso giovedì 8 ottobre, la redazione del programma ricorda: "A maggio scorso abbiamo raccolto le testimonianze di pazienti colpiti dal coronavirus che raccontavano di essere guarite dopo aver intrapreso la cura con il plasma di altre persone guarite dal Covid-19. Alessandro Politi aveva intervistato esperti che si erano detti contenti dei risultati raggiunti con questa possibile terapia. Eppure l'impiego del plasma iperimmune contro il Covid in Italia non sembra interessare e la raccolta di plasma fatica a partire. Perché?". Insomma, Le Iene cercano di indagare sulle ragioni che spingono a trascurare una cura i cui risultati erano promettenti, tanto che Luca Zaia, in Veneto, ha istituito la prima banca del plasma. Ma non solo, nel corso del servizio, Le Iene pungono anche Selvaggia Lucarelli, molto criticata per un recente tweet sul dottor Peppe Ascione, curato mesi fa proprio col plasma ma morto negli ultimi giorni: "Il medico salvato dal plasma e da De Donno con l’ovazione di Salvini è morto", aveva scritto Selvaggia. Bene, Le Iene - come potete vedere nel servizio qui sotto - contattano il fratello del dottor Ascione, che spiega come il decesso non abbia nulla a che fare con la somministrazione del plasma che, anzi, aiutò Peppe Ascione a riprendersi dal coronavirus.
L'ordinanza è una follia. A Latina rivolta contro Zingaretti
«La decisione di fissare a 20 il numero massimo di persone per feste e cerimonie religiose è pura follia». Così Alessandro Circiello, portavoce Federcuochi Italia e presidente della Fic Lazio commenta l’ordinanza del governatore Zingaretti, che ha introdotto a partire dalla mezzanotte un mini lockdown nella provincia di Latina dopo l’aumento del 155% di nuovi casi da coronavirus.
«Al di là - spiega - dell'assurda tempistica di un’ordinanza che, nel giro di poche ore, di fatto costringe ad annullare tutte le feste e le cerimonie in programma già dal giorno seguente, è pura follia estendere tale provvedimento indistintamente a tutte le strutture. I locali che ospitano feste, matrimoni, battesimi, ecc. sono sempre di grandi dimensioni e possono pertanto assicurare il giusto distanziamento sociale per un numero di persone sicuramente molto maggiore, come stabilito nel decreto del presidente Conte». «Pensare poi - avverte Circiello - di limitare a 4 le persone che possono sedere insieme al ristorante mi sembra illogico, poiché se viene osservata la giusta distanza tra tutti i commensali questo limite risulta superfluo. In queste ore migliaia di ristoratori, gestori di bar e albergatori della provincia di Latina saranno costretti a mandare al macero quintali di materie prime già acquistate per il fine settimana. Non solo resteranno senza incassi ma avranno comunque l’onere di pagare il personale. Quale scienziato ha tirato fuori dal suo magico cappello questa geniale disposizione?».
Il Vaticano lucrava sul fallimento delle aziende. Al setaccio la finanza di Becciu
La finanza vaticana scommetteva sulla morte delle aziende in crisi. Un "gioco d'azzardo" molto poco etico, quello al centro della nuova puntata de l'Espresso sui fondi della Segreteria di Stato negli anni in cui era guidata dall'allora Sostituto, il cardinale Angelo Becciu, poi allontanato da Papa Francesco. Tra i movimenti emersi nei rendiconti, riporta Repubblica, emergono infatti "investimenti in credit default swap , in compagnie petrolifere di dubbia fama, passaggi in banche maltesi e svizzere indagate per corruzione, finanza speculativa con base in paradisi fiscali". Non solo. I derivati che scommettevano sull'affidabilità del colosso dell'autonoleggio Hertz, poi fallito. Ma anche sulle obbligazioni della Tullow Oil, compagnia petrolifera irlandese accusata di corruzione e di aver provocato un disastro ambientale in Uganda.
