capture 010 08052021 141421Dal brutto affare del piano pandemico “taroccato”, all’impreparazione con cui è stata accolta la seconda ondata, fino al caos e alle lentezze che hanno zavorrato la campagna vaccinale. La mozione di sfiducia individuale al ministro della Salute Roberto Speranza, approntata da FdI, mette in fila tutte le più gravi carenze del suo operato, ricordando che «i ritardi e l’inefficienza delle risposte del ministero» hanno causato «la perdita di decine di migliaia di vite umane». Temi ai quali si aggiunge quello economico con le «tante chiusure insensate che – ha sottolinea il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida – hanno messo in ginocchio le nostre imprese e la nostra economia». Dunque, «Speranza è oggettivamente inadeguato al ruolo che riveste. Per questo Fratelli d’Italia, con coraggio, ha presentato una mozione di sfiducia». «Vediamo chi la voterà», ha concluso Lollobrigida.

Il testo integrale della mozione di sfiducia a Speranza

Di seguito il testo integrale della mozione, che «esprime la propria sfiducia al ministro della Salute, onorevole Roberto Speranza, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni».

 

«Il ministro della Salute non è all’altezza»

Le premesse ricordano che «dall’inizio della pandemia ad oggi il nuovo coronavirus, Sars-Cov-2, ha ucciso in Italia 116mila persone, ponendo il nostro Paese primo per numero dei decessi ogni centomila abitanti e terzo per tasso di letalità, e ogni giorno muoiono altre centinaia di persone; l’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del virus Sars-Cov-2 ha rappresentato una sfida enorme per la nostra Nazione e per il nostro sistema sanitario in particolare, una sfida che l’attuale ministro della Salute ha dimostrato di non essere all’altezza di gestire».

L’immobilismo dopo lo stato d’emergenza

E, ancora, il testo prosegue sottolineando che «alla dichiarazione dello stato di emergenza in ambito nazionale, deliberata “in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili” il 31 gennaio 2020, subito dopo la dichiarazione di emergenza internazionale di sanità pubblica emessa dall’Organizzazione mondiale della sanità, non ha fatto seguito l’adozione da parte del ministro delle più essenziali misure di sicurezza e prevenzione; in primo luogo, è emersa con sconcertante chiarezza l’impreparazione dell’Italia ad affrontare una pandemia sanitaria conseguente in primissimo luogo alla mancanza di un Piano pandemico come prescritto dall’Organizzazione mondiale della sanità».

L’obbligo del piano pandemico nazionale

A proposito dell’obbligo di avere un piano pandemico la mozione prosegue chiarendo che «il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) adottato dalla 58^ Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2005 all’art. 2 prescrive, infatti, di “prevenire, proteggere, controllare e fornire una risposta di salute pubblica alla diffusione internazionale delle malattie in modi che siano commisurati a limitati ai rischi per la salute pubblica e con lo scopo di evitare inutili interferenze con il traffico ed il commercio internazionale” nonché, ai sensi del punto 6 lettera g) Allegato 1, di “stabilire, gestire e mantenere un piano nazionale di risposta alle emergenze sanitarie pubbliche, compresa la creazione di team multidisciplinari/multisettoriali per rispondere ad eventi che possono costituiscono un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”».

L’Italia ferma al 2006

Invece, «come è emerso negli ultimi mesi anche nell’ambito dell’inchiesta in atto da parte della Procura di Bergamo, il Piano pandemico italiano non era mai stato aggiornato dalla sua prima stesura nel 2006, nonostante nel 2013 sia stata assunta la decisione n. 1082/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio che prescriveva l’aggiornamento costante del Piano medesimo da parte dei singoli Stati, e ne ribadiva la fondamentale importanza: “La pianificazione della preparazione e della risposta è un elemento essenziale affinché il monitoraggio, l’allarme rapido e la lotta contro le gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero siano efficaci”».

Una responsabilità di portata internazionale

Nella richiesta di sfiducia per Speranza, FdI chiarisce che «”tale pianificazione dovrebbe prevedere in particolare la preparazione adeguata dei settori fondamentali della società, quali l’energia, i trasporti, le comunicazioni o la protezione civile, i quali in una situazione di crisi fanno affidamento su sistemi sanitari pubblici ben preparati, che dipendono a loro volta anche dal funzionamento di tali settori e dal mantenimento dei servizi essenziali a un livello adeguato”, evidenziando altresì come “L’Rsi impone già agli Stati membri di sviluppare, rafforzare e mantenere la capacità di individuare, valutare, comunicare e rispondere alle emergenze di sanità pubblica di portata internazionale. Sono necessarie consultazioni finalizzate al coordinamento tra gli Stati membri per promuovere l’interoperabilità della pianificazione nazionale di preparazione, alla luce delle norme internazionali e nel rispetto delle competenze degli Stati membri in materia di organizzazione dei rispettivi sistemi sanitari”».

