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D'Amato non ci imbavaglierà: l'assessore alla sanità irritato perché pubblichiamo le indagini su di lui
Come i lettori de Il Tempo sanno, nell'ultima settimana abbiamo pubblicato il contenuto di una indagine che la Guardia di Finanza ha svolto su mandato della Corte dei Conti che riguarda la gestione di fondi regionali da parte dell'attuale Assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato. Come già aveva ipotizzato la procura della Repubblica di Roma che lo aveva rimandato a giudizio con l'accusa di truffa, l'inchiesta dei magistrati contabili riguarda 275 mila euro di contributi regionali che D'Amato aveva ricevuto da semplice consigliere regionale e non da assessore. Secondo una norma regionale più che discutibile ogni gruppo politico poteva indicare come finanziare alcune onlus con fondi regionali. D'Amato ne indicò una in difesa dell'Amazzonia che lo vedeva per altro fra gli esponenti di spicco. Nobile gesto provare a difendere quella terra lontana dal disboscamento, anche se pare difficile comprendere la ragione per cui a finanziare la battaglia dovessero essere proprio i contribuenti che pagano le tasse nel Lazio. Ma la scelta era legittima.
D'Amato propose due finanziamenti a valere su altrettanti fondi regionali, uno da un milione di euro e l'altro alla fine per un totale di 275 mila euro. Il milione non fu mai erogato, i 275 mila euro sì. Nel frattempo però il futuro assessore alla Sanità aveva fondato anche una associazione politica, quella “Rossoverde”, atto politico anche questo più che legittimo (che lo mise in rottura però con il partito in cui militava, quello comunista che anche per questo motivo lo avrebbe poi espulso). L'inchiesta penale prima e quella della magistratura contabile poi nascono per avere scoperto che quei fondi invece di aiutare l'Amazzonia erano stati dirottati sulla associazione politica rossoverde, pagando numerose fatture della campagna elettorale di D'Amato. L'inchiesta penale si fermò nel bel mezzo del processo di primo grado perché era scattata quella magica prescrizione tanto ambita dai politici. Quella civile- contabile però non si è interrotta, ed è tutt'ora in corso alla Corte dei Conti. I magistrati contabili inoltre da sei anni chiedono ai vertici della Regione Lazio- e quindi a Nicola Zinagretti- di recuperare subito alle casse pubbliche quei 275 mila euro utilizzati in modo illecito. La risposta dell'attuale segretario del Pd è stata eloquente: non ha fatto nulla per recuperare quella somma, in compenso ha premiato non una ma due volte prima con un incarico dirigenziale di responsabilità e poi come assessore alla Sanità, dando un esempio lampante di senso della legalità.
Il Covid fa festa in Regione: al rinfresco un invitato si ammala di coronavirus
Il Covid si infila alla regione Lazio e fa fessi Nicola Zingaretti e Alessio D’amato, l’eroico assessore che combatte la grande battaglia contro la pandemia. Ma dopo il governatore contagiato, adesso il virus ha preso la mira e ha colpito la direzione regionale della Centrale acquisti, quella che fa le gare, che aggiudica gli appalti e assicura grasse risate a chi vince e imprecazioni per chi perde.
Il fatto che vi raccontiamo potrebbe sembrare incredibile, increscioso, inverosimile a qualsiasi latitudine regionale. Ma il Lazio – come si sa – è un mondo a parte. Che pullula di controllori che si scordano di fare il loro mestiere.
E così può accadere che l’ultimo giorno di agosto dell’anno del Coronavirus, si organizzi una festicciola per salutare il potente direttore, Salvatore Gueci, che se ne torna al ministero dell’economia.
Salatini, coca cola e spumantini di prammatica, brindisi, “ci mancherà, direttore”, e otto giorni dopo arriva il patatrac. Di buon mattino, ieri si è materializzato nelle bacheche una lettera sindacale – a firma Cida, Csa e Direr – inoltrata al capo del personale della regione, Alessandro Bacci, e per conoscenza al segretario generale Andrea Tardiola e al capo di gabinetto di Zingaretti, Albino Ruberti.
L'Aria che Tira, l'urlo dei presidi in tv: così non possiamo riaprire. E Formigli bastona il governo
A"L'Aria che Tira", il programma di approfondimento di Myrta Merlino su LA7, i presidi delle scuole di Ostia e Fiumicino lanciano l'allarme: "Mancano banchi e insegnanti. Il 14 settembre non possiamo riaprire. Rinviamo tutto al 24 dopo l'election day". In studio anche Corrado Formigli che sulla ripartenza della scuola picchia duro: "Il 9 marzo non si poteva fare immediatamente un organismo per le scuole con la stessa determinazione con cui si sono iniziate ad ampliare le terapie intensive? Non si poteva costruire un'unità per mettere in terapia intensiva la scuola e farci trovare pronti a settembre?"