Tra le ipotesi gli inquirenti al lavoro nell'inchiesta aperta in Svizzera i soldi movimentati dal finanziere Enrico Crasso per la Segreteria di Stato di Becciu sarebbero passati attraverso paradisi fiscali e banche accusate di corruzione. "Le carte consultate dall'Espresso raccontano poi come Crasso, attraverso il Fondo Centurion, abbia amministrato i tesori della Segreteria di Stato dividendoli in fondi di investimento offshore e in obbligazioni di società con sede in paradisi fiscali. In particolare, attraverso un'altra scatola, la gestione del denaro era in mano alla società Gamma capital, che ha depositato tutti i fondi del Centurion in una piccola banca svizzera, la Zarattini, e nella Sparkasse di Malta - scrive Repubblica - istituti accomunati dall'essere al centro di indagine da parte degli inquirenti Usa per le tangenti che hanno coinvolto funzionari del governo del Venezuela e i vertici della statale Petròleos de Venezuela".
Premio Nobel per la Pace al World Food Programme: non vince Greta Thunberg
Niente premio Nobel per la pace per Greta Thunberg. Questa è la vera notizia. Il riconoscimento, infatti, è stato conferito al World Food Programme, che "in tempi di pandemia ha dimostrato incredibili capacità nella lotta contro la fame ne mondo". Il comitato norvegese dei Nobel ha conferito il premio più prestigioso del mondo, al Wfp, l'agenzia Onu con sede a Roma, sottolineando il ruolo che sta avendo anche in questo momento di battaglia contro il coronavirus.
Come detto, deluse le attese di chi sperava che il Nobel andasse alla baby-attivista-ecologista Greta Thunberg. Motivando la scelta del Wfp, il Comitato ha spiegato che è stata presa "per "per i suoi sforzi per combattere la fame, usata come arma di guerra. Per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l'uso della fame come arma di guerra e di conflitto". L'assunto è semplice: la fame viene usata come arma nei conflitti, combatterla dà un contributo decisivo alla pace nel mondo.
Alfonso Bonafede, il ministro è di Mazara come i pescatori italiani rapiti in Libia. Eppure non si scompone
Non è una caratteristica solo siciliana: se un cittadino di Mazara del Vallo viene a sapere che nel suo giro lavorativo - per esempio - è arrivato uno di Mazara del Vallo, lui lo manda a chiamare d'ufficio, solo per conoscerlo. È gente che con le radici non scherza, diciamo così. Ora immaginate se questo cittadino di Mazara del Vallo fosse un ministro, e se venisse a sapere che a Mazara del Vallo è scoppiato un casino perché una motovedetta libica ha arrestato (rapito) diciotto suoi concittadini di Mazara a bordo di due motopescherecci, diciotto pescatori dal 1° settembre sono in stato di fermo a Bengasi e che risultano pure sotto procedimento perché i libici si sono inventati che portavano droga quando invece avevano solo «sconfinato» nelle acque territoriali fantasma della Libia, quei confini arbitrariamente creati da Gheddafi a suo tempo.
Ebbene, il ministro di Mazara del Vallo in realtà esiste, e sapete come ha reagito, che cosa ha fatto? Noi lo sappiamo: ha fatto niente che è niente, ciò che corrisponde al suo status politico. E attenzione, questo tizio è un ministro della Giustizia, non dell'Agricoltura: forse la giustizia potrebbe c'entrare qualcosa, visto che i pescatori, a dire dei libici, sono oggetto di procedimento da parte della Procura libica e rischiano un processo. Si chiama Alfonso Bonafede, questo ministro di Mazara del Vallo, nato e cresciuto lì. Uno che forse pensa - parola grossa - che sia solo una faccenda di Farnesina e di intelligence, come no: basti che il ministro degli esteri è uno della sua stessa levatura, Luigi Di Maio, sicché chiediamo: dov' era Di Maio mentre avveniva il sequestro-rapimento? Era in Libia, era andato a Tobruk per incontrare Aguila Saleh (il presidente del parlamento, considerato l'uomo nuovo della Cirenaica, quello a cui rivolgersi dopo il progressivo appannamento di Haftar) e quindi ha snobbato il generale Haftar come se fosse morto: c'entrerà qualcosa?
Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, a cui i nostri servizi segreti si stanno rivolgendo, però sono ancora interlocutori di Haftar: e non sappiamo se questo c'entri qualcosa con le trattative sinora fallite dell'intelligence o se addirittura ci sia stata una ferma volontà di Haftar quella di umiliare Di Maio, e quindi l'Italia: ma sappiamo che la vicenda ridicolizza il nostro Paese e simboleggia in maniera eclatante, per dirlo con l'esperto Gianandrea Gaiani sul suo sito Analisi Difesa, «quale peso, influenza e deterrenza sia oggi in grado di esprimere Roma persino nel cortile di casa del Mediterraneo». Se da un lato non c'è dubbio che Farnesina ed intelligence stiano cercando di riportare a casa i nostri connazionali, è altrettanto indubbio che un tale sequestro ridicolizza l'Italia proprio nella sua ex colonia e mostrano il peso residuo delle nostre istituzioni in una politica italiana che - ormai è un luogo comune - semplicemente non esiste.
