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Coronavirus, Antonio Socci: perché il contagio boccia la politica dei porti aperti
Alle prese con il coronavirus, il governo italiano mostra l'improvvisazione dei dilettanti e oscilla tra minimizzazione e allarmismo: «Non c' è motivo di allarme o panico» dichiarava Conte, «lo gestiamo come il colera e la peste» aveva aggiunto il ministro Speranza (in effetti, chi mai si allarma per un' epidemia di peste o di colera?).Poi c' è pure il tocco di surreale comicità che Zingaretti sempre ci assicura. Dopo il manifesto dove - a nome del Pd - chiedeva di ridurre a zero le emissioni di cobalto (voleva scrivere anidride carbonica, ma ha confuso le formule chimiche), il buon Nicola ha annunciato l' isolamento del «virus responsabile del coronavirus» (testuale). Il problema non è il suo diploma di perito odontotecnico: preoccupa il fatto che Zingaretti sia il leader dei "competenti" Ieri poi, dopo che Conte aveva risposto picche alla richiesta dei governatori regionali del Nord di evitare, per 14 giorni, la frequenza scolastica di tutti i ragazzi tornati dalla Cina, i ministri della Sanità e della Pubblica istruzione hanno deciso di favorire la loro "permanenza volontaria" a casa giustificando l' assenza dei ragazzi. Così hanno sconfessato Conte.
Gregoretti, Matteo Salvini smentisce il dietrofront: "Sarò in aula, non vedo l'ora di farmi processare"
Matteo Salvini ha cambiato idea sul voler andare a processo per il caso Gregoretti? A giudicare dalle sue ultime dichiarazioni, sembrerebbe proprio di no. A due giorni dalla discussione in Senato sull'autorizzazione a procedere, il leader leghista conferma che "sarò in aula e non vedo l'ora di essere processato perché ritengo di aver fatto il mio dovere per difendere i confini dell'Italia. E se per qualcuno è un crimine, allora chiariamo la vicenda una volta per tutte". Salvini non sembra quindi voler accogliere il suggerimento di Giulia Bongiorno che, dalle pagine del Corriere della Sera, lo aveva invitato a "non avallare la linea dell'autorizzazione a procedere nei suoi confronti". Inoltre il leader leghista esprimendosi in questi termini smentisce l'indiscrezione di Repubblica, secondo cui i rappresentanti del Carroccio mercoledì 12 febbraio sarebbero pronti a lasciare l'aula per non votare a favore del processo.
Matteo Salvini avverte Giorgia Meloni: attenzione alla "sindrome Gianfranco Fini", le lusinghe pericolose
La voglia di leadership è un pericolo. Lo sa bene Giorgia Meloni, che ha compreso come attorno a sé è iniziata l'operazione "Fini in gonnella". Ovvero, essere lusingata da molti (sinistra compresa) allo scopo di metterla contro l'alleato di centrodestra, Matteo Salvini. Ed ecco che la mente ritorna ai tempi in cui Gianfranco Fini ruppe definitivamente con Silvio Berlusconi. "Il rischio c'è", lo continuerebbe a ripetere anche il leader della Lega che, secondo un retroscena de La Stampa, legge "certe interviste sull'Avvenire (il giornale vicino ai vescovi molto critico nei confronti dell'ex ministro dell'Interno ndr) e certi giornali di sinistra che ne fanno una statista internazionale (della Meloni, ndr). Le lusinghe possono fare brutti scherzi, come è successo a Fini, ma qui si tratta di vincere tutti insieme come centrodestra rinnovato e allargato a esperienze civiche. Non è il momento della competizione fine a se stessa".
