capture 036 28062020 182025Elis Gonn, attivista per i diritti Lgbt, lo scorso 23 giugno ha accoltellato il proprietario di un bar di Torino, dove si era recata per un colloquio di lavoro. Ai carabinieri ha raccontato di averlo fatto perché l’uomo l’aveva molestata, palpeggiandola.

Una tesi che ha ripetuto anche davanti al gip, aggiungendo di “odiare gli uomini”. La vittima, 47 anni, che ha riportato ferite alla pancia, al braccio e alla mano, nega di avere fatto avances alla donna.  «Non ho mai fatto nulla del genere. In mattinata abbiamo avuto un colloquio di lavoro e io le ho spiegato che non avrebbe ottenuto il posto. Lei è tornata nel pomeriggio.  È entrata come una furia e mi ha aggredito. Si è inventata ogni cosa».

La tesi di Elis Gonn non ha convinto il giudice che la ritiene  “estremamente pericolosa” con “un’allarmante propensione alla violenza”. L’imputata dunque resterà in carcere. Gonn era stata condannata già una volta, quando in Nicaragua ha ferito con l’acido il parroco della cattedrale metropolitana a Managua. In quell’occasione, secondo quanto riferisce La Stampa, avrebbe spiegato così il suo gesto: «Satana mi ha detto di uccidere qualcuno o in cambio avrebbe voluto la mia vita – aveva spiegato ai giudici – E io odio gli uomini. Ho un diverso orientamento sessuale». Condannata a 8 anni di reclusione, ad agosto, secondo quanto riportato da fonti di stampa del Nicaragua, è stata scarcerata. Così è tornata in Italia, a Castiglione Torinese: anni prima, aveva ottenuto lo status di rifugiata come perseguitata in Russia per la sua appartenenza al movimento femminista e per il suo orientamento sessuale.

 

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