"Il Movimento 5 Stelle ormai è una fake news, sono pronto a lasciarlo e fondare un partito". Gianluigi Paragone, intervistato da La Stampa, si schiera con Alessandro Di Battista, "colui che incarna l'ortodossia dei 5 stelle. Una persona leale, perbene e innamorata del Movimento". Il suo limite, spiega il senatore che ha lasciato il gruppo parlamentare grillino da qualche mese, "è proprio questo: quello di non vedere cosa è oggi questo partito perché è ancora offuscato dall'innamoramento".
La colpa, secondo Paragone, è di Beppe Grillo che ha ormai imposto una deriva a sinistra. "Quel movimento delle origine è un falso, una finzione". Per Paragone le parole di Grillo "sono la conferma di quello che ormai vado sostenendo da tempo: il Movimento è una fake politica e ha rinnegato completamente quello per cui era nato" e cioè "essere una forza antisistema" mentre "oggi sono tutti incollati alle poltrone e integrati nel sistema". Se all'inizio Grillo "aveva consentito al Movimento di essere libero, oggi lui vede i 5 stelle come alleati del Pd in un campo riformista e Conte è il leader perfetto" perché "a Conte non puoi contestare un passato" mentre "se Di Battista facesse un accordo con i dem tutti gli rinfaccerebbero quello che ha detto in questi anni contro il Pd". "Io - conclude Paragone - sono ancora più convinto che c'è uno spazio da prendersi e sono pronto a lanciare un partito contro il sistema e contro questa Europa". Se Dibba sarà della sua partita, si vedrà.
Vittorio Feltri, bomba contro Nicola Zingaretti: "Perché mi tocca querelarlo"
L'affondo di Vittorio Feltri piove su Twitter. Una secca replica a Nicola Zingaretti, segretario del Pd e presidente della Regione Lazio. Il direttore editoriale di Libero infatti, nello stringato spazio di un cinguettio, rivela: "Zingaretti mi ha querelato per un articolo su Libero di cui mi ritiene direttore responsabile, cosa falsa, essendo io direttore editoriale. Toccherebbe a me querelare lui per avermi coinvolto in una vicenda che non mi riguarda. Lo farò", conclude Vittorio Feltri. Insomma, sarà battaglia in tribunale.
Giuseppe Conte, premier alla sbarra con l'interrogatorio dei pm di Bergamo: un disastro per Davigo e M5S
Le immagini dei pm di Bergamo, che indagano per epidemia colposa per non aver istituito per tempo come zona rossa Alzano e Nembro nella bergamasca, che arrivano al mattino e se ne vanno alle 5 della sera, insieme alla notizia di un interrogatorio durato tre ore solo per il premier Conte (a cui vanno aggiunte quelle che la Pm Maria Cristina Rota, ha dedicato ai ministri Lamorgese e Speranza), non hanno certo giovato al governo alla vigilia di un avvenimento internazionale come gli Stati Generali dell'Economia, che nell'agenda prevede l'arrivo a Roma di tutti i vertici Ue. Lo scrive il Giornale che certifica l'imbarazzo politico di questa situazione.
Perchè, scrive sempre il Giornale, "un trattamento di riguardo era il minimo che ci si potesse aspettare per un governo che, non è un mistero, ha al suo interno i terminali politici delle correnti delle magistrature più interventiste, dai giustizialisti ai nipotini delle toghe rosse". Proprio la vicinanza di Conte a quei mondi rende le immagini di ieri in ogni caso un problema per lui. Se ci fossero stati Berlusconi, Letta o Renzi, scrive Minzolini, per fare dei nomi, al posto di Conte e nelle sue stesse condizioni, infatti, si può star sicuri che Marco Travaglio "avrebbe già eretto una ghigliottina accanto alla Colonna Antonina". Mentre per Piercamillo Davigo i poveretti sarebbero già dei "colpevoli non scoperti".
