gentiloni addio(di Alessandro Sallusti per ilgiornale.it)
Come previsto Matteo Renzi ha stravinto le inutili primarie del Pd. E lo ha fatto con una percentuale tale che molto probabilmente (mentre scriviamo lo spoglio è ancora in corso) gli consegna il controllo assoluto del partito, forse più di quando lo ha lasciato (per finta) solo pochi mesi fa.
La prima considerazione è che il governo Gentiloni è politicamente finito. Quando e come cadrà da oggi è solo un fatto tecnico. Di fatto il premier e i suoi ministri non hanno più alcuna autonomia, ammesso che l'abbiano mai avuta, e sono ostaggio di Renzi come accadde a Enrico Letta detto «stai sereno». Oggi finisce di fatto anche questa tormentata legislatura, nata male, e sopravvissuta solo grazie al tradimento di Alfano e alle acrobazie di Verdini. E che si è macchiata della vergognosa espulsione dal parlamento del leader dell'opposizione Silvio Berlusconi. Che si voti in autunno o più in là, poco cambia. Da oggi l'agenda politica ha un solo appuntamento: andare a votare, perché questa è l'unica cosa che interessa a Matteo Renzi. La sua è una ossessione personale: tornare a Palazzo Chigi, essere accolto e riverito come primo ministro dentro e fuori il Paese. A lui non importa fare ma essere, ed è davvero disposto a tutto pur di raggiungere l'obiettivo.

Detto che chi nel Pd in questi mesi di «vacanza» gli si è messo contro o anche solo di traverso è un uomo morto (la sua furia vendicatrice è ben nota) e per cui non sono da escludere nuove scissioni, adesso a Renzi tocca l'onere di fare la prima mossa vera del nuovo corso, cioè proporre una legge elettorale. Lo farà trattando con Berlusconi o con Grillo? Lo sapremo presto, e dalla scelta capiremo chi teme di meno nelle urne (con Berlusconi se ha più paura di Grillo o viceversa).

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dall'articolo di per ilgiornale.it

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