I danni di un piano pandemico non aggiornato

«L’Italia, invece, – continua la mozione – al momento della dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020 non era dotata di un Piano aggiornato, tanto che lo stesso Comitato tecnico scientifico nella prima seduta del 2 febbraio 2020 ha dovuto prendere atto della carenza di informazioni, dati, notizie utili a ricostruire un quadro conoscitivo delle strutture sanitarie, vale a dire la funzione del Piano, utili al contrasto della diffusione del virus».

Il dovere della trasparenza e i “segreti” del governo

E ancora: «In data 20 aprile 2020, il Direttore generale della Programmazione Sanitaria del ministero della Sanità ha affermato l’esistenza di un Piano elaborato dal governo tenuto “segreto” alla popolazione per evitare situazioni di allarme, contravvenendo così alle prescrizioni dell’Oms e del Rsi sulla piena trasparenza del quadro cognitivo e la piena condivisione delle informazioni con la popolazione che deve divenire parte attiva nel contrasto alla diffusione della pandemia».

Quando ci dicevano “abbraccia un cinese”…

«L’assenza di adeguate informazioni ha, invece, portato la popolazione, come rilevato nel documento dell’Oms An unprecedented challenge Italy’s first response to Covid-19, a una invarianza nella condotta di vita che si è dimostrata incredibilmente nociva, e ha fatto sì che diverse realtà locali abbiano addirittura avviato campagne promozionali territoriali affermando che il virus non avrebbe fermato l’economia e che non si rendeva necessario un contrasto sociale alla diffusione del Covid; per le autorità di governo la trasparenza non rappresenta una mera opzione metodologica, ma costituisce un vincolo discendente sia dalla Regolamentazione sanitaria internazionale, come stabilita sia dall’Organizzazione mondiale della sanità, sia dalla decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero».

L’inchiesta che coinvolge Ranieri Guerra

Ma la mozione ricorda anche che «la scorsa settimana si è appreso che Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è indagato a Bergamo perché i magistrati gli contestano di avere messo a verbale delle bugie nell’ambito della sua testimonianza di novembre nell’indagine per il mancato aggiornamento del Piano pandemico che ha portato a uno scontro tra Guerra e Francesco Zambon, il funzionario che si è dimesso dall’Oms proprio in seguito a questa vicenda; da alcune intercettazioni pubblicate sui media sembrerebbe che Guerra, a suo tempo, avesse informato tutti i livelli di quanto aveva fatto per bloccare il report prodotto dai ricercatori della sede veneziana dell’Oms capeggiati da Zambon, e che avesse scritto al Direttore dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, per avvisarlo; il 13 maggio 2020, il documento era stato pubblicato online e poi immediatamente cancellato».

La rogatoria all’Oms

Il testo ricostruisce quindi come «dalle carte dei magistrati di Bergamo emerge, inoltre, il ministero della Salute avrebbe comunicato per anni dati falsi all’Oms, dicendo fino al 2013 che il piano pandemico – risalente al 2007 – era costantemente aggiornato, e che il 4 febbraio del 2020, a emergenza già dichiarata, in un ultimo dossier l’Italia avrebbe sostenuto di essere pronta a possibili scenari di crisi, affermazioni poi smentite dai fatti; la Procura di Bergamo ha inviato una rogatoria alla sede centrale dell’Oms di Ginevra per approfondire la “procedura di approvazione” del rapporto elaborato da Zambon, sul mancato aggiornamento del Piano antinfluenzale e anche su chi, all’interno dell’Organizzazione, “è titolato a interloquire con il ministro della Salute”».

Speranza sentito dai pm

«Il ministro Speranza, sentito dai pubblici ministeri come persona informata sui fatti a gennaio 2021, ha sostenuto che il dossier di Zambon sul Piano era “del tutto indifferente per lo Stato italiano”, ma è evidente che tale affermazione non può corrispondere al vero posto l’enorme scandalo, anche internazionale, che sta facendo seguito alla circolazione delle notizie sul mancato aggiornamento del Piano da parte delle autorità italiane e le conseguenti bugie raccontate all’Oms».

