Grillo DiBattista GenovaSdrammatizzare, derubricare l’indagine per diffamazione a carico di Grillo e Di Battista ad «atto dovuto», destinata a finire in archivio. «Non è mica un’inchiesta per corruzione» è stata la reazione a caldo del leader, rilanciata dal tam tam di deputati e senatori: «Siamo tranquillissimi». Eppure nessuno al vertice del Movimento sottovaluta gli effetti che la notizia piovuta dalla Procura di Genova potrebbe avere sulle amministrative. A cominciare dal capoluogo ligure, dove la cacciata di Marika Cassimatis ha spaccato il M5S e creato i presupposti per un altro caso Pizzarotti.

«Prepariamoci, ora che si entra nel vivo della campagna elettorale dobbiamo aspettarci di tutto», è l’avvertimento che Grillo e Casaleggio ripetono ai militanti. Nei sondaggi restano il primo partito, ma le primarie potrebbero dare nuova forza a Renzi rallentando la corsa di Grillo. Anche per questo, pur avendo «una collezione di querele per diffamazione» (Vito Crimi dixit), il capo del movimento ha incassato con rabbia l’iscrizione nel registro degli indagati. Ancor di più, raccontano, si è infuriato Di Battista. Per quanto in allerta da giorni, il più amato dalla base grillina non aveva alcuna voglia di appendersi al collo quella che lui chiama una «medaglia al valore» e avrebbe preso «molto male» la sua prima iscrizione nel registro degli indagati.

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dall'articolo  di Monica Guerzoni  per corriere.it

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