Nel 2005 Niki Vendola sconfisse Emanuele Fitto alle elezioni regionali in Puglia per una manciata di voti: 14.000, pari allo 0,6%. Mi piace osservarlo perché allora, curiosamente, il profilo degli elettori di Vendola fino a poche settimane dal voto mostrava un andamento del tutto analogo a quello evidenziato oggi nel M5S: Vendola cioè primeggiava nei consensi nelle classi di età inferiori ai 55 anni, ma scendeva a dimensioni preoccupanti fra gli over 55.  Il guaio glielo risolse la brillante agenzia di comunicazione che lo affiancava, inventandosi un manifesto con lui abbracciato ai suoi genitori (ovviamente over 55) e consentendo così ad una quota non marginale di elettori di trovare una chiave di identificazione.

 

Parrebbe che l'M5S alla vigilia della fase più calda della campagna elettorale di questo abbia bisogno: di un elemento di rassicurazione, di policies mirate, di un richiamo simbolico, che vadano al cuore di quell'elettorato 'anziano' che costituisce il baricentro e il prezioso discrimine del consenso politico in Italia.

Sia che si guardi al voto delle singole fasce di età, sia che si guardi alla composizione finale dell'odierna platea che vota Movimento 5 Stelle, ci si accorge infatti che il vero guaio, il vero muro da superare è costituito 'dai vecchi'; i 'giovani' infatti lo votano in proporzioni bastevoli per farne la prima realtà politica in Italia.

Dal canto suo il centro-destra con Lega e Fratelli d'Italia tiene il fronte più giovane, mentre con FI fa il pieno dei voti fra gli over 55, con percentuali che vanno oltre al 40%.

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dall'articolo di  Roberto Weber  per huffingtonpost.it

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