“Noi siamo fortunati perché c’è tanta gente che non ha i soldi per fare la spesa, ma con la chiusura della nostra scuola di danza abbiamo subito una forte perdita economica”. Carmen Russo ha rilasciato un’intervista al settimanale Nuovo, parlando soprattutto dell’emergenza coronavirus che si è abbattuta sull’Italia. L’ex concorrente del Grande Fratello Vip ha raccontato la sua quarantena con il marito Enzo Paolo Turchi e la figlia Maria, ma soprattutto ha confessato di aver subito notevoli perdite economiche: “Siamo consapevoli che, finita l’emergenza, saremo tutti più poveri e le famiglie avranno altre priorità rispetto al frequentare le lezioni di ballo. Noi ovviamente speriamo che invece ci sia una ripresa veloce e serena. Vedremo”. Inoltre la Russo ha svelato cosa intende fare una volta passato il coronavirus: “Tornerò a Medjugorjie in pellegrinaggio. Per ringraziare la Madonna e anche per chiederle l’illuminazione per affrontare al meglio il periodo che verrà”.
Tutti gli errori nella lotta al virus
Ci sono molti eroi. Non conosciamo i loro nomi. Operano, nel silenzio, da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. Penso ai medici, agli infermieri e, più in generale, a tutti gli operatori sanitari. Molti di loro ora sono positivi a Covid-19. Alcuni sono addirittura morti, passando dall’altra parte della barricata: fino a poche ore prima erano lì a lottare per salvare le vite dei pazienti ricoverati nei loro ospedali; poi, d’improvviso, eccoli gettati nel baratro. L’epidemia è dilagata così velocemente e con una violenza tanto inaspettata da travolgere l’intero sistema come uno tsunami di morte. Di sicuro, a guardare indietro, sono stati fatti numerosi errori che hanno contribuito a far dilagare il contagio.
Nella comunità scientifica, soprattutto all’inizio, c’è stata molta confusione. Si è sbagliato a parlare a più voci. A chi, come il virologo Roberto Burioni, ha subito avvertito la gravità della situazione invitando il governo a misure ristrettive per fermare la circolazione, si sono contrapposte medici che hanno minimizzato la situazione inducendo i cittadini a considerare Covid-19 una banale influenza. È il caso, per esempio, di Maria Rita Gismondo. A fine febbraio il direttore responsabile di Macrobiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, uno dei tre poli dove venhono mandati i tamponi da analizzare, se ne era uscita dicendo: “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. A me sembra una follia”. Un mese dopo si è scoperto che in Italia il coronavirus ha una mortalità del 9%. E l’Oms ha dichiarato la pandemia. Perché non lasciare la parola all’Istituto superiore di sanità? Perché intraprendere un inutile “dibattito da bar” fatto da interviste, battibecchi social e titoli sensazionalistici sui quotidiani? Lo stesso dicasi per gli studi che hanno divulgato le più strambe teorie sul virus.
Il governo: “Nessuno perderà il lavoro per il coronavirus”
La ministra Catalfo: «Ammortizzatori sociali anche alle imprese con un solo dipendente»
Il decreto sui provvedimenti economici per far fronte all'emergenza Coronavirus «dovrebbe arrivare domani» in Consiglio dei ministri. Lo ha detto la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, intervistata da Radio anch'io su Radio Rai1.
Sui contenuti, la ministra ha anticipato «un congedo parentale speciale per tutte le famiglie italiane e in alternativa la possibilità di usare un voucher per babysitter».
Per quanto riguarda il lavoro, la ministra ha garantito che «nessuno lo perderà perché saranno tutti tutelati dagli ammortizzatori sociali. Quindi tutti i settori che in questo momento sono chiusi per ovvi motivi, dal piccolo artigiano o altri, tutti, anche con un solo dipendente, saranno tutelati».
Coronavirus, basta virologi al comando: all'Italia manca il coraggio
Empasse evidente della politica che si affida alla scienza per decidere
Il coraggio e la paura. Di morire certo, paura che hanno molti italiani terrorizzati dal coronavirus e dal bollettino delle 18 della Protezione Civile che elenca morti, ricoverati, contagiati, guariti e pazienti in terapia intensiva. Ma anche la paura di vivere, con gli italiani chiusi in casa per decreto da Giuseppe Conte e dal suo Governo, senza una opposizione ragionata a tutto questo. Del coraggio e della paura quel che manca oggi all’Italia è il coraggio. Quando la politica aspetta dalla scienza certezze contro il coronavirus per togliere gli italiani dagli arresti domiciliari, beh la crisi di una élite (grandi giornali compresi, sempre attenti a colpevolizzare il cittadino che passeggia troppo, seppur da solo, o che fa una corsetta, sempre da solo) è evidente. E la crisi di una élite significa il declino di un Paese. L’Italia oggi è un paese rintanato dietro il proprio uscio di casa, con macerie economiche e sociali, che spera saranno altri a risolvergli.
