capture 202 01032021 110545Aumentano le critiche nei Paesi dell'Est Europa all'Ue per i ritardi nella campagna vaccinale. Dopo lo strappo dell'Ungheria, che per prima ha avviato la somministrazione del vaccino russo Sputnik V e di quello cinese Sinopharm, a bypassare Bruxelles questa volta è la Repubblica Ceca. Il presidente Milos Zeman ha inviato una lettera al suo omologo Vladimir Putin per chiedergli di fornire a Praga il siero russo, mentre il primo ministro Andrej Babis ha affermato che il Paese non aspetterà il via libera dal regolatore europeo - l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) - per utilizzare lo Sputnik V.

I due Paesi, che fanno parte del gruppo di Visegrad, sono più volte andati allo scontro con Bruxelles, su vari temi, e ora al centro delle discussioni ci sono i ritardi sulle immunizzazioni. Un problema che il blocco dei 27 si è impegnato a colmare accelerando lo sviluppo, la produzione e la distribuzione dei sieri, e invitando però gli Stati membri ad aumentare il coordinameto nella lotta al virus. Ma Repubblica Ceca e Ungheria sono decise a marciare da sole. "Se sono stato informato correttamente, la mia richiesta" a Putin "sarà soddisfatta", ha detto il presidente ceco Zeman, specificando che "ovviamente, ci sarà bisogno di una certificazione (per lo Sputnik V)" ma che questa "non dovrà venire necessariamente dall'Ema". "Per me sarà sufficiente un certificato del regolatore dei farmaci ceco", ha specificato il presidente. La stessa posizione è stata espressa dal premier Babis.

Lo Sputnik V, ma anche il siero Sinopharm sono stati già somministrati alla popolazione ungherese. Lo stesso premier Viktor Orban oggi ha ricevuto il vaccino cinese. "I vaccini riservati dall'Ue semplicemente non stanno arrivando o stanno arrivando più lentamente del previsto. Se non avessimo i vaccini russi e cinesi, saremmo in grossi guai", ha detto il primo ministro durante un'intervista radiofonica.

L'Ue nei giorni scorsi ha assicurato che, se fosse stata presentata richiesta, l'Ema avrebbe valutato lo Sputnik V seguendo la procedura prestabilita ma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva avvertito che in aggiunta si sarebbero dovute tenere delle ispezioni nei siti di produzione visto che questi erano all'esterno dell'Ue.

 

Intanto la campagna di immunizzazione procede a pieno ritmo nel Regno Unito. Il segretario alla Sanità Matt Hancock ha riferito che nel Paese oltre 20 milioni di persone hanno giù ricevuto la prima dose. "Ogni vaccinazione fa la differenza nella nostra battaglia contro il Covid-19", ha scritto su Twitter il premier Boris Johnson, che ha parlato di "un enorme risultato nazionale" e di "una testimonianza del lavoro instancabile del personale del Sistema sanitario nazionale, dei volontari, delle forze armate e di molti altri".

La campagna procede a pieno ritmo anche negli Usa. Il presidente Joe Biden ha detto che il Paese è "a metà strada" nel raggiungere l'obiettivo fissato di somministrare 100 milioni di dosi nei primi 100 giorni della sua amministrazione. "Più persone vengono vaccinate, più velocemente sconfiggeremo questa pandemia", ha detto il democratico. L'authority statunitense ha dato il via libera al terzo siero contro il Covid-19, sviluppato da Johnson&Johnson che, rispetto a quelli di Moderna e Pfizer ha il vantaggio di essere monodose. Il presidente ha parlato di "notizia entusiasmante" ma ha avvertito la popolazione a non abbassare la guardia. L'ok al siero di Johnson&Johnson è attenso anche in Europa. Secondo la ministra dell'Industria francese Agnès Pannier-Runacher il via libera dell'Ema dovrebbe arrivare a inizio marzo.

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