capture 192 04112020 173844Roberto Saviano scopre l’ipocrisia della sinistra. «Sono stanco della retorica sulle bellezze del nostro Paese e sulla sanità pubblica che ce la invidia tutto il mondo, perché non è vero. E sono stanco anche di una sinistra che si rintana dentro i buoni modi, la buona educazione, la gentilezza. Io invito a gridare contro tutto questo». In un’intervista a Marco Damilano su Espresso.repubblica.it Saviano è sferzante. L’occasione è quella di parlare del suo nuovo libro Gridalo. Il giornalista e scrittore, simbolo della sinistra progressista e radical chic, ce l’ha con tutti. L’intervistatore gli ricorda che recentemente ha «mandato a “cagare”, cito,  il segretario del Pd».  «L’ho fatto perché non basta più rintanarci dentro i buoni modi, la buona educazione. Basta con le prediche contro l’odio. Io, per esempio, sento di odiare tantissimo. Devo disciplinarmi per non far emergere in pubblico un odio che provo in modo assoluto». Ce l’ha con i nemici ma anche con gli amici.  «Io odio chi mi ha fatto del male. Odio quelli che stanno dalla mia parte ma poi mi pugnalano alle spalle perché mi detestano. Li odio profondamente, personalmente. Devo lavorare per andare oltre, perché questo odio mi delegittima, corrompe le mie parole e il mio impegno, corrode me stesso. Ma non credo la strada da seguire sia la gentilezza. È ora dire basta…».

Saviano: «Una rivolta arrivata in ritardo»

Si parla delle rivolte di piazza, dell’ira della gente imbufalita.
«È una rivolta – dice Saviano – arrivata in ritardo. La gente ha pensato che la pandemia fosse finita, si è scatenata la rabbia quando si è visto che non era così. E ora i soldi mancano, i locali chiudono, il lavoro nero diventa l’unico possibile. Napoli è stato l’inizio, come al solito, ma ora le manifestazioni si sono spostate nelle altre città italiane. E sono pronte a scoppiare le banlieue in Francia, Spagna, Inghilterra».

 

Cosa vedi in queste piazze? «C’è una parte violenta che è abituata a vivere di disagio. Gli ultras, i disoccupati organizzati, gente che vuole l’obolo. Ma anche tantissime persone che sono disperate. I commercianti che hanno messo i locali a norma. I soldi che mancano sono l’ossessione. E i ragazzi sottosopra che non capiscono come mai siamo di nuovo qui. Anche i saccheggi di Torino e Milano sono componenti di una rabbia generalizzata in cui poi si inserisce chi è abituato agli scontri». Ma «chi vive oggi il disagio non va neppure in piazza. È soltanto disperato. L’usura è a livelli impressionanti, le mafie diventano i protettori che mediano con l’usuraio. Questa seconda ondata non è una sventura inaspettata. Nel momento di tregua bisognava pensare a risorse, strumenti, flussi, sui trasporti e nelle scuole».

«C’è un commissario incompetente»

Poi il duro attacco a Franceschini. «Anche i teatri e i cinema sono stati messi in sicurezza e poi chiusi. Franceschini ha detto una frase terribile: non vi rendete conto della gravità della situazione. No, Franceschini, sei tu che non ti rendi conto che la gente si sente presa per il culo! La politica ha vissuto di speranza, il virus è finito, e non ha organizzato nulla perché si sarebbe creato molto disagio e poco consenso». Si parla anche dei decreti ministeriali che codificano ogni minuto della vita dei cittadini. «Nell’eccezione – risponde Saviano – si osserva la dinamica del potere nella sua nudità. In questo stato di eccezione, in realtà, c’è anche un commissario incompetente. Ministri fragilissimi, l’assenza di soldi. All’inizio c’è stato un serrarsi intorno al premier perché cercavamo un capo che volesse salvarci, proteggerci. Conte si era trovato nella condizione di chiudere ed è stato sufficiente per riconoscerlo come una giusta guida. Ora comincia a sentirsi la mancanza di autorevolezza. E sarà molto difficile per il governo non pagare le conseguenze di questa incompetenza».

 di Renato Fratello per www.secoloditalia.it