capture 045 07032021 093601Tre costituzionalisti concordano: si sta violando la legge sulla nomina del presidente del Copasir, l’organismo parlamentare di controllo dei Servizi segreti.

La legge 124 istitutiva del Copasir prevede, infatti, che la presidenza dell’organismo di garanzia vada, per diversi motivi, all’opposizione. Quindi a Fratelli d’Italia, l’unico partito che è rimasto fuori dalla maggioranza. E che non ha votato la fiducia al governo Draghi.

Ma l’attuale presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, si è rivolto ai presidenti delle Camere invocando, per restare alla guida dell’organismo che deve andare ad Fdi, il precedente di Massimo D’Alema. Che, nel 2011, rimase in sella anche con il governo tecnico di Mario Monti, sancendo, così, proprio uno strappo alla lettera della legge 124.

Il precedente del caso D’Alema invocato dalla Lega per restare alla guida del Copasir

A differenza di tutti i suoi predecessori l’attuale presidente leghista del Copasir, Angelo Volpi, cita – ma a sproposito – il caso D’Alema. E non si è, quindi, è dimesso con il passaggio del suo gruppo alla maggioranza. Ma ha, invece, chiesto un’interpretazione della legge 124 ai presidenti delle Camere, la forzista Elisabetta Casellati e il grillino Roberto Fico.

D’Alema era subentrato all’allora presidente del Copasir, Rutelli che aveva, a sua volta, apprezzabilmente avvertito il dovere morale di dimettersi dalla carica dopo aver abbandonato il partito democratico, pur rimanendo alla opposizione.

 

Alla nascita del governo tecnico di Mario Monti, sostenuto anche dal suo partito, D’Alema avverte anch’egli il dovere morale di rimettere il proprio mandato ai presidenti delle due Camere.

Ma in quell’occasione – per unanime consenso dei gruppi – fu deciso di consentire a D’Alema di guidare il Copasir perché il governo Monti non si configurava come un governo politico. E non aveva ministri o sottosegretari espressione dei partiti.
Non aveva nemmeno parlamentari nel governo, ma solo tecnici.

Questa interpretazione fu  condivisa, all’epoca, anche dalla Lega, unica forza che si era espressa contro il governo Monti.

E oggi? Le cose stanno in maniera molto diversa.
Intanto il governo Draghi si configura come un vero e proprio governo politico.
E’ composto da ministri e sottosegretari espressione dei gruppi parlamentari.

Inoltre lo stesso Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica – che è il contraltare del Copasir e che coadiuva il Presidente nelle scelte inerenti la Sicurezza Nazionale e nelle nomine dei vertici dei Servizi – è composto da rappresentanti dei partiti.
Sarebbe sufficiente ricordare i nomi di Giancarlo Giorgetti della Lega, di Lorenzo Guerrini del Pd e di Luigi Di Maio dei Cinque Stelle.

Perché la legge prevede che il Copasir sia presieduto dall’opposizione

Sono essenzialmente due i motivi alla base della norma che prevede la nomina di un membro dell’opposizione alla presidenza del Copasir.

Intanto la disposizione è frutto di una moderna traduzione e applicazione del principio della separazione dei poteri. Che attribuisce alla opposizione le presidenze degli organi di controllo sull’operato della maggioranza e di corretto funzionamento dell’attività parlamentare.

Poi c’è un altro aspetto.

Il Copasir, tra l’altro “procede – così prevede la normativa – al periodico svolgimento di audizioni del Presidente del Consiglio e dell’Autorità delegata, dei ministri facenti parti del Cisr” quindi anche dei ministri dello Sviluppo economico, degli Esteri e della Difesa, esponenti di partiti della maggioranza”. Oltre, naturalmente, che dei vertici dei Servizi segreti, delle Forze armate, dell’autorità giudiziaria.

C’è un passaggio fondamentale il quale stabilisce che “il Presidente del Consiglio dei ministri informa preventivamente il presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica circa le nomine del direttore generale e dei vice direttori generali del DIS, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e dei direttori e dei vice direttore dei Servizi di informazione per la sicurezza, l’Aise e l’Aisi che occupano rispettivamente della sicurezza esterna e interna.