Ieri, questo tracollo della nostra classe dirigente, è stato confermato - seppur non con questo intento - dalle parole di un medico, Silvio Garattini, il farmacologo, presidente dell'Istituto “Mario Negri” di Milano che ha spiegato ai politici come stanno le cose: “Al momento non c’è niente di sicuro”, neppure per la scienza. E quindi, che facciamo? Allunghiamo il lockdown come sembra, da alcune fonti, che il Pd vorrebbe fare per altre due settimane una volta scaduta questa quarantena in vigore fino al 3 maggio? Hanno perso la ragione, questo è il dramma umano, sociale e politico che l’Italia deve vivere oltre la tragedia sanitaria causa coronavirus. Garattini è stato chiaro, anche sulle possibili cure o vaccini. “Ci sono tante proposte, ma nessuna che abbia una solida base scientifica”. Quanto ai vaccini, lui è d’accordo con chi sostiene che “sono una scommessa” e “per essere efficaci devono realizzare condizioni precise”. Per il momento, in Italia “siamo ancora in fase 1” e “potrebbe esserci un’altra ondata, quindi è bene non smobilitare - dice - troppo rapidamente”. La fase 2? “Bisogna prepararla fin d’ora e adeguatamente”. Da qui l’invito “a utilizzare questo periodo in cui siamo in clausura per creare le condizioni perché agli inizi di maggio possa iniziare davvero la fase 2”, facendo molta attenzione “a non alimentare, nel mentre giustamente si corre dietro al virus per fermarne l’avanzata, altre forme di malessere e povertà”. E ricordando - a chi chiede certezze inconfutabili - “che la scienza fornisce informazioni sulla base delle conoscenze, ma va anche messa in condizioni di lavorare bene”.
Libero in apertura: "3,7 milioni di italiani hanno perso il posto di lavoro"
"3,7 milioni di italiani hanno perso il posto di lavoro": questa l'apertura odierna del quotidiano Libero. La vera emergenza: il lavoro. Mentre i sindacati si preoccupano delle ferie, c'è gente alla canna del gas a causa delle chiusure. Fuori i soldi! Alleanza virologi-Governo per non far riaprire il Nord.
Bocciati gli esperti virologi che sono sempre in tv
Ricercatori e tecnici riuniti in task force della nostra vita. Ma chi sono e quanto sono competenti i medici che si sotituiscono alla politica
Con l’epidemia da Covid-19 stiamo assistendo inermi a stravolgimenti della società impensabili, tra i quali quello per cui a governare i destini dell’umanità non sembra essere più la politica ma la scienza. Tra task-force e comitati tecnico-scientifici che spuntano ovunque, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le scelte cruciali – e spesso squisitamente politiche – sono state demandate sempre di più a gruppi di esperti, scienziati e tecnici: i così detti «competenti».
Ma quanto sono competenti questi «competenti»? Una domanda nient’affatto banale, visto e considerato che i cittadini di tutto il mondo – e quelli italiani soprattutto - in questi giorni stanno rinunciando a grandi porzioni dei propri diritti costituzionali proprio in virtù delle raccomandazioni di questi esperti, brattando alcune libertà fondamentali con la salvaguardia della salute. Di più: è la politica stessa ad essersi privata di pezzi della sua assoluta sovranità decisionale in cambio dei preziosi consigli della scienza, trasformando – si spera in modo provvisorio - la democrazia in una sorta di «scientocrazia». Ora, stabilire il valore e l’autorevolezza di uno scienziato non è affatto cosa semplice. Esiste però un parametro abbastanza affidabile, cui convenzionalmente ricorre la comunità scientifica per stabilire una gerarchia di merito: si chiama «h-index», un indicatore bibliometrico ottenuto facendo la media tra il numero di pubblicazioni scientifiche e il numero delle citazioni ricevute da un dato ricercatore.
L’«h-index» è oggi il criterio in assoluto più utilizzato per questo tipo di valutazioni – sebbene non l’unico -, essendo un buon compromesso tra la quantità (pubblicazioni) e la qualità (citazioni) del lavoro di uno scienziato. Una specie di pedigree costruito in base alla carriera di un ricercatore, certamente perfettibile ma comunque affidabile.
