Facciamo il punto sui vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca: indicazioni cliniche, efficacia e sicurezza nelle diverse fasce della popolazione.

(news aggiornata il 19 marzo 2021)

Mentre scriviamo sono 3 i vaccini anti-Covid-19 in corso di somministrazione in Italia: i due vaccini a base di mRNA prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna (di cui abbiamo già parlato qui) e il vaccino a vettore virale prodotto da AstraZeneca insieme all’Università di Oxford. C'è poi il vaccino di Johnson&Johnson, che sfrutta la stressa tecnologia di AstraZeneca ed è stato da poco approvato da EMA e AIFA, ma le cui prime dosi arriveranno in Italia solo a metà Aprile.

Con il crescere delle opzioni vaccinali a disposizione delle regioni e il prossimo avvio della seconda fase del piano vaccinale, molti si stanno chiedendo se nel loro caso specifico, in base a età ed eventuali altre patologie, vaccinarsi sia sicuro ed efficace. 

Facciamo il punto su quello che sappiamo a oggi dei tre vaccini anti-covid-19 a disposizione e delle loro indicazioni cliniche (ovvero chi potrà beneficiare della loro somministrazione), con un breve anticipo: ci sono pochissime eccezioni all’indicazione vaccinale e i dati in continuo aggiornamento ci parlano di ottimi livelli di efficacia. E non solo per i vaccini a mRNA, ma anche per AstraZeneca, verso cui c’è una diffidenza non giustificata dai dati a disposizione. Ecco perché.

 

Le (rare) reazioni allergiche

Iniziamo con una premessa. Come per tutti i vaccini, anche quelli anti-Covid-19 vengono somministrati dopo aver svolto un colloquio medico che permette di identificare eventuali criticità: è solo il medico preposto a potervi dire con certezza se è il caso o meno di procedere con la vaccinazione. 

Ciò detto, una delle poche criticità note (per nulla esclusiva dei vaccini anti-covid-19) è quella di avere avuto una storia di forti reazioni allergiche a farmaci o ad alimenti in genere, e in particolare di essere allergici a una delle componenti del vaccinoCiò non esclude automaticamente dalla vaccinazione, ma richiede maggiori attenzioni.  

La possibilità di una reazione allergica è anche il motivo per cui si rimane in osservazione per 15 minuti dopo la somministrazione: se l’evento si verifica, parliamo di circa 1 caso su un milione, può essere affrontato senza particolari conseguenze a patto di trovarsi vicino a un presidio medico.

Persone immunodepresse

Per i pazienti immunodepressi in cura con immunomodulanti per patologie infiammatorie e autoimmuni sarà fondamentale confrontarsi con il proprio medico prima di procedere alla vaccinazione, nella consapevolezza che in una condizione di particolare compromissione del sistema immunitario il vaccino potrebbe ridurne l’efficacia protettiva.

Ecco perché, almeno nel caso dei pazienti con patologie oncologiche, il consiglio è di effettuare il vaccino anti-covid-19 quando la conta dei globuli bianchi è sufficientemente alta

Persone affette da patologie croniche

Secondo le indicazioni ministeriali chi è affetto da patologie croniche, soprattutto quelle che espongono a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, dovrebbe avere - al netto della fascia d'età a cui appartiene - un accesso prioritario alla vaccinazione.

Stiamo parlando, ad esempio, di malattie come tumori, ipertensione, obesità, diabete, gravi forme d'asma o altre patologie croniche polmonari o cardiache. Rimane ancora molta incertezza ed eterogeneità a livello regionale sulle modalità con cui verrà fatta questa valutazione di priorità e sull'eventuale coinvolgimento dei medici di famiglia.

In alcune regioni, data la presunta maggiore efficacia dei vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna (vedi sotto per più dettagli), i pazienti definiti "estremamente vulnerabili" (pagina 7 del link) saranno vaccinati con la prima tipologia di vaccini. Ma non c'è alcuna indicazione ministeriale in merito.

Il Vaccino AstraZeneca: per chi è indicato

In Italia il vaccino di AstraZeneca è indicato per tutte le persone di età superiore ai 18 anni.

Su AstraZeneca è stata fatta molta confusione, soprattutto riguardo ai suoi presunti effetti collaterali. Ciò ha generato un allarmismo non giustificato dai fatti, per altro in un momento in cui il vaccino era già visto con minore favore rispetto ai suoi competitor perché la sua efficacia si attesta “solo” al 63% (che, secondo uno studio recentesale fino all’82% se si aspettano 12 settimane prima della seconda dose).

