Atac romaDa quasi 110 anni Atac, oltre a trasportare romani e turisti, attira le loro ire. Un vecchio adagio popolare stravolge l’acronimo in “arrivi tardi a casa”, alle risate provvede naturalmente una battuta di Carlo Verdone che lo trasforma in “Associazione Teologica Amici Cristo”. La realtà dei fatti racconta di una municipalizzata del trasporto (il Campidoglio è azionista al 100%) da anni in sofferenza, tra un debito di 1,3 miliardi, un modello aziendale elefantiaco (quasi 12mila dipendenti) e un servizio non all’altezza di una capitale europea. Ecco come è arrivata a questo punto.  110 anni di storia, la società della Capitale aveva 140 km di linee tramviarie fino al 1960. Oggi sono 31. In compenso può contare su 12mila dipendenti, mezzo miliardo l’anno di stipendi e un debito di 1,3 miliardi.

 

Da quasi 110 anni Atac, oltre a trasportare romani e turisti, attira le loro ire. Un vecchio adagio popolare stravolge l’acronimo in “arrivi tardi a casa”, alle risate provvede naturalmente una battuta di Carlo Verdone che lo trasforma in “Associazione Teologica Amici Cristo”. La realtà dei fatti racconta di una municipalizzata del trasporto (il Campidoglio è azionista al 100%) da anni in sofferenza, tra un debito di 1,3 miliardi, un modello aziendale elefantiaco (quasi 12mila dipendenti) e un servizio non all’altezza di una capitale europea.

Fondata nel 1909 come Azienda Tramviaria Municipale su iniziativa di uno dei sindaci più illuminati della Capitale, Ernesto Nathan, l’azienda assume il suo nome attuale nel 1944. Gli anziani ricordano una rete efficiente di tram, 140 chilometri prima delle Olimpiadi del 1960 (oggi appena 31), mentre i giovani sono cresciuti sotto le pensiline gialle in attesa di bus spesso in ritardo.

Dopo Tangentopoli ,che vede Atac al centro di una presunta mazzetta da 32 miliardi di lire assieme all’Atm di Milano, la società è in ginocchio: il debito sfiora gli 800 miliardi di lire. La prima giunta di centrosinistra di Francesco Rutelli, sotto la regia accorta di Walter Tocci, chiama alla giuda dell’azienda Cesare Vaciago dalle Ferrovie, che vara un piano lacrime e sangue: 5mila esuberi nel 1994 sfruttando le norme sui prepensionamenti e aumento del costo del biglietto. Il piano sembra funzionare. Nel 2000 poi arriva lo spacchettamento dell’azienda: nascono Trambus che si occupa del servizio di superficie e Met.Ro. delle linee metropolitane, allora solo due. La prospettiva è quella di mantenere Atac pubblica a gestire la pianificazione dei servizi per poi mettere a bando le corse, ma l’applicazione pratica diventa ben presto viatico per la triplicazione di Cda e dirigenti. Nel 2000, complice il Giubileo, c’è il primo affidamento ad un privato con le linee periferiche che passano a Tevere Tpl (oggi Roma Tpl): l’esperimento però non regala buoni frutti visto che la società è costantemente in perdita e in ritardo sui pagamenti.

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dall'articolo   di Andrea Managò per ilfattoquotidiano.it

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