Nel 1972, a 16 anni, il passaggio alla Juventus, con cui in seguito vincerà tutto. Nel mezzo l'exploit con il Vicenza di Farina, la squalifica e soprattutto l'estate Mundial del 1982, protagonista assoluto del trionfo azzurro in Spagna con la "20", un numero nel destino di Pablito
Dopo Maradona, questo anno "maledetto" si è portato via anche Paolo Rossi, che proprio con la maglia numero 20 aveva trascinato l'Italia sul tetto del mondo al Santiago Bernabeu l'11 luglio del 1982.
L'ESORDIO - A Torino, però, il suo percorso nelle varie selezioni giovanili viene interrotto da una serie impressionante di infortuni. Il 1º maggio 1974 - non ancora diciottenne - esordisce finalmente in prima squadra, contro il Cesena in Coppa Italia: giocò per la prima volta con Dino Zoff, Claudio Gentile e Franco Causio, con cui poi si sarebbe laureato campione del mondo.
VICENZA - Nel 1975 viene mandato in prestito al Como, l'anno successivo la svolta della sua carriera: girato dalla Juve in Serie B al Lanerossi Vicenza del presidente Giussy Farina. E dell'allenatore Giovan Battista Fabbri, che lo "trasforma" in centravanti. Trascina i veneti alla promozione con 24 gol e ne segna altrettanti in Serie A (capocannoniere entrambi gli anni) che valgono il secondo posto alle spalle della Juventus e la convocazione del ct Enzo Bearzot ai Mondiali argentini.
ARGENTINA '78 - Rossi debuttò in Nazionale il 21 dicembre del 1977, ventunenne in un'amichevole con il Belgio disputata a Liegi, vinta 1-0 dagli azzurri. Ai Mondiali segnò sia nella gara d'esordio contro la Francia che all'Ungheria, e regalò l'assist a Bettega contro l'Argentina. Ancora una rete all'Austria nella seconda fase, alla fine quarto con gli Azzurri dopo aver perso la finalina contro il Brasile...
COME LA GIOCONDA - Nell'estate 1978 Rossi fu al centro di un clamoroso affare di mercato tra il Vicenza e la Juve, che non trovarono l'accordo per la risoluzione della comproprietà e andarono alle buste. L'offerta più alta fu quella di Farina che per metà cartellino offrì al presidente Boniperti 2 miliardi e 612 milioni, prezzo scandaloso per l'epoca. "Mi vergogno - ammise il patron dei biancorossi - ma non potevo farne a meno: per vent'anni il Vicenza ha vissuto degli avanzi. E poi lo sport è come l'arte, e Paolo è la Gioconda del nostro calcio".
PERUGIA E IL PRIMO SPONSOR IN A - Nel 1978-1979 i suoi 15 gol non bastarono a salvare il Vicenza dalla retrocessione. Così Rossi passa al Perugia, club in ascesa, con la formula del prestito biennale (500 milioni a stagione), una sorta di spartiacque nel calcio: per finanziare l'operazione, la società umbra realizzò infatti la prima sponsorizzazione di maglia. Per la prima volta una divisa da gioco era "griffata" da un marchio commerciale. Rossi segna 13 gol in 28 gare (terzo nella classifica marcatori), ma viene coinvolto con il club nello scandalo del Totonero.
LA SQUALIFICA - Accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia (nella quale firmò una doppietta), Rossi venne squalificato dalla CAF per due anni, perdendo anche la possibilità di partecipare con la Nazionale all'imminente campionato d'Europa 1980 in Italia. "Non sapevo nulla delle scommesse - dirà Rossi - pensavo al classico pareggio accettato da due squadre che non vogliono farsi male. Seguii il processo come qualcosa di irreale, come se ci fosse un altro al posto mio. Capii che era tutto vero quando tornai a casa e vidi le facce dei miei".
A RIVEDER LE STELLE - Dopo due anni infernali, arrivò di nuovo la chiamata della Juve. Rossi ricordò così la fiducia del presidente Boniperti: "Verrai con noi in ritiro, ti allenerai con gli altri, anzi più degli altri". Mi sono sentito di nuovo calciatore. La lettera di convocazione adesso farebbe ridere. Diceva di presentarsi con i capelli corti, cosa mangiare e bere. Quando arrivai mi disse: "Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo". Mi sono sposato a settembre. L'avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un po' spinto...".