Mossad, una notte a Teheran
Come fu organizzata l'operazione che permise agli 007 israeliani di mettere le mani sui documenti nucleari iraniani
A volte, per descrivere la realtà, è necessario ricorrere alla finzione. Bisogna nascondere nelle pieghe di un romanzo quello che normalmente si può solo intuire o, peggio ancora, immaginare. Ma se davvero fosse così? Se davvero quanto immaginato dalla mente di un autore fosse più vero del vero?
Partiamo dalla realtà. Dai fatti. Il 30 aprile del 2018, il premier israeliano Benjamin Netanyahu lancia una durissima accusa nei confronti dell'Iran: "Teheran mente sfacciatamente sulle sue armi nucleari" e "punta a dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli utilizzati su Hiroshima". Alle spalle del primo ministro appaiono diverse immagini. Ai più dicono poco o nulla, ma sono il frutto di anni di lavoro dei servizi segreti israeliani. Si tratta, prosegue Netanayhu, di 55mila documenti e altri 55mila file su cd, "copia esatta degli originali provenienti dagli archivi segreti di Teheran". Prove che confermerebbero l'esistenza del piano di riarmo nucleare dell'Iran, chiamato "Amad".
"Si tratta - conclude Neatanyahu - di uno dei maggiori successi di intelligence che Israele abbia mai conseguito". Difficile ribattere. Questi documenti, infatti, contribuiranno a far saltare l'accordo che gli Stati Uniti, insieme a Francia, Russia, Regno Unito e Germania, avevano siglato con l'Iran. Ma cosa accadde in quella notte di tanti anni fa?
Il New York Times, in un articolo del 15 luglio 2018, poco più di due mesi dopo le parole di Netanyahu, ha cercato di fare un po' di chiarezza: "Gli agenti del Mossad che si sono trasferiti in un magazzino in uno squallido quartiere commerciale di Teheran sapevano esattamente quanto tempo avevano per disattivare gli allarmi, sfondare due porte, tagliare dozzine di casseforti giganti e uscire dalla città con la metà del materiale segreto: sei ore e 29 minuti". Tutto si gioca in una manciata di secondi: quella notte, il 31 gennaio, gli agenti del Mossad aprono 32 cassaforti, dalle quali riescono a trafugare parecchio materiale. Il tempo scorre veloce. Troppo, forse. Tre, due, uno. Finito. Bisogna partire. La squadra israeliana si dirige verso il confine, "trasportando circa 50mila pagine e 163 compact disc di promemoria, video e progetti".
I partigiani non vogliono il parco in memoria di Norma Cossetto, violentata e poi uccisa nelle Foibe
"Per l’Anpi intitolare un parco alla Medaglia d’Oro Norma Cossetto, violentata e infoibata dai partigiani di Tito perché italiana, è bullismo". Roberto Menia, responsabile dei dipartimenti italiani all'estero di Fratelli d'Italia, denuncia così su Twitter il post pubblicato dalla pagina dell'Anpi Pescara.
"L'intitolazione dei giardini di piazza Italia a Norma Cossetto - si legge sulla pagina sul post dei Partigiani pescaresi - rappresenta l'ennesimo atto di "bullismo politico" dell'amministrazione comunale di Pescara, che si inserisce nella strada già tracciata da altre discutibili "iniziative culturali" tese a riabilitare un passato di cui c'è poco da gloriarsi".
Renato Brunetta contro il governo: "Atteggiamento criminale sul Mes, avremmo già avuto i soldi per gli interventi necessari"
Un flop dietro l'altro per il governo, che ha perso anche un'occasione unica: il Mes. Parola di Renato Brunetta. Al deputato di Forza Italia non va infatti giù la linea giallorossa sul Meccanismo europeo di stabilità, quel fondo in grado di concedere prestiti all'Italia a tasso più vantaggioso rispetto ai titoli di Stato. "È un atteggiamento criminale - si è sfogato con Augusto Minzolini -: se prendevi a giugno il Mes, a luglio avevi già i soldi per fare gli interventi necessari. Invece, siamo al nulla".
Brunetta, che non ha mai negato di essere favorevole all'aiuto Ue per l'emergenza sanitaria (in ossequio alla linea di Forza Italia), paragona il Mes ai "pompieri": "Lo stato d'emergenza senza il Fondo salva-stati è come se i pompieri volessero spegnere un incendio con la cisterna vuota". La definizione più azzeccata - non può fare a meno di puntualizzare Augusto Minzolini, che firma il retroscena sul Giornale con le parole di Brunetta- sarebbe quella di 'immobilismo arrogante'". Giuseppe Conte ha più volte dimostrato che rimanere fermi permette alla coalizione di deflagrare. "Andreotti e Forlani erano maestri in quest'arte. Ma, almeno, con un pizzico di ipocrisia, lo celavano. Conte e i suoi accoliti non lo nascondono, non se ne vergognano, anzi, appunto con arroganza, quasi lo rivendicano", sottolinea Minzolini.
Sovranisti a Roma sabato 10 ottobre a San Giovanni: chi partecipa „Sovranisti a Roma per la 'Marcia della Liberazione': in piazza anche vip e sindacato dei vigili“ Potrebbe interessarti: https://www.romatoday.it/cronaca/manifestazione-sovranisti-a-roma-1
„Da Diego Fusaro a Rosita Celentano, passando da Enrico Montesano e la deputata Sara Cunial all'evento che andrà in scena a San Giovanni il prossimo sabato“
Chiedono "la fine del neoliberismo", vogliono "che venga applicata la Costituzione del 1948" e "una svolta politica: via dunque il governo Conte e nuove elezioni subito". Su questi principi è stata organizzata a Roma la 'Marcia per la liberazione', in programma sabato 10 ottobre in piazza San Giovanni a Roma alle 14, "per una profonda svolta, contro un governo schiavo dell'Unione europea e della grande finanza".
Nella Capitale si raduneranno i sovranisti di tutta Italia e l''obiettivo è una "manifestazione che vuole dare voce anzitutto alle categorie e alle classi sociali duramente colpite dalla crisi economica e dalle politiche liberiste del governo. Per chiedere che lo Stato faccia lo Stato, ovvero protegga e dia sicurezza alle classi subalterne".
Sovranisti a Roma sabato 10 ottobre a San Giovanni: chi partecipa
"Stop al 5G e fine dello stato d'emergenza"
I sovranisti si rifanno ai loro dieci comandamenti. Un decalogo che va "dalla moneta sovrana in uno Stato sovrano", all'"aumento dei salari e un reddito minimo di 1.000 euro per disoccupati", dalla "difesa delle piccole aziende" fino al "controllo pubblico del sistema bancari" e una "sanità pubblica che tuteli la salute di tutti i cittadini, che garantisca la libertà di scelta terapeutica, unita ad una politica ambientale non di facciata, tesa alla sovranità ed alla sicurezza alimentare, che decreti intanto lo stop al 5G". Vogliono la "fine dello stato d'emergenza".
"Per questo marceremo insieme, per una profonda svolta, contro un governo schiavo dell’Unione europea e della grande finanza. Il 10 ottobre i mille rivoli sparsi si uniranno per diventare un fiume in piena, inarrestabile", si legge nel sito ufficiale di 'Marcia per la liberazione'.
MARCIA DELLA LIBERAZIONE (Roma, 10 ottobre 2020) – L’APPELLO
10 OTTOBRE 2020: LA MARCIA DELLA LIBERAZIONE
ore 14:00, Piazza San Giovanni, Roma
Lavoro Reddito Sovranità Democrazia
Governi e classi dirigenti ci avevano assicurato che lasciando fare i mercati avremmo avuto un Paese più giusto e democratico in un’Europa unita e solidale. Il risultato, a distanza di 30 anni, è sotto gli occhi di tutti: l’Unione europea sta andando in pezzi e l’Italia è sull’orlo del baratro.
Al disastro economico portato dalla pandemia del Covid-19 le risposte del governo e dell’Unione Europea sono state deboli e incapaci di affrontare il dramma sociale ed economico che stiamo tutti attraversando.
Ma non è il virus che sta spazzando via interi comparti economici, che sta mandando in fallimento le aziende, che sta togliendo lavoro e portando nella povertà milioni di italiani. Il disastro è il risultato delle deficienze croniche dell’economia neoliberista e delle misure sproporzionate e sbagliate, messe in atto dal governo per contrastare il Covid, che oltre a sospendere la democrazia, hanno paralizzato il Paese lasciandolo allo sbaraglio e senza risorse, condannandolo alla deriva economica.