La riapertura delle scuole è uno dei tre temi caldi (gli altri sono elezioni e Mes) su cui il governo Conte si sta giocando una buona fetta di credibilità dopo il lockdown per il Covid-19. A "L'Aria che Tira", Myrta Merlino ha dato voce ad Antonio Palcichi, preside del Liceo Enriques, che in rappresentanza di altri 20 colleghi del distretto scolastico compreso tra Ostia e Fiumicino, ha sottolineato: "Abbiamo fatto il massimo per essere pronti. Lo siamo, ma non del tutto. Finché non arrivano i banchi dovremmo fare a turno, una parte in classe e una a casa. Oppure divideremo le classi. Quando avremo i banchi nuovi? Non abbiamo informazioni dirette, a qualcuno hanno detto che dovrebbero essere consegnati per fine settembre. Le palestre?Abbiamo trovato spazi alternativi per l'esercizio fisico ma manca il personale didattico. La soluzione migliore per evitare contagi? I ragazzi potrebbero stare con la mascherina ma solo se l'orario di scuola è ridotto da sei a quattro ore". Sulla stessa linea, Lucia Carletti preside del comprensorio delle elementari "Mar dei Caraibi": "I tempi sono stati corti, riapriamo il 14 settembre, ma dopo 5 giorni richiudiamo. Il grande problema è che mancano i docenti, non sono state fatte le assegnazioni anche se l'ente locale si è dato molto da fare". Restano sul tavolo due grandi nodi irrisolti: la responsabilità penale per i presidi in caso di contagio di alunno o insegnante e il protocollo da applicare se ci si ammala di Covid-19 a scuola. Se la quarantena fosse obbligatoria per tutta la famiglia si innescherebbe un effetto a catena con ripercussioni sul sistema economico.
Ecco quanto guadagna a puntata Sabrina Ferilli
Sabrina Ferilli lascia Amici
Il settimanale Oggi lo aveva annunciato: “Sabrina Ferilli lascia Amici”. L’attrice non sarà infatti al serale del talent show in partenza al sabato sera da marzo come confermato anche dal sito Dagospia. L’amicizia ormai storica tra la Ferilli e la De Filippi l’aveva convinta a restare in sella per molte edizioni.
Frizioni tra le due amiche?
Poi era arrivato anche il two woman show su Canale 5 dal titolo House Party e poi cosa è successo? Frizioni tra le due star della tv o semplice scelta professionale? In molti hanno parlato della volontà dell’attrice di dedicarsi a nuovi progetti cinematografici e fiction.
Il cachet: 70 mila euro a puntata
E il suo “no” le costerà caro perché dovrà rinunciare ad una cifra molto importante. Dagospia svela che la Ferilli per presenziare al serale del programma portava a casa ben 70 mila euro a puntata.
Quanto guadagna Sabrina Ferilli? Stipendio, patrimonio e incassi
Quanto guadagna Sabrina Ferilli? L’attrice romana è una dei volti simbolo del cinema italiano, conosciuta per la sua lunga filmografia sul grande e piccolo schermo, tra film, fiction e ospitate in TV.
Una carriera quella di Sabrina Ferilli che le ha permesso di accumulare un patrimonio unico, complice anche il matrimonio con il top manager Flavio Cattaneo e gli incassi e guadagni derivati dalle sue ospitate e partecipazioni televisive a Mediaset (da Tu Sì Que Vales ad Amici di Maria De Filippi).
Sabrina Ferilli ha saputo incarnare dentro le proprie interpretazioni diversi elementi chiave, in primis una bellezza curvy e romana, che le hanno fatto guadagnare svariati riconoscimenti e premi da parte dell’industria cinematografica. Facciamo i conti in tasca all’attrice romana e cerchiamo di capire a quanto ammonta il patrimonio accumulato dalla Ferilli nel corso di un carriera trentennale.
Sabrina Ferilli: quanto guadagna? Patrimonio e incassi dell’attrice
Ricostruire la situazione finanziaria e il patrimonio di Sabrina Ferilli non è semplice: l’attrice non se la passa di certo male, complice anche i guadagni derivati dall’attività del marito Flavio Cattaneo (con cui la Ferilli è sposata dal 2011 dopo un lungo fidanzamento iniziato nel 2005): ricordiamo infatti che con la sola uscita da TIM nel 2017 Cattaneo guadagno una cifra pari a 30 milioni di euro.