Nonostante, è il caso di ribadirlo, l’h-index non sia ovviamente l’unico criterio adottabile per stabilire il valore assoluto di uno scienziato. Ebbene, passando in rassegna gli h-index (presenti nel database di Scopus) degli esperti che hanno ricevuto più visibilità durante questa pandemia, ci siamo accorti che in Italia, in alcuni casi, questo parametro non sia esattamente di livello internazionale. Prendiamo come riferimento due tra gli indici più alti in assoluto, quello di Anthony Fauci, virologo della task force di Donald Trump, e quello di Didier Raoult, luminare francese della medicina e direttore dell’Istituto Malattie Infettive dell’Università di Marsiglia.
I loro h-index sono rispettivamente 174 e 175. Nel comitato tecnico scientifico del Governo italiano, per fare un paragone, l’h-index di Giuseppe Ippolito, direttore dell’INMI dello Spallanzani, è 61 (abbastanza alto, sebbene non paragonabile a quelli appena citati); mentre quello del presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, anche lui membro del CTS, è sensibilmente più basso, fermo a 21. Parliamo di esperti molto vicini al premier Conte e dunque in grado di influenzarne pesantemente le decisioni, come pare sia accaduto durante la preparazione della contestatissima «fase 2» dell’emergenza, plasmata sulla scorta del report stilato proprio dal CTS nominato dal Governo. Rimanendo nei paraggi di coloro che hanno rapporti diretti con Capi di Stato, l’immunologo francese Jean-François Delfraissy, guida del Comité d'Analyse Recherche Expertise e di casa all’Eliseo, può fregiarsi, per esempio, di un h-index di 73. Anche i tedeschi, naturalmente, hanno il proprio virologo di fiducia: si chiama Christian Drosten, ha un h-index di 73 e, anche se non ha ricevuto incarichi ufficiali dal governo di Berlino, è attualmente uno degli esperti più popolari e più ascoltati in Germania.
Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Maga: «L’epidemia è in regressione, ma il numero dei morti rimane elevato»
Secondo il direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, se il trend si mantiene costante, entro giugno dovremmo arrivare ad azzerare i contagi giornalieri
In Italia oggi sono morte 323 persone per il Coronavirus, mentre il numero dei contagi giornalieri oscilla sempre intorno ai 2mila. Secondo Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, il trend generale è positivo perché sia gli attuali contagiati che i morti sono in calo, anche se quello dei decessi rimane ancora un dato elevato: si mantiene ogni giorno, su base nazionale, intorno ai 300, di cui 100 in Lombardia. In generale però questi due elementi, insieme al calo della pressione sugli ospedali e le terapie intensive, ci permettono di dire che l’epidemia è in regressione.
Se il trend si mantiene costante, nel mese di giugno in tutto il Paese si potrebbe raggiungere l’obiettivo di zero infezioni giornaliere. «Questo non significa che l’epidemia è completamente esaurita – mette in guardia Maga -. Perché ci saranno ancora persone malate negli ospedali o in isolamento domiciliare, così come potrebbero esserci casi non diagnosticati che potrebbero rimettere in circolo il virus».
Per quanto riguarda la Fase 2, per il virologo è giusto che la ripartenza sia cauta. «Per gestire correttamente questa fase è necessaria una presa di responsabilità da parte di noi cittadini, ma anche la capacità del sistema Paese di intercettare nuovi focolai, avviare indagini epidemiologiche e impostare eventuali contromisure». Su questi punti, sostiene il virologo, il governo deve concentrarsi.
