Ho partecipato all’incontro presso la libreria Gangemi organizzato dal gruppo di studio e lavoro Wikiroma sul tema “Rapporto sulla cultura a Roma. Su quello che è, quello che potrebbe essere, sul modo di riuscirci.” La discussione davvero molto interessante e concreta è stata moderata dal giornalista Mario Sechi ed animata dagli interventi di Rutelli , Preiti, Giordano , Monti.
In sintesi questi i temi trattati: 1)      a Roma occorre che i dirigenti delle istituzioni culturali romane si diano degli obiettivi da raggiungere (nella fruizione e valorizzazione di quanto abbiamo) e non svolgere un ruolo meramente burocratico. Bene ha fatto il Mibact (attraverso bandi di concorso anche internazionali) a scegliere  vertici di importanti luoghi della cultura (come ad esempio la reggia di Caserta) individuando manager molto motivati ed impegnati. 2)      a Roma abbiamo avuto in eredità molti luoghi della cultura ma non riusciamo a valorizzarli bene. Siamo tra i primi nei monumenti con il Colosseo, nei primi cinque al mondo in fatto di musei (Vaticani). Ma purtroppo la preoccupazione principale è come dividere la rendita (i biglietti) e non programmi di valorizzazione. Con tale ricca eredità abbiamo tutte “… le potenzialità di essere tra le prime città al mondo anche nel creare cultura, competenze, nel produrre servizi e prodotti culturali di valore mondiale. Su questo non ci siamo. Le mostre sono l’altra faccia dell’eredità, perché una mostra è il frutto del pensiero e della strategia a partire dai beni culturali. E’ quello che ci facciamo con la cultura che abbiamo. Le mostre sono imprenditoria culturale. Purtroppo la mostra con il maggiore successo che si sia realizzata a Roma è al 122° posto mondiale. Primi nell’eredità più indietro nella capacità di creare il nuovo con la cultura che abbiamo …” Il fine della cultura è creare cultura. 3)      a Roma non ha senso avere musei che non sono frequentati. Quello che oggi ammiriamo come “bene culturale” è stato spesso creato per tutto il popolo (SPQR, elite e popolo)  e non solo per gli specialisti. Nell’epoca romana tutta la vita quotidiana si svolgeva nei luoghi che oggi definiamo “culturali”. La cultura è quindi lo strumento attraverso cui si creano e si condividono i valori collettivi. A Roma si può fare molto. 4)      a Roma ed in genere in Italia la cultura prodotta nei “caffè” del periodo risorgimentale. 5)      a Roma e naturalmente in tutte le aree d’Italia le politiche culturali sono cruciali per la competitività del sistema Italia e per l’occupazione dei giovani . 6)      a Roma possibilità della creazione di una fondazione pubblico-privata  per le politiche culturali. Molto importante il coinvolgimento dei privati : responsabilità sociale di impresa e inserimento di manager di valore. 7)      Roma nel campo della cultura deve impegnarsi nella contemporaneità e non solo nel passato e quindi promuovere politiche culturali volte alla comprensione ed interpretazione del presente in rapido cambiamento e  non solo nella gestione dell’eredità. Penso tuttavia sia utile soffermarsi brevemente sull’idea di cultura. La cultura è certamente l’espressione più alta dell’essere umano e si trova soprattutto nei suoi luoghi: biblioteche,teatri, spazi dedicati al cinema ed al documentario,spazi musicali, archivi,pinacoteche,arte religiosa. Dopo la “polis” del mondo greco ed il villaggio del medioevo oggi occorre rapportarsi alla globalizzazione ed alla novità rivoluzionaria dei nativo-digitali, quindi essere disponibili all’interculturalità, al meticciato culturale riconoscendo i valori dell’altro ( del nostro prossimo);fondamentale l’esempio del Cardinale Martini che organizzò la cattedra dei non credenti ed il cortile dei gentili. Il dialogo è essenziale all’idea di cultura anche per gli uomini interessati alla spiritualità.   

L’idea di cultura è strettamente legata all’idea di bellezza;  molti ricordano che la bellezza salverà il mondo (Fedor Dostoevsky) ; vorrei anche ricordare che la bellezza è una promessa di felicità (Bodeler) e  ogni uomo ha diritto di cercare la propria felicità come ci ricorda la costituzione americana. L’Italia come hanno sottolineato Obama e Renzi in un recente incontro ha una spiccata vocazione mediterranea ed il mare mediterraneo ci invita ad uscire dall’esigua geografia provinciale ed a cercare la bellezza nell’incontro, nella varietà delle culture, delle spezie e dei colori. Quindi abbiamo visto che cultura e bellezza sono strettamente connesse invece la chiacchiera, la banalità, la volgarità, la violenza fisica e verbale, le brutture di vario tipo sono incultura. Infine và ricordato, per un partito riformista come il PD la cultura è uno strumento essenziale di coesione sociale volto anche immaginare nuovi e più umani modelli di vita e di società.

articolo di Mario De Luca Picione gruppo di lavoro politiche culturali PD Parioli da ilponte n.145

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna