capture 100 06102020 111658L’uso delle mascherine chirurgiche a scuola è frutto di “un fraintendimento rispetto alle indicazioni internazionali” e “non ci sono prove a sostegno” del loro impiego. A dirlo è l’Associazione culturale pediatri, che lancia un appello a presidi e dirigenti scolastici affinché autorizzino l’uso delle mascherine lavabili. “Valutino in autonomia – è la richiesta – quella che è stata solo un’indicazione da parte del ministero”.

L’equivoco dietro le mascherine chirurgiche a scuola

“Le mascherine lavabili sono adeguate alla protezione in ambienti non sanitari, come sottolineato dall’Oms e verificato da numerosi studi. E possono essere pulite a casa lavandole opportunamente. Il loro utilizzo, dunque, è gestibile istruendo adeguatamente le famiglie”, hanno sottolineato Elena Uga, Laura Reali e Giacomo Toffol dell’Acp, chiedendo a presidi e dirigenti scolastici di farsi promotori dell’uso di questo tipo di mascherine. L’Associazione, che aderisce all’iniziativa di Zero Waste Italia ed Europa, chiede quindi che “sia rivista l’indicazione sull’uso delle mascherine chirurgiche a scuola”. Circostanza frutto “di un fraintendimento rispetto alle indicazioni internazionali”, hanno affermato i medici, invitando le istituzioni a porre “maggiore enfasi sul loro corretto utilizzo, piuttosto che sulla tipologia di mascherina”.

 

Le ricadute delle mascherine usa e getta

Non ci sono prove a sostegno dell’uso delle chirurgiche in un setting scolastico. Mentre – hanno spiegato ancora Uga, Reali e Toffol – sono disponibili chiare prove sulla maggiore efficacia di qualsiasi tipo di mascherina in condizioni di corretto utilizzo“. I medici, quindi, hanno riportato le indicazioni dell’Oms secondo cui “i bambini in generale buona salute possono indossare una maschera non medica o in tessuto”. Per i pediatri, “la scelta di mascherine chirurgiche a scuola per uso giornaliero comporta rilevanti ricadute economiche, sociali e ambientali“.

L’allarme sulla “contaminazione ambientale”

Secondo i calcoli di Tuttoscuola, hanno quindi chiarito i pediatri dell’Acp, per quest’anno scolastico saranno necessarie 2,2 miliardi di mascherine, da smaltire tra i rifiuti indifferenziati. Se a questo si aggiunge il peso degli imballaggi in cui vengono consegnate alle scuole, si rende evidente il rischio di una allarmante contaminazione ambientale. Senza considerare – hanno concluso – lo smaltimento inappropriato di cui vediamo ogni giorno di più i segni per le strade, nelle nostre campagne e nei nostri fiumi e mari”.

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