capture 058 31012021 094805Il voto sembra essere l'ultima ipotesi per risolvere la crisi eppure, nonostante la pandemia, molti italiani tra pochi mesi saranno chiamati alle urne per i sindaci

Il voto sembra essere l’ultima soluzione, la più remota, per superare la crisi di governo. Tanto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il momento non l'ha neanche preso in considerazione e nel dibattito pubblico nessuno ne parla più.

Il motivo: il coronavirus incombe e non si può perdere tempo. Questa è la tesi, per esempio, del virologo Massimo Galli"Non possiamo permetterci le elezioni in piena epidemia, quelle altre, e sono stato l'unico imbecille a dirlo, ci sono costate qualche decina di migliaia di casi in più". Il riferimento di Galli è al voto di settembre (referendum e elezioni regionali), che secondo lui avrebbe portato a un incremento dei casi di contagio.

Dunque no alle elezioni causa Covid. Una tesi che non piace affatto a un altro virologo, Matteo Bassetti, secondo cui "la democrazia non può essere fermata da un virus. Da un punto di vista epidemiologico a giugno si può votare in assoluta sicurezza". E riguardo ai presunti contagi dovuti alle elezioni di settembre per Bassetti "non c'è alcuna evidenza scientifica. D'altronde gli Stati Uniti hanno votato in piena seconda ondata e anche in Italia molti cittadini tra qualche mese dovranno recarsi alle urne. Non vedo perché non si possa fare".

 

In primavera infatti tantissimi italiani saranno chiamati a votare per le elezioni amministrative, ovvero per rinnovare sindaci e consigli comunali delle più importanti e popolose città del paese. In totale saranno più di 1200 i comuni alle urne e tra questi ci saranno 6 capoluoghi di regione: Napoli, Torino, Bologna, Trieste, ma anche Milano e Roma. E ben 14 capoluoghi di provincia (tra cui Caserta, Salerno, Benevento, Latina, Novara, Pordenone e Savona). Insomma un appuntamento elettorale locale che avrà però una forte valenza politica nazionale, visto che in politica si dice, per esempio, che il Campidoglio vale più di un ministero.

E allora perché escludere a priori l’ipotesi del voto se, come accadrà, molti elettori dovranno comunque recarsi alle urne? Perché non pensare a un election day con elezioni politiche e amministrative contemporaneamente? La data delle comunali ad oggi non è stata ancora stabilita. Da calendario si dovrebbe infatti votare tra aprile e giungo, ma da settimane si fa strada a Palazzo Chigi l’ipotesi di un rinvio dalla primavera all’autunno. Il motivo sempre lo stesso: la pandemia. L’idea era sul tavolo del consiglio dei ministri già da prima che la situazione politica degenerasse e ora dunque bisognerà aspettare altro tempo prima di capire cosa accadrà.

Tempo che da un lato potrebbe servire ai partiti soprattutto di centrosinistra per chiarirsi le idee, a Roma per esempio il Pd non ha ancora deciso se appoggiare Carlo Calenda, Virginia Raggi o proporre un proprio candidato. E dall’altro potrebbe evitare in caso di pesanti sconfitte nuovi scossoni alla maggioranza giallorossa, laddove il premier uscente dovesse riuscire a ricomporre con Renzi creando il Conte-ter.

Oltre alle elezioni comunali anche una regione, la Calabriadovrà tornare alle urne per scegliere il successore della presidente Jole Santelli, scomparsa prematuramente. All’inizio il voto si sarebbe dovuto tenere il 14 febbraio, poi l’emergenza sanitaria ha imposto un rinvio ma non al prossimo autunno, bensì a domenica 11 aprile 2021. “Una decisione di buon senso e maturità”, come ribadito dal presidente facente funzioni Nino Spirlì, presa d’intesa con il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro e con i vari esponenti delle forze politiche di maggioranza e opposizione.

E così se l’11 aprile si vota in Calabria, perché non votare lo stesso giorno anche per le elezioni comunali nel resto d’Italia e perché no, per le politiche? Per Bassetti "se dovesse esserci la necessità, escludere le urne per il virus sarebbe solo una scelta ideologica e sbagliata".

di  per  www.ilgiornale.it