Moschee e centri culturali finanziati da RiadDalla Spagna alla Francia, i "lupi solitari" dell'Isis orbitano sempre attorno ai centri wahabiti impiantati grazie ai denari dell'Arabia Saudita. L"Isis bianco" conquista l'Europa. E non lo fa scatenando il terrore a Barcellona, Nizza, Londra, Stoccolma, Manchester, Parigi, Bruxelles, Amburgo... ma con una penetrazione capillare, con i petrodollari al servizio dell'indottrinamento wahabita, l'humus ideologico-religioso che è alla base della Jihad globale: l'"Isis bianco", vale a dire l'Arabia Saudita. Dalla Spagna alla Francia, dalla Germania all'Italia, dall'Inghilterra al Belgio, tutte le moschee attorno alle quali sono orbitati i "lupi solitari" dell'Isis sono state impiantate grazie ai denari provenienti dalle fondazioni caritatevoli dietro alle quali c'è la dinastia Saud.

 

Il Belgio, ad esempio. Oggi a Bruxelles il 95% dei corsi di Islam offerti ai musulmani sono tenuti da giovani formati in Arabia Saudita – ha spiegato in una recente intervista Michael Privot, direttore della "Rete europea contro il razzismo" con sede a Bruxelles. Vale la pena ricordare che Riad non è solo considerata un alleato dell'Occidente ma è oggi il maggiore acquirente di armamenti europei. La dottrina salafita che Riad ha introdotto nelle moschee del Paese europeo era inizialmente in contrasto con quella più moderata della comunità musulmana arrivata in Belgio negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto di origine marocchina e turca. In particolare la comunità marocchina seguiva una scuola dell'Islam "molto più tollerante e aperta di quella di musulmani di altre regioni, come l'Arabia Saudita", rimarca il politico belga George Dallemagne. "Tuttavia – ha continuato Dallemagne – molti di loro sono stati re-islamizzati dal clero salafita e da insegnanti della Grande Moschea. Alcuni marocchini hanno anche ricevuto una borsa per andare a studiare a Medina". Non è un caso che la maggioranza dei belgi partiti per la Siria per combattere nelle file del sedicente Stato islamico sia di origine marocchina. Tra i musulmani c'è una grande volontà di conoscere meglio la loro religione, ma gran parte dell'offerta arriva da un Islam salafita molto conservatore sponsorizzato dall'Arabia Saudita. Altri Paesi non sono in grado di garantire agli studenti un'offerta altrettanto vasta".

Non solo la Grande Moschea, ma anche il Centro islamico e culturale del Belgio e le decine di luoghi religiosi di Mollenbeek, tutto finanziato da generose donazioni in arrivo sempre dalla casata dei Saud. Nella Grande Moschea di Bruxelles, dono del re belga ai sauditi, si sono formati imam come Rachid Haddach, uno dei più popolari predicatori salafiti oggi a Bruxelles: egli, nelle sue prediche, spiega che i bambini musulmani in Belgio, anziché andare alla scuola materna, dovrebbero stare a casa fino all'età di sei anni in modo da non essere contaminati da un ambiente non islamico. Nel 1978, la Grande Moschea di Bruxelles venne aperta al pubblico dopo un lungo restauro a spese dell'Arabia Saudita, in presenza del re Khaled Abdulaziz Al Saud e del monarca Baldovino, e nel 1983, con la firma di André Bertouille, ministro dell'Istruzione, un regio decreto approvò anche le operazioni della Lega Islamica Mondiale a Bruxelles, che servì a trasformare l'Arabia Saudita nel "polo egemone di tutto il mondo musulmano. L'Arabia Saudita dona ogni anno un milione di euro alle venti moschee di Mollenbeek per il loro rinnovamento e manutenzione.

Il problema non riguarda solo il Belgio. "In tutto il mondo le moschee wahabite sono finanziate dall'Arabia Saudita – ha annotato di recente il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel. -In Germania molti islamisti pericolosi arrivano da quell'ambiente". Gabriel ha criticato Riad dichiarando: "Il tempo di guardare da un'altra parte è finito, le moschee wahabite vengono finanziate in ogni angolo del mondo dai sauditi e in Germania molti individui pericolosi escono proprio da queste comunità". La dichiarazione veniva in seguito a un rapporto interno che sosteneva che la politica estera di Riad – che passa anche dal finanziamento delle moschee, perché è soprattutto volta all'influenza regionale – si è fatta più aggressiva anche in questa direzione. Nel 2015, come riportato dal tedesco Frankfurter Allgemeine, che cita il giornale libanese Al Diyar, Riad ha offerto ad Angela Merkel di pagare per la costruzione di 200 moschee in Germania. Così, attacca il quotidiano tedesco, con la scusa di aiutare i rifugiati, l'Arabia Saudita, che ha smentito questa offerta, cerca di estendere la sua influenza anche in Occidente.

Un fenomeno che investe anche l'Italia. La Grande moschea di Roma, retta dal Centro islamico culturale d'Italia, si legge in un rapporto interno del Viminale, "ha solide relazioni diplomatiche con tutti i Paesi arabi e si regge su un "patto" che comprende sauditi (grandi finanziatori), marocchini (gestori sul piano amministrativo e politico) ed egiziani (su quello teologico, fornendo gli imam formatisi nell'università di Al Azar)".

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dall'articolo di   Umberto De Giovannangeli

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