L’Italia è posta davanti al bivio: perire o risorgere imboccando la via della libertà e della rinascita!
Il popolo italiano vuole risorgere e non procederà al buio perché la stella polare è la Costituzione del 1948.
Chiediamo, quindi, una netta inversione di rotta con un nuovo governo che sia all’altezza delle enormi sfide che abbiamo di fronte. Un governo che sia capace di portare il Paese non soltanto fuori dalla gabbia di questa Unione Europea che continua a propinare le medesime ricette fallimentari (Mes, Sure, Recovery Fund), ma che ritorni a porre lo Stato, e non i mercati, al centro delle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di questo Paese.
Stato d'emergenza? Non per le tasse: arrivano 9 milioni di cartelle. Crosetto sbugiarda il governo
La proroga dello stato di emergenza serve a inasprire gli obblighi anti Covid e a nascondere gli errori del governo nella gestione della pandemia. Stop. Per i contribuenti non esiste. "Perché lo Stato di Emergenza non vela anche per le cartelle dell’Agenzia delle Entrate? Quello economico delle famiglie non conta?", si chiede l'ex sottosegretario Guido Crosetto con un tweet.
Tra qualche giorno, il 15 ottobre, gli italiani saranno raggiunti da 9 milioni di avvisi di pagamento tra tasse e scadenze. Comprese quelle slittate grazie al Decreto Agosto e che adesso, con l'emergenza appena "certificata" dal premier Giuseppe Conte, piomberanno sui contribuenti.
Roma 10 Ottobre, marcia della liberazione: c’è anche Alleanza Italiana Stop 5G
Alleanza Italiana Stop 5G aderisce alla Marcia della Liberazione promossa a Roma per il 10 Ottobre 2020, con appuntamento alle ore 14.00 in Piazza San Giovanni. “Siamo schiavi di un sistema distruttivo, uniti torneremo liberi. Agiamo ora“, dichiarano gli organizzatori. “Una manifestazione che vuole dare voce anzitutto alle categorie e alle classi sociali duramente colpite dalla crisi economica e dalle politiche liberiste del governo che per loro natura favoriscono anzitutto i potenti, cioè proprio coloro che non avrebbero bisogno di aiuto. Una manifestazione per chiedere che lo Stato faccia lo Stato, ovvero protegga e dia sicurezza alle classi subalterne.”
Conte fa il cafone con la Casellati
Inutile sgarbo di Giuseppe Conte alla presidente del Senato Elisabetta Casellati. Perché anche il premier ha il dovere di rispettare la seconda carica dello Stato e non se ne può uscire con un lapidario “non l’ho letta” dopo la domanda di un cronista relativa all’intervista rilasciata dalla numero uno di palazzo Madama al Corriere della Sera. Conte non è un cafone qualsiasi mandato nella mandria parlamentare a prendere ordini dai Cinque stelle per insultare chi non gradiscono. Chi sta a Palazzo Chigi ha il dovere di non mentire come invece ha fatto il presidente del Consiglio sulla lucida presa di posizione della Casellati, che ha chiesto rispetto del Parlamento da parte di un governo sin troppo sbrigativo.
Se Conte ha intenzione di inasprire lo scontro istituzionale questa è la strada da seguire. Ma non fa bene all’Italia. Perché di tutto c’è bisogno tranne che di cariche dello Stato che si fanno dispetti. La Casellati ha parlato, Conte risponda con garbo. Ma ignorare le parole della presidente del Senato è davvero miserevole.
Cina, perché il coronavirus non circola più? L'italiana che lavora lì spiega tutto
Com'è possibile che il virus circoli ancora ovunque tranne nel Paese in cui è nato? Selvaggia Lucarelli si è posta questa domanda su Twitter e poco dopo è arrivata la risposta di una ragazza, Veronica Banfi, che lavora in Cina e ha spiegato perché - a suo avviso - il coronavirus sia ormai un ricordo lontano in quel Paese. Gli ingredienti principali usati dal governo cinese per contrastare la pandemia sono stati per lo più i numerosi controlli sulla popolazione. "Per ritornare qui ho fatto 14 giorni di quarantena centralizzata in hotel, più altri 14 di simil lockdown a casa, richiesti dal mio distretto, e 5 tamponi - ha scritto Veronica -. All'esterno pochi hanno la mascherina, nei luoghi chiusi pochissimi, molto usata invece in stazioni e mezzi pubblici". Ciò che ha fatto davvero la differenza secondo la ragazza è stata la loro prontezza nel rispondere al problema: "Loro sono stati attenti subito all'inizio, la gente ha avuto davvero paura, zero spavalderia".