Giuseppe Conte, Palazzo Chigi fa esplodere la spesa per le forniture di caffè: il confronto con Gentiloni
Diecimila euro di caffè per Giuseppe Conte. Il premier ha deciso di fare una bella scorta per il 2020, d'altronde il lavoro da fare per mandare avanti la raffazzonata maggioranza giallorossa è molto lungo e duro. L'edizione del 10 febbraio de Il Tempo riporta che il presidente del Consiglo ha ordinato pochi giorni fa 26800 caffè, tutti Nespresso: una fornitura che comprende 24mila cialde di ristretto e 2800 di decaffeinato per una spesa di poco superiore ai 10mila euro.Una cifra che ovviamente ha un impatto irrisorio sui bilanci di Palazzo Chigi, ma è decisamente curiosa se la si raffronta a quella spesa da Paolo Gentiloni nell'ultimo semestre da premier: 3500 euro per un totale di 8500 cialde di caffè. Il Tempo fa però notare che l'aumento di spesa non riguarda soltanto il caffè: nel bilancio di previsione del 2020 sono aumentati di 420mila euro i costi di bollette di acqua, televisione, luce e gas, così come sono stati stanziati 440mila euro in più per la retribuzione dello staff del premier.
Alfonso Bonafede, Dagospia: Matteo Renzi presenta la mozione subito dopo la fiducia sulla prescrizione
Manca sempre meno al voto sulla prescrizione, la riforma di Alfonso Bonafede che continua ad agitare il governo. Pd e M5s hanno raggiunto un'intesa sul testo, da cui però come è noto si è sfilata Italia Viva di Matteo Renzi, contrarissima alla riforma. E allora, che succederà? Da par suo, Renzi continua a dire di non voler far cadere il governo. E quindi? Quindi c'è chi ipotizza un'uscita dall'aula di IV, ma negli ultimi minuti - rilanciata da Dagospia - sta prendendo corpo una nuova ipotesi. Su Dago, in un flash, si legge: "In caso di fiducia sulla prescrizione, i renziani non faranno cadere il governo. Ma un minuto dopo il voto proporranno una mozione di sfiducia contro il solo ministro Bonafede. A quel punto, con l'appoggio di Lega, Forza Italia e frattaglie varie, avrebbero i numeri al Senato per colpirlo".
Matteo Salvini e Giorgia Meloni ai ferri corti? La foto del leghista smentisce ogni retroscena
All'indomani del voto in Emilia Romagna, si sono fatte sempre più insistenti le voci di presunti screzi tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Qualche discussione c'è sui candidati da presentare alle prossime regionali in Puglia (il meloniano Fitto, già governatore in passato, non convince i leghisti), ma non c'è nulla che possa seriamente intaccare l'alleanza che sorregge il centrodestra. Il fatto che la Meloni sia in crescita nei sondaggi è soltanto una buona notizia e non mette in dubbio la leadership di Salvini, che è costantemente attorno al 30%: i due hanno seguiti elettorali diversi, dato che Giorgia rappresenta la destra conservatrice e Matteo fagocita i voti dei delusi di sinistra. In una recente intervista il leader della Lega ha spento ogni polemica affermando che "con la Meloni si vince, Fratelli d'Italia è un valore aggiunto", dopodiché ha postato sui social una foto con l'alleata commentandola così: "Un saluto per voi e un sorriso dedicato a chi ci vuole male".
Sanremo 2020, le voci sul cachet stellare di Mara Venier: cifra clamorosa e reazione furibonda
Mara Venier al Festival di Sanremo 2020 si è ritrovata proprio su Instagram al centro di una polemica sui compensi degli ospiti della kermesse: alcuni le avrebbero contestato di aver ricevuto 50mila euro per fare la breve comparsata iniziale al fianco di Amadeus e una alla fine poco prima della proclamazione di Diodato vincitore. Così la presentatrice ha deciso di far luce sulla vicenda e chiarire una volta per tutte: "Non ho avuto nessun compenso", ha risposto alle accuse, "basta con 'ste str***.." ha concluso.La conduttrice di Domenica In, all'Ariston per la consueta puntata sanremese di Domenica in, su Instagram ha pubblicato un post ("Sanremo... mi diverto troppo....") per poi riproporre il video che ritrare la sua discesa dalle scale del Festival.
