Aquila new town cade a pezziBalconi che crollano, piattaforme deteriorate, costruzioni fatte male: 8 anni dopo il terremoto il progetto avveniristico è un fallimento. Il 31 maggio hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni 24 famiglie, altre 70 dovranno seguirle entro fine mese. E a pochi giorni dalle Comunali gli schieramenti che esultavano per l'idea berlusconiana sono impegnati nello scaricabarile. All’epoca Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso parlavano di “miracolo”. Il sindaco che sta per lasciare dopo dieci anni Massimo Cialente, invece, pure. Era il 29 settembre del 2009, il giorno del 73esimo compleanno dell’allora Cavaliere e si inauguravano i primi 400 appartamenti del progetto C.A.S.E. – così, con i puntini – tassello iniziale della fantomatica new town (all’inizio se ne parlava al singolare) che avrebbe dovuto rimpiazzare L’Aquila, distrutta dal terremoto del 6 aprile. Davanti ai nastri da tagliare, erano tutti entusiasti. Otto anni dopo, a dispetto del luogo comune che rimbalza qua e là, quel progetto avveniristico si rivela un fallimento. Gli appartamenti cadono a pezzi. Interi condomini vengono evacuati d’urgenza di fronte al rischio di crolli. Si prospetta, addirittura, l’esigenza di abbattere alcuni dei quei 19 quartieri costruiti in tutta fretta nell’emergenza post-sisma. In tutta fretta e con soldi pubblici, ovviamente: oltre un miliardo di euro.

E inevitabilmente si riaccendono le polemiche, con Cialente e Bertolaso che si rinfacciano a vicenda le responsabilità del disastro nelle interviste rilasciate al quotidiano Il Centro, che ha riportato in auge la questione. Tanto più che L’Aquila vive la fase culminante della campagna elettorale per le amministrative dell’11 giugno: e nulla, come il progetto C.A.S.E., si presta bene per accuse incrociate e revisionismi.

Ma non è solo questione di propaganda, se proprio alla vigilia del voto si torna a parlare di quelle in città vengono spesso chiamate “le casette di Berlusconi”. I problemi, per chi in quelle casette ci vive, sono assai concreti. Lo sono, ad esempio, per le 70 famiglie che mercoledì mattina hanno appreso che presto potrebbero essere sgomberate. Sono solo gli ultimi episodi di una sequela ormai lunghissima di incidenti nelle new town berlusconiane. Dai balconi che crollano agli intonaci che si staccano, dalle caldaie non coibentate e perennemente in tilt agli isolatori sismici che si scoprono non omologati. L’assessore all’Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini, tira le somme: “Gli alloggi inagibili, per vari motivi, sono oltre 500 su un totale di 4500”.

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