Frenano le prenotazioni per trascorrere le feste di Natale nella Capitale. E Roma, come un po' sta accadendo di questi tempi a tutte le città d'arte, sconta l'incremento dei contagi e l'incertezza riguardo a quale sarà la prossima regione a passare dal bianco al giallo o addirittura dal giallo al rosso. Un'incertezza che non consente neanche una programmazione di eventi in grado di attirare turisti per le feste di Natale, come ribadito ieri dal sindaco Gualtieri che in merito al concerto di Capodanno ha detto: «Stiamo finalizzando la nostra valutazione sulla base del dati epidemiologici». «Dopo quel 25-30% in meno di prenotazioni registrate subito dopo l'annuncio della variante Covid - spiega Tommaso Tanzilli, direttore Federalberghi Roma - non abbiamo notato altre particolari variazioni al ribasso, ma ci preoccupa molto questo clima di attesa e di indecisione, che sta facendo desistere italiani ma soprattutto stranieri, dalla voglia divenire atrascorrere il Natale a Roma».
Ci sono ancora circa 300 alberghi chiusi su un totale di 1.200, il che la dice lunga sul fatto che in particolare le piccole strutture, magari ubicate in luoghi non proprio turistici, preferiscono restare chiuse piuttosto che sopportare costi di gran lunga superiori ai ricavi. Gli alberghi aperti, invece, risparmiano. Come? «Beh, ad esempio, spegnendo il riscaldamento ai piani non occupati - risponde Tanzilli - perché se la media ad oggi delle camere prenotate è di 30 su 100 va da sèche si concentrano le prenotazioni su un unico piano e lì tutti i servizi». E poi si risparmia sul personale e qui arrivano altre note dolenti. Gli aiuti finora dati al settore dal Governo hanno permesso agli imprenditori di non licenziare. Il personale è rimasto a casa ma con un contratto.
Ora, però, che i sussidi sono finiti e la cassa integrazione sembra non sarà rinnovata dopo fine dicembre, siteme il peggio. Secondo Federalberghi rischia il posto di lavoro circa il 50% del personale. Del resto, se l'albergo non apre o lavora ai minimi termini anche le mansioni e quindi la mano d'opera all'attivo, diminuisce. Gli albergatori puntano alla prossima primavera, ormai, certi che il Natale è quasi archiviato dal punto di vista delle prenotazioni. Anche se «la gente si riduce all'ultimo momento per muoversi- continua il direttore Federalberghi- quindi staremo a vedere nei prossimi giorni. Nel frattempo ci stiamo organizzando per tirare un sospiro di sollievo a Pasqua, sempre sperando in una diminuzione di contagi».
Anche se per ritornare ai livelli pre covid non basterà il prossimo anno e neanche il 2023, secondo Federalberghi. Vero che i turisti sono tornati ma si tratta principalmente di europei; mancano ancora all'appello americani, cinesi, giapponesi, russi, che sono poi gli stranieri che spendono di più per trascorrere le vacanze in Italia. Oltre al fatto che è ancora quasi totalmente assente il turismo congressuale. Unica nota positiva, in questo panorama assai difficile, è che gli albergatori possono tornare a servire la colazione al buffet. Può sembrare una banalità ma questo comporta, oltre al piacere per la clientela, un notevole risparmio di costi di personale per le aziende.
di Damiana Verucci per www.iltempo.it