Sanremo 2020, il direttore d'orchestra demolisce Morgan: "Ricatti, sabotaggi e atti vandalici nel mio studio"
La lite Morgan-Bugo si arricchisce di ulteriori dettagli. A raccontare quanto accaduto al Festival di Sanremo 2020 anche Simone Bertolotti, direttore d'orchestra, nonché produttore e coautore del brano Sincero, che su Facebook ha pubblicato un lungo post "per replicare in modo onesto e comprovabile, alle dichiarazioni del tutto irreali divulgate da Marco Castoldi (in arte Morgan)". D'altronde "è giusto che si sappia la verità - scrive -. E la verità ha un solo modo di essere fornita: dimostrandola". Ecco il principio: "Innanzitutto - differentemente da quanto detto in precedenza dall'ex di Asia Argento - Morgan non ha minimamente preso parte alla scrittura, ma gli sia stato concesso di firmare il testo".Quello che succede dopo è a conoscenza di tutti: la canzone viene selezionata dalla commissione dell'Ariston.
Sardine, Mattia Santori contro Stephen Ogongo: "Gli insulti a Giorgia Meloni? Colpa delle Sardine di Roma"
Gli insulti della Sardine nei confronti di Giorgia Meloni sono stati pesantissimi. La stessa leader di Fratelli d'Italia ha pubblicato le vergognose frasi rivolte dai pesciolini inducendo Mattia Santori e compagni a replicare. "6000 Sardine - si legge in una nota del movimento ittico - condanna categoricamente gli insulti rivolti all'Onorevole Giorgia Meloni sulla pagina 'sardine di Roma' gestita da Stephen Ogongo in qualità di amministratore non più autorizzato a usare il nostro nome per essersi autoescluso dal movimento. Riteniamo disdicevole e gravissimo che nella stessa pagina l'amministratore e gli altri moderatori abbiano permesso a chi che sia di insultare Giorgia Meloni".E ancora: "Invitiamo pertanto tutte le vere sardine di Roma, che si riconoscono nei valori della non violenza verbale e del rispetto delle persone contro ogni forma di odio e di discriminazione, ad abbandonare la pagina 'Sardine di Roma' e a fare riferimento alla pagina ufficiale di '6000 sardine'.
Piero Pelù, la stangata dopo Sanremo 2020: "Boy scout di Licio Gelli"? Condannato a risarcire Matteo Renzi
Piero Pelù, come riporta il Corriere della Sera in edicola lunedì 10 febbraio, dovrà pagare a Matteo Renzi ventimila euro. Il motivo della diatriba risale al 2014, quando Pelù aveva chiamato l’ex premier “il non eletto e boy scout di Licio Gelli” durante il concerto del Primo maggio a Roma. All’epoca, il rocker commentò così la vicenda: “Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro”Renzi una volta attuata la scissione con il Pd ha fatto scattare una querela accompagnata da un’ingente richiesta di danni. Proprio poco tempo prima di salire sul palco dell’Ariston, il rocker ha firmato a Firenze un accordo legato a vincolo di riservatezza con il quale risarcisce Renzi con 20mila euro, a fronte di una richiesta assai più alta.
La truffa mediatica delle Sardine
Chiudete per un momento gli occhi e immaginate. Salvini presidente del Consiglio in un governo di destra-centro. Si vota in Veneto, dove la Lega è da sempre al governo locale. Zingaretti, capo del principale partito di opposizione, organizza dei meeting per sostenere la candidata locale, facciamo la Moretti. Questa sui giornali viene regolarmente definita fatina muta, valletta, «una con un bel culo» e basta. In più, ogni volta che Zingaretti si reca in Veneto si trova contestato da militanti leghisti, nascosti sotto la veste di movimenti spontanei.