Sabrina Ferilli non si candida con il Movimento 5 stelle: "Voterò Liberi e uguali di Pietro Grasso"
Sabrina Ferilli è tornata al suo primo amore, il comunismo. Dopo aver dichiarato di simpatizzare per il Movimento Cinque Stelle e di aver votato per Virginia Raggi, l'attrice ora ha deciso che alle elezioni politiche voterà per il nuovo partito di Pietro Grasso, Liberi e Uguali, perché riporta La Stampa, su certi temi, come sui diritti civili, "i 5 Stelle sono rimasti ambigui". Certo Luigi Di Maio e compagni continua a guardarli "con simpatia", perché sono "ragazzi perbene che sono stati un antidoto alla vecchia politica". Ma non si candiderà per loro e nemmeno li voterà. Peccato, Di Maio per lei pensava al collegio di Roma. Leggi anche: La campagna acquisti di Pietro Grasso da Geppi Cucciari alla Ferilli
Carlo Calenda fa a pezzi il premier Conte: imparate dalla Francia
Carlo Calenda fa a pezzi il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. "Guardate il Recovery Plan della Francia e imparate" dice il leader di Azione. Poi l'affondo: "Voi non avete fatto nulla, vi siete interessati solo alla prostata di Briatore..."
Matteo Salvini, il comizio a Barga in provincia di Lucca è un trionfo tra applausi e standing ovation
Le immagini non lasciano dubbi. Il comizio di Matteo Salvini a Barga in provincia di Lucca è stato un trionfo tra applausi e standing ovation. Il leader della Lega in piazza Pascoli, ha presentato i candidati al Consiglio regionale della Valle del Serchio.
Immigrazione, Matteo Salvini: "Sgominata banda di 14 trafficanti legata al caso Diciotti, orgoglioso di andare a processo"
Affari e torture andavano di pari passo per le 14 persone arrestate dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Palermo e per le quattro ancora in fuga. L'accusa è quella di appartenere a un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’esercizio di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l’ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica. L'organizzazione, che vantava basi e cellule logistiche e finanziarie tra Lampedusa, Roma, Milano e Udine, è ritenuta responsabile di una serie di traversate in mare tra cui quella del caso Diciotti.
Un notizia che automaticamente chiama in causa Matteo Salvini, protagonista della controversia politica che vedeva la nave con i migranti da una parte e il Viminale dall'altra. "Sgominata a Palermo una banda di trafficanti di esseri umani, capaci di organizzare partenze dall’Africa e anche fughe dai centri di accoglienza italiani per spostare i clandestini nel Nord del Paese, in Europa o negli Usa. Il sospetto concreto è che la banda avesse fatto affari perfino sugli immigrati fatti sbarcare dalla Diciotti, un’altra vicenda che per qualcuno doveva costarmi l’ennesimo processo - commenta il leader della Lega che ha rischiato di finire alla sbarra con l'accusa di sequestro di persona -. Grazie a Forze dell’Ordine e magistratura per la brillante operazione. Sono sempre più orgoglioso di andare in tribunale a Catania, il prossimo 3 ottobre, e ribadire che difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato ma un dovere”.
Gasparri (FI): “Spero che il nostro analfabeta ministro degli Esteri sappia dove sta la Bielorussia e non pensi che sia dalle parti di Biella”
Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha appena rilasciato le seguenti, forti, dichiarazioni, commentando il fatto che Luigi Di Maio vorrebbe occuparsi della situazione Bielorussa.
L’ex ministro delle comunicazioni, come riporta adnkronos, oggi ha infatti dichiarato:
“Vedo che Di Maio si occupa di elezioni in Bielorussia. Da un lato spero che il nostro analfabeta ministro degli Esteri sappia dove sta la Bielorussia e non pensi che sia dalle parti di Biella, dall’altro lato mi auguro che si renda conto che bisogna fare le elezioni politiche anche in Italia per cacciarlo via dal governo che disonora con la sua presenza. Si voti in Bielorussia, ma anche in Italia per cacciare gli ignoranti’‘.