I fatti danno ragione a Tarro: “Il caldo rallenta il contagio”
NAPOLI – Ci sono i “grandi virologi” che frequentano il salotto buono del miliardario Fabio Fazio. Quelli che, come Roberto Burioni, il 2 febbraio del 2020 affermava apoditticamente che “in Italia il rischio di contrarre il Coronavirus è zero”. E ci sono quelli che non sono ammessi alla corte progressista di Carlo De Benedetti. Come Giulio Tarro (nella foto), il quale affermava in tempi non sospetti che col caldo il contagio avrebbe subito una flessione. Se si volesse guardare ai fatti si capirebbe subito chi è che ha fatto affermazioni quantomeno azzardate. Invece Burioni continua a parlare senza doversi preoccupare di far asseverare il proprio curriculum, mentre un vero e proprio plotone di esecuzione ha concentrato tutta la propria potenza di fuoco mediatico sull’ altro. Reo, secondo il settimanale l’ Espresso, di aver gonfiato il proprio palmarés a suon di quattrini ma, soprattutto, di essere un “virologo anti -De Luca” e di aver guidato la Società Scientifica per il principio di precauzione, che “avalla teorie sull’ esistenza del Covid (?) e ha come componente il senatore Vincenzo D’ Anna, noto anche per aver inventato la balla dell’ attico a Manhattan di Roberto Saviano” (che nel suo curriculum ha una condanna definitiva per plagio, per dire). Contro la rivista e altri “organi di informazione” meno ufficiali, Tarro ha già sporto querela. Intanto lui, con un certo sollievo, commenta gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile. Professore, i dati sui contagi e sui decessi sono in calo, come lei aveva previsto parlando del caldo estivo. Era ora, direi. E aggiungo che con l’ aumento del numero dei tamponi questi numeri hanno un peso ancora maggiore. Possiamo sperare nella scomparsa del pericolo per giugno. Ma c’ è il rischio di una recrudescenza dell’ epidemia in autunno? Penso che ora dovremmo preoccuparci del pericolo attuale. Poi penseremo a un eventuale ritorno in autunno. Il comportamento del Covid è quello comune a tutti i virus influenzali. L’ epidemia colpisce buona parte della popolazione, poi si sviluppano gli anticorpi e le persone diventano immuni. Anche i pochi non contagiati rimasti sono protetti dal fatto che il virus non circola più. Ma il governatore della Campania Vincenzo De Luca dice che le elezioni si devono tenere a fine luglio perché in autunno ci sarà un ritorno dell’ epidemia. Cosa ne pensa? Le rispondo con una domanda. Pensa che se non ci fosse stato il Coronavirus questi politici, che vogliono restare al loro posto il più a lungo possibile, sarebbero ancora dove sono ora? Si stanno aggrappando a questa emergenza in tutti i modi per giustificare le loro decisioni. Ci tolgono la libertà chiamando in causa il Coronavirus, giustificano qualsiasi provvedimento con il Coronavirus, vogliono imporci i vaccini invocando il Coronavirus, ci impediscono di uscire di casa per il Coronavirus. Se non ci fosse il Coronavi rus e volessero sottoporci a tutto questo probabilmente li prenderemmo a calci. Gli oppositori di De Luca evidenziano la contraddizione tra la linea dura del governatore sui divieti e il possibilismo sulle elezioni. Certo, potremmo parlare di dissociazione.
Asma Allergico e Luogo di Vacanze: i Consigli dello Pneumologo
Il momento della scelta del luogo dove andare in vacanza rappresenta una delle migliori occasioni per definire, con familiari e amici, un periodo di serena condivisione di tempi e di viaggi, di meritato riposo o di svago.
Ognuno propone una meta e, trovata quella più condivisa dal gruppo, il gioco è fatto.
Esistono, tuttavia, premesse alla scelta che vanno ben oltre la semplice preferenza per una vacanza al mare piuttosto che ai monti, e tra queste le limitazioni imposte da problemi relativi al proprio stato di salute.
Non solo una permanenza ad alta quota in montagna sarà da scartare nel caso in cui ci si trovi a combattere con una pressione arteriosa elevata, difficile da controllare, o nel caso in cui la persona sia affetta da insufficienza respiratoria (in montagna l’aria, per quanto certamente più pulita e non inquinata, contiene una minor quantità di ossigeno!), ma ciò di cui si dovrà necessariamente tener conto è che un paziente con asma bronchiale allergico difficilmente potrà divertirsi o riposarsi soggiornando dove siano presenti allergeni fonte dei suoi problemi respiratori (vedi anche “Pollinosi ” e “Malattie allergiche delle vie aeree”).
Curare l’asma con l’aria di mare
La morte della mamma di Niki che non esitò a trasferire la sua vita, quella di suo marito e di suo figlio in una barca pur di vincere l’asma congenita del bambino, è una storia che ha commosso l’opinione pubblica e che rimanda all’attenzione un dato fornito dall’Oms, L’organizzazione mondiale della Sanità. Si stima che al mondo sono tra i 100 e 150 milioni di persone che soffrono d’asma, quasi 200mila nuovi casi nuovi ogni anno, in parte imputati ai processi di urbanizzazione e a volte per l’eccessiva igiene. Ma è proprio vero che il mare fa bene per combattere l’asma? Prima di rispondere a questa domanda cerchiamo di capirne qualcosa di più.
Asma: Cos’è e quali sono le cause
L’asma è una malattia infiammatoria polmonare che si manifesta con un caratteristico respiro sibilante, dispnea, oppressione toracica e tosse (le c.d. crisi asmatiche). Le cause possono essere molteplici, anche genetiche ma non ereditarie (ma aumentano i fattori di rischio). E’ prevalentemente di natura allergica, scatenata soprattutto dall’inquinamento urbano, polveri sottili, acari, fumo di sigaretta, pollini nell’aria, presenza di animali domestici.
Asma: è vero che il mare fa bene?
