capture 024 24062021 111229L’ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli: "Ci sono aspetti del ddl che possono ledere diritti fondamentali"

"Bisogna uscire dalle tifoserie e lavorare alla giusta sintesi". Cesare Mirabelli, 78 anni, già presidente della Corte costituzionale e vicepresidente del Csm, oggi consigliere generale della Pontificia commissione per lo Stato vaticano (il più alto incarico che un laico possa rivestire Oltretevere), apprezza le parole di Mario Draghi al Senato sul ddl Zan e spera che la vicenda trovi una rapida composizione.

Presidente, con l’orecchio del giurista, come giudica il secco intervento del premier sulla legge di contrasto all’omotransfobia?

"L’enunciazione della laicità dello Stato e della libertà del Parlamento di discutere e legiferare rimarca la necessità di un costruttivo confronto democratico. Al tempo stesso, la sottolineatura che “il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa“, suona come invito e monito ad assicurare la massima qualità giuridica al provvedimento".

 

La nota verbale del Vaticano sul ddl Zan è letta come un’ingerenza. Rischia di polarizzare ancora di più la discussione o può a sorpresa favorirla?

"In diplomazia la nota verbale è uno strumento legittimo: non è un ostacolo né un’interferenza, ma un invito a riflettere, in questo caso tra soggetti firmatari del Concordato. La Santa Sede fa sapere come la pensa. È l’esatto opposto di una minaccia o di uno scontro. Sarebbero stato molto peggio il silenzio e magari un successivo conflitto. Non dimentichiamo poi che il Parlamento legifera nel rispetto della Costituzione, e quindi anche dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, tra i quali per l’appunto il Concordato".

Giuridicamente, quali sono i punti critici?

"Gli articoli 4 e 7 del provvedimento. L’articolo 4, perché rischia di non assicurare efficacemente la libertà di espressione su temi in cui, fatto salvo il rispetto della dignità delle persone – di tutte le persone –, ogni opinione è legittima. Il 7, perché non garantisce la libertà delle scuole di area cattolica di sostenere i valori pedagogici di riferimento pur dovendo educare alla tolleranza e al rispetto della dignità di tutti. In concreto, potrebbero essere imposti altri modelli".

Faccia un esempio.

"Chi si riconosce in determinati valori non può essere costretto, attraverso la legge contro l’omotransfobia, ad aderire di fatto alle teorie del gender. Invece, con l’attuale formulazione, un’università che adottasse un proprio testo di bioetica potrebbe trovarsi esposta a denuncia penale, come del resto qualcuno ha già preannunciato".

In questa battaglia per i diritti di tutti, la Chiesa non rischia di apparire in retroguardia?

"Al contrario. Da giurista, la posizione espressa mi pare al servizio della più alta tutela delle libertà personali, ben al di là di ogni interesse confessionale. Qui infatti non è in discussione la condanna di atti violenti e discriminatori – in qualsiasi ambito – ma l’assoluta vaghezza valutativa del rapporto tra posizioni culturali o religiose ed eventuali successivi atti discriminatori".

Come se ne esce?

"Sanzionando penalmente solo le opinioni dirette a provocare atti violenti contro le categorie che il ddl Zan si propone di proteggere".

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