Egitto Strage di cristianiUna bomba nella chiesa copta di Tanta, a nord del Cairo. Un kamikaze che si fa saltare in aria all’esterno di una basilica cristiana ad Alessandria. Si tinge di sangue la Domenica delle Palme in Egitto. La prima deflagrazione è avvenuta dopo le 9.30 nella chiesa di Mar Girgis, mentre 2mila persone assistevano alla messa: 27 morti. Una forte esplosione si è verificata attorno alle 13.00 davanti alla chiesa di San Marco, nella città costiera: 18 le vittime. Isis ha rivendicato entrambi gli attentati.  L'escalation della violenza jihadista contro i copti, la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, era stata promessa già dopo la destituzione di Mohammed Morsi nel 2013, ma si è compiuta negli ultimi mesi. Alessandro Monteduro, direttore della Fondazione 'Aiuto alla Chiesa che soffre': "Situazione degenerata, il governo non riesce a fermare l'estremismo".

Nella Domenica delle Palme due attentati il cuore del cristianesimo in Medio Oriente, dal forte valore simbolico e firmati dallo Stato islamico. Il teatro della nuova strage islamista è l’Egitto, “le cui forze militari non sono neanche lontanamente in grado di garantire la sicurezza dei cristiani”. E’ il giudizio di Alessandro Monteduro, direttore della Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre – organizzazione pontificia impegnata nella denuncia delle violazioni della libertà di religione – che definisce i fatti il frutto di “una barbarie irrefrenabile”. Lo sono la bomba esplosa nella chiesa copta di Tanta, a nord del Cairo, l’esplosione all’esterno di una basilica cristiana ad Alessandria dove il papa copto Tawadris aveva appena detto messa, ma anche la serie di omicidi compiuti nel Sinai tra il gennaio e il febbraio scorso.

L’escalation della violenza jihadista contro i copti, la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, era stata promessa già dopo la destituzione del presidente islamista Mohammed Morsi nel 2013, ma si è compiuta negli ultimi mesi. Gli oltre 45 morti dei due attentati della Domenica delle Palme sono vittime “che hanno un precedente recentissimo – spiega Monteduro al FattoQuotidiano.it, riferendosi alla bomba che a dicembre ha fatto 28 morti in una chiesa copta nella capitale – in un Paese in cui il presidente Al-Sisi non riesce a fermare l’estremismo islamico”. Senza dimenticare i copti uccisi e dati alle fiamme nei primi due mesi del 2017 nella provincia del Sinai. Dopo questi omicidi, il 26 febbraio un video degli ex miliziani del gruppo ‘Ansar Beit al- Maqdis’, ora affiliato all’Isis, indicava proprio i copti come la loro “preda preferita”.

La minoranza cristiana copta in Egitto costituisce il 10% della popolazione del Paese: circa 4,2 milioni di persone, spiega ancora Acs, da anni al centro delle persecuzioni. Nonostante le loro antichissime origini, risalenti al IV secolo, e la loro presenza in tutte le categorie sociali, nei decenni hanno sempre pagato con il sangue le follie degli estremisti musulmani. Nel marzo 1992 morirono 15 fedeli per un attacco di un commando ad Assiut, dove due mesi dopo ci furono altre 12 vittime. Ad Alessandria nel 2001 furono uccisi 23 cristiani al termine di una messa. Nell’aprile 2013 ad al-Jusus morirono quattro fedeli durante scontri con i musulmani, che portarono ad altri tre morti nel giorno dei funerali.

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