Nel 2003 la famiglia di Bellinzago costruì una goletta in giardino allo scopo di vivere in mare per consentire al figlio di avere una vita normale. Quello di mollare tutto per i propri figli è un atto estremamente nobile e coraggioso ma non è l’unica soluzione drastica per curare l’asma. Oltre ai farmaci, vaccini antiallergici specifici, broncodilatatori, i medici consigliano di passare lunghi periodi in mare o in montagna, almeno per alcuni tipi di asma come quella bronchiale o allergica ai pollini.
Perchè fa bene correre all'aria aperta
L’inverno, quest’anno particolarmente rigido in quasi tutta Italia, sta lentamente lasciando il posto alla tanto attesa primavera, che porta con sé più ore di luce e temperature più miti. Per molti questo vuol dire semplicemente cominciare a pensare al “cambio di stagione”, mentre per noi runners significa poter finalmente uscire a correre senza doverci coprire come degli eschimesi, liberi di assaporare l’aria che comincia a diventare tiepida e di godere degli odori che la natura al suo risveglio ci regala. Ma cosa più importante, significa non essere più costretti a fare lunghe sedute di allenamento in palestra sul tapis roulant. Anche chi si sente appesantito dal lungo inverno, trascorso all’insegna della sedentarietà, decide in questo periodo che è l’ora di rimettersi in forma, di indossare maglietta, pantaloncino e scarpe da jogging e uscire a correre.
Ma perché fa bene correre? E soprattutto, perché è meglio farlo all’aria aperta?
Rispondiamo in ordine a queste due domande.
Premesso che se non abbiamo mai fatto attività sportiva, prima di cominciare a correre, dobbiamo essere sicuri di essere nelle condizioni fisiche adeguate, magari consultando un medico. L’elenco delle motivazioni per le quali la corsa è un’ottima attività per la nostra salute è lunghissimo, ma ci limitiamo qui ad elencare le principali. Innanzitutto, la corsa ci aiuta a scaricare lo stress e la tensione quotidiana causati dall’aumento degli ormoni dell’adrenalina e della dopamina prodotti dal nostro organismo. Correre fa si che vengano prodotte più endorfine, le quali hanno proprietà calmanti, portando sensazioni di euforia o sonnolenza, con l’effetto di sentirci felici e sereni.
M5S come una setta? Un test analitico per rispondere
Dopo la recente “sconfessione” tramite post da parte di Grillo e Casaleggio nei confronti dei senatori pentastellati che hanno proposto l’abolizione del reato di clandestinità, sono tornate in primo piano le polemiche sul metodo del M5S spesso paragonato a quello di una setta.
I rigidi regolamenti, le espulsioni, i divieti hanno portato in più occasioni e fin dagli esordi esponenti e oppositori del Movimento a fare questo paragone citando anche la famosa setta Scientology.
Quando si parla di setta è importante sapere che esistono delle caratteristiche precise, punti dettagliati, che se riscontrati nel gruppo analizzato decretano la sua natura settaria. Una check list adottata anche dal nostro Ministero degli Interni per distinguere le sette e le “psico-sette” da religioni, partiti, aziende e gruppi di ogni genere.
Passiamo il Movimento 5 stelle al vaglio di questa check list, in modo analitico al di là di preconcetti religiosi e politici e vediamo se veramente quella di Grillo e Casaleggio è più una setta che un movimento politico.
Il piano salvifico è un elemento che ritroviamo nel M5s: la democrazia diretta attraverso la rete grazie alla quale il genere umano governerà se stesso rovesciando ogni governo corrotto. Così come le date della fine del mondo vengono annunciate e poi rimandate dalle sette, anche il lancio della piattaforma per la democrazia diretta subisce dei ritardi.
Il testo sacro è beppegrillo.it unica fonte da leggere, attraverso la quale avviene un controllo delle informazioni, altro sistema tipico delle sette. Non leggete i giornali, non guardate i Tg, i giornalisti mentono.
Classifica dei personaggi che piacciono di più su Instagram di Redazione Italia .
La lista e’ composta dai protagonisti della vita pubblica ,Politica ,Imprenditoriale,Cultura e dello spettacolo nazionale ed internazionale :
Al primo posto Raul Bova
a seguire Federica Pellegrini,Gianluca Vacchi,Alessandra Mastronardi ,Vanessa Incontrada,Riccardo Scamarcio,Alessandro Preziosi ,Sabrina Ferilli,Lorella Cuccarini , Caterina Balivo,Fabio Fazio,Paolo Bonolis,Laura Chiatti , Milly Carlucci ,Adriana Volpe, Mara Venier ,Luca Argentero ,Selvaggia Lucarelli,Paola Cortellesi,Pierfrancesco Favino, Carlo Verdone,Alessia Marcuzzi ,Rosario Fiorello,Luciana Letizietto,Barbara D’Urso,Carla Bruni,Maria De Filippi ,Elisabetta D’Inghilterra ,Vittorio Feltri, Giulia De Lellis.