Che cosa si direbbe in questo caso? Che il governo, sia nazionale che locale, sta intimidendo l’opposizione, facendo pressione perlomeno psicologica (ma a Bologna l’altra sera i centri sociali volevano impedire l’accesso al Pala Dozza). Questo scandalo, cioè di forze governative che stanno ostacolando la campagna dell’opposizione, invece nessuno, fino ad ora, mi sembra l’abbia fatto notare.
La leader delle 6mila sardine invocava la morte di Salvini
Samar Zaoui, studentessa, ha promosso la manifestazione a Modena. I post choc contro Salvini. Il leghista: "Aspetto reazioni indignate"
Le sardine si preparano a tornare in piazza. L'evento di oggi è intitolato "6mila sardine a Modena - Modena non si Lega", un titolo un po' più generico di quel "contro Salvini" che aveva mosso i colleghi bolognesi.Un modo per evitare che il movimento si identifichi troppo con una "lotta" contro il leader del Carroccio e apparire così più propositivo? Forse. Il fatto è che in queste ore stanno emergendo dettagli non indifferenti sui promotori delle giovani sardine.
Se a Bologna a mettere su l'iniziativa erano stati quattro ragazzi (fino ad allora) del tutto anonimi (o quasi), a Modena la storia è un po' diversa. Certo, come raccontato dal Giornale.it, Mattia Santori (ideatore del primo evento insieme a Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa) su Facebook scriveva chiaramente che "Zingaretti non se la cava malaccio". Ma a Modena la storia è un po' diversa. A promuovere l'evento sono due ragazzi, Samar Zaoui e Jamal Houssein. Entrambi sono universitari, poco più che ventenni: la prima studia filosofia, il secondo ingegneria meccanica. Tutto qui?
Vittorio Sgarbi su Sanremo 2020: "Cosa resta di questa edizione? La minaccia della prossima"
In tanti sono dispiaciuti per la fine del Festival della musica che quest'anno, con la conduzione di Amadeus e Fiorello, ha visto toccare i record storici. Tra i tanti però non c'è lui: Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte, infatti, sembra aver preso bene, anzi, benissimo la notizia della conclusione e su Twitter ha cinguettato: "Sanremo 2020. Cosa resta di questa edizione? La minaccia della prossima" ha ironizzato. Eppure, per la poca felicità di Sgarbi, c'è già chi mette le mani avanti per la prossima edizione. I vertici Rai hanno messo in conto di replicare il duetto che ha portato nelle casse di viale Mazzini un successo non da poco.
Mattarella parla delle foibe e da sinistra piovono insulti: “Sei più bravo quando taci”
Mattarella parla delle foibe come “sciagura nazionale”. E lancia un monito contro il negazionismo ormai non più strisciante che macchia il ricordo collettivo di quella tragedia. E cosa accade? A sinistra scoprono che l’odio alberga anche dalle loro parti. Nel blog “La camicia rossa” di Leonardo Cecchi sull’Espresso si può leggere una raccolta degli insulti e delle critiche becere che sono state rivolte al presidente della Repubblica. “Sei più bravo quando taci”, “Democristiano, stai zitto”, “Ti mancano le basi”, “Vai a dormire”, “Vaffan**o, i problemi sono altri”.Si tratta certamente di rigurgiti rancorosi di una minoranza, che però non trovano adeguato spazio. Quasi si trattasse di una parentesi da far passare sotto silenzio. Con onestà intellettuale il blogger dell’Espresso li sottolinea invece. E li stigmatizza. Prendendo atto che l’odio è trasversale, è un umor nero che contagia tutte le parti politiche e che trova spazio soprattutto sui social.
Il Pd via da Basovizza per protesta. Ignorano le foibe per anni e ora s’infuriano se ci va la destra
Il Pd se ne va dalla foiba di Basovizza per protesta. Motivo? Gli interventi del presidente della Regione Friuli Massimiliano Fedriga e del senatore di FI Maurizio Gasparri, che si trovava lì in rappresentanza del Senato. In pratica non hanno perso occasione per fare una sterile polemica in un giorno che dovrebbe unire nel ricordo tutti gli italiani.