Matteo Salvini attacca "la mangiatoia di Conte e Casalino: così gli immigrati si comprano i permessi di soggiorno"
Un servizio di Dritto e Rovescio, il programma di Paolo Del Debbio in onda su Rete 4, scatena Matteo Salvini. Si parla della sanatoria per immigrati voluta e ottenuta da Teresa Bellanova, e nel servizio si mostra come i permessi di soggiorno, proprio a causa della sanatoria, "ora si comprano". Immagini rilanciate da Salvini sui social, con un commento durissimo. "Questo è il risultato della maxisanatoria del Conte-Casalino e della ministra piangente (riferimento ovviamente alla Bellanova, ndr): riparte la mangiatoia e i criminali si fregano le mani. Questo governo è un danno per il Paese, dagli italiani esasperati arriverà una sonora punizione", conclude un furibondo e profetico Salvini.
Tony Iwobi sugli antirazzisti italiani: "Sono feroci razzisti. Mi chiamavano negro-verde solo perché leghista"
Nato in Nigeria ma bergamasco di adozione, il senatore Tony Iwobi, 63 anni, da 42 in Italia, è l'unico uomo di colore che rappresenta il popolo italiano il quale lo ha eletto e lo ama, poiché egli è uomo sobrio, pragmatico e semplice. Contrariamente a quanto si possa immaginare, il suo nome non compariva in nessuna lista di quella sinistra che si proclama ferocemente antirazzista, bensì è stata la Lega di Matteo Salvini, tacciata di avere in odio i neri, a ritenere che questo signore di buona volontà, lavoratore indefesso, cittadino modello, potesse dare un valido contributo al Paese.
Quando gli chiedi se gli abitanti della penisola siano segregazionisti e intolleranti verso chi ha pelle bruna, Iwobi sorride. Poi esordisce: «Sono stanco di sentire parlare in modo ignobile e strumentale di razzismo». E, a proposito dell'omicidio dell'afroamericano George Floyd, afferma: «L'uccisione di una persona è un reato atroce, a prescindere dalla pigmentazione. Tale crimine deve essere condannato ma non può essere trasformato in un motivo per seminare il terrore e fare altri morti. Sotto le mentite spoglie della battaglia antirazzista si stanno compiendo delitti terribili ovunque. È ora di dire basta». Il senatore ci spiega di avere avuto modo di leggere alcuni dati da lui giudicati «fortemente significativi»: «In base alle statistiche risulta che negli Stati Uniti non sono i bianchi ad ammazzare i neri né questi ultimi ad ammazzare i primi, piuttosto sono soprattutto i neri a trucidare altri individui neri».
Piero Sansonetti contro Pedullà a Quarta Repubblica: "Venezuela e M5s, se c'era scritto Salvini tu cosa scrivevi?"
Scontro al calor bianco tra Piero Sansonetti e Alfredo Pedullà a Quarta Repubblica. Si discute del presunto finanziamento del Venezuela al Movimento 5 Stelle e per il direttore de La Notizia Giornale, forse il più grande ultrà grillino della stampa italiana (supera perfino Marco Travaglio) lo scoop del quotidiano spagnolo Abc "è chiaramente una fake, si è mai vista una tangente con una fattura?".
A questo punto Sansonetti, direttore del Riformista e super-garantista, perde la calma: "Se su quel documento c'era scritto il nome di Salvini succedeva l'inferno, siamo stati bombardati per 10 anni dai 5 Stelle per cui contano i sospetti. Fino a 5 minuti fa hanno detto che Fontana si deve dimettere e se riguarda loro è diverso?". Poi la domanda diretta a Pedullà: "Se c'era scritto Salvini, tu Pedullà cosa ci facevi sul tuo giornale?".
Matteo Salvini contro Pd, M5s e Iv: "Incredibile, bocciato l'emendamento per un premio economico ai medici eroi"
La rabbia di Matteo Salvini contro Pd, renziani e M5s. Che succede? Succede che i tre partiti di maggioranza abbiano bocciato in Commissione Bilancio alla Camera un emendamento che prevedeva un premio economico per il personale sanitario impegnato in questi drammatici mesi nella battaglia contro il coronavirus. Il leader della Lega lo denuncia su Twitter, con due cinguettii colmi di rabbia: "Incredibile. Pd, renziani e 5Stelle hanno appena votato CONTRO (in Commissione Bilancio alla Camera) l’emendamento della Lega che prevedeva un premio economico per medici, infermieri e personale sanitario", scrive Salvini in un primo tweet. Dunque, a strettissimo giro di posta, il secondo in cui spiega un poco più nel dettaglio quanto accaduto: "Emendamento 1.4 a prima firma Comaroli (Lega): 21 parlamentari contro, 17 a favore, proposta BOCCIATA. Ma come, medici e infermieri non erano mica EROI da premiare??? Voglio proprio vedere se le tivù faranno questa notizia, intanto fatela girare voi", conclude Matteo Salvini.