Coronavirus e fase 2, i commercianti torinesi duri con Conte: “Così le imprese falliscono”
Forte presa di posizione dell’Ascom di Torino. Coppa: «Non si è pensato a settori strategici come ristorazione e turismo»
TORINO. Il decreto del governo sulla fase due fa infuriare i commercianti in tutta Italia e la presa di posizione da parte delle associazioni di categoria sono dure. A Torino è l’Ascom che esprime «incredulità, sconcerto ed amarezza». Lo fa attraverso le parole di Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino dopo i provvedimenti annunciati ieri sera dal premier. «Mentre tutti gli imprenditori si aspettavano di poter finalmente aprire il 4 maggio - osserva Coppa - abbiamo appreso dal governo, senza alcuna giustificazione che la riapertura per noi sarà spostata al 18, che i pubblici esercizi non riapriranno prima del 1 giugno. Si chiede al commercio un sacrifico troppo pesante senza misure compensative e con un annuncio senza commenti».
Commercio, ma anche bar e ristoranti, tra i settori certamente più toccati dalla crisi dovuta alla pandemia e all’emergenza sanitaria. Solo a Torino i numeri sono enormi, con le 7800 attività e i 21 mila occupati. Posti di lavoro fortemente a rischio se dovesse perdurare ancora la situazione. Il presidente della Confesercenti di Torino e provincia Giancarlo Banchieri aveva parlato giorni fa di «settore (riferendosi alla somministrazione ndr) a forte rischio default».
Coronavirus, la rivolta dei commercianti: «Noi esclusi da riavvio, danni gravissimi»
All’indomani dell’annuncio delle misure adottate dal governo per la ripartenza del paese nella cosiddetta 'fase 2', nel mondo del commercio è rivolta contro l'esecutivo e il premier Giuseppe Conte. Si parla di «danni gravissimi» provocati dalla decisione del governo di posticipare la riapertura della maggior parte dei negozi al 18 maggio e di bar, ristoranti e altri esercizi commerciali quali estetica e parrucchieri addirittura al primo di giugno. E c'è anche chi quantifica in diversi miliardi di euro le perdite conseguenti alle nuove misure. Con una protesta che si solleva unanime da parte di tutti i comparti, accompagnata anche dalla richiesta di aiuti per il settore e dall’appello di riaprire prima stabilendo dei protocolli di sicurezza aggiuntivi, specifici per le diverse attività.
La Fase 2 rinvia la riapertura degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e di tante attività del turismo e dei servizi, ricorda il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli secondo il quale «ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro». Il governo dovrà fornire indennizzi a fondo perduto «per evitare il collasso economico di migliaia di imprese e risulta «urgentissimo» un incontro con Conte. Ma al fianco del presidente di Confcommercio si muovono anche le singole categorie. La Fipe, che raggruppa bar, ristoranti pizzerie, catering, intrattenimento evidenzia la necessità di avere «subito risorse o saranno solo macerie». Il prolungamento a giugno aggiunge altri 9 miliardi di perdite ai 25 miliardi già stimati. Ma tremano anche i negozianti di abbigliamento: la Federazione Moda Italia registra un calo di oltre 15 miliardi di consumi, con una perdita occupazionale di 35 mila persone.
A ipotizzare quanto costerà il prolungamento del lockdown per il commercio è invece Confesercenti che parla di un’ulteriore batosta da 10 miliardi per le imprese del settore esprimendo la forte delusione e preoccupazione degli imprenditori. La Presidente Patrizia De Luise scrive direttamente a Conte affermando che «quasi un mese di ulteriore rinvio per le attività commerciali e addirittura di più per ristoranti, bar e servizi alla persona, vuol dire aggravare ulteriormente la situazione economica, con il rischio concreto che molte attività chiudano per sempre». Considerazione, questa, a cui si aggiunge il fatto che «mancano del tutto risposte per il comparto turistico, le cui attività sono ancora in uno stato di profonda incertezza, senza fatturato e senza prospettive per il futuro».
Primo maggio, la ‘Festa dei Lavoratori’ in un paese di disoccupati
Una festa nata oltre due secoli fa, il Primo maggio celebra i lavoratori e le battaglie operaie combattute a metà del 1800 per la conquista di diritti e sicurezza sul luogo di lavoro.
