Un paio di titoli dei giornali di ieri. «Colpevoli evasioni, recupero record 20 miliardi», titola il moralista Avvenire. «Evasione, recuperati oltre 20 miliardi», dice il sobrio Corriere della Sera; più dettagliato il Sole24Ore: «Recupero evasione sopra 20 miliardi con le sanatorie». E su questa linea si inseriscono un po' tutti. La conferenza stampa del nuovo numero uno dell'Agenzia delle entrate, anni luce avanti rispetto ai suoi predecessori riguardo la sua inclinazione pro-mercato, ha partorito quello che i puristi dell'informazione definirebbero una fake news. Parliamoci chiaro non c'è alcun recupero record. Il dato sembrerebbe contraddirci. Ma è l'essenza delle bufale mediatiche, quella di mettere in mostra solo la parte buona di un ragionamento marcio.

Nel 2017 sono infatti entrate nelle casse delle Finanze la bellezza di 20,1 miliardi di euro, molto più rispetto all'anno precedente (19 miliardi) e la bellezza di sette miliardi di euro (mezzo punto di pil) in più rispetto ai 13,1 miliardi di inizio legislatura. Vista così si potrebbe pensare ad una importante battaglia contro il sommerso, l'evasione, il nero.

Nulla di più falso. Circa il 90 per cento dell'incremento di gettito e pari a 6,5 miliari di euro, deriva dalla cosiddetta definizione agevolata dei ruoli. Nulla di male per carità (anche se qualcuno queste sanatorie light le critica duramente): ma certo non si può definire emersione di evasione. Vediamo infatti di che si tratta. Se il signor Rossi per i più svariati motivi (ritardi pagamento iva o tributi può essere un caso frequente) si fosse trovato con una cartella esattoriale inviatagli due o tre anni fa e non fosse riuscito a pagarla, avrebbe potuto l'anno scorso «rottamarla» e cioè pagarla in una serie di rate, con un taglio di interessi e sanzioni. Insomma l'imposta la paga, ma lo sconto arriva sul resto. Questa mossa è stata molto apprezzata dai contribuenti. Negli anni di crisi evidentemente hanno accumulato debiti con il fisco, che opportunamente, sono riusciti a pagare nel 2017 grazie a questa gentile e furba sanatoria. Si possono dunque definire questi 6,5 miliardi come il frutto della lotta all'evasione? Decisamente no. I nomi e cognomi dei signori «evasori» erano noti all'Agenzia delle entrate: qualcuno di loro non pagava ciò per cui era stato pizzicato, qulacun altro lo faceva in ritardo, qualcuno lo avrebbe fatto. Si tratta dell'annosa questione per il fisco italiano: solo una parte di quanto accertato viene effettivamente riscosso.

Incidentalmente viene voglia di sottolineare un'altra tipica fake news tributaria: quando si spacciano i numeri dell'accertamento come numeri di risorse recuperate. Mai verità è più falsa.

Ma ritorniamo ai nostri numeretti. I versamenti diretti all'Agenzia fiscale sono stati pari a 11 miliardi, circa un miliardo di euro in più rispetto alla media della legislatura. Ecco questo è l'incremento vero, effettivo, di lotta all'evasione. Non poco: è quasi un dieci per cento, ma lontano dai record che l'ottimo ufficio stampa dell'agenzia delle entrate ha venduto ai giornalisti.

Infine si dovrebbe notare come il rimpatrio dei capitali all'estero (la cosidetta voluntary disclosure 2) è stata un mega flop. Se non sbagliamo le iniziali previsioni era che rendesse un paio di miliardi: ha generato introiti per 400 milioni. Per fortuna, per le casse dello Stato, che il governo Renzi ha tirato fuori dal cilindro la rottamazione delle cartelle esattoriali, se no erano guai per la riscossione in Italia. E i giornali avrebbero titolato, anche lì sbagliando: «Si è fermata la lotta all'evasione», «Record negativo sugli incassi da evasione», o all'Avvenire: «Colpevoli evasioni: recuperi flop».

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dall'articolo di     per ilgiornale.it

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