Lo spirito della legge da questo punto di vista è chiarissimo: attraverso il presidente del Copasir l’opposizione deve essere sentita prima di ogni nomina.
Solo a quel punto le nomine dei direttori dei Servizi possono, poi, passare irettori poi passano al vaglio del Cisr, l’organismo in cui sono presenti anche ministri di diretta espressione dei partiti e della stessa Lega.

Se il presidente del Copasir non fosse espressione diretta della opposizione si verificherebbe il caso che le nomine siano fatte all’insaputa delle opposizione. E questo finirebbe per inficiare del tutto l’architrave sulla quale è stato costruito il Copasir come organismo di garanzia parlamentare sulla Sicurezza nazionale e sull’operato dei Servizi. Un vulnus senza precedenti alla democrazia.

Cosa dicono i costituzionalisti e perché i precedenti non possono essere invocati

“Dal punto di vista legislativo non c’è dubbio che la presidenza del Copasir spetti a Fdi, perchè è l’unico partito che ha votato contro la fiducia al governo Draghi” si dice certo Salvatore Currericostituzionalista e docente dell’Università Kore di Enna,

”Bisogna partire dal presupposto che legislativamente parlando la ratio è chiara – ragiona Curreri – Trattandosi di una Commissione di controllo, la sua guida va a un membro dell’opposizione.”.

“Poi – concede il docente – se le forze politiche ritengono, come hanno fatto nel caso di D’Alema con il governo Monti, che il presidente attuale“, ovvero il leghista Raffaele Volpi, “goda di una stima bipartisan e Fdi è d’accordo, allora le cose possono anche rimanere come sono”.

”In ogni caso”, precisa Curreri, esperto di diritto parlamentare, all’Adnkronos, ci vuole sempre l’ok del partito di Giorgia Meloni, perchè “in questa vicenda il diritto di veto ce l’ha solo Fdi“.

Per Curreri, quindi, la “prassi non è contraddittoria con la legge n.124 istitutiva del CopasirD’Alema infatti offrì le sue dimissioni, perchè con l’insediamento del governo Monti avvertì l’illegittimità della sua posizione, essendo il Pd passato dall’opposizione alla maggioranza. Le forze politiche di allora si accordarono sul nome di D’Alema, considerato un presidente terzo, che rimase al suo posto”, nonostante il cambio di guardia a palazzo Chigi.

Attenzione, però, avverte Curreri: “Se Fdi non ci sta e rivendica la presidenza del Copasir, i presidenti di Camera e Senato non possono fare altro che dar corso a questa richiesta”.

Spazza via ogni dubbio anche il professore Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale: “C’è una legge sul Copasir e, da un punto di vista giuridico, si deve applicare la legge”.

E mette in guardia sul caso di D’Alema con il governo Monti:”è una prassi contraria alla norma di legge. Quindi è nulla e non può essere considerata come un precedente…”-
Insomma se non c’è un accordo unanime tra tutti i partiti, la presidenza del Copasir va assegnata all’opposizione, in questo caso a Fdi, come previsto dalla legge 124 istitutiva dell’organismo di garanzia.

“Nel caso D’Alema – ricostruisce Baldassarre ragionando con l’Adnkronos – ci fu un accordo di tutte le forze politiche che decisero” in quel caso “di non applicare la norma” prevista in merito nella legge 124.
E questo consente di dire che “non si tratta di una prassi conforme alla norma ma di una prassi contraria alla norma. E, quindi nulla. E – insiste il giurista – non vale come precedente. Va applicata la legge, punto e basta”, taglia corto Baldassarre.

La questione della presidenza del Copasir, precisa Baldassarre, va ”tenuta distinta da quella della composizione dell’organismo di garanzia. Se l’opposizione non ha cinque rappresentanti come mi sembra in questo caso, ad impossibilia nemo tenetur… Se è impossibile raggiungere la quota di cinque per le opposizioni, per questo non si possono certo bloccare le decisioni del Copasir”.

