capture 525 29112020 092257È stato quasi definito dal Cts il protocollo per le cure domiciliari per il coronavirus: sì al cortisone dopo 72 ore, no all'eparina e agli integratori

Anche se in fortissimo ritardo, con la seconda ondata che finalmente si raffredda, sono arrivate le linee guida per la cura dei malati Covid a domicilio da parte del Cts.

Gli esperti stanno definendo il protocollo completo per le cure ed emergono già alcune importanti indicazioni che potrebbero rivelarsi fondamentali per i prossimi mesi, per evitare di saturare nuovamente gli ospedali e le terapie intensive del Paese. Molti dei pazienti con coronavirus ricoverati in ospedale, stando a quanto riferito dai medici nelle scorse settimane, si sarebbero potuti curare a casa. Se il protocollo fosse stato approntato prima si sarebbe ridotta la pressione sugli ospedali del Paese, che nonostante la curva si stia appiettendo continua a essere troppo forte.

I medici di famiglia e quelli delle Usca ora avranno indicazioni più chiare per la cura domiciliare del coronavirus, dopo molti mesi trascorsi tra svariati protocolli diversi tra loro, che non trovavano coerenza ma cambiavano a seconda di chi aveva redatto il protocollo. Con le indicazioni del Cts si dovrebbero abbattere tutti i dubbi di terapia per il Covid ma resta la discrezionalità da parte dei medici, perchè la malattia si sviluppa in modalità differenti e sta alla sensibilità del medico capire quando cominciare con la somministrazione dei farmaci. Il cortisone, per esempio, va somministrato non prima di 72 ore dalla comparsa dei sintomi della malattia nel caso in cui ci sia un peggioramento della saturazione del sangue. Il Cts dice no all'eparina. Nonostante questo farmaco venga consigliato da alcuni protocolli, per il Cts andrebbe utilizzato solo se il paziente è costretto a lungo a letto a causa del coronavirus, in assenza di prove che ne dimostrino i benefici su pazienti non ospedalizzati o immobilizzati. Vitamine e Integratori? Inutili per contrastare il Covid, stando al documento del Cts.

 

Ora che è stata approntata una linea guida comune, i medici potranno attenersi a questa e mettere da parte i precedenti protocolli. Quello realizzato dal professor Matteo Bassetti, per esempio, consigliava la somministrazione del cortisone solo dopo 4 giorni dopo la comparsa di sintomi moderati dopo la positivizzazione. Ancora più ampi, invece, sono i margini indicati dall'ordine dei medici della Lombardia, che ne suggeriva la somministrazione dopo 5/7 giorni. La Smig, invece, considera come sintomi moderati la permanenza di uno stato febbrile superiore a 38° per tre giorni consecutivi, oppure problematiche non gravi di respirazione. Ci sono anche altri protocolli e come spesso riferito dai medici, averne troppi è come non averne. A complicare la situazione nella cura per il coronavirus c'è l'assenza di un farmaco specifico, che rende il tutto più difficile.

di  per  www.ilgiornale.it