Serracchiani se ne va: la foiba è palcoscenico della destra
I parlamentari dem – la deputata Debora Serracchiani e i senatori Luigi Zanda e Tatjana Rojc – hanno preferito andarsene. “La Foiba di Basovizza ormai è palcoscenico della destra sovranista”, ha detto un’inviperita Serracchiani. “Il nostro impegno è sempre maggiore affinché questo giorno sia una solennità in cui si condivide pietà e giustizia e non un’occasione per spingersi in prima fila alla ricerca delle telecamere”, ha specificato. Parole che non convincono a fronte di una vergognosa defezione da una cerimonia molto partecipata.
“Foibe ed esodo”: venti pannelli per non dimenticare. Inaugurata la mostra alla Fondazione An
“Foibe ed esodo.Una storia italiana, una storia europea”. Venti pannelli per ricordare le vittime dell’odio titino e gli oltre 300mila esuli giuliano dalmati fuggiti dalla pulizia etnica contro gli italiani. E strappare e dall’oblio il genocidio che si è consumato ai confini orientali nell’immediato dopoguerra.La mostra itinerante, inaugurata in occasione del Giorno del Ricordo, è allestita nei locali della Fondazione Alleanza nazionale (via della Scrofa 43). Ed è visitabile fino al 16 febbraio. L’iniziativa è stata promossa dall’eurogruppo Ecr, raggruppamento conservatori europei, in collaborazione con Fratelli d’Italia.
Foibe, fiori anche da Zingaretti. Manca solo l'Anpi- Secolo d'Italia
Finalmente Nicola Zingaretti si ricorda delle foibe. Un tema che non poteva più ignorare, dopo l’appello del presidente Sergio Mattarella contro ogni forma di negazionismo. Così il segretario dem ha vinto l’imbarazzo e ha finalmente ricordato anche lui quella pagina terribile della nostra storia.“Anche quest’anno, come Regione Lazio, diamo il nostro contributo a questa giornata, per non dimenticare”. Così comincia la dichiarazione di Zingaretti. “Una presenza dovuta – continua – e l’impegno, anche durante l’anno di tenere vivo il tema delle foibe nelle scuole, con i viaggi, con la mobilitazione e con il sostegno al corpo docente, che sia messo in grado di avere una funzione di trasmissione della memoria come è giusto che sia dopo troppi anni di silenzi e di omissioni”.
Lega e Fratelli d’Italia insieme a Strasburgo contro le medaglie a Tito: un’offesa alle vittime delle foibeNel Giorno del ricordo Lega e Fratelli d’Italia a Strasburgo chiedono lumi sull’offensiva onorificenza della Repubblica italiana al maresciallo Tito
Nel Giorno del ricordo Lega e Fratelli d’Italia a Strasburgo chiedono lumi sull’offensiva onorificenza della Repubblica italiana al maresciallo Tito, conferita nel 1959.
«L’esodo istriano ha coinvolto circa 350 mila persone. Durante tale periodo migliaia di persone vennero massacrate nelle foibe per volontà del dittatore Broz Josip detto Tito», si legge in un’interrogazione dell’eurodeputato leghista Antonio Maria Rinaldi. «L´Italia – si legge – con la legge del 30 marzo 2004 n. 92, celebra ogni 10 febbraio il “Giorno del Ricordo” di tale sterminio. Il Maresciallo Tito gode ancora oggi della più alta onorificenza della Repubblica Italiana. Con data di conferimento del 2 ottobre 1959. Tale onorificenza è motivo di offesa tanto nei confronti delle vittime delle foibe, quanto di evidente imbarazzo nei confronti delle popolazioni dell´ex Jugoslavia».