Massimo Carminati scarcerato, Alfonso Bonafede invia gli ispettori: altra grana per il ministro della Giustizia
Alfonso Bonafede ha incaricato l’ispettorato generale del ministero della Giustizia di svolgere degli accertamenti in merito alla scarcerazione di Massimo Carminati. Uno dei principali protagonisti dell’inchiesta Mafia Capitale ha lasciato il carcere di Oristano per scadenza dei termini di custodia cautelare: solo dopo il ricalcolo della pena potrà essere arrestato di nuovo. Gli ispettori di via Arenula dovranno valutare se ci siano stati illeciti, ritardi o omissioni.
D'Amato o Grimaldi, Salvini cerca un "top player" per battere De Luca in Campania
Un nome nuovo, fuori dalla politica, espressione del mondo imprenditoriale o della società civile. Capace di dare un chiaro segnale di «cambiamento». Matteo Salvini è a caccia di un top player in Campania per la presidenza della Regione in vista delle prossime elezioni, che metta d’accordo Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Sembra una mission impossible, ma il leader della Lega ci sta provando sul serio, perché Stefano Caldoro è «certamente una persona perbene», come ha detto oggi in una conferenza stampa a Napoli, ma non la soluzione vincente per cercare di scalzare Vincenzo De Luca, sempre più forte nei sondaggi. Il ’Capitanò vuole portare a casa una Regione del Sud (nel mirino resta anche la Puglia, dove Fdi però non molla la presa su Raffaele Fitto) e punta su un ’candidato esternò, capace di sparigliare le carte. I sondaggi riservati commissionati e condivisi con i suoi alleati gli danno ragione in parte, perché Caldoro è sotto De Luca ma risulta il miglior competitor politico.
Il tempo stringe, il centrodestra è già in ritardo sulla campagna elettorale e per sconfiggere la "corazzata" De Luca c’è bisogno di una scelta definitiva, che dovrebbe arrivare al vertice di coalizione convocato per la prossima settimana a Roma.
Paolo Zangrillo sul M5s: "Valigetta coi soldi dal Venezuela? Il punto è un altro: cosa potevano fare in più per Maduro"
Un clamoroso sospetto su Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle serpeggia a Montecitorio. Paolo Zangrillo, coordinatore di Forza Italia in Piemonte e fratello del medico del San Raffaele, viene intercettato da Augusto Minzolini nel suo retroscena sul Giornale: "Valigetta con i soldi a Casaleggio o no , il punto è un altro: i grillini cosa avrebbero dovuto fare di più di quello che hanno fatto per difendere in Italia il regime venezuelano?".
Le posizioni espresse in politica estera a suo tempo da Manlio Di Stefano parlano chiaro. Ma ci sarebbe di più: "La stessa cosa - insinua Zangrillo - potrei dire per la Cina: se è vera la notizia del giornale spagnolo di tre milioni e mezzo dati da Maduro a Casaleggio, allora la Cina, parlo in via ipotetica, potrebbe avere dato dieci volte tanto per come Di Maio e compagni hanno favorito il 5G di Pechino o la via della seta". Resta un tema di fondo, analizza sconsolato il forzista, cioè "la pressapochezza con cui le coalizioni da noi trattano la politica estera". "Anche noi - chiosa polemico - come facciamo a stare con una Lega anti Europa, che non capisce come per noi la Bce ha la stessa importanza della terapia intensiva per i malati di Covid: senza la Bce saremmo già in bancarotta! Salvini e la Meloni dovrebbero fare lo stesso discorso solenne che fece Berlinguer sulla Nato. Dire: siamo sotto l'ombrello protettivo dell'euro!".
