capture 016 13102021 155045Adesso più che mai è necessario ottenere l’indipendenza energetica, perché presente e soprattutto futuro dell’Italia dipendono senza alcun dubbio da questa affermazione di sovranità. Senza di essa la nostra nazione è condannata all’irrilevanza, pagando oltretutto l’immobilismo a carissimo prezzo. Da questo basilare assunto nasce “Italia potenza nucleare”, la nuova campagna politica lanciata oggi da CasaPound.

Italia potenza nucleare: la nuova campagna di CasaPound

“L’improvviso rincaro delle bollette è l’ennesima dimostrazione che il nostro paese non è indipendente neanche dal punto di vista energetico – si legge nella nota diffusa dal movimento – Non bastano decreti legge approvati in tutta fretta per risolvere una situazione che rischia di diventare insostenibile. Serve tornare ad osare e, bisogna farlo rendendo l’Italia una potenza nucleare”.

CasaPound riapre dunque un dibattito tornato in auge qualche settimana fa e frettolosamente messo in ghiaccio da una classe politica alle prese con questioni di lana caprina. “Perché continuare ad acquistare l’energia nucleare dalla Francia? L’Italia deve tornare ad essere indipendente dal punto di vista energetico”, scrive Cpi sui propri social.

“Energia nucleare sicura, pulita e conveniente”

“Gli standard attuali – si legge ancora nella nota di CasaPound – rendono l’energia nucleare SICURAPULITA rispetto ad altre fonti energetiche e CONVENIENTE. Perché dobbiamo continuare a dipendere da altri paesi in termini di acquisto di energia e risorse energetiche quando possiamo produrle noi stessi, creando anche nuove fonti di occupazione? Il nostro paese ha tecnologie, tecnici ed esperti nel settore, operai specializzati: è ora di superare il referendum del 1987, invocato facendo leva sullo spettro di Chernobyl”.

La proposta 

Il movimento – che annuncia banchetti informativi in tutta Italia dal 23 ottobre – entra poi nel dettaglio della propria proposta. “Cinque centrali, ognuna da quattro reattori da 1.000 MW l’uno, per un costo stimato dai 40 ai 50 miliardi di euro, Cifra impegnativa – scrive Cpi – ma che si ripaga da sola nell’arco di poco più di un decennio considerato il risparmio in termini di minori costi di generazione complessivi e di minori esborsi per i diritti di emissione della CO2. E che allo stesso tempo è capace di generare un indotto di primissimo piano, facendo tornare l’Italia – già presente nel progetto futuristico della fusione nucleare – sulla frontiera tecnologica”.

di Alessandro Della Guglia per www.ilprimatonazionale.it