La Meloni smaschera Conte: racconto falsato, cosa è successo in Parlamento
Sul Covid e sulle misure approvate il governo di Giuseppe Conte dà un "racconto falsato": Giorgia Meloni svela i retroscena dei voti sullo stato di emergenza a margine del vertice di centrodestra. "La ragione della maggioranza per la quale non è riuscita a far approvare le misure anti Covid è un racconto falsato. Perché il numero dei contagiati in Parlamento e alla Camera sono molto inferiori alle assenze nella maggioranza. Noi abbiamo deciso di non garantire il numero legale non perché non fossimo responsabili sulle mascherine - spiega la leader di Fratelli d'Italia - ma perché il governo ha tentato surrettiziamente di infilare in una risoluzione sulle mascherine una proroga dello stato di emergenza per la quale minimo chiedevamo che Conte venisse in aula a riferirci e a spiegarci per le quali motivi vuole essere l’unica Nazione al mondo che proroga lo stato d’emergenza per oltre un anno, cosa che non è prevista neanche in caso di guerra".
I problemi con la maggioranza sono quelli di quattro mesi fa: "Conte e Zingaretti manifestano l’intenzione di collaborare con l’opposizione a voi", dice la Meloni ai giornalisti, "ma mai all’opposizione. Fdi dall’inizio del Covid ha formalizzato da sola una cosa come 2.000 proposte, nessuna di queste è stata accolta. Anche sul Recovery Fund, quando sono arrivate le linee guida del governo, ci hanno chiesto in due giorni durante lo spoglio elettorale di mandare le nostre valutazioni, come Fdi avevamo chiesto di aggiungere altri quattro capitoli ai 6 individuati dal governo: natalità, sicurezza tutela del marchio e ricostruzione delle zone terremotate. E non sono stati presi in considerazione. Quindi se prima o poi ci dicono anche concretamente come funziona questa disponibilità saremo grati".
Alba Dorata: da terzo partito a organizzazione criminale
Il 7 ottobre è stata messa la parola fine a uno dei capitoli più controversi e violenti della storia recente greca: Alba Dorata. Il fu terzo partito più votato della Grecia negli anni più bui e drammatici della crisi economica è stato dichiarato ufficialmente un’organizzazione criminale e i suoi membri, incluso il fondatore, sono in attesa di ricevere delle sentenze che si preannunciano molto severe.
La sentenza
Al termine di cinque anni di udienze, iniziate nell’aprile 2015, il tribunale di Atene presieduto dalla giudice Maria Lepeniotou ha raggiunto il verdetto: Alba Dorata non è un partito politico, è un’organizzazione criminale che ha fatto ricorso alla violenza sistematica per intimidire immigrati e sinistra radicale, lasciando a terra decine di feriti e anche dei morti.
L’intera dirigenza è stata condannata per reati legati all'”aver guidato un’organizzazione criminale”: Nikos Michaloliakos, il fondatore, e gli ex parlamentari Christos Pappas, Artemis Matthaiopoulos, Ilias Panagiotaros, Ilias Kasidiaris, Yiannis Lagos e Giorgos Germenis. Altri due ex parlamentari, Giorgos Patelis e Anastasios Pantazis, sono stati invece accusati di reati legati alla “partecipazione ad un’organizzazione criminale”.
Sotto processo si trovano complessivamente sessantotto persone fra ex dirigenti, ex parlamentari e attivisti, le quali, adesso, sono in attesa di ricevere le sentenze che, sulla base di quanto stabilito dalla corte, si prospettano molto severe. Sulla base delle prove raccolte degli investigatori, che la giustizia ha ritenuto essere valide, Alba Dorata è stata bollata come “un’organizzazione criminale che, assumendo la forma legale di un partito, ha goduto di una protezione costituzionale rafforzata”. Ma quel periodo di tutela, garantita dall’entrata in Parlamento del 2012, dal 7 ottobre è finito definitivamente e per il partito-organizzazione criminale è iniziato ufficialmente il conto alla rovescia verso lo smantellamento.
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