Meloni ferita ma non doma. Così umilia Conte: "Ipocrita"
Incidente per Giorgia Meloni in montagna. In una foto pubblicata su Instagram la leader di Fratelli d'Italia si mostra con la caviglia sinistra fasciata e le stampelle. "Pare che per qualche giorno sarà rallentata" scrive la Meloni.
Ma il problema fisico non fiacca lo spirito della "sorella d'Italia" che va all'attacco di Giuseppe Conte. La colpa del premier, stavolta, è quella di chiedere a parole il contributo delle opposizioni ma poi di sottrarsi al confronto in Parlamento.
«Dalla sfarzosa passerella di Villa Pamphili Conte dice alla stampa che tornerà a chiedere il "contributo dell’opposizione" sul piano per il rilancio ma poi chiede ed ottiene di sottrarsi al dibattito in Parlamento. Mercoledì 17 il presidente del Consiglio verrà alla Camera e al Senato per tenere una semplice informativa sul prossimo Consiglio Europeo anziché svolgere delle comunicazioni, come era inizialmente previsto e calendarizzato. Risultato: non sarà possibile presentare risoluzioni, non ci sarà nessun voto del Parlamento su cosa il Governo debba fare o non fare in Europa e il presidente del Consiglio andrà un’altra volta a Bruxelles senza avere un mandato chiaro del Parlamento. L’ipocrisia di Conte non è più tollerabile».
Giovanni Favia, l'ex M5s: "Quella email dal Venezuela la ho ricevuta, mi si è accesa una lampadina"
Giovanni Favia, ex consigliere regionale M5s in Emilia-Romagna, in una intervista al Giorno parla del presunto finanziamento da 3 milioni e mezzo di euro dal Venezuela nei confronti del M5s. "Se fosse vera, e mi auguro che non lo sia e che sia tutta una montatura, sarebbe una notizia di una gravità assoluta. Mi ha indignato profondamente sentirla. E mi si è anche accesa una lampadina. Non so se altre persone abbiano ricevuto quella mail o altri contatti. Io però l'ho ricevuta", racconta Favia. "Poco dopo la mia elezione, nel 2010, fui contattato via mail da dei diplomatici venezuelani che mi invitarono in ambasciata. Si dicevano nella mail interessati a conoscere e a prendere contatto con il movimento. Non mi era mai successo di essere avvicinato da una potenza straniera".
Favia entra nei dettagli: "All'epoca rimasi spiazzato e stupito. Ero un esponente di spicco all'epoca, certo, ma ero anche soltanto un consigliere regionale. Anche se Casaleggio non era ancora così famoso gestiva tutto lui il Movimento e io invece ero esposto, feci interviste anche con giornali stranieri. Col senno di poi quel contatto mi sembra credibile. Comunicai subito la cosa a Gianroberto Casaleggio e diedi i contatti ai diplomatici venezuelani", conclude Favia nella sua ricostruzione.
Imprese, tasse e dl Rilancio, Salvini smaschera Conte: "Torni agli aperitivi in villa"
Matteo Salvini durissimo contro Giuseppe Conte e la risposta del suo governo alla crisi per il coronavirus: "Rilanciamo l’economia, modello Genova e non Cgil, io preferisco l’Italia che lavora, buon lavoro presidente del Consiglio, ora torni ai suoi aperitivi in Villa, noi l’aspettiamo qua", dice il leader della Lega chiudendo il suo intervento al Senato, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte.
Un monologo che è un duro atto di accusa nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi: "Se i soldi della sua Europa arriveranno nell’estate del 2021 non serviranno a niente, o arrivano adesso o le aziende hanno chiuso da qui all’anno prossimo", sbotta Salvini.
Le imprese sono alla canna del gas, denuncia Salvini. "Se le banche non danno cosa devono significa che il decreto e scritto male. Rivediamo il decreto liquidità". Anche perché, sottolinea il leghista, "far pagare le tasse a famiglie e imprese in difficoltà in questo momento è una follia. Chiedere 40 miliardi agli italiani adesso significa vivere su Marte"
"Ho sentito degli interventi surreali, come se il problema non fosse la cassa integrazione che non è arrivata, ma fosse Trump e il sovranismo, dice Salvini iniziando il suo discorso. Per il leader della Lega "se vogliamo parlare di filosofia facciamolo, ma se ci fosse qualche aperitivo in villa in meno, e qualche visita in più nelle fabbriche non sarebbe male".