Papa Francesco, Dagospia durissimo: "Gossip peggio del coronavirus? Il Vaticano un Paese di 500 lavandaie"
"Il chiacchiericcio è peggio del coronavirus". L'anatema di Papa Francesco non va giù a Dagospia, la "chiesa sconsacrata del gossip" politico e rosa italiano. E in homepage Roberto D'Agostino si definisce "basito" risponde alla "ennersima intemerata" di Bergoglio. "Aveva detto tutto già monsignor Marcinkus - ricorda polemicamente Dago -: 'Il Vaticano è un paese di cinquecento lavandaie'. La Chiesa è il regno dei pettegolezzi e lui di quel regno è il capo. Dagospia è niente al confronto". Poi la botta d'orgoglio: "Siamo sicuri che quello che chiamiamo pettegolezzo sia spazzatura? Per Fruttero e Lucentini 'tagliare i panni addosso agli altri è forse l'ultima trincea del libero pensiero...".
Milo Infante vince la causa con la Rai
A seguito dell’azione legale per demansionamento avanzata nel 2012, l’ex conduttore de L'Italia sul 2 Milo Infante dovrà essere reintegrato in mansioni compatibili con la sua professionalità
Milo Infante ha vinto la causa con la Rai e, secondo quanto sentenziato pochi giorni fa dalla Corte d’Appello del Tribunale di Milano, dovrà essere reintegrato “in mansioni compatibili con la sua professionalità”.
Nel 2012 l’ex conduttore de “L'Italia sul 2” aveva intentato una causa contro i vertici dell’azienda, il Direttore di rete Pasquale D’Alessandro e il Direttore generale Lorenza Lei, colpevoli a suo dire di averlo demansionato a un ruolo marginale nella conduzione del programma pomeridiano in onda su Rai 2. Il demansionamento sarebbe stato dovuto a una serie di divergenze sugli ospiti da coinvolgere; secondo l’accusa di Milo Infante l’allora vicedirettore di Rai 2 Roberto Milano avrebbe messo a punto una vera e propria blacklist contenente i nomi dei giornalisti, opinionisti e vip sgraditi che non era possibile invitare in trasmissione.
In seguito alla denuncia, le inchieste di politica e attualità de “L'Italia sul 2” sarebbero state affidate alla co-conduttrice del programma, Lorena Bianchetti, e la presenza di Milo Infante ridimensionata alla parte di gossip e cucina, con qualche trasferta per esigenze di produzione giudicata “sospetta”. Sempre secondo l’accusa, il presunto mobbing ai danni di Infante sarebbe continuato per tutta la stagione televisiva 2011/2012 fino a culminare nell’esclusione totale dall’edizione 2012/2013 della trasmissione.
Rai, Infante vince la causa: reintegro immediato e risarcimento
“Reintegro immediato nel ruolo di conduttore o equivalente e risarcimento danni”. La sentenza del Tribunale civile di Milano inchioda la Rai: Milo Infante vince la causa contro viale Mazzini e dovrà tornare in video. Non solo: riceverà, oltre al suo stipendio, 3.000 euro al mese per i prossimi due anni. La decisione è arrivata questa mattina per mano del giudice Di Lorenzo, che ha messo così fine a un tormentone che va avanti da settembre 2012. A quell’epoca Infante, conduttore della striscia pomeridiana di Rai2 “Italia sul due” insieme a Lorena Bianchetti, dopo aver denunciato l’azienda per averlo demansionato e tagliato fuori da tutte le scelte della sua trasmissione, fu messo da parte. All’improvviso. Senza alcun preavviso.
Rimasto senza lavoro, ma comunque pagato (150.000 euro lordi l’anno il suo contratto), ha iniziato la sua battaglia, affidata all’avvocato Maurizio Borale dello studio legale Fezzi di Milano. Per Infante le problematiche erano duplici: da un lato l’impossibilità di partecipare alla scaletta e di scegliere gli ospiti (banditi i giornalisti di alcune testate), dall’altra un ruolo che da primario (i temi di politica e attualità erano di sua competenza) è passato a secondario (si dovette occupare di gossip e costume). La Rai nei palinsesti autunnali appena presentati, ha inserito Infante, ma “solo” per affidargli dei documentari. La sentenza del giudice è chiara: deve andare in video come conduttore.
Ricordate Milo Infante de “L’Italia sul Due”? Dopo la causa con la Rai ecco che fine ha fatto
Milo Infante un tempo molto amato e popolare è scomparso per lungo tempo dalla tv italiana ma da qualche giorno ricopre un ruolo molto importante in Rai.
È stato noto conduttore di programmi dal grande seguito come Buoni e cattivi, Iceberg, Orario continuato e Prima serata, su Telelombardia e Silenzio stampa e Spazio Disponibile, su Antenna3.
Grazie a queste conduzioni ha ricevuto importanti premi dedicati alla tv italiana come “l’Oscar per l’Informazione” di Millecanali e l’Ambrogino d’oro, famosa onorificenza del Comune di Milano.
