L'attore racconta la sua infanzia a Catania, il sindacato, le prime esperienze da attore, l'incontro con Tornatore, i successi in teatro e in tv. Oggi la Sicilia lo sconforta: "L'accordo del Pd con Alfano è un patto per mantenere lo status quo e accaparrarsi più poltrone possibile. È un arrembaggio al potere. Se ci penso, mi cadono le braccia". Ieri, invece, quando la seconda guerra mondiale era finita da pochi anni: "Nel quartiere popolare di Catania in cui sono cresciuto, Fortino, non c'erano divisioni di classe, né invidia sociale: vivevamo tutti insieme, per strada, allegri in un paese distrutto". A casa di Leo Gullotta la politica entrò in famiglia prima del teatro: "Mio padre faceva il pasticcere. Il sindacato non c'era ancora.

Ogni domenica pomeriggio, quando avevano la mezza giornata libera, gli operai venivano a casa a raccontargli come il padrone li trattava: gli straordinari non pagati, gli abusi, le punizioni a chi provava a parlare. Li aiutava a far valere i propri diritti. Prima da solo, poi come rappresentante della Cgil. Imparai così che che cos'è la dignità".

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dall'articolo di Nicola Mirenzi  per huffingtonpost.it

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