Tutti i nemici del giudice Falcone
Da Orlando a Spataro, da Violante a Colombo, da Paciotti a Mancuso. E c'è chi disse che Falcone aveva organizzato il "finto" attentato all'Addaura
Venticinque anni fa la strage di Capaci, attentato messo in atto da Cosa Nostra il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo. Nell'attentato persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Gli unici sopravvissuti furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. Lo hanno odiato in vita, Giovanni Falcone, e combattuto e attaccato. Gli hanno sbarrato la strada ogni volta che hanno potuto, e lo hanno massacrato quando andò a dirigere gli Affari penali in quel ministero della Giustizia guidato dal socialista Claudio Martelli sotto il governo del democristiano Giulio Andreotti. Lo hanno crocifisso perché non si beveva le balle dei pentiti, e lo hanno maledetto perché pensava che il sospetto fosse l'«anticamera del komeinismo» e non della verità. Non lo sopportavano perché si interrogava su quel reato-non reato qual è il concorso esterno in associazione mafiosa, per il suo essere favorevole alla separazione delle carriere fra giudici e pm, contrario all'obbligatorietà dell'azione penale, dubbioso sull'efficacia del 41bis e perché rigettava l'idea di un "terzo livello" della mafia fatto di politici e massoni. Eppure oggi, approfittando del numero tondo, 25 anni, che ci separa dalla strage di Capaci, quella mattanza voluta dalla mafia (e solo la mafia, questo attestano i processi) nella quale rimasero uccisi il magistrato-eroe, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta l'ipocrita piagnisteo di chi lo disprezzò in vita si è fatto più rumoroso, frastornante, strepitante.
Castelnuovo di Porto, spaccio di eroina fuori dal centro accoglienza: arrestati quattro ex ospiti del Cara
Lo Stato li ospita in un centro di accoglienza. E loro hanno accolto i tossico dipendenti pronti a comprare ancora una dose di eroina. Sono stati i carabinieri della Stazione di Castelnuovo di Porto e i colleghi della Stazione di Monterotondo a scoprire il giro d’affari che ruotava intorno al “Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo” di Castelnuovo di Porto, il Cara chiuso definitivamente nel mese di gennaio 2019 con decreto del Ministero dell’Interno. Un business che fruttava anche duemila euro al giorno e che adesso è costato il carcere a quattro ragazzi extracomunitari: un 23enne della Guinea, un 25enne del Mali e due cittadini del Gambia, di 22 e 24 anni. Durante la loro permanenza presso il centro hanno avviato un florido mercato della droga che poteva contare su oltre 200 clienti abituali sfruttando lo stesso Cara e anche alcuni edifici abbandonati che sono stati utilizzati come basi d’appoggio per la gestione e l’organizzazione degli affari illeciti.
Mara Carfagna contro Giuseppe Conte: "Fondi Ue, vuole un voto a babbo morto. Solo porte in faccia all'opposizione"
Quando è troppo, è troppo. Anche per Forza Italia, dove vige la linea "soft" di Silvio Berlusconi nei confronti di Giuseppe Conte. Ma il premier ha davvero esagerato, nel corso della sua informativa alla Camera, aula disertata da Fratelli d'Italia e abbandonata dalla Lega. Come detto, troppo anche per Forza Italia e per Mara Carfagna, che passa all'attacco - durissimo - su Twitter, dove afferma: "Secondo il premier Conte, il Parlamento dovrebbe votare sui fondi Ue per l'emergenza Covid-19 solo a babbo morto, quando sarà già tutto deciso - premette -. Invoca il dialogo ma continua a non rispettare il ruolo delle Camere e a sbattere la porta in faccia alle opposizioni", conclude una durissima Mara Carfagna. Colpo di mano dopo colpo di mano, insomma, il presunto avvocato del popolo sta perdendo anche quel poco credito che gli era rimasto.