Non è l'arena, duro scontro tra Maurizio Paniz e Paola Taverna sui vitalizi: "Tua mamma...", "Taccia"
Sono lontani i tempi in cui i Cinque Stelle protestavano contro i vitalizi. Ad oggi quelli che combattevano la casta sono la casta stessa. Lo ha dimostrato la grillina Paola Taverna, la madre occupava un appartamento dell'Ater al Quarticciolo (periferia di Roma) dal 1994, anche dopo aver ricevuto lo sfratto. Un piccolo dettaglio (si fa per dire) che non è passato inosservato a Maurizio Paniz. "Alla senatrice Taverna - esordisce ospite a Non è l'Arena l'ex esponente di Forza Italia - che parla molto di giustizia sociale, ricordo che con i 17mila e rotti euro che prende come vicepresidente del Senato, potrebbe anche prendere sua mamma, toglierla dalla casa popolare, darle un appartamento, pagarle l'affitto e lasciare che quella casa vada a chi ne ha diritto.
Prescrizione, accordo trovato? Peter Gomez: "Hanno fatto tutti un passo indietro"
Peter Gomez, direttore del Fatto quotidiano, Luigi Marattin (deputato Italia viva) e il giornalista Augusto Minzolini sono stati ospiti a Non è l'Arena di Massimo Giletti, in onda su La7. Domenica 9 febbraio il tema della prima parte della puntata del talk-show è stato il possibile accordo della maggioranza giallorossa sulla riforma della prescrizione. Il nodo della prescrizione resta comunque motivo di tensione nella maggioranza.L'intesa raggiunta da M5s, Pd e Leu per modificare la legge Bonafede dovrebbe passare da un emendamento al decreto Milleproroghe e registrare il dissenso di Italia viva in commissione, ma poi essere blindato in Aula con un voto di fiducia. Peter Gomez ha detto che sulla prescrizione e riforma della giustizia "tutte le forze politiche hanno fatto un passo indietro, dal M5S al Pd fino a Italia Viva". Immediata la replica di Marattin: "Nessun passo indietro".
Le Foibe dimenticatedi
La Giornata del Ricordo non se la ricorda mai nessuno. La celebrazione prevista nel calendario della Repubblica italiana – la ricorrenza del 10 febbraio, istituita nel 2005 – per le istituzioni è oggi solo un disbrigo formale. Prova ne sia che i più alti vertici – il Capo dello Stato e anche il Presidente del Senato – ancora lo scorso anno disertavano la cerimonia al Sacrario di Basovizza in Friuli incuranti del ricordo di ventimila italiani torturati e gettati nelle foibe alla fine della Seconda Guerra Mondiale.La decisione del presidente della Repubblica e della “Seconda carica dello Stato” – entrambi impegnati altrove – non ebbe altra protesta che quella silenziosa e rassegnata delle associazioni degli esuli italiani costretti ad abbandonare case e lavoro a Trieste, in Istria, a Fiume e nella Dalmazia per sfuggire al terrore imposto dai combattenti comunisti guidati da Josiph Tito, il leader della Jugoslavia. Non ci fu nessun editoriale in nessuna delle pur attente testate della rispettabilità repubblicana e democratica a rammaricarsi di ciò, anzi, tutto finì nella consueta alzata di spalle: non importa a nessuno.
Che cosa furono i massacri delle foibe
I massacri delle foibe e l'esodo dalmata-giuliano sono una pagina di Storia che per molti anni l'Italia ha voluto dimenticare: ospitiamo l'intervento di Luciano Garibaldi, storico e giornalista, che racconta i sanguinosi eventi che seguirono la fine della seconda guerra mondiale.Nel 2005 gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila nostri fratelli torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale.La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate.Per questo motivo proviamo a ricostruire quegli eventi drammatici, e a capire come mai questa tragedia è stata confinata nel regno dell'oblio per quasi sessant'anni. Ma andiamo con ordine.
Eroi dimenticati: i martiri delle Foibe
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Pacchetto crescita: allo studio contrassegno dello Stato a tutela del made in Italy
Il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione diventano due temi strategi...