capture 026 10112021 100718Fra 0 e 19 anni da inizio della pandemia ci sono registrati in Italia in tutto 36 decessi: 15 di bambini con meno di 9 anni e 21 di adolescenti fra i 10 e i 19 anni. In queste due fasce il tasso di letalità più basso si è registrato fra 6 e 10 anni (è stato dello 0,0032%) seguito da quello fra 14 e 19 anni (0,0037%). Percentuali davvero minime, che si traggono dai dati pubblicati sull'ultimo bollettino settimanale disponibile sul portale Epicentro dell'Istituto superiore di sanità.

Ed è il motivo per cui gli esperti sono assai divisi sulla vaccinazione dei bambini. Si capisce ancora di più facendo il raffronto fra la letalità registrata fra 0 e 9 anni e quella registrata nelle altre decadi di età. Un bimbo al di sotto dei 10 anni contagiato dal virus ha 5.184 volte meno probabilità di morire di un ultranovantenne contagiato. Ha 3.680 volte meno possibilità di morire rispetto a un contagiato di età compresa fra gli 80 e gli 89 anni. E ancora 1.705 volte meno possibilità di morire rispetto a un contagiato fra i 70 e i 79 anni. Poi 509 volte meno probabilità di morire rispetto a contagiati fra i 60 e i 69 anni di età, e 113 volte meno probabilità di morire rispetto a chi ha fra 50 e 59 anni.

 

Le differenze sono ancora più alte per gli adolescenti, alcuni dei quali già compresi nei piani vaccinali. In  media comunque i bambini secondo i dati registrati in Italia dal febbraio 2020 quando fossero contagiati hanno mille volte meno probabilità di morire degli ultracinquantenni. Dire quindi che è necessaria la loro vaccinazione per proteggere la loro salute è affermazione con evidenza contraddetta dai numeri. Semmai si chiede di vaccinarli per proteggere gli anziani, e quindi per esigenze di salute pubblica generale più che per esigenze della loro salute.

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