Un fiume in piena. Una valanga che si abbatte con forza impetuosa contro il governo e un ultimo dpcm, quello del 4 dicembre approvato nelle ultime ore, che lascia esterrefatti. La valanga risponde al nome di Luca Zaia, governatore del Veneto sempre disponibile a collaborare con Giuseppe Conte e compagni. Ma quando è troppo, è troppo. E questo "troppo" sono il divieto ad uscire dal comune di residenza a Natale e altri giorni festivi, le chiusure indiscriminate, lo stop alla mobilità delle regioni. E così, il Doge, nella consueta conferenza stampa dalla sede della protezione civile di Marghera non va tanto per il sottile: "Non sto qui a piagnucolare, perché poi ci giocano su questo. Il Governo ha la legittimazione giuridica per decidere. Se non vuole ascoltare chi governa il territorio, il popolo giudicherà". E ancora: "Le misure devono essere perequative e mai tollererò che si faccia passare questa posizione delle Regioni come quella degli irresponsabili", ha aggiunto.

Ma siamo soltanto agli inizi di un affondo che è destinato a fare rumore. Molto rumore. Sulla legge approvata nella notte, tuona: "È un Dpcm che lascia non poche perplessità. Prima viene la salute, lo diciamo a tutti quelli che dicono che pensiamo solo al fatturato. Il Dpcm è talmente incisivo su alcuni aspetti come gli spostamenti e il Governo si è visto nottempo a fare un decreto-legge. Questo Dpcm, se non venisse cambiato dal Governo, posso garantire che qualche guaio ce lo dà". Dunque, entrando nello specifico, il governatore mette in evidenza una macroscopica lacuna del testo: "Come si fa  a confrontare un paesino con poche centinaia di abitanti con una realtà come Roma che ha il doppio degli abitanti del Friuli Venezia Giulia? La chiusura delle città senza distinzioni tra metropoli e paesini è una misura insensata a livello sanitario", tuona. 

 

Eancora, accuse al governo per il mancato dialogo. Quelle accuse arrivate anche da Attilio Fontana, in un'intervista al Corriere della Sera. Quelle accuse ribadite più volte da Matteo Salvini Giorgia Meloni: "È evidente che ormai l'approvazione di un Dpcm è diventato un cerimoniale di corte. Scrivono sentite le Regioni, ma le Regioni sono sentite ma per modo di dire. Le nostre correzioni non vengono mai accolte. Se il Governo andrà a testa bassa, ne prendiamo atto", picchia durissimo. "L'atteggiamento del Governo è scorretto? Sì, si potevano affrontare alcuni temi come il ricongiungimento dei familiari e la sperequazione sugli spostamenti", ha concluso Zaia.

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