Infante nasce a Milano da padre giornalista, da cui segue le orme. Inizia a lavorare per il Corriere della sera e diversi quotidiani fra cui Il Giorno. Successivamente nel 1998 è vicedirettore di Telelombardia e dirige Antenna3 nel 2001.
Nel corso degli anni continua a fare carriera dirigendo diversi Talk show e dopo alcune esperienze radiofoniche diventa caporedattore di Rai Due.
A partire dal 1993 collabora con l’Indipendente come inviato speciale.
La sua carriera come conduttore subisce la svolta nel 2003, su Rai2 con la conduzione pomeridiana di Talk show al fianco di Monica Leofreddi e nel 2007 insieme Roberta Lanfranchi.
Giuseppe Conte addio? Buttafuoco a Quarta Repubblica: "Prima le mamme, poi Trump. Dovrà scapparsene di notte"
Più che le regionali, Giuseppe Conte deve temere le mamme e Trump. A sostenerlo è Pietrangelo Buttafuoco, intervenuto a Quarta repubblica nel dibattito sul futuro del premier e di questo governo. In collegamento con Nicola Porro, il giornalista siciliano si dimostra fiducioso su una possibile crisi: "Il 14 settembre (giorno della temutissima riapertura delle scuole, ndr) sarà difficile tenere a bada le mamme e a novembre se vince Trump, Conte e i suoi dovranno scapparsene di notte".
Una rivincita sovranista, dunque, elemento mai troppo considerato dai commentatori italiani nonostante i sondaggi indichino da mesi come il fronte più vicino a Trump, guidato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sia senza ombra di dubbio predominante nel voto popolare.
Malati in fuga dalla Regione Lazio che non li cura più
Sono i pazienti laziali quelli che chiedono più «asilo sanitario» alle altre Regioni. Alle quali, negli ultimi 7 anni, il Lazio ha dovuto restimire oltre un miliardo e mezzo di euro per rimborsare le prestazioni rese ai suoi residenti in trasferta. Quelli costretti ad un «pendolarismo sanitario» che, solo nell'ultimo anno contabilizzato (il 2018), è costato più di 230 milioni di euro.
«Le 6 Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (13%) e Campania (10,5%) che insieme contribuiscono a circa un quarto della mobilità passiva», quantifica il nuovo rapporto stilato dalla Fondazione Gimbe. Nel quale il Lazio figura anche sul mesto podio delle Regioni gravate da un «saldo negativo rilevante», al 3° posto delle peggiori 6: «Abruzzo (-€ 100,8 milioni), Puglia (-€ 206,4 milioni), Sicilia (-€ 228,7 milioni), Lazio (-€ 230,7 milioni), Calabria (-€ 287,4 milioni), Campania (-€ 350,7 milioni)». Oltre a questo danno, poi, c'è la beffa subita dalle famiglie dei malati (sono 68.834, il 9% dei ricoveri) curati fuori dai confini regionali: «Sono difficili da quantificare i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti- avverte il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - Secondo una survey condotta su circa 4.000 cittadini italiani, nel 43% dei casi chi si sposta dalla propria Regione sostiene spese comprese tra € 200 e €1.000 e nel 21% dei casi fra € 1.000 e € 5.000, con impatto consistente sul bilancio familiare».
Oltre che sul bilancio regionale, che vede il Lazio in debito con le altre Regioni per ben 599 milioni e 369 mila euro. Da questa cifra, però, va detratto il credito per le prestazioni sanitarie effettuate nelle strutture laziali a favore dei residenti nelle altre Regioni, che ammonta a 366 milioni e 375 mila euro. Perché il Lazio, oltre a figurare tra le 6 peggiori, compare però anche tra le 6migliori Regioni (è 4°) capaci di attrarre pazienti, soprattutto dal Centro-Sud: «Le 6 Regioni con maggiori capacità di attrazione vantano crediti superiori a € 200 milioni: in testa Lombardia (26,1%) ed Emilia-Romagna (13,9%) che insieme costituiscono il 40% della mobilità attiva. Un ulteriore 31,9% viene attratto da Veneto (9,6%), Lazio (8,5%), Toscana (8,1%) e Piemonte (5,8%)».
Giorgia Meloni, buongiorno al governo. Ora Lamorgese le dà ragione sui migranti ma Pd e M5s...