Cantone è il nuovo procuratore di Perugia. Di Matteo: "Inopportuno: è vicino al Governo"
Raffaele Cantone è il nuovo procuratore di Perugia. Lo ha nominato il plenum del Consiglio superiore della magistratura, che però si è diviso. Cantone, ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, tornato in ruolo all’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione, ha avuto 12 voti, prevalendo sull’altro candidato proposto dalla commissione, il procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini, che ha ne ha ottenuti 8. Quattro sono state le astensioni. Cantone prende il posto lasciato da Luigi De Ficchy, in pensione da giugno dello scorso anno, alla guida dell’ufficio che ha competenza sulle inchieste a carico dei magistrati romani e che indaga sul caso Palamara. A favore di Cantone hanno votato tutti i consiglieri laici e i togati di Area (la corrente di sinistra), mentre per Masini i gruppi di Magistratura indipendente (la corrente di destra) e di Autonomia&Indipendenza (la corrente creata da Davigo). Si sono astenuti i tre togati di Unicost (la corrente di centro) e il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Mammone.
In magistratura dal 1991, Cantone è stato sostituto alla Procura presso la Pretura di Napoli, assegnato alla sezione che si occupava di criminalità comune. Dal 1996 sostituto alla Procura di Napoli, è stato prima assegnato alla sezione criminalità economica e finanziaria e si è quindi occupato di indagini riguardanti reati tributari, societari, bancari e fallimentari. Poi dal 1999 al 2007, sempre alla Procura di Napoli, assegnato alla Direzione distrettuale antimafia, ha istruito numerosi processi riguardanti le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nelle amministrazioni locali e ha avviato i principali filoni di indagine relativi all’infiltrazione del gruppo camorristico dei Casalesi nel settore dell’emergenza dei rifiuti e dei consorzi pubblico-privati in provincia di Caserta. Dal 2007 al 2011 ha prestato servizio all’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione, prima al settore civile poi a quello penale. Nell’aprile del 2014 stato scelto per l’incarico di presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Da ottobre dello scorso anno è stato ricollocato in ruolo nel suo precedente incarico al Massimario della Cassazione.
Massimo Garavaglia contro il M5s: "La battaglia per le auto elettriche? Un favore alla Cina"
Le accuse contro il M5s, quella valigetta piena di soldi venezuelani, accuse non confermate e difficilissime da confermare, fanno comunque nascere il sospetto. Spintono a riflettere sulle mosse dei grillini. E una di queste riflessioni è del leghista Massimo Garavaglia, i cui spunti sono stati raccolti e rilanciati da Augusto Minzolini in un retroscena pubblicato su Il Giornale. L'esponente del Carroccio riflette sulla vicinanza un poco sospetta del M5s con diversi regimi. E sbotta: "Lasciamo stare le valigette, ma io so quello che hanno fatto nel governo gialloverde i grillini in favore di un regime impresentabile come quello di Maduro! Stessa cosa stanno facendo con i cinesi - sottolinea -. Non solo il 5G, la Via della seta, ma anche la battaglia per l'auto elettrica. Traduzione? Le batterie elettriche portano al litio; i giacimenti di litio sono un monopolio cinese. Punto. Io, invece, in politica estera sto sempre con chi vince le guerre: gli americani", conclude Garavaglia. E lo spunto interessante, ovviamente, è quello relativo alle auto elettriche e al litio: un altro favore dei grillini al Dragone cinese?
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"Sugli Ogm voglio aprire un confronto rapidamente anche con le parti imprenditoriali, è un tema deli... -
Nuovi strumenti per ridurre l’impronta ambientale delle filiere
Oltre 200 imprese di sei Paesi europei coinvolte in iniziative per ridurre l’impronta ambientale di... -
Adesso la Francia "ci ruba" il Parmigiano Reggiano
La multinazionale francese Lactalis punta dritto verso il Parmigiano, dopo essersi già comprata Parm... -
Tuteliamo i marchi storici e il Made in Italy
La volete sapere l’ultima? La Lega si sta opponendo all’inserimento della cosiddetta “norma Pernigot... -
Pacchetto crescita: allo studio contrassegno dello Stato a tutela del made in Italy
Il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione diventano due temi strategi...