capture 044 07032021 093310Bisogna “rinsaldare gli anticorpi dell’antifascismo”. Questo lo scopo del libretto che Laterza dà alle stampe dopo quello di Eric Gobetti teso a minimizzare il dramma delle foibe.  Si intitola “Anche i partigiani però” e si presenta come un’operazione di fact checking per ristabilire la verità sulla Resistenza. L’autrice del libro, Chiara Colombini, lavora all’Istituto storico della Resistenza di Torino. Non proprio una voce super partes. Ma come sempre avviene dalle parti della sinistra, la verità ideologica si sovrappone al vero e fanno tutt’uno.

Il libro sulla Resistenza di Chiara Colombini

Il libro, che in sostanza è un’apologia della Resistenza fondata sul principio aprioristico che i partigiani non hanno mai commesso atrocità, viene salutato con entusiasmo dal Fatto: “Un piccolo manuale di difesa delle idee e che restituisce le giuste ragioni a chi ha sempre avuto ragione”. Guai a dare spazio alle “ragioni dei vinti”, si finisce con l’oscurare un “mito”, quello resistenziale, che deve continuare ad essere fondativo dell’etica collettiva.

 

La sinistra si aggrappa all’antifascismo

“Si sta affermando – commenta su La Verità Francesco Borgonovo –  la tendenza a cancellare i pur piccoli passi avanti compiuti negli anni passati verso un’interpretazione meno ideologica della Storia. Tra la fine dei Novanta e i primi Duemila, complice il ritorno del centrodestra al governo e grazie all’enorme successo del Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, si cominciò ad affrontare pubblicamente il lato oscuro della resistenza. … Libro dopo libro, ricerca dopo ricerca, il muro di silenzio edificato dalla retorica resistenziale aveva iniziato a mostrare segni di cedimento. Ora, però, qualcosa sta di nuovo cambiando. La sinistra, trovandosi in profonda crisi, si è aggrappata con le unghie all’unico baluardo di unità che ancora le rimanga: l’antifascismo”.

Pansa: la Resistenza? Non fu un movimento popolare

Purtroppo voci libere come quella di Giampaolo Pansa stentano a levarsi. E Pansa così definiva la Resistenza in un’intervista al Secolo d’Italia: “Non fu un movimento popolare. Fu un fenomeno ristretto a una minoranza che decise di prendere le armi. L’intera guerra civile fu una guerra combattuta tra due minoranze”. Altra cosa è l’epica resistenziale, di cui ha bisogno l’Anpi per giustificare i soldi pubblici che continua a prendere. Non a caso il libro della Colombini va forte in quel circuito e saranno le sedi dell’Anpi a divulgarlo, presentarlo, caldeggiarlo.

L’autrice giustifica i fatti di sangue ricorrendo al “contesto”

L’autrice – continua Borgonovo – “riesce a giustificare «collocandoli nel loro contesto» i fatti di sangue del triangolo della morte emiliano, sostiene perfino che appendere per i piedi Benito Mussolini e Claretta Petacci a piazzale Loreto fu inevitabile, quasi un atto di pietà per evitare lo scempio dei cadaveri. È un tentativo, l’ennesimo, di negare dignità a un pezzo d’Italia. La Colombini sostiene che la memoria della resistenza sia sotto attacco: in realtà è ancora dominante più o meno ovunque. Tentare di scalfirla e di svelarne le bugie significa semplicemente ristabilire la verità storica, e ridare dignità a tante vittime innocenti di una lotta che troppo spesso è stata prima comunista e poi «di liberazione»”.

di Adele Sirocchi per www.secoloditalia.it