capture 038 30082020 111545Ci sia concesso di dire che i veri martiri non hanno tempo per fare selfie e dirette autocelebrative. Fanno lo sciopero della fame per difendere i diritti umani. Pubblichiamo integralmente qui la cronaca della scomparsa dell’avvocatessa Ebru Timtik, a Istanbul, tratta dal sito di AsiaNews. Per lei non si sono scomodate le diplomazie europee. E nessuna marcia della pace. Nessuno si è inginocchiato. (la direzione)

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) – Ebru Timtik, avvocata pro diritti umani turca, è morta ieri in un ospedale di Istanbul per l’aggravarsi delle condizioni di salute. Era in sciopero della fame da 238 giorni per protestare contro la condanna per la (presunta) appartenenza a una organizzazione terroristica,  A darne notizia è il People’s Law Office, lo studio legale per il quale Ebru Timtik lavorava. Ebru aveva interrotto l’alimentazione per chiedere un “giusto processo”. 

Secondo alcune informazioni, la donna è morta nelle prime ore della mattinata quando il suo polso ha smesso all’improvviso di battere. 

Attivisti e avvocati pro diritti ricordano che Timtik era stata condannata a oltre 13 anni di prigione. Assieme alla collega Aytac Unsal aveva iniziato nell’aprile scorso lo sciopero della fame, per “rafforzare le loro richieste di un giusto processo” e una corretta “amministrazione della giustizia in Turchia”, al centro di numerose denunce per violazioni ai diritti umani. 

 

Le due avvocatesse e attiviste avevano di recente confermato il proposito di “persistere nello sciopero della fame, anche se questo avrebbe comportato la loro morte”. Il verdetto risale al marzo del 2019; ad ottobre i giudici di appello avevano confermato la sentenza. Il procedimento era giunto sui banchi della Corte suprema, il cui giudizio era atteso per le prossime settimane. 

La morte di Ebru Timtik ha sollevato una ondata di proteste e indignazione nel Paese; numerosi i commenti di politici, attivisti, giornalisti e semplici cittadini affidati ai social network. Il musicista Hüsnü Arkan ricorda la sua lotta “per la giustizia” che non verrà “dimenticata”. Gürsel Tekin, parlamentare del movimento di opposizione Partito popolare repubblicano (Chp) ricorda che la Corte costituzionale “aveva respinto la richiesta di libertà provvisoria, perché non avrebbe riscontrato pericoli per la sua vita”. Senza la legge, aggiunge, “vi è la persecuzione” e l’Akp (il partito di governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan) pagherà di fronte al Paese e alla storia per i crimini che ha commesso”.

L’artista Zülfü Livaneli afferma che “la morte di Ebru davanti agli occhi di tutti è la morte dell’umanità stessa, della giustizia e della coscienza di questa nazione”. Il giornalista Ahmet Şık aggiunge che “prima o poi il male finirà” e “quando arriverà quel giorno, non riusciremo a guardarci in faccia per il silenzio di oggi”. Nesrin Nas, economista ed ex presidente del Partito della madrepatria ricorda che “tutto ciò che chiedeva era un giusto processo”.

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