Giorgia Meloni dà la sveglia al governo che sui migranti scopre l'acqua calda: i barconi vanno fermati prima che partano. "Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dichiara che l’unico modo per fermare gli sbarchi di immigrati clandestini sulle nostre coste è il blocco delle partenze di barche e barconi. Diamo il buongiorno al Governo che si è (forse) svegliato dal suo torpore e comincia a capire la storica proposta di Fratelli d’Italia: BLOCCO NAVALE, in accordo con le autorità libiche e tunisine per impedire la partenza dei barconi e fermare le morti in mare", scrive la leader di Fratelli d'Italia su Facebook rilanciando un video in cui la titolare del Viminale dice: "Quando dico di fermare gli sbarchi voglio dire che non posso bloccare i barchini autonomi affondandoli, ma un'opera va fatta nei Paesi di provenienza". Lamorgese, a estate praticamente finita, ha capito il fulcro del problema. "Piano piano ci arriveranno pure il PD e il M5S", scrive la Meloni.
Fini: "Covid? Perché siamo schiavi di un terrore irrazionale"
Nulla è cambiato e tutto è rimasto dov'era, in un caos ordinato: il divano rosso che ha accolto tante confessioni è sempre lì, così come le poltrone (su una di esse è appoggiata una maglietta con scritto "Onore al mullah Omar", il capo talebano morto nel 2013), le macchine da scrivere Olivetti appoggiate per terra e le librerie ordinate per argomenti. E poi tanti giornali, affastellati uno sopra all'altro: per terra, sui tavolini, sul divano. Il lavoro di una vita. Carta e inchiostro. E Gauloises rosse a cui strappare il filtro per succhiarne il contenuto. In questo spazio senza tempo ci accoglie Massimo Fini.
La nostra ultima intervista è del 2015. Tanto tempo è passato e tante cose sono cambiate. Eppure qualcosa è rimasto identico: la paura. All'epoca del terrorismo, oggi del coronavirus. Siamo una società di codardi?
Sì, perché è la società del benessere che ti porta a questo. La società del benessere, con tutta la sua ideologia (la ricerca della felicità, sancita nella Dichiarazione d'Indipendenza), non ammette la morte. Noi ragazzi del Dopoguerra non avevamo queste paure. E nemmeno gli adulti, che erano passati da esperienze così fondanti da non farsi impaurire da cose minori. Purtroppo oggi è diverso. E ciò non riguarda solo l'Italia, ma tutti i Paesi che hanno accettato il modello occidentale...
I tedeschi ora smontano Conte: "Perché non ha un programma"
Duro il giudizio del quotidiano tedesco "Handelsblatt", secondo il quale il successo del premier deriva prevalentemente dalla crisi sanitaria che ha travolto il Paese. Adesso però Conte "deve presentare un programma concreto”
Con un occhio sempre puntato sulla situazione italiana, la stampa tedesca fa un'analisi dell'attuale esecutivo che governa il nostro Paese e sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ritenuto un vero "fenomeno politico".
A soffermarsi sulla figura del premier è il quotidiano di economia e finanza "Handelsblatt", il quale dopo aver analizzato le ragioni che hanno portato ad un suo incremento di fama dinanzi all'opinione pubblica, lancia però un avvertimento al sedicente avvocato del popolo, consigliandogli di trovare adesso un vero programma politico. "In Italia il giudizio su Conte è positivo", spiega il quotidiano tedesco. "Un professore di diritto senza esperienza politica, che ora guida il secondo governo di coalizione, e che, nonostante il Coronavirus e la grave crisi economica, resta di gran lunga il politico più popolare del Paese". Il successo di Conte, tuttavia, deriverebbe unicamente dall'emergenza sanitaria, aggiunge "Handelsblatt", che non manca di muovere pesanti critiche nei confronti del presidente del Consiglio, bacchettato sia per essere ricorso troppe volte agli annunci sulla propria pagina Facebook che per il comportamento da lui tenuto nei confronti del Parlamento italiano.
Descritto come inizialmente insicuro, Conte viene ora definito come fiducioso ed a tratti arrogante. "Ha da tempo messo da parte l'incertezza iniziale, oggi appare fiducioso e talvolta arrogante”, dice il quotidiano, che attacca ancora:“A gennaio ha imposto lo stato di emergenza in Italia, che è ancora in vigore. Tutti sono stati soggetti ad un coprifuoco rigorosamente controllato, più lungo e più duro rispetto agli altri paesi europei. Infine l'arresto della produzione. Questioni come la politica industriale o il problema dei rifugiati sono rimaste indietro”.
