Domani saranno passati undici anni esatti da quando Lucio Niero, all'epoca 34 enne, picchiò selvaggiamente e sotterrò viva l' amante, Jennifer Zacconi, vent' anni, al nono mese di gravidanza. Il piccolo che portava in grembo, e che morì assieme a lei, era il frutto della relazione con quell'uomo - sposato con un' altra donna e già padre di due figli - diventato il suo assassino in una terribile notte di pioggia. Niero per quell' atroce delitto fu condannato a trent'anni di reclusione. Fu processato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Per ottenere la riduzione della pena chiese e ottenne il rito abbreviato. Ora i familiari della vittima hanno scoperto che l' assassino di Jennifer ha potuto godere del suo primo permesso premio per buona condotta.
Il killer, che sta scontando la pena nel carcere veronese di Montorio, domenica scorsa ha passato una giornata a casa della sorella, alle porte di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano. È il primo di una serie di benefici a cui, secondo la giustizia italiana, ha diritto. È infatti tutto previsto dalla legge 354 del 1975, poi integrata da quella conosciutra come "legge Gozzini", dal nome del senatore comunista che si fece promotore del pacchetto normativo approvato nell' ottobre '86, e infine ulteriormente dalla legge 251 del 2005. Norme che, al fine di valorizzare l' aspetto rieducativo della pena, danno attuazione a una serie di possibilità mirate a ridurre le restrizioni personali a cui è sottoposto un detenuto, a concedere benefici dopo che il detenuto stesso ha scontato una parte della pena e ha tenuto una buona condotta. Norme che, peraltro, sono state pensate in un periodo - gli anni Settanta e Ottanta, per l' appunto - in cui si susseguivano le rivolte carcerarie: un modo per limitarle. Resta il fatto che anche in questo caso il giudice, pur avendo la facoltà di valutare personalmente caso per caso, si è limitato ad applicare le norme.
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dall'articolo di Alessandro Gonzato per liberoquotidiano.it