capture 031 12092021 103005Ci sono dei casi nei quali emerge in modo particolarmente chiaro il grado di ipocrisia della politica e l’incapacità di chi detiene il potere decisionale di riconoscere l’erroneità delle proprie scelte. Oggi per Joe Biden è una di queste occasioni. Perché a distanza di vent’anni dall’attentato alla Torri Gemelle le scellerate scelte della politica occidentale hanno aumentato, e di molto, il potere e la risonanza mediatica a livello globale di cui godono oggi i talebani.

Il rapido fallimento di Joe Biden

Oggi l’America ha tre motivi per piangere:per le vittime di quell’11 settembre, per le vite perse nel combattere inutilmente i talebani e per l’esito della guerra, che è stato disastroso. Non solo dunque l’offesa, ma anche la sconfitta. Eppure, malgrado questo esito, niente si muove. Joe Biden ha la faccia tosta di rimanere dov’è, quando un atto non solo di correttezza ma anche di decenza politica consisterebbe nelle sue immediate dimissioni da Presidente Usa. E lo stesso dicasi delle forze alleate: quanti servizi sui canali televisivi sono già passati – e passeranno – relativi alla caduta delle Torri Gemelle, servizi strappalacrime, con la musichetta di sottofondo, con l’inquadratura degli occhi piangenti dei feriti. Tutte cose giuste per ricordare, per carità. Peccato che ci si dimentica di sottolineare che tutte quelle lacrime, quelle vite spezzate, non hanno ricevuto giustizia e non la riceveranno (almeno, in questo mondo).

 

Così, oggi, anziché la giornata del ricordo, dovrebbe essere la giornata in cui si fa un serio esame di coscienza circa ciò che l’Occidente è diventato e circa la sua effettiva capacità di reazione a fenomeni enormi quali il terrorismo, fenomeni costantemente sottovalutati da una certa classe politica, che crede che i fondamentalisti si lasceranno conquistare dalla nostra democrazia, dai nostri valori – quali esattamente, non si sa: ah sì, scusate, i diritti civili, come no.

Biden, il disastro afghano e la memoria corta

È probabile – è già stato detto – che il disastro afghano inciderà relativamente sulle future elezioni alla Presidenza Usa (si sa, gli elettori hanno memoria breve), ma non si sa mai. Quel che è certo è che se Joe Biden volesse davvero tentare di fare ammenda, di scusarsi davvero per la pessima gestione della ritirata, dovrebbe presentarsi col capo cosparso di cenere, inchinarsi al suolo, e tenere la testa ben piegata. Un gesto del genere non riporterebbe in vita le donne, i bambini, gli uomini, i giovani, gli anziani e tutti coloro che sono morti negli Stati Uniti e in Afghanistan. Non riporterebbe al mondo militari e civili – anche afghani innocenti – caduti nella guerra. Ma, almeno, sarebbe un segno di contrizione (autentica o meno, questo solo Biden può saperlo). Sicuramente, però, non sarà così, purtroppo.

di Edoardo Santelli per www.ilprimatonazionale.it