capture 034 06082021 163039Laurent Mucchielli, sociologo francese e direttore del centro di ricerca al CNRS, il 30 luglio ha pubblicato sul suo blog – ospitato da Mediapart – un articolo (firmato anche da altri studiosi quali Héléne Banoun, Emmanuelle Darles, Vincent Pavan e Amine Umlil) che raccoglie e analizza gran parte dei dati disponibili sul rapporto tra effetti collaterali gravi, morte compresa, e vaccini anti-Covid. Mediapart ha censurato questo articolo. Successivamente FranceSoir ha deciso di ripubblicarlo. E il contenuto del pezzo è effettivamente esplosivo. La questione degli effetti negativi gravi dei vaccini anti-covid è oggetto di smentite e silenzio da parte dei governi e delle principali agenzie sanitarie di tutti i Paesi. Scrive Mucchielli: “Tutto accade come se fosse un vero e proprio tabù, in Francia come nella maggior parte degli altri paesi occidentali. L’importanza di questi effetti porta infatti una contraddizione troppo vistosa e devastante per l’ideologia della vaccinazione integrale che guida i governi che hanno scelto di abbandonarsi tra le braccia dell’industria farmaceutica”. 

Quest’ultima è infatti al centro di tutta la gestione di un’epidemia che costituisce per essa un colpo di fortuna senza precedenti nella storia. Scrive Mucchielli nelle conclusioni del suo articolo: “La realtà mostra che questi vaccini hanno più effetti collaterali, più o meno gravi di quelli che li hanno preceduti. Abbiamo visto che nei Paesi Bassi si raggiunge un tasso di 2,7 decessi per 100.000 vaccinati (16,5 milioni di vaccinati, 448 decessi). In Francia e negli Stati Uniti, questo tasso sale a circa 3,7 decessi ogni 100.000 vaccinati. E in Gran Bretagna questo tasso sale addirittura a 4,3 decessi ogni 100.000 vaccinati, molto probabilmente a causa della preponderanza del vaccino AstraZeneca, noto dal marzo 2021 come il più pericoloso dei quattro vaccini comunemente usati”

 

Si legge ancora: “Questa mortalità da vaccino (che è solo la punta dell’iceberg degli effetti avversi gravi) è quindi senza precedenti, è particolarmente grave e il suo occultamento lo è ancora di più. Intendiamoci: nascondere un simile pericolo in un modo o nell’altro è semplicemente criminale nei confronti della popolazione. Anche ridotto ai suoi più elementari principi etici, l’approccio a tale questione in termini di sanità pubblica dovrebbe portare a sospendere urgentemente la campagna vaccinale, ad approfondire i dati di tale farmacovigilanza (in particolare secondo le fasce di età e secondo i vari fattori di rischio) e, al termine di una meticolosa analisi beneficio/rischio, per determinare a quali specifiche categorie della popolazione è possibile offrire la vaccinazione senza il rischio che gli effetti avversi gravi siano più numerosi delle forme gravi di Covid da cui si suppone proteggere loro”.

“Qualsiasi altro approccio non è una questione di salute pubblica, ma di posizioni ideologiche o di marketing commerciale. E la storia ha già dimostrato (sul tabacco, sui pesticidi, sull’inquinamento da petrolio, ecc.) che queste posizioni e questo marketing erano responsabili di veri crimini contro le popolazioni civili. Tutti coloro che vi si abbandonano potrebbero ormai essere considerati complici di questa nuova mortalità vaccinale che sembra senza precedenti nella storia della medicina moderna”. Poi i dati che fanno davvero paura, quelli sugli Stati Uniti, dove ci sono state decine di migliaia di morti. 

“Negli Stati Uniti, ricercando questi dati per i decessi correlati al vaccino, non solo è possibile avere un conteggio dettagliato per ogni vaccino anti-covid, ma anche essere in grado di confrontare questi risultati con quelli di tutti gli altri vaccini somministrati per più di 30 anni. In questo paese, al 16 luglio 2021, quando 160 milioni di americani erano stati completamente immunizzati, i vaccini contro il covid sono collegati a più di 6.000 decessi. Anche questi decessi si sono verificati principalmente entro 48 ore dalla vaccinazione, il che rafforza notevolmente la presunzione di causalità. Da sola e in soli 6 mesi, la vaccinazione anti-covid ha quindi rappresentato il 36% di tutta la mortalità vaccinale in questo Paese per 30 anni. In confronto, nello stesso database, abbiamo contato il numero di decessi causati dalla somministrazione di diversi vaccini contro l’ influenza stagionale”.

Conclude Mucchielli: “Un altro modo per esprimere questi risultati è quindi dire che, negli Stati Uniti, in 6 mesi, la vaccinazione anti-covid ha aiutato a uccidere 5 volte più persone rispetto alla vaccinazione antinfluenzale in 30 anni. Ciò conferma in un altro modo ancora che siamo effettivamente in presenza di vaccini di nuovo tipo, la cui pericolosità è senza precedenti”.

www.ilparagone.it