“Sul Copasir, dal punto di vista formale, c’è una norma contenuta nella legge 124 – ricorda anche il professor Agostino Carrino, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Napoli Federico II“.
E la norma “prevede che, all’indomani dell’insediamento della Camera, si proceda alla istituzione della Commissione paritaria e che la presidenza venga assegnata all’opposizione. “.

“E una norma di legge non può essere pretermessa – avverte Carrino – a meno che tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, non accettino all’unanimità una soluzione diversa”.

Ma il docente chiarisce anche perché non può valere un precedente.
“La ratio della norma, infatti, ha una funzione di garanzia da parte del Parlamento che è prioritaria e non può certo essere derogata da una decisione che non sia presa all’unanimità da tutte le forze politiche”.
Insomma solo con l’accordo di tutti i partiti, ribadisce Carrino, si può derogare la norma che attribuisce la presidenza del Copasir all’opposizione.

Gli altri precedenti che confermano perché la guida del Copasir va a Fratelli d’Italia

In questa legislatura c’è stato anche il caso del presidente del Copasir Lorenzo Guerrini, eletto in quanto allora espressione di una forza di opposizione, il PdGuerrini si dimette, giustamente, nel momento stesso in cui il suo partito, il Pd, decide di formare un governo con Cinque Stelle. Siamo al 4 settembre 2019,  addirittura un giorno prima di giurare come ministro della Difesa.

A quel punto il Copasir resta senza plenum, poiché manca uno dei cinque componenti della neo maggioranza.
La cosiddetta pariteticità rimane tale perché, a fronte di due esponenti della Lega che passano alla opposizione vi sono altrettanti esponenti del Partito democratico, prima all’opposizione, che passano in maggioranza.
Ma, a fronte delle dimissioni di Guerrini, il Pd dovrà indicare il suo successore.
La nomina di Borghi in sostituzione di Guerrini, avviene solo un mese dopo, il 3 ottobre.

Nel frattempo, il vicepresidente Urso, di Fratelli d’Italia, in assenso del Plenum e, quindi, della pariteticità dell’organismo di garanzia, stabilita dalla legge, dopo essersi consultato con tutti i rappresentanti dei gruppi, decide di attendere la ricomposizione dell’organo in rispetto della legge, prima di convocarlo.
In tal senso si era espresso proprio Elio Vito in forza della legge istitutiva.

Ma  c’è un altro precedente sulla cosiddetta pariteticità.

Il 23 aprile del 2020Antonio Zennaro, indicato come capogruppo di Cinque Stelle al Copasir,  abbandona i Cinque Stelle e si iscrive al Gruppo misto, componente Popolo protagonista, ponendosi in posizione critica verso il governo.

Tuttavia il Gruppo misto, è considerato di maggioranza e, quindi, la sua posizione non altera la pariteticità dell’organismo essendo conteggiata comunque come maggioranza. Nessuno infatti ne reclama la sostituzione.

Il 16 gennaio di quest’anno Zennaro aderisce al gruppo della Lega, allora ancora all‘opposizione e, il giorno stesso, dimostrando alto senso delle istituzioni, si dimette da componente il Copasir.

Il giorno dopo il presidente Fico nomina, in sua sostituzione, un altro deputato di Cinque Stelle per consentire al Copasir di potersi riunire con la pariteticità garantita dalla legge.

Nella precedente legislatura si verificò un altro caso significativo per quanto riguarda la composizione del Copasir.

Con la nascita del governo Gentiloni cambiarono gli equilibri tra maggioranza e opposizione, ma un deputato in sovrappiù di maggioranza non si volle dimettere malgrado le insistenze dei gruppi.

Va detto che nel Copasir i gruppi non possono revocare la rappresentanza.
E’ necessario che i componenti si dimettano.
Fu, quindi, necessario approvare una apposita disposizione legislativa per ampliare di due unità la composizione di tale organo portandolo da 10 a 12, e in vigore esclusivamente per la XVII legislatura, al fine di garantire la pariteticità dell’Organismo.

 di Paolo Lami per  www.secoloditalia.it