L’episodio chiave che diede vita a questa celebrazione è la cosiddetta rivolta di Haymarket, avvenuta il 3 maggio a Chicago, dove le forze dell’ordine spararono sui manifestanti che si erano riuniti in protesta dinnanzi a una fabbrica: quel giorno morirono due operai e molti altri furono feriti. Il giorno successivo, durante un’altra manifestazione, gli anarchici lanciarono una bomba contro i poliziotti; ne morirono sei mentre altri cinquanta rimasero feriti dall’ordigno. A quel punto venne ufficializzata la condanna a morte per impiccagione di 7 anarchici, mentre il 1° Maggio è diventato un giorno di commemorazione.
Proprio in onore di quei fatti, la festa dei lavoratori venne istituita ufficialmente anche in Italia nel 1891. In questo giorno, dagli anni ’90, si tiene l’evento più grande del 1° Maggio, il celebre “concertone”, che ogni anno è sopraffatto da infinite critiche e moralismi poiché, in effetti, non c’è molto da festeggiare vista la situazione attuale che affligge i 6 milioni di disoccupati italiani, secondo quanto emerge dalle tabelle dei dati Istat sulle “forze lavoro potenziali”. Nel 2017, in Campania, il tasso di disoccupazione tra i soli ragazzi con età compresa tra i 15 e i 24 anni è del 54,7%, il che la rende la settima Regione d’Europa tra le peggiori in assoluto.
Coronavirus, i vescovi contro Conte: il decreto viola la libertà di culto
L'Italia riparte ma le chiese restano chiuse. E la Cei si infuria e invia una nota durissima al premier Giuseppe Conte poco dopo la conferenza stampa che annuncia il nuovo decreto sulla fase 2. "Dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo". È quanto si legge nella dura nota della Cei dopo la conferenza del governo. "La Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale", si legge ancora.
Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio. Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. "Un’interlocuzione - spiegano i vescovi - nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che - nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale. Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo".
Monsignor Giovanni D'Ercole contro Giuseppe Conte La Chiesa non è il luogo degli untori 27 Aprile 2020
Chiese chiuse anche nella fase due. L'emergenza coronavirus farà sentire i suoi effetti anche dopo il 4 maggio. Monsignor Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli, non ci sta e attacca le decisioni del governo Conte: "Non facciamo passare il messaggio che la Chiesa è il luogo del contagio e degli untori - attacca D'Ercole - I sacerdoti sono responsabili e non agiscono in modo sconsiderato".
Monsignor D'Ercole sottolinea la necessità di riaprire le Chiese: "Abbiamo bisogno di rientrare in Chiesa - prosegue D'Ercole - Ce lo chiede la gente. Ci sono turbe psicologiche e noi dobbiamo aiutare i fedeli. Il culto è una libertà che non può essere bloccata in alcun modo. Spero che il buon senso prevarrà".
Giuseppe Conte replica a Matteo Renzi: "Nessun ultimatum. La maggioranza? Esiste ancora
In aula al Senato, Matteo Renzi si è prodotto in un indiscutibile ultimatum a Giuseppe Conte: così, non si va avanti. Italia Viva, e il leader per la prima volta lo dice chiaro e tondo in Parlamento, è pronta a uscire da questa maggioranza. Sulla Fase 2 dell'emergenza coronavirus, infatti, sono troppe le incertezze, gli errori e i tentennamenti del premier. Renzi, insomma, vicino alla rottura, al punto di non ritorno. "Non abbiamo tolto i pieni poteri a Matteo Salvini per darli a lei", ha tuonato il toscano, insistendo sulla compressione delle libertà individuali e sul fatto che mai si erano viste "tante deroghe" rispetto a quanto previsto dalla Costituzione. Parole forti. Parole chiare. E Conte che fa? Spallucce, finge che non sia accaduto nulla.
Intercettato mentre usciva da Palazzo Madama, il premier ha replicato al fu rottamatore: "Quale ultimatum? Renzi ha chiesto di fare politica? È quello che stiamo facendo, quindi non c'è nessun ultimatum" (in questo caso il riferimento è al fatto che il leader di IV ha contestato il fatto che a decidere in sostanziale autonomia sia il comitato tecnico scientifico, estromettendo la politica). Dunque è stato chiesto a Conte se questa maggioranza esiste ancora: "Sì", la risposta, consegnata giusto un attimo prima di uscire dal Senato. Giuseppe Conte, in bilico come non mai in questa sua seconda premiership, continua a non rendersi conto della situazione. O, semplicemente, non vuole ammetterlo.
