capture 127 08102020 120011Con l’attuale governo il teatro e la vita culturale rischiano di morire. E se lo afferma a chiare note un uomo della statura e del curriculum di Pierfrancesco Pingitore qualcuno al governo dovrebbe ascoltarlo. Fin’ora solo Fratelli d’Italia ha  dato attenzione al settore dell’intrattenimento con proposte di legge puntualmente disattese. Dal governo, invece, calma piatta. Che potrebbe voler dire  fallimento del settore. “Al Governo faccio l’appello di preoccuparsi in qualche modo della vita e della sopravvivenza del teatro italiano. Perché il teatro occupa decine e decine di migliaia di operatori, tra tecnici, attori, registi: lasciarlo andare alla deriva significa intanto fregarsene della sorte di tanta gente, che spesso lavora per passione e non per guadagno”. Non solo, si sfoga Pingitore, ma “un paese come l’Italia che lascia affogare la sua parte artistica, cinematografica, culturale, ma che paese è?”.

Pingitore al governo: “Ma che Paese siamo?”

Pingitore  esprime tutta  la sua amarezza per la chiusura del celebre Salone Margherita: il meraviglioso teatro liberty nel centro di Roma che il regista, sceneggiatore e autore ha animato
per decenni assieme all’indimenticabile Mario Castellacci. Ma ora chiude definitivamente i battenti. Ma non è solo il teatro a cui ha legato la sua carriera al centro della sua attenzione. Tutta la realtà dei grandi teatri romani, quelli storici, è alla deriva, senza che il governo Conte dimostri la minima sensibilità, sia culturale che economica.  “Dal Sistina, che forse non riaprirà, al Brancaccio, ora il Salone Margherita…Trascurare questi beni preziosissimi è una cosa da selvaggi, da primitivi, da gente che non cura il proprio patrimonio artistico e anche spirituale”. E’  è l’affondo di Pingitore. A ciò aggiungiamo che anche altre realtà sono in grande sofferenza (Quirino, Sala Umberto, per citare i più noti) e cercano di resistere con mezzi propri.

 

Un governo privo di sensibilità

“Per il teatro è un momento tragico. Con la limitazione dei posti dovuta al covid- prosegue Pingitore la sua disamina – con la paura che ha la gente, è molto difficile e complicato per chi fa teatro. Ma, come per il cinema, questo sembra non interessare a nessuno. Fra tutte le disposizioni che vengono date dal governo, dai ministeri, non c’è una parola sul teatro, non c’è una parola sul cinema, a parte le limitazioni dei posti”, spiega. Già, per chi governa il teatro e la cultura sono derubricati a “grane” per i quali è necessario delineare protocolli, insomma, una complicazione burocratica. Subito il capogruppo Fdi in commissione Cultura, Federico Mollicone, ha dato piena solidarietà a Pingitore e al Salone Margherita. Ne ricorda il valore storico: qui “si esibirono i grandi del teatro popolare, come Ettore Petrolini, Leopoldo Fregoli ed altri ancora. Nel 1921 Filippo Tommaso Marinetti vi rappresentò uno spettacolo di varietà futurista”. “I teatri e le imprese sono al collasso economico – sottolinea Mollicone – e, ad oggi, le linee di incentivo alla ripartenza sono ancora bloccate. Chiediamo la creazione di un Osservatorio presso il Mibact sulla cultura e il teatro in crisi. E  l’immediata revisione dei parametri di capienza dei teatri, portandolo fino ai 2 terzi. Ne va della vita di un settore chiave”.

di Adriana De Conto per www.secoloditalia.it