capture 124 22032021 113725Professor Arduino Paniccia, lei è il presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale e si occupa di strategia da nni. In che ottica vanno lette le parole di Joe Biden contro Vladimir Putin?. Secondo lei la domanda era concordata oppure è stata una “fantasia” del giornalista?

Dobbiamo pensare attraverso ragionamenti strategici perché, come sempre, noi non possiamo che analizzare le tendenze. Il vero problema di cui si sta occupando Biden è la Russia: non c’è dubbio. Non sono d’accordo con quelle interpretazioni secondo le quali il presidente avrebbe voluto mandare messaggi all’Europa, che non è nei suoi pensieri in questo momento. La frase può essere stata concordata con il giornalista. Ma darei altrettante chance al fatto che il giornalista abbia tentato di far uscire allo scoperto Biden. Non negherei completamente un’altra ipotesi, ossia: pur avendo concordato l’intervista come di solito fanno i presidenti Usa, e avendo capito che il vero problema di Biden è la Federazione russa, il giornalista potrebbe aver scelto di “spingere” per ottenere una risposta secca.

Per Trump però il problema principale era la Cina. Perché questo cambio passo con Biden?

Biden ha scelto di nuovo il Medio Oriente. In quest’area colloca i seguenti temi: l’Iran, l’estensione della Libia intesa come Mediterraneo allargato, il rapporto con la Turchia e le vicende della guerra a bassa intensità. Nei primi cento giorni, lo Stato Maggiore ha evidentemente fatto capire che il vero fronte di un possibile scontro riguardante i trattati, il ritiro delicatissimo dall’Afghanistan e il nucleare, è quello russo. La guerra economica con la Cina è passata in secondo piano. È evidente, e probabilmente è emerso dalle riunioni con i militari con i quali Biden ha ormai un approccio quotidiano sul coronavirus, sui vaccini e sul conflitto.

 

Quindi?

In generale, non c’è niente di inaspettato nella vicenda. Il giornalista sapeva (o gli era stato detto) che il problema si chiamava Russia. Bisogna capire se Biden considera la Russia un problema ideale o meno. Nel primo caso, il messaggio è chiaro: chiunque segue Putin, compresi gli alleati, corre un grave rischio. Perfino i più lontani, come i sauditi.

Quanto pesano le agenzie sull’amministrazione Biden?

La Cia ha aperto il dossier sull’assalto al Campidoglio, secondo il quale la Russia avrebbe pagato gli assalitori. Biden è venuto a conoscenza del contenuto, e magari è venuto a sapere che i russi volevano fare azioni di disinformazione contro la sua famiglia e minare la sua figura. Metterei insieme tutte queste cose. Alla fine, attaccando così Putin, potrebbe aver voluto dire agli alleati: “Attenti a non fare gli assassini”. La partita però riguarda tutto ciò che si trova nell’agenda del Pentagono. Penso che l’Europa non sia al centro dell’attenzione. Probabilmente sono successe altre cose che non conosciamo e che hanno fatto imboccare a Biden una strada molto dura, di tenuta non semplice. Non è facile, in un mondo globale pieno di problemi, essere il difensore della legittimità. Questo mi ricorda da vicino la vicenda di Reagan e l’Impero del male, con l’Urss che poi è sparita. Cosa significa tutto ciò in una fase successiva? O Biden pensa che Putin sia malato oppure c’è un dossier che gli dice che la situazione russa è molto difficile.

Qual è il vero obiettivo di Biden?

Biden non prosegue una guerra economica nei confronti della Cina. Va a un braccio di ferro duro con gli alleati che sono “scappati di casa” (sauditi, turchi, Egitto, vicenda libica). Probabilmente Biden ha notizie di tentativi di ripresa del conflitto a bassa intensità in Libia e Ucraina, o è a conoscenza di qualche intervento russo a danno dell’America che non conosciamo. Biden segue una linea sintonizzata sia con le vicende del Pentagono sia del servizio di informazioni. Quindi, se ci saranno trattative con i russi, Biden vuole condurle dopo aver sparato il primo colpo, cioè un colpo durissimo. Il messaggio, rivolto alla Russia, è questo: ‘Mi siedo sapendo che voi non siete una potenza’. Il suo è un tentativo di declassare la Russia come potenza…

Qual è la differenza tra Biden e Trump?

Trump non voleva sapere nulla dei dossier preconfezionati del Pentagono, Biden ha scelto una linea classica. Secondo me è più Biden ad assomigliare a Reagan che non il suo predecessore.
Biden ha analizzato i dossier della guerra economica con la Cina e, probabilmente, è rimasto perplesso. La Cina è importante, il braccio di ferro con Pechino conta, ma è meglio cambiare strada rispetto a Trump (il solito tentativo di cancellare il tycoon). Il ragionamento di Biden può essere il seguente: “Torno nella linea tradizionale ma lo faccio menando fendenti contro sauditi, Siria e Putin”. Fa pensare che questo dossier non sarà affatto abbandonato, ma che sarà il cuore di un ragionamento ben preciso. Lambisce anche le vicende del Mediterraneo e del Medio Oriente. Su questo l’Europa troverà uno spazio solo se sarà in grado di mettere insieme una flotta e un sistema di difesa, altrimenti l’ordine sarà quello americano. Biden vuol dire all’Europa: “Per ora ai russi pensiamo noi”.

Quali sono gli altri obiettivi nel mirino di Biden?

Fossi Erdogan starei attento. Non escludo che in futuro Biden possa toccare anche le vicende turche.

di Matteo Carnieletto per  https://it.insideover.com