Giorgia Meloni, il dossier di Fratelli d'Italia sulle morti da coronavirus ignorate da Conte: sciatteria? Non solo
Il governo Conte e le sue innumerevoli task force continuano ad esasperare gli italiani con le "Faq" sugli intraducibili Dpcm, ma ancora non sono riusciti a fornire le risposte ad alcune domande "fondamentali" per stabilire come procedere con lo sblocco dell' intera nazione. Qualche esempio? Quando è iniziata effettivamente la crisi del Covid-19? Individuare con precisione dove il virus ha colpito può essere utile per modulare la ripartenza? Lo stesso vale per le fasce di età?
A tutto questo le istituzioni non hanno risposto con la dovuta chiarezza, lasciando ai bollettini della Protezione Civile il compito di aggiornare sugli sviluppi della crisi: numeri che però, come testimoniano alcuni passaggi surreali delle conferenze stampa di Borrelli & co, sono risultati più volte non rappresentativi della realtà. Impossibile dunque tracciare un profilo esatto?
Al contrario: e proprio grazie all' Istat. A dare i "dati" sul coronavirus - incrociando i dossier dell' istituto di ricerca nazionale con il lavoro di un esperto di elaborazione dati come Alessandro Moricca - ci ha pensato però il centro studi di Fratelli d' Italia che, dopo aver chiesto più volte al governo lumi sull' argomento, ha dovuto fare da sé mettendo un po' d' ordine dove le centinaia di esperti a disposizione di Conte non hanno ancora provveduto.
Filippo Facci contro Conte: morire di virus, fame o noia? Come aggirare le norme più assurde
Noia, fame o malattia. Che tradotto significa tedio, vita domiciliare, oppure deambulare come automi con in tasca le istruzioni per l' uso; o, ancora, essere condotti al fallimento economico e individuale, in qualche caso ridotti proprio alla fame come impulso primario; infine, terza alternativa, la malattia: intesa proprio come malattia, il coronavirus, ultima delle tre opzioni attraverso cui la famigerata «fase 2» del governo si illude di amministrare la quotidianità degli italiani: non capendo - questo governo virtuale capitanato letteralmente dal primo che passa - che gli italiani la fase due se la governeranno da soli, esattamente come hanno fatto con la fase uno.
Perché se c' è una cosa veramente chiara a tutti, è che non c' è nessuna cabina di regia, nessuno che comandi veramente nessuno. C' è soltanto un autoritarismo da multa stradale mischiato a uno Stato che farà ogni cosa per mettere i bastoni tra le ruote a chi vuol lavorare, c' è una burocrazia che soffocherà la minoranza che ancora mantiene questo Paese e che perciò viene e verrà spremuta sino all' abbruttimento, e che perciò dice, dispone, ci annega nel parolame, impone ed espone con tonalità da maestrino elementare - parliamo di lui - che però ha cominciato ad accorgersi che gli scolari se ne stanno fottendo, parlano tra loro, tra un po' si arriverà alle pernacchie. In altre parole, in Italia c' è quello che c' è stato sempre: nella fase zero, uno, due, tre e quattro, ossia da quando in questo Paese non esiste più una classe politica che possa definirsi tale.
Il governo vuole riaprire nidi e scuole materne
Il governo Conte 2, dopo oltre tre mesi di pandemia, accende i riflettori su bambini e ragazzi, assicurando «tutta l'attenzione necessaria». E così, il premier si convince di riaprire asili nido, scuole per l’infanzia e spazi ludici perché si «rischia di amplificare ancora di più le diseguaglianze sociali».
Almeno questa è la sua intenzione, manifestata ieri durante l'informativa alla Camera. Prima il progetto dovrà passare al vaglio del Comitato tecnico scientifico, poi si vedrà. A dire il vero, già alcune regioni stavano lavorando in questa direzione. Il Veneto, ad esempio, guarda il modello già in atto in Danimarca dove i bambini giocano in 3 alla volta e c’è finanche l’«angolo della tosse». Si potrebbe cominciare a giugno e proseguire fino ad agosto.
Gli istituti privati già scalpitano da settimane per poter riprendere, ovviamente in sicurezza. Si ridurranno al minimo i gruppi e per avere più spazi a disposizione, se serviranno, si useranno gli ambienti aperti delle scuole. «Metteremo a disposizione cortili e palestre delle scuole a luglio e agosto», ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Si entrerà a turno, scaglionati, i genitori dovranno rimanere all’esterno delle strutture e chiunque si avvicinerà dovrà disinfettarsi e sottoporsi al controllo della temperatura.
I bambini non useranno le mascherine ma gli educatori sì, come prevede la normativa per la Fase 2. Non si potranno portare giocattoli da casa e si starà il più possibile, se non sempre, all’aperto.
ILCORTO.EU
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