«Ritardi e inefficienze costati migliaia di vite»

«I ritardi accumulati e l’inefficienza delle risposte del ministero della Salute italiano nelle prime settimane di diffusione dell’epidemia – si legge ancora nella mozione di sfiducia – hanno segnato in maniera tragica il destino dell’intera Nazione, causando la perdita di decine di migliaia di vite umane, ma anche questo non ha spinto il Ministro della salute a lavorare con attenzione nella preparazione della “seconda ondata” del virus, largamente prevista e attesa ma che ancora una volta ha trovato l’Italia del tutto impreparata».

Le responsabilità politiche di Speranza

Inoltre, sottolinea ancora la mozione di sfiducia a Speranza, «dalle dichiarazioni sull’inutilità dell’uso delle mascherine per la popolazione, alle false affermazioni sulla preparazione dell’Italia nell’affrontare una crisi sanitaria di simili dimensioni, dal libro scritto mentre c’era da contrastare l’arrivo della seconda ondata, il ministro ha dimostrato una costante sottovalutazione della gravità della situazione in atto facendo pagare agli italiani un prezzo altissimo».

Le ricadute sulla campagna vaccinale

Ma «l’assenza di una efficace strategia di contenimento del virus ha inciso pesantemente anche sull’attuazione del Piano nazionale di vaccinazione, che sin dall’inizio ha incontrato difficoltà e rallentamenti, cominciate con gli errori della gestione commissariale di Arcuri sull’acquisto delle siringhe, e del ministero della Salute, nella persona del ministro pro tempore Speranza, nella strategia di approvvigionamento vaccinale che come già evidenziato oltre un anno fa dal gruppo di Fratelli d’Italia doveva prevedere per l’industria farmaceutica privata italiana e per l’Istituto chimico farmaceutico pubblico di Firenze incentivi legati alla produzione in Italia di vaccini; tale strategia avrebbe permesso all’Italia di non dipendere unicamente dalla fornitura di vaccini da parte di altri Stati, che ci espone ai tagli delle forniture annunciati, da ultimo, proprio stamattina da Pfizer».

Il caso Astrazeneca e quell’occasione persa

«Secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembra che Piero Di Lorenzo, Presidente dell’Istituto di ricerca di biologia molecolare di Pomezia, l’istituto italiano che collabora con l’azienda biofarmaceutica AstraZeneca nei test di controllo sul vaccino, abbia dichiarato, nel corso della trasmissione Porta a Porta, quanto segue: “Avevo invitato il governo Conte a prendere contatti con l’Università di Oxford per diventare comproprietari di quel vaccino, visto che come imprenditore non mi conveniva fare quell’investimento dal momento che c’era l’intenzione di vendere il vaccino a prezzo industriale. Non ci sarebbe quindi stato un utile. Purtroppo questo Stato è ingessato. Non si è riusciti a fare un finanziamento da 20 milioni di euro nel giro di pochissimi giorni, più altri 50 milioni nel giro di alcuni mesi verso un’università straniera perdendo così quest’occasione”».

L’impatto della pandemia sull’economia

«Il governo, rispondendo a una interrogazione a risposta immediata del gruppo Fratelli d’Italia in Commissione Salute alla Camera, il 14 aprile, non ha fornito elementi utili sulla vicenda, dichiarando di non essere a conoscenza dei fatti. Se dovesse emergere che anche tali affermazioni non rispondono alla realtà dei fatti l’Italia si troverebbe, per l’ennesima volta, in una situazione di imbarazzo a causa della leggerezza di un ministro del suo governo; la pandemia ha avuto un impatto fortissimo sul settore economico e produttivo: nel 2020 il prodotto interno lordo ha registrato un calo di quasi il 9%, e settori come il turismo, la ristorazione e lo sport, solo per citarne alcuni, stanno registrando perdite di fatturato di miliardi».

Da Speranza una gestione «caotica e approssimativa»

«Sin qui l’Italia ha scontato la gestione caotica e approssimativa messa in atto in primo luogo dal ministro della Salute sin dal primo giorno della pandemia, fatta di decisioni confusionarie, ritardi ed errori, e la profonda incompetenza che non è riuscita né a prevenire né ad affrontare la seconda ondata, nonostante fosse largamente attesa e prevista, hanno significativamente compromesso non solo l’efficacia delle strategie di contenimento da un punto di vista sanitario, ma anche quelle di ricovero e cura e quelle attinenti alle vaccinazioni; visto l’articolo 94 della Costituzione e l’articolo 115 del Regolamento della Camera dei Deputati della Repubblica, esprime la propria sfiducia al ministro della Salute, Onorevole Roberto Speranza, e lo impegna – è la conclusione della mozione – a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni».

 di Redazione per www.secoloditalia.it