In realtà gli effetti collaterali accertati di AstraZeneca sono simili a quelli degli altri vaccini approvati e durano pochi giorni (dolore al braccio nel punto in cui viene praticata l’iniezione, sensazione di stanchezza, febbre o mal di testa, dolore alle articolazioni). Le reazioni allergiche gravi sono state rarissime, come per i vaccini a mRNA. 

Per quanto riguarda il presunto collegamento tra la somministrazione di Astrazeneca e alcune particolari forme di trombosi cerebrale ci sono due cose da dire:

  1. il nesso causale non è ancora stato dimostrato;
  2. per quanto sappiamo oggi si tratta di eventi rarissimi - dell'ordine di 1 su un milione - paragonabili a quelli associati ad altri farmaci di uso comune.

Per contro il rischio di morire di Covid-19 è molto più alto, soprattutto sopra i 65 anni di età (dove è circa 1 su cento).

In poche parole: vaccinarsi con Astrazeneca significa proteggere la propria salute, non metterla a rischio. 

L’efficacia del vaccino Astrazeneca

Anche per quanto riguarda l’efficacia del vaccino ci sono alcuni malintesi: è in effetti inferiore rispetto all’efficacia dei vaccini a base di mRNA nel ridurre le “infezioni sintomatiche”, ma quello che interessa per la gestione dell’emergenza in questa fase è più che altro la riduzione delle ospedalizzazioni.

Non abbiamo ancora dati abbastanza solidi su queste ultime, ma alcune ricerche preliminari sembrano promettere delle belle sorprese: uno studio condotto dalla Sanità Pubblica in Scozia, ancora in attesa di revisione, suggerisce una riduzione delle ospedalizzazioni del 94% per AstraZeneca dopo una sola dose, addirittura maggiore di quanto ottenuto con Pfizer-BioNTech, che si ferma all’84%.

Donne in gravidanza e allattamento

Nonostante le donne in gravidanza siano a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19 e, in caso di malattia, siano a maggior rischio di parto prematuro, al momento la vaccinazione è per loro sconsigliataindipendentemente dal tipo di vaccino

L’esclusione delle donne incinte dal programma vaccinale è del tutto precauzionale almeno in questa prima fase: mancano dati di sicurezza ed efficacia perché la categoria non era rappresentata all’interno degli studi clinici che hanno portato all’approvazione dei nuovi vaccini anti-Covid-19.

Nel caso di una donna incinta a rischio elevato di esposizione al contagio,  perché medica o infermiera, ad esempio, la vaccinazione può essere valutata insieme al ginecologo curante

Stessa cosa per una donna che sta allattando. In tal caso, come indica anche l’OMS,  non è ritenuto necessario sospendere l’allattamento al seno.

Bambini e adolescenti

Il piano vaccinale dà priorità alle fasce più anziane della popolazione (questo perché, come sappiamo, la mortalità per Covid-19 cresce in modo drammatico con l’età dei pazienti): i giovani saranno quindi gli ultimi a ricevere il vaccino in ogni caso. Fatta questa doverosa premessa, va ricordato che al momento non esistono vaccini indicati per le persone sotto i 16 anni.

Ciò, ancora una volta, non perché siano noti dei rischi specifici che riguardano bambini e adolescenti, ma piuttosto perché non erano presenti bambini e adolescenti negli studi clinici che hanno portato all’approvazione dei vaccini.

I vaccini a mRNA sono indicati per i maggiori di 16 anni, mentre il vaccino di AstraZeneca per i maggiori di 18 anni. Ulteriori studi, in corso di avvio, dovrebbero confermare sicurezza ed efficacia dei vaccini anche nella popolazione più giovane.

Persone che hanno già contratto il COVID-19

Si è molto discusso dell’opportunità o meno (o addirittura del presunto rischio) di vaccinare persone che sono già state contagiate da SARS-CoV-2 e hanno gia avuto il Covid-19. In realtà non ci sono particolari controindicazioni e la vaccinazione è anzi consigliata anche per le persone che hanno già contratto la malattia, soprattutto considerata la presenza di nuove varianti del coronavirus, su cui conosciamo ancora poco in termini di immunità.

Tuttavia, considerata la limitata scorta di dosi al momento a disposizione, l’idea è di posticipare la vaccinazione per chiunque abbia accertato la propria infezione con SARS-CoV-2 entro i sei mesi precedenti (6 mesi è l’intervallo di tempo minimo per cui sappiamo che persistere in circolo gli anticorpi).

News aggiornata al 22/03/21

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