Alle ore 19 il Presidente Sergio Mattarella si presenta davanti alle telecamere dopo 32 ore di consultazioni al Quirinale e, con tono quasi solenne, spiega che bisogna "dare vita presto a un governo con un adeguato sostegno parlamentare" perché "l'Italia è in emergenza e servono immediate misure". Il Capo dello Stato ha verificato che esiste la possibilità di ricostuire la precedente maggioranza, ma viste le recenti tensioni, le polemiche e gli scontri anche personali, non ha voluto rischiare di bruciare subito Giuseppe Conte con un pre-incarico. E quindi la scelta, attesa, è stata quella dell'incarico esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico. Il compito del numero uno di Montecitorio, che è stato uno dei fondatori del Movimento 5 Stelle, sarà quello di favorire il dialogo con le sue consultazioni alla Camera per cercare di trovare un accordo in particolare tra Conte, il M5S e Italia Viva di Matteo Renzi.

LE RICHIESTE DI RENZI PER IL CONTE TER - A questo punto la trattativa per cercare di far nascere il Conte ter parte. I pontieri, soprattutto Goffredo Bettini e gli ex renziani di Base Riformista rimasti nel Partito Democratico, dovranno però sudare almeno 7 camicie per arrivare all'intesa. I tempi non saranno certo brevissimi, anche se il presidente della Repubblica ha espressamente chiesto, vista la gravissima situazione sanitaria ed economica, di stringere i tempi per dare le risposte che il Paese chiede. I punti chiave che Matteo Renzi metterà sul tavolo per trovare l'intesa non sono pochi e riguardano sia i contenuti sia i posti di governo. Per quanto riguarda la compagine dell'esecutivo, Italia Viva - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - chiederà come primo punto la non riconferma in particolare di due ministri 5 Stelle: Alfonso Bonafede alla Giustizia e Lucia Azzolina all'Istruzione. Non a caso, proprio la relazione del Guardasigilli rinviata per la crisi rischiava di far cadere il Conte II, praticamente una certezza si fosse arrivati al voto in Aula, e l'ex presidente del Consiglio ed ex segretario Dem in questi giorni ha più e più volte attaccato l'Azzolina sui famigerati soldi buttati via per i banchi a rotelle. Restando al tema 'poltrone', è probabile che Renzi chieda un ministero importante, si parla delle Infrastrutture e Traspoarti al posto di Paola De Micheli, per Maria Elena Boschi. Sciura anche la richiesta che rientri nell'esecutivo Teresa Bellanova, probabilmente confermandola alle Politiche Agricole. Passando poi al merito, una richiesta chiave a cui Italia Viva tiene moltissimo, ed è stato sottolineato anche al Quirinale giovedì, è la vaccinazione di massa degli insegnanti per evitare il pericolo di ritornare alla didattica a distanza. Quanto all'utilizzo del Mes, che per Renzi non è più tassativo, come era invece nei giorni prima delle dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti, il punto di caduta del compromesso potrebbe essere o il parziale utilizzo del fondo salva-stati o l'incremento di almeno dieci miliardi di euro degli investimenti nella sanità, da recuperare o attraverso un'ulteriore revisione del Recovery Plan o con altre formule. Certo non sarà facile trovare la quadra. I 5 Stelle rischieranno di spaccarsi con tensioni altissime, soprattutto per l'ingresso della Boschi e per l'uscita di Bonafede e Azzolina, due big pentastellati. Ma se non torna Italia Viva con i soli 'costruttori', che non ci sono, il Conte ter non nasce. Quando si dice obtorto collo.

 

M5S, PRONTA LA SCISSIONE DI DI BATTISTA E DEI SUOI - Qualcuno ha già ironizzato che Matteo Renzi ha raggiunto, finalmente, il suo obiettivo: distruggere il Movimento 5 Stelle. Non appena Vito Crimi ha letto la sua dichiarazione al Quirinale dopo l'incontro con il Capo dello Stato, concordata fino ai minimi dettagli con Nicola Zingaretti e lo stato maggiore del Partito Democratico, è esplosa la rivolta dell'ala movimentista dei grillini. Tutta colpa di quella, scontata, apertura a Matteo Renzi con quel nessun veto su Italia Viva. D'altronde non poteva essere altrimenti, visto che i 'costruttori-responsabili' non si sono palesati. "Se avessimo messo il veto su Renzi Mattarella avrebbe sciolto le Camera questa sera", rivela a denti stretti un parlamentare pentastellato. Il primo a uscire allo scoperto su Facebook è stato Alessandro Di Battista. Parole durissime. Chiare. Inequivocabili. "Si torna con Renzi? Il M5S ci ripensi o arrivederci e grazie". Traduzione, la scissione è pronta. Le reazioni si moltiplicano. Barbara Lezzi chiede che a decidere siano gli iscritti con il voto online, mentre Pino Cabras lancia l'affondo: "I 'mai più con Renzi' durano comunque meno dei miei 15 minuti di notorietà", ricordando le tante dichiarazioni di questi giorni, anche di Crimi e del ministro Luigi Di Maio, che avevano assicurato che non sarebbero mai più tornati con Italia Viva. Pungente anche il senatore del M5S e presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra: "Leggo che siamo più dorotei dei dorotei. Io no!".

IL CENTRODESTRA STA ALLA FINESTRA ED E' PRONTO A "VALUTARE" - Il Centrodestra ha ritrovato un'inattesa unità con quella dichiarazione concordata da tutti (quindici minuti per scriverla e rivederla) e letta da Matteo Salvini. Confermata la richiesta di sciogliere le Camere e andare subito alle elezioni politiche anticipate, per evitare soprattutto strappi con Giorgia Meloni (in stampelle dopo un incidente mentre faceva sport). L'altro punto chiave, successo del leader leghista, è il no di tutte le componenti, non solo Forza Italia ma anche Udc, Cambiamo! e Noi con l'Italia, a un sostegno alla maggioranza uscente (quindi non solo al Conte ter ma anche eventualmente a un altro presidente del Consiglio). La parte finale della dichiarazione contiene poi la way out per non restare fermi alla richiesta di voto. "Tutti i componenti si sono riservati, ove non si andasse ad elezioni, di valutare con il massimo rispetto ogni decisione che spetta costituzionalmente al Capo dello Stato all'esito delle consultazioni in corso". Traduzione: chi vuole potrà aderire a un possibile esecutivo del Presidente qualora naufragasse il dialogo nella maggioranza. Sicuramente dentro Fi e i 'piccolini', sicuramente Fratelli d'Italia, mentre nella Lega bisognerà vedere se a prevalere sarà la linea europeista di Giancarlo Giorgetti o quella ultra-sovranista di Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Salvini in mezzo tra stop and go.