capture 001 16082021 094757Possono svolgere servizio nello stesso mezzo, condividere l'ufficio, l'alloggio, ma non possono mangiare in mensa senza il green pass. È di ieri mattina la circolare del Dipartimento di Pubblica Sicurezza che sconfessa tutte quelle precedenti e che introduce con decorrenza immediata, l'obbligo della certificazione verde anche all'interno delle mense di servizio obbligatorie delle forze dell'ordine. Un dietrofront improvviso sulla base di quanto indicato dal Ministero della Salute che ha deciso di non esentare nessuno dall'obbligo del green pass per accedere alle mense, compresi tutori dell'ordine. La notizia ha suscitato non pochi malumori. I poliziotti in forza presso i Reparti Mobili che non si sono sottoposti a vaccinazione e che spesso sono in servizio fuori sede, costretti pertanto ad usufruire della mensa, riceveranno il classico «sacchetto» con all'interno uno o due panini, un frutto e una bottiglietta d'acqua.

«Non posso mangiare panini per tutto il tempo - ci confessa un poliziotto - la mensa obbligatoria di servizio un diritto, non vedo perché io che ho facoltà di scegliere se vaccinarmi o meno, non possa mangiare un piatto caldo durante la pausa e debba essere costretto a mangiare un panino con il prosciutto cotto tutti i giorni, magari a centinaia di chilometri da casa».

 

Eppure nelle mense erano state adottate le misure anti contagio che tutti conosciamo: gel per la sanificazione delle mani, mascherina e distanziamento ai tavoli. Stesso distanziamento che però, negli alloggi di servizio e sui mezzi delle forze dell'ordine non c'è, così come non vige più negli uffici, essendo stato eliminato il cosiddetto «lavoro agile» che permetteva la rotazione dei dipendenti nello stesso ufficio lasciandone alcuni in smart working. «Non si utilizzi il green pass come clava sugli agenti» dice Valter Mazzetti, segretario di Fsp Polizia che in una lettera al capo della Polizia Giannini esprime amarezza per un mancato tavolo di confronto sul tema e chiede la sospensione della circolare.

«Provvedimento discriminatorio e che mortifica i colleghi» dice invece Fabio Conestà, numero uno del Mosap, il quale chiede che ai poliziotti a cui è vietata la mensa, sia corrisposto il buono pasto da 7 euro. Anche Daniele Tissone del Silp, sottolinea che sarebbe stata necessaria una discussione preventiva. Fonti interne al Dipartimento esprimono perplessità per quello che ritengono un «provvedimento affrettato che confligge con il diritto al pasto del poliziotto e con l'obbligo dell'Amministrazione a garantirlo».

di Elena Ricci per www.iltempo.it