Bunga Bunga per Giggino
Luigi Di Maio in visita a Tripoli rilancia l’autostrada promessa ai libici da Silvio Berlusconi. Nel solco del Cavaliere, è ben certo che il signor ministro degli Esteri assicurerà agli italiani il pacchetto completo: “Meno tasse per tutti” e “Un milione di posti di lavoro”. Nel frattempo, impegnato in un suo kamasutra, spaparanzato in acqua Di Maio ha di certo realizzato il sogno di Cetto Laqualunque – il famoso pilu ppi tutti – ma una cosa è certa: dovrà mangiarne di pane per arrivare alle “cene eleganti”. Abbronzato com’è, forse, potrà solo farsi un minimo di bunga-bunga.
"Prendila e portala nell'islam...". Foto choc per attrarre migranti
Nei gruppi social dei migranti spopolano scatti di belle ragazze occidentali (ignare di tutto): "Vogliono vivere con te..."
Sul treno da Cagliari a Iglesias, in Sardegna, una ragazzina di 17 anni sarebbe stata circondata da tre migranti e uno di loro l'avrebbe palpeggiata. I tre sono domiciliati in una struttura di accoglienza di Villaspeciosa e stavano rientranto in struttura quando hanno incrociato la giovanissima, che giunta in stazione ha allertato il 112. Gli stranieri sono stati fermati e quello ritenuto responsabile, un algerino di 24 anni, è stato denunciato. L'Unione Sarda riferisce che tutti e tre i giovani erano già stati precedentemente raggiunti da un decreto di espulsione. Questa è una delle tante storie di cronaca quotidiana del nostro Paese, che potrebbe trovare origine nella propaganda pro-immigrazione dei tanti gruppi di Facebook dove vengono scambiate informazioni sull'Europa.
I social sono un ottimo vettore di informazioni per chi decide di lasciare il suo Paese e raggiungere l'Europa. Viene sponsorizzata la rotta balcanica, con percorsi, distanze e informazioni, ma vengono anche pubblicizzati gli imbarchi per l'Italia e per la Spagna. Per incentivare la partenza dei migranti più indecisi vengono spesso utilizzate immagini di bellissime donne europee, rubate qui e là dai social e dal web, millantando la loro disponibilità e accondiscendenza verso gli stranieri. I post sono tutti scritti in arabo e corredati dalle immagini di ignare ragazze, che diventano il sogno dei migranti. "Solo nella città di Napoli (con tanto di bandiera italiana), trovi una ragazza bella e soddisfatta di vivere con te nei quartieri popolari", si legge nel post con la traduzione automatica di Facebook. Scorrendo le immagini si trova di tutto, anche illusioni di matrimonio con donne europee.
Il "ritorno" della "lobby gay". Un processo scuote la Chiesa
Un alto ecclesiastico a processo per abusi sessuali che sarebbero stati perpetrati all'interno del Vaticano ai tempi di Ratzinger. In Germania si parla di nuovo di "lobby gay"
Uno scandalo datato che sta emergendo soltanto ora per via dell'avvio della fase processuale: il Vaticano è interessato da un'altra vicenda legata a presunti abusi sessuali.
Ad essere stato accusato, in questa circostanza, è uno degli alti ecclesiastici della segreteria di Stato del pontificato di Benedetto XVI: Christoph Kühn. Joseph Ratzinger ha rinunciato al soglio di Pietro più di sette anni fa per via delle sue condizioni di salute e per l'avanzare dell'età, ma nel corso di questi anni sono state presentate ricostruzioni centrate pure sulla continua insorgenza di scandali: sarebbe stato un elemento utile a convincere il teologo tedesco della bontà della scelta "dimissionaria". Se non altro perché Ratzinger non avrebbe avuto la forza di fare fronte alle vicissitudini interne alla Santa Sede. E forse è per questo che le notizie su Kühn, in queste ore, stanno occupando le cronache vaticane. Il processo avrà inizio nel corso della giornata di domani.
L'alto prelato Christoph Kühn avrebbe perpetrato abusi sessuali ai danni di altri consacrati all'interno delle mura leonine. Questa è la sintesi di quanto esposto dall'accusa. Non solo: l'alto ecclesiastico avrebbe agito all'interno dei palazzi sacri. Stando a quanto si legge sul blog del vaticanista Aldo Maria Valli, che ha tradotto un articolo apparso su Lifesite News, la vicenda è contraddistinta da un presunto lassismo inchiestistico. Il Vaticano, insomma, avrebbe iniziato ad indagare in ritardo rispetto alla presentazione delle accuse: "Monsignor Florian Kolfhaus e un secondo denunciante - si apprende sulla fonte sopracitata - , un ex prete, affermano che Kühn li costrinse con la violenza ad atti sessuali masochistici. Kolfhaus presentò una prima denuncia contro Kühn in Vaticano nel 2006. Testimoniò che l’abuso avvenne all’interno degli uffici della Segreteria di Stato, nonché all’interno di Casa Santa Marta, residenza dei prelati vaticani. Ma sembra che nessuna indagine formale sia stata avviata fino al 2019, nonostante il 3 luglio 2006 sia stata presentata ai superiori della Segreteria di Stato la Relazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, delegato per le Rappresentanze pontificie". L'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò - lo stesso che ha chiesto le dimissioni di papa Francesco in relazione allo scandalo sull'ex cardinale Theodore McCarrick - era quindi intervenuto anche sulla vicenda di Christoph Kühn. Ma la Santa Sede avrebbe preso provvedimenti anni dopo.
Nel frattempo, alcuni quotidiani tedeschi, parlando del caso dell'ex funzionario della segreteria di Stato, hanno ripescato dal dimenticatoio l'espressione "lobby gay". Durante il suo pontificato, Joseph Ratzinger aveva in qualche modo ammesso l'esistenza di un apparato lobbystico, aggiungendo di essere riuscito a scardinarlo. Ma questa vicenda processuale potrebbe dimostrare il contrario. Possibile bufera in arrivo, dunque, per via di una fase processuale che avrà luogo in Baviera a partire dalla giornata di domani e che potrebbe far tornare d'attualità quanto accaduto tra le mura leonine durante il regno di Benedetto XVI. A condire il quadro, c'è l'accusa di "atti masochisti". Quelli a cui l'alto ecclesiastico avrebbe costretto coloro che oggi hanno segnalato il presunto quadro.
Quando si è dimesso dal soglio di Pietro, Joseph Ratzinger ha consegnato nelle mani del suo successore una relazione, una vera e propria inchiesta, portata avanti da tre cardinali che Benedetto XVI aveva individuato per lo scopo di far emergere più problemi possibili. All'epoca, si era ipotizzato di come in quel testo fosse presente più di una indicazione sul da farsi sulla cosiddetta "lobby gay", ma non se n'è più parlato.
di Giuseppe Aloisi per www.ilgiornale.it
Carlo De Benedetti, non solo insulti: la calunnia a Berlusconi, "si è comprato un giudice". Ipotesi-querela
Non solo gli insulti - "imbroglione", "nocivo per il Paese" - ma anche la calunnia. Si parla dei "gentili pensieri" espressi da Carlo De Benedetti su Silvio Berlusconi ricoverato per coronavirus al San Raffaele di Milano, alle parole dell'Ing che hanno suscitato indignazione in tutta Italia, a partire da Marina fino ad arrivare ad insospettabili come Adriano Celentano e Giuseppe Conte. E come fa notare Il Giornale, il Cav è stato anche calunniato. Roba che potrebbe valere a De Benedetti una querela. Il punto è che l'ex editore di Repubblica ha giustificato il suo "imbroglione" così: "È la Cassazione che lo ha detto, ha pagato per comprarsi un giudice. C?è qualcosa di più che comprarsi un giudice?".
Il riferimento è al caso del Lodo Mondadori, la sentenza con cui nel 1990 venne assegnato a Fininvest il controllo della casa editrice. Effettivamente, cinque anni dopo la procura di Milano accusò Berlusconi di aver versato una tangente a uno dei giudici che emisero la sentenza. Peccato però che all'accusa non seguì mai alcuna condanna: né dalla Cassazione, né da alcun altro giudice. Semmai, Rosario Lupo - il primo magistrato a cui Ilda Boccassini si rivolse per chiedere di processare Berlusconi - respinse in toto la richiesta, insistendo su una "insanabile inidoneità degli elementi a sostenere in giudizio l'accusa", che si basava su "semplici sospetti". Anche il ricorso in appello della procura venne respinto: niente rinvio a giudizio. Anche in caso di colpevolezza, infatti il reato era prescritto. Ma non è ancora finita: la procura fece ricorso in Cassazione e per la terza volta ebbe tolto, la Suprema Corte trovò totalmente logico quanto detto dalla Corte d'Appello meneghina.
Insomma, per il Lodo Mondadori Berlusconi non è stato mai condannato né processato. Non esiste una sola sentenza in cui si dica che "Berlusconi ha pagato per comprarsi un giudice". Ragione per la quale, dopo essersi rimesso e dopo essere uscito dall'ospedale, Berlusconi potrebbe anche togliersi